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domenica 16 ottobre 2022

Ucraina 19: LA SINISTRA OCCIDENTALE A UN BIVIO STORICO CON LA GUERRA IN UCRAINA

di Michele Nobile


La farsa dei referendum nei territori occupati, le annessioni decretate e prontamente riconosciute dalla servile Duma, la mobilitazione parziale, l’immotivata agitazione della minaccia nucleare contro uno Stato non-nucleare e che combatte in difesa del proprio territorio, i missili nuovamente scagliati su obiettivi civili: sono fatti che dovrebbero chiarire anche agli ubriachi che l’attacco all’Ucraina è un’operazione imperiale che non ha nulla di difensivo, esattamente come tante altre invasioni e tante operazioni «coperte» degli imperialismi occidentali. L’illegale annessione dei territori ucraini occupati preclude al momento qualsiasi possibilità di soluzione politica della guerra scatenata dal governo russo.

Putin e i fintopacifisti lamentano il «tradimento» della promessa di non estendere la Nato nell’area già sottomessa all’Unione Sovietica. Che ingenuità!, viene da esclamare. Perfino a prescindere dalla volontà di Washington o Berlino, è ovvio che, sia per motivi di sicurezza che per prospettive di lavoro, le élites e i popoli prima sottomessi all’Urss dovessero essere attratti dalla Nato e dall’Unione Europea. 

Tuttavia, elencare le malefatte degli Stati Uniti e degli alleati Nato non rende l’aggressione di Putin al popolo dell’Ucraina un crimine politico minore di quelli degli altri. 

La sinistra che si dice democratica, pacifista e perfino antimperialista deve decidere il criterio con cui giudicare le azioni delle grandi potenze e la resistenza dei popoli a un’aggressione. Deve scegliere tra il criterio geopolitico e dell’equilibrio di potere tra le potenze, che inevitabilmente porterà a parteggiare per uno dei «campi» imperiali; oppure l’alternativa, che è schierarsi coerentemente a sostegno delle lotte di liberazione e di indipendenza nazionale dei popoli, a prescindere da quanto sia gradita o sgradita la loro direzione o il regime politico.


Il criterio con cui giudicare le azioni delle grandi potenze e la resistenza di un popolo a un’aggressione non può essere il risentimento dei capi di Stato - di Putin o chiunque altro - per il «tradimento» di promesse fatte da altri capi di Stato e per il ridimensionamento della sfera d’influenza della potenza in questione. Il criterio non può essere neanche la minaccia, vera o presunta, portata vicino ai propri confini. Con questa logica si giustificherebbero l’attacco portato alla Baia dei porci a Cuba nel 1961 e il blocco dell’isola iniziato con la crisi dei missili nucleari nel 1962: dopotutto, allora la posta in gioco era la possibilità di colpire in pochi minuti le città statunitensi sulla costa con testate nucleari. Con la logica geopolitica e la teoria della caduta in serie delle tessere del domino, si giustificherebbero le aggressioni degli Stati Uniti al Vietnam e la «guerra a bassa intensità» in America centrale, e così via elencan

o. Neanche è accettabile l’idea che gli interessi e le azioni della Russia (e della Cina) siano da sostenere perché farebbero da contrappeso a quelli degli Stati Uniti o dell’Unione Europea: anche questo è un concetto della geopolitica delle sfere d’influenza imperialistiche, non dell’internazionalismo democratico e meno che mai dell’internazionalismo rivoluzionario. La logica geopolitica implica l’accettazione della spartizione del mondo in sfere d’influenza, un criterio «campista» secondo cui quel che fa la potenza A è sempre «cattivo», mentre quel che fa la potenza B è sempre «buono» o comunque «comprensibile» come reazione alle malefatte di A o come bilanciamento delle sue prepotenti pretese. Secondo questa logica, al tempo della Prima guerra mondiale i «campisti» di oggi si sarebbero schierati con una o l’altra delle potenze imperialistiche in conflitto. 

C’è una ragione molto semplice per cui i democratici e i socialisti coerenti si sono sempre schierati in difesa dell’indipendenza politica e del diritto d’autodecisione dei popoli: questa è la condizione elementare per cui possa esserci, all’interno del Paese, sia progresso nella libertà politica e della democrazia sia nell’organizzazione autonoma dei lavoratori e della lotta di liberazione dallo sfruttamento. Il colonialismo e la forzata inclusione in una sfera imperiale sono avversi sia alla democrazia politica sia alla creazione delle condizioni migliori della lotta di classe. 

La sinistra che si basa su criteri geopolitici, statalisti e «campisti» fa un salto indietro di un secolo e mezzo: a prima della totale solidarietà espressa dai democratici e dai socialisti internazionalisti alla lotta insurrezionale dei polacchi contro il dominio zarista nel 1863-5. 

I «sovranisti» che, in odio all’Amerika e all’Unione Europea, parteggiano per Putin e l’imperialismo russo, e coloro che condannano l’aggressione russa ma negano all’Ucraina il diritto di difendersi procurandosi armi dove possibile, per deliberata scelta e per incoerente opportunismo rinunciano a difendere la libertà d’un popolo di decidere del proprio futuro, di fatto ponendosi fuori di una più che secolare tradizione democratica e socialista. Assumono una posizione reazionaria, «favorevole al ripristino di un assetto sociale o politico storicamente superato», in questo caso sulla pelle del popolo ucraino.

L’Unione Sovietica è morta da un pezzo e con essa il Comecon e il Patto di Varsavia. Bisogna liberarsi del fantasma dell’Urss e dell’identità fra statalismo e socialismo; e bisogna rendersi conto che è nato un nuovo imperialismo grande-russo, mosso dall’idea di resuscitare una versione aggiornata dell’Impero zarista e della dottrina Brežnevdella «sovranità limitata», ovvero limitata da quel che nel Cremlino ritengono propria sfera d’influenza. Ora non più «socialista» neanche nel nome, ma «mondo russo». 

Il capitalismo russo ha prodotto una sua forma d’imperialismo, più arretrato e per i comuni lavoratori meno attraente di quello detto «occidentale», ma non per questo meno pericoloso. Anzi, è proprio l’inferiorità economica del capitalismo russo che spinge il regime di Putin a usare la violenza nel cuore dell’Europa e a usare la carta dei «compatrioti» all’estero, come già Hitler, l’unico mezzo che ha a sua disposizione per ritagliarsi una sfera d’influenza.

Che le armi per la difesa del popolo aggredito arrivino dall’imperialismo detto occidentale non cambia di una virgola il fatto fondamentale: gli ucraini devono essere liberi di scegliere il proprio futuro.

Il regime di Ailé Selassié in Etiopia era certamente reazionario, ma si dovevano per questo motivo negargli armi per resistere all’aggressione italiana nel 1936? Le grandi potenze fanno sempre il loro gioco, ma quando l’Urss forniva armi a Cuba, al Vietnam o al Nicaragua si trattava per questo di una «guerra per procura» oppure di uno «scontro tra imperialismi», per cui praticare il disfattismo in entrambi i contendenti? O non si trattava dell’autodifesa di un popolo, che si procurava le armi da chi era interessato a fornirle?

L’Ucraina non ha neanche iniziato il processo, che può durare anni, al termine del quale è possibile che uno Stato diventi membro dell’Organizzazione atlantica; in effetti, la remota possibilità che l’Ucraina fosse ammessa nella Nato e nell’Unione Europea svanì nel momento in cui la Russia invase la Crimea e iniziò la secessione negli oblast’ di Donets’k e Luhans’k. Ma questo Putin e i fintopacifisti non lo dicono. 

Occorre togliersi dagli occhi le lenti deformanti del «campismo» nostalgico e del cinismo geopolitico per vedere la guerra in Ucraina per quel che è: il tentativo dell’imperialismo russo di sottomettere un popolo, a cui si deve resistere con tutti i mezzi. E questo, a democratici, internazionalisti e autentici pacifisti, dovrebbe bastare.

La condizione minima per una giusta soluzione della guerra in Ucraina è stata indicata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha richiesto alla Russia «di ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti». Neanche i pacifisti non-violenti per motivi morali possono prescindere dalla condanna senza appello di questo crimine d’aggressione, e rinunciare a battersi con forme di lotta non-violenta contro l’invasione russa: manifestazioni pacifiche, scioperi, sabotaggio, diserzione, renitenza alla leva. Queste sono forme di lotta che possono avere un certo valore nei territori illegalmente annessi e in Russia, ma che non bastano a respingere l’invasione. Tuttavia, comportano una scelta chiara e onesta: tra una potenza imperialistica che aggredisce e un popolo aggredito non è ammissibile l’equidistanza.

Chi fa i conti con la Nato e gli Stati Uniti, ma non sostiene il diritto degli ucraini a difendersi con tutti i mezzi che ritengono necessari, secondo l’opportunità e le proprie autonome decisioni, non è un pacifista. È uno che chiede agli ucraini di arrendersi senza opporsi alla brutalità di un predone, complice di un bandito. Questi eredi del nazional-bolscevismo hitlerocomunistae coloro che genericamente fanno appello alla pace, ma negano il diritto del popolo ucraino di procurarsi le armi dove può, devono chiedersi cosa pensino delle loro posizioni le lavoratrici e i lavoratori, i bambini e gli anziani dell’Ucraina. Devono chiedersi quale sia l’umanità e la soggettività che cancellano dal loro discorso. Devono chiedersi se non sarebbero considerati complici delle stragi e delle distruzioni, cioè vili e ipocriti. Devono chiedersi se gli ucraini non gli sputerebbero in faccia. 

Con la guerra in Ucraina la sinistra occidentale è giunta a un nuovo bivio storico. La posizione nei confronti dell’aggressione di Putin al popolo dell’Ucraina spartisce le acque tra, da un lato, «sovranisti», fautori dell’imperialismo e del nazionalismo grande-russo, e, dall’altro, socialisti internazionalisti sempre schierati con le lotte di liberazione nazionale e sociale; tra fintopacifisti che agitano demagogicamente la parola pace, ma l’intendono come resa all’invasore, e combattenti e pacifisti sinceri che lottano per la libertà del loro popolo con i mezzi che gli sono congeniali, perché sanno che una pace ingiusta non è degna di considerazione e prelude a nuovo sangue e nuova ingiustizia.


Le puntate precedenti sull’Ucraina in questo blog:

 

Ucraina 18: POURQUOI SOUTENIR LA RÉSISTANCE UKRAINIENNE? (Ukraine Solidarité France)

Ucraina17POURQUOI UN NOUVEL APPEL SOLIDAIRE INTERNATIONALE AVEC LE PEUPLE UKRAINIEN?

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/05/con-la-resistencia-del pueblo-ucraniano.html#more

Ucraina 16: WITH THE RESISTANCE OF THE UKRAINIAN PEOPLE, FOR ITS VICTORY AGAINST THE AGGRESSION
Ucraina 15: POLONIA 1939-UCRAINA 2022: INVASIONI A CONFRONTO (I), di Michele Nobile

Ucraina 14: CONQUISTA DELL’UCRAINA E STORIA DELL’IMPERIALISMO RUSSO, di Zbigniew Marcin Kowalewski

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/05/ucraina-14-conquista-dellucraina-e.html

Ucraina 13: LA CONQUÊTE DE L’UKRAINE ET L’HISTOIRE DE L’IMPÉRIALISME RUSSE, par Zbigniew Marcin Kowalewski

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/05/ucraina-13-la-conquete-de-lukraine-et.html#more

Ucraina 12: L’IPOCRISIA DEL PACIFISMO-NEUTRALISMO, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/04/lipocrisia-del-pacifismo-neutralismo.html

Ucraina 11: LA SINISTRA REAZIONARIA, di Michele Nobile

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/04/ucraina-11-la-sinistra-reazionaria-e.html#more

Ucraina 10: GLI OBIETTIVI DI PUTIN. CONSOLIDARE LA SFERA D’INFLUENZA ESTERA E IL REGIME INTERNO, di Michele Nobile

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-10-gli-obiettivi-di-putin.html

Ucraina 9: L’INDIPENDENTISMO UCRAINO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, di M.J. Geller-A.M. Nekrič

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-9-lindipendentismo-ucraino.html

Ucraina 8: IL DISARMO NUCLEARE UNILATERALE DELL’UCRAINA, di Michele Nobile

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-8-il-disarmo-nucleare.html

Ucraina 7: L’ALLEANZA NAZISOVIETICA E L’HITLEROCOMUNISMO, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-7-lalleanza-nazisovietica-e.html 

Ucraina 6: LE CIFRE DEL GENOCIDIO IN UCRAINA, di Robert Conquest

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-6-le-cifre-del-genocidio-in.html

Ucraina 5: MACHNO E LA MACHNOVŠČINA, di Daniel Guérin

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-5-machno-e-la-machnovscina.html

Ucraina 4: FERMIAMO LA GUERRA, FUORI LE TRUPPE RUSSE DALL’UCRAINA, della Confederazione COBAS

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-4-fermiamo-la-guerra-fuori-le.html

Ucraina 3: CON LA RESISTENZA UCRAINA, CONTRO L’AGGRESSIONE IMPERIALE DI PUTIN, di Michele Nobile 

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-3con-la-resistenza-ucraina.html

Ucraina 2: Il DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE SECONDO LENIN, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-2-il-diritto.html

Ucraina 1. IL GENOCIDIO DIMENTICATO, di Ettore Cinnella

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-1-il-genocidio-dimenticato.html 

 


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RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.