L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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domenica 16 febbraio 2025

STATI UNITI, RUSSIA E UCRAINA DA BIDEN A TRUMP

di Michele Nobile


ITALIANO - ENGLISH


Dall’appeasement all’incoerenza, all’idiotismo negoziale


- 1. Zelens’kyj: «Sinceramente, hanno tutti paura»

- 2. Marzo 2014-febbraio 2022: l’appeasement verso la Russia

- 3. Biden, febbraio 2022: la non-strategia delle «devastanti» sanzioni economiche

- 4. L’escalation di Putin e l’alibi delle «linee rosse»

- 5. Stati Uniti e alleati europei: una strategia incoerente 

- 6. The art of the deal e l’Ucraina


1. Zelens’kyj: «Sinceramente, hanno tutti paura»

Nel pomeriggio del 25 febbraio 2022, quando non solo a Mosca e Pietrobur, ma anche nelle capitali europee e a Washington si riteneva imminente l’occupazione di Kyiv e i russi alimentavano la falsa voce della fuga di Zelens’kyj all’estero, il Presidente ucraino comparve davanti al Palazzo presidenziale, insieme al Primo ministro e ad altri alti esponenti politici, per dire semplicemente: my vsi tut, siamo tutti qui. Lo stesso giorno Zelens’kyj ribadì il concetto in un più lungo messaggio che informava il popolo ucraino della situazione: «Secondo le nostre informazioni, il nemico mi ha contrassegnato come obiettivo numero uno. La mia famiglia è l’obiettivo numero due. Vogliono distruggere politicamente l’Ucraina [Вони хочуть знищити Україну політично] distruggendo il Capo dello Stato» ma, continuava, sono qui, ho tenuto dozzine di telefonate internazionali, la mia famiglia e i miei bambini sono in Ucraina. E poi: 


«Oggi ho chiesto ai ventisette leader europei se l’Ucraina entrerà nella NATO. L’ho chiesto direttamente. Tutti hanno paura. Non rispondono. (...) ho sentito alcune cose. Innanzitutto ci sostengono. E sono grato a ogni Stato che aiuta concretamente l’Ucraina, non solo a parole. Ma c’è una seconda cosa: siamo lasciati soli nella difesa del nostro Stato. Chi è pronto a combattere con noi? Sinceramente non ne vedo nessuno. Chi è pronto a garantire all’Ucraina l’adesione alla NATO? Sinceramente, hanno tutti paura [Чесно, всі бояться]». 

Noi non abbiamo paura di niente. Non abbiamo paura di difendere il nostro Stato. Non abbiamo paura della Russia. Non abbiamo paura di parlare con la Russia. Non abbiamo paura di dire tutto sulle garanzie di sicurezza per il nostro Stato. Non abbiamo paura di parlare di status neutrale. Ora non siamo nella NATO. Ma la cosa principale è: quali garanzie di sicurezza avremo? E specificatamente, quali Paesi le daranno? Dobbiamo parlare di come porre fine a questa invasione. Dobbiamo parlare di un cessate il fuoco»1

Ho voluto fare questa citazione non tanto perché rende la drammaticità del momento ma perché, rileggendola a distanza di quasi tre anni, sono rimasto impressionato dal fatto che, dal primo giorno dell’invasione, Zelens’kyj poneva problemi che hanno attraversato tutta la durata della guerra e sono ora decisivi, perché molto influenzeranno tempi, modi e contenuti del possibile negoziato di cui si torna a parlare. 

Innanzitutto, fin dall’inizio un importantissimo obiettivo tattico del regime russo è stato eliminazione di Zelens’kyj, fisica o per delegittimazione politica. Non per caso, il punto è stato nuovamente ribadito con forza da Putin nel dicembre 2024, per via dell’aspettativa per lui positiva suscitata dall’elezione di Trump. Putin sostiene la menzogna che, secondo la Costituzione ucraina, la continuità della presidenza Zelens’kyj sia illegale e quindi pretende che un negoziato possa esserci solo dopo nuove elezioni presidenziali. È buffo che questa richiesta venga da qualcuno che è al potere da un buon quarto di secolo anche grazie a brogli elettorali e all’eliminazione dei concorrenti come Aleksej Naval’nyj, morto in carcere, molto probabilmente assassinato. La pretesa è di un’ipocrisia sconfinata anche perché viene da chi, avendo voluto l’annessione alla Russia del 18% del territorio ucraino e dei suoi abitanti - «piccoli russi» secondo l’ideologia imperiale russa - rende impossibile l’elezione di un nuovo Presidente ucraino che sia scelto dall’intero elettorato nazionale. Putin ha però ottime ragioni per volere l’eliminazione di Zelens’kyj: perché agli occhi dell’opinione pubblica mondiale ha benissimo incarnato l’identità nazionale e la volontà di resistenza dell’Ucraina, tanto che il suo modo di comunicare merita d’essere studiato; e poi perché può sperare che una campagna elettorale offra opportunità alla Russia di destabilizzare la politica interna ucraina. Anche più importante è che Putin intende ridurre al minimo la voce dell’Ucraina in un eventuale negoziato: dal suo punto di vista l’ideale è scavalcare del tutto Zelens’kyj per trattare il destino del Paese direttamente con Trump, così come ai tempi del colonialismo le grandi potenze trattavano la spartizione di territori e popoli, un bell’esempio di cosa possa significare multipolarità in versione russa. Per quanto il Presidente americano sia intenzionato a incontrare il collega ed amico russo, il tentativo di decidere alle spalle e sulla pelle degli ucraini difficilmente riuscirà. 

«Vogliono distruggere politicamente l’Ucraina»: cioè negarne l’indipendenza e, addirittura, l’identità come nazionalità distinta da quella russa. L’obiettivo di guerra del Presidente russo è sempre stato e rimane questo, rispetto al quale sono strumentali le altre sue rivendicazioni, come la neutralità e l’annessione dei territori che l’imperialismo russo definisce Nuova Russia. 

Al contrario di quanto pensano i creduloni (o gli ignoranti) e di quel che proclamano i fintopacifisti che gongolano ad ogni avanzata russa, Putin non ha mai inteso negoziare seriamente una pace che non equivalga alla resa politica dell’Ucraina. Il negoziato russo-ucraino del marzo-aprile 2022 non fallì perché un intervento «occidentale» avrebbe impedito di concludere un trattato su cui le parti concordavano. Chi si prende il disturbo di leggere le bozze di trattato di pace discusse dai rappresentanti russi ed ucraini - tre bozze, analizzate in un mio prossimo articolo - si renderà conto che ad essere in gioco non era affatto lo status neutrale dell’Ucraina, non solo perché il suo ingresso nella Nato era una mera aspirazione unilaterale, da molti anni respinta dalla Nato e di assai dubbia realizzazione in futuro. Zelens’kyj aveva dichiarato subito la disponibilità a rinunciare a quell’aspirazione - «non abbiamo paura di parlare di status neutrale» - e questo era il primo e non controverso punto di tutte le bozze di trattato. Se le trattative tra febbraio e metà aprile 2022 non portarono a nulla fu perché le pretese dei russi andavano ben oltre lo status neutrale e non-allineato dell’Ucraina su cui, ripeto, c’era accordo. I rappresentanti di Putin ponevano un insieme di condizioni politiche, militari e territoriali che, di fatto, avrebbero negato l’indipendenza politica e l’integrità territoriale dell’Ucraina. A Putin non interessava affatto né interessa ora un’Ucraina neutrale come l’Austria e la Svizzera, o come lo sono state la Finlandia e la Svezia. L’obiettivo dell’invasione era e rimane l’assimilazione totale dell’Ucraina nella sfera d’influenza russa e, in prospettiva, la sua forzata russificazione; in subordine, Putin punta ad annetterne quanto più possibile e a lasciarsi dietro un Paese devastato e debole, possibile preda di un’altra «operazione speciale». Che dopo tanti decenni di neutralità Finlandia e Svezia abbiano aderito alla Nato dovrebbe fare intendere come i Paesi vicini alla Federazione Russa percepiscano l’ampiezza e la pericolosità delle ambizioni imperiali del dittatore russo.  

Con l’annessione alla Federazione russa degli oblast ucraini di Donec’k e Luhans’k, Cherson e Zaporižžja, in aggiunta alla Crimea già invasa e annessa nel 2014, Putin si è volontariamente privato della carta più forte per contrattare con il governo ucraino una soluzione di compromesso al conflitto. In nessuna circostanza gli ucraini possono riconoscere l’annessione di quasi il 20% del loro territorio, con i relativi concittadini, alla Federazione Russa. Per cui, se i russi non si ritirano dai territori occupati è concepibile un armistizio di tipo coreano, ma non una pace duratura. Quanto alle presunte aperture di Putin al cessate il fuoco e al negoziato con il governo ucraino, queste sono una finzione parte della strategia bellica russa il cui scopo è semplicemente generare dubbi e confusione nella scena politica degli Stati che sostengono la resistenza ucraina2

In terzo luogo, ed è di questo che qui specialmente mi occupo, la frase pronunciata da Zelens’kyj riferita ai Paesi amici: «sinceramente, hanno tutti paura», non ha mai cessato d’essere vera e costituisce il più grave problema strategico per la condotta bellica dell’Ucraina e per i tempi e i contenuti di un trattato che ponga fine alla guerra. Di quella frase si sente l’eco a metà gennaio 2025, nell’intervista di Zelens’kyj a un giornale polacco in cui ha ringraziato Biden dell’aiuto dato ma ha anche dichiarato che «chiedevamo armi e sanzioni. Ma l’America disse che “prenderemo provvedimenti, solo se succede qualcosa”. Credo che questa sia stata una posizione debole»; e aggiunse che «non ho mai capito del tutto e non capirò mai» perché non siano stati forniti all’Ucraina più sistemi di difesa antiaerea Patriot, necessari per proteggere la popolazione.

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.