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mercoledì 16 marzo 2022

Ucraina 6: LE CIFRE DEL GENOCIDIO IN UCRAINA

di Robert Conquest

 

 

Nel primo «capitolo» di questa serie dedicata al dramma ucraino abbiamo riportato la sintesi (di Ettore Cinnella) descrittiva del genocidio operato da Stalin in Ucraina all’inizio degli anni ’30. Oggi riportiamo le cifre di quel genocidio, elaborate nel libro «classico» sull’holodomor di un grande storico del Novecento (Robert Conquest) autore anche di un indimenticabile libro su Il grande terrore staliniano (1968). Non si insisterà mai abbastanza nel richiamare alla memoria il genocidio ucraino, sia perché la storiografia ufficiale ha fatto di tutto per ignorarlo (così come stanno facendo i media in questi giorni), sia perché esso rappresenta una gigantesca pagina strappata nella storia del Novecento. Il genocidio ucraino è stato il più grande della storia moderna nella graduatoria dei genocidi chiaramente programmati ed è secondo solo all’Olocausto ebraico. In questa galleria degli orrori, verrebbe  al terzo posto il genocidio armeno (ad opera dell’Impero ottomano tra il 1915-1916) di circa 1,5 milioni di persone.

(Tralascio per la sua natura di genocidio in gran parte non programmato il  «Grande balzo» lanciato da Mao nel 1958-1961 che provocò, a seconda delle stime intorno ai 30 milioni di morti (sicuramente più di 20 e meno di 40 milioni)*: il più grande disastro umano nella storia moderna.

Ebbene, avendo alle spalle questo grave crimine dell’Urss, la Russia odierna dovrebbe solo chiedere perdono al popolo ucraino. E invece continua un’aggressione che, dopo i secoli dell’oppressione zarista, ebbe inizio storicamente nel 1920 e non sembra terminare mai. Ma si provi a immaginare cosa direbbe il mondo se la Germania aggredisse l’odierna Israele o la Turchia l’odierna Armenia…

I giustificatori odierni dell’aggressione putiniana sono moralmente eredi dell’holodomor, anche se probabilmente non sanno nemmeno cosa sia o fingono di ignorare i dati. Eppure vi sono persone così disumane che ancora giustificano la continuazione del genocidio ucraino, accampando giustificazioni presuntamente «politiche» per i massacri in corso.

Ebbene, non può esistere una qualsiasi considerazione politica che giustifichi l’adesione alla tradizione genocida della Russia nei confronti del popolo ucraino: tale adesione infatti può essere solo  frutto d’ignoranza o indotta da disturbi (sadici) della personalità - e comunque non ha niente di razionale, come forse è vero a partire dallo stesso Putin. [r.m.]

 

 

 

ROBERT CONQUEST: Nel complesso le nostre conclusioni si basano o su cifre esatte e sicure, o su presupposti ragionevolmente prudenti. Per cui, quando concludiamo che non meno di 14 milioni e più di contadini abbiano perso la vita in seguito agli avvenimenti che abbiamo raccontato in questo libro, compiamo probabilmente una valutazione per difetto. A ogni modo, gli oltre undici milioni di morti in più che risultano dal censimento [sovietico] del 1937, difficilmente possono essere soggetti a correzioni rilevanti. Le cifre relative alla carestia sembrano ragionevoli e coerenti, sia di per sé che rispetto al deficit [di popolazione] registrato dal censimento, e lo stesso vale per le cifre relative alla dekulakizzazione. […]

È significativo che le statistiche (anche se non attendibili) relative alla mortalità del bestiame siano state pubblicate, e quelle relative alla mortalità della popolazione invece non lo siano state, per cui da cinquanta anni abbiamo qualche testimonianza su quanto successe agli animali, ma nessuna su quanto successe agli esseri umani. […]

È forse bene fare ora una sintesi del numero dei morti calcolato:

 

Contadini morti nel 1930-1937:                                                                    11 milioni

Arrestati in questo periodo e morti in seguito nei campi di lavoro:            3,5 milioni

Totale:                                                                                                           14,5 milioni

 

Di questi:

 

Morti in seguito alla dekulakizzazione:                                                        6,5 milioni

Morti nella catastrofe del Kazachistan:                                                        1 milione

Morti nella carestia [indotta da Stalin] del 1932-33:                                   7 milioni

 

di cui:

 

in Ucraina:                                                                                                    5 milioni**

nel Caucaso settentrionale:                                                                          1 milione

altrove [in Urss]:                                                                                           1 milione

 

Come abbiamo detto, si tratta di cifre enormi, paragonabili a decessi avvenuti solo nelle più devastanti guerre del nostro tempo. E se si considera il genocidio compiuto nella sola Ucraina, dobbiamo tener presente che la cifra di 5 milioni rappresenta il 18,78 della sua popolazione globale (e circa un quarto della sua popolazione rurale). […]

Negli eventi che stiamo descrivendo, le «vittime» in senso generale, cioè tutti coloro che vi furono coinvolti, costituiscono intere popolazioni. In questo capitolo ci siamo preoccupati di stabilire nel modo più preciso possibile il numero dei morti effettivi, ma non dobbiamo dimenticare neanche per un attimo le spaventose conseguenze sofferte, i cui effetti si avvertiranno ancora per molto tempo su singoli individui e su intere nazioni.

Fra l’altro, i sopravvissuti avrebbero dovuto affrontare in seguito altri periodi di terrore, che avrebbero causato un numero di vittime pressappoco delle stesse proporzioni.

 

(da Robert Conquest, Raccolto di dolore, (1986), Liberal edizioni, Roma 2004, pp. 352-4.) 

 

*          J. Banister, 30 milioni/ Peng Xizhe, 23 milioni/  Cao Shuji,  32,5 milioni/ Chen Yizi     43-46 milioni/ Yang Jisheng  36  milioni. Resta il fatto, comunque, che il dettaglio della cifra esatta dei morti nel corso dei genocidî diventa irrilevante quando si supera una certa soglia quantitativa. Può interessare lo studioso, ma non altera la necessità di un giudizio etico-politico di esplicita condanna, senza se e senza ma[r.m.].

 

**        Gli studi hanno ormai acquisito che le vittime dirette dell’holodomorfurono circa 3,5 milioni. L’altro milione e mezzo circa, scomparso dalle statistiche per il censimento del 1937 (che includevano anche ucraini viventi altrove nell’Urss), fu mandato a morire nel Gulag (sempre nel quadro  della repressione contro il popolo ucraino di cui l’holodomor era parte) o morì per cause indotte dalla carestia [r.m.].

 

 


Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.