L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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martedì 21 marzo 2023

PERÙ: EPICENTRO DELL'INSTABILITÀ POLITICA LATINOAMERICANA

di Andrea Vento

(Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)

 

In meno di 5 anni si sono alternati ben 6 presidenti: l'ultimo, Pedro Castillo esponente di sinistra, è stato deposto il 7 dicembre 2022 scatenando una massiccia sollevazione dei popoli originari, brutalmente repressa dal governo illegittimo dell'ex vicepresidente Dina Boluarte. 

Un breve excursus delle travagliate vicende politiche peruviane dalla dittatura di Fujimori alle proteste contro la repressione in atto e a favore di imminenti elezioni presidenziali e una nuovo iter costituente. 

 

Fra i principali "mali endemici" latinoamericani, l'instabilità politica ha raggiunto negli ultimi anni in Perù un livello che probabilmente ha pochi precedenti storici. Dopo il decennio dittatoriale di Alberto Fujimori che ha attraversato tutti gli anni '90 del secolo scorso, con l'inizio del nuovo millennio e la fuga di quest'ultimo in Giappone per sottrarsi alla giustizia peruviana, la presidenza viene assunta ad interim dal Presidente del Congresso, Valentin Paniagua, dal novembre 2000 al luglio 2001, quando si insedia l'economista liberista Alejandro Toledo fuoriuscito vincitore dalle nuove elezioni che rimane in carica fino al termine del mandato nel 2006. Nello stesso anno viene eletto il candidato di centro-sinistra, Alan Garcia, già presidente prima dell'era Fujimori, dal 1985 al 1990, a cui succede nel 2011 Ollanta Humala, anch'egli di centro-sinistra ma ben presto protagonista di una decisa virata a destra che lo porta ad allontanarsi dalla sua base elettorale. Come dichiarato dall'accademico e politologo peruviano Wilfredo Ardito "Humala paga l'isolamento in cui si è venuto a trovare al termine del suo mandato. Eletto con l'obiettivo di portare un messaggio di sinistra e innovazione, durante la sua presidenza si è invece avvicinato ai grandi gruppi estrattivi, da molti è stato visto come un traditore".

sabato 18 marzo 2023

PUTIN VOLEVA DENAZIFICARE L’UCRAINA DEPORTANDONE I BAMBINI...

 

PUTIN WANTED TO DENAZIFY UKRAINE DEPORTING ITS CHILDREN...

 

PUTIN QUERIA DESNAZIFICAR A UCRANIA DEPORTANDO SUS NIÑOS...

 

PUTIN VOULAIT DÉNAZIFIER UKRAINE EN DEPORTANT SES ENFANTS...



di Michele Nobile e Roberto Massari

 

Dice di voler «denazificare» l’Ucraina, ma è ricercato per un crimine degno dei nazisti. 

Finalmente la Corte penale internazionale dell’Aia ha spiccato un mandato di cattura per crimine di guerra nei confronti di Vladimir Vladimirovič Putin, Presidente della Federazione Russa, e Marija L’vova-Belova, Commissaria per i diritti dei bambini presso l’ufficio della presidenza russa. Putin e L’vova-Belova sono ritenuti personalmente responsabili della deportazione di migliaia di bambini ucraini in Russia. Inoltre la procedura d’adozione di bambini ucraini da parte di famiglie russe è stata sveltita con apposita legge nella scorsa primavera (decreti del presidente Putin del 25 e 30 maggio 2022).

Questo crimine è degno del nazismo ed era prassi comune in Argentina, dove venivano dati in adozione i figli delle persone assassinate dalla giunta militare.  

Dunque ora Putin è a tutti gli effetti (quindi anche giuridicamente) un criminale di guerra, che può essere arrestato in 123 Paesi del mondo. Egli è ora equiparato ad altri criminali come Omar Al-Bashir, Presidente del Sudan condannato per crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio, per il conflitto in Darfur. 

Questo è forse il più odioso tra i vari crimini di guerra commessi sotto gli ordini di Putin in Ucraina ma, quanto a tipologia, è solo uno di tanti: si contano 71.000 eventi classificabili tra i crimini di guerra. 

Chi simpatizza con l’aggressione della Russia all’Ucraina è ora nella posizione di simpatizzare per un criminale ricercato. In effetti, come già denunciato da noi (Utopia Rossa) alcuni mesi fa, la deportazione dei bambini non è solo un crimine di guerra ma uno degli elementi – tra i meno equivocabili – che definiscono il crimine di genocidio secondo la Convenzione per la prevenzione e punizione del crimine di genocidio, articolo II(e): 

«e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo a un altro». 

 

La deportazione e la forzata adozione dei bambini ucraini in Russia è parte integrante del progetto coloniale di distruzione della nazionalità ucraina. 

Il passo successivo è proprio la condanna di Putin per il crimine di genocidio, non solo per la deportazione dei bambini ucraini ma anche per:

- l’attacco alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina in pieno inverno, con l’intento di provocare la morte di massa per congelamento di civili; 

- l’incitamento al genocidio, non esplicito ma logicamente conseguente dall’annullamento dell’identità, dalla de-umanizzazione del popolo d’Ucraina, dalla negazione di una sua distinta nazionalità e dalla sua criminalizzazione in quanto diretto da presunti «nazisti».  

È in questo contesto che si spiegano le molte migliaia di civili uccisi sotto i bombardamenti, i massacri a Buča, Irpin’, Izjum, Lyman, Mariupol’, le torture e gli stupri, i milioni di sfollati e di profughi nel resto d’Europa, oltre ai civili deportati in Russia.

Come già detto in precedenti testi,  occorre arrivare il prima possibile a costituire un Tribunale indipendente per i crimini del governo russo, come il Tribunale Russel che nel 1966-67 giudicò i crimini di guerra dell’imperialismo Usa in Vietnam.

I pacifisti – veri o finti - che nemmeno dopo questa decisione del Tribunale dell’Aia continuano a non denunciare i crimini che Putin sta commettendo contro il popolo ucraino, rischiano di diventarne moralmente corresponsabili.


  

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

mercoledì 8 marzo 2023

HEGEL: FANTAPENSIERO CON FANTAPAROLE

Per fortuna c'è chi si batte contro i filosofemi assurdi

di Diego Gabutti


Moralista e filosofo, amico di Voltaire, Luc de Clapiers de Vauvenargues è citato da Flaubert nello Sciocchezzaio. Ma certo non disse una sciocchezza quando annotò, nei suoi Pensées diverses, che «la chiarezza è la buona fede dei filosofi». 

Nato nel 1715, morto nel 1747, de Vauvenargues vedeva lontano: l’accessibilità e la nitidezza della filosofia stavano avviandosi al tramonto. Pochi anni più tardi, nel 1770, sarebbe nato a Stoccarda, in Germania, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, e con lui la filosofia sarebbe piombata nelle tenebre del gergo metafisico, dov’è tuttora immersa. Semispenta l’età dei lumi, era cominciata l’età del «parlar oscuro», come l’avrebbe battezzata Massimo Baldini – studioso di Karl Popper e delle «fantaparole» attraverso le quali s’esprime il «fantapensiero» dei moderni – in un libro del 1991, Contro il filosofese

Anche Roberto Massari, editore marxista libertario militante, appassionato di filosofia, è un nemico del «parlare oscuro», del «filosofese» e del «difficilese», di cui ripercorre le avventure nel suo Hegel. Una mistificazione. C’è del «filosofese», racconta, già nelle prime speculazioni filosofiche. E molti, fin dall’origine della filosofia, si sono battuti contro i filosofemi astrusi e incomprensibili, o meglio «paroliberi», come le «onomatopee astratte» dei futuristi e le esclamazioni in grassetto dei fumetti. Lucrezio tra i primi, che nel De Rerum Natura biasima Eraclito, «reso celebre dall’oscuro linguaggio più fra gli sciocchi / che fra i Greci ponderati che cercano la verità. / Gli stolti infatti ammirano e amano di più tutto ciò / che credono di scorgere nascosto sotto termini ambigui, / e prendono per vero ciò che può giungere dolcemente / all’orecchio ed è imbellettato da gradevole sonorità». Eraclito, secondo Temistio di Costantinopoli, un filosofo del IV secolo, si difese affermando che «la natura delle cose ama celarsi».

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.