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lunedì 21 marzo 2022

Ucraina 9: L’INDIPENDENTISMO UCRAINO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

di M.J. Geller-A.M. Nekrič

 

 

È diffusa una grande disinformazione riguardo al movimento indipendentista ucraino, quale si formò durante la Seconda guerra mondiale, per proseguire negli anni successivi. Tale ignoranza accomuna sia i sostenitori dell’aggressione, sia i sostenitori della resistenza ucraina. Ed è grave perché porta a delle semplificazioni anacronistiche rispetto alla presenza – sminuita o gonfiata a seconda degli schieramenti – di organizzazioni filonaziste nella vicenda del 2014, e via via fino alla crisi attuale: ignorandone le origini nel periodo bellico (la filogenesi) non si capiscono la natura ideologica e le dimensioni effettive di un fenomeno così peculiare dell’Ucraina.

 Chi dedicherà un po’ di tempo a leggere le pagine che seguono, vedrà che la cosa è molto intricata, ma ha una sua logica ricostruibile in termini storico-politici. Ed è una logica che, per capirla, va fatta risalire indietro alle sue origini nel tempo, come minimo al 1920 (quando fu distrutto dai bolscevichi il movimento indipendentista di Machno), poi  al genocidio staliniano del 1931-33 - di entrambi i quali si è già parlato - e per finire alle deportazioni del 1939-41 alle quali si accenna ora.

Non è una vicenda in cui il «bene» e il «male» siano nettamente distinti (anche perché all’origine c’è sempre l’alleanza fra Hitler e Stalin che non poteva non produrre delle trasformazioni abnormi in seno all’indipendentismo ucraino); non tutto è chiaro ancor oggi e non c’è un accordo tra gli storici generalmente condiviso su come ricostruire tale vicenda. È quindi con il beneficio del dubbio che dobbiamo ascoltare come la raccontarono due grandi storici russi che, non essendo ucraini, non si possono sospettare di partigianeria verso questo sfortunato popolo. Ma poiché la loro ottima storia dell’Unione Sovietica brilla in generale per rigore, si può riconoscere un alto grado di attendibilità anche alle pagine che ho estrapolato (e ribattuto manualmente…) per dare un minimo d’informazione di base al lettore.

 

Dopo aver descritto la tragica impreparazione delle truppe sovietiche davanti all’aggressione nazista (giugno 1941), i due storici raccontarono le seguenti vicende belliche legate all’Ucraina. Come già detto, vale la pena di dedicare un po’ di tempo a leggerle o a rileggerle per capire meglio il dramma che si sta svolgendo in questi giorni [r.m.].

 

 

[Dopo l’ingresso travolgente delle truppe naziste in Urss] in Crimea il Comando sovietico fece vari tentativi di respingere i tedeschi, lanciando paracadutisti su Teodosia e Eupatoria. Ma si conclusero tutti in altrettanti fallimenti, con gravi perdite, nonostante che i sovietici avessero sui tedeschi una superiorità di due volte per quanto riguardava gli effettivi e di una volta e mezzo per la tecnologia bellica. Gli insuccessi erano dovuti all’incompetenza del Comando del fronte (il generale Kozlov) e del rappresentante del Quartier generale (Mechlis). Non si riuscì a individuare in tempo le forze e le intenzioni del nemico, cosicché l’offensiva su Kerč si risolse in un massacro. Iniziò una disordinata ritirata delle truppe sovietiche attraverso lo stretto di Kerč fino alla penisola di Taman. Secondo i dati sovietici, le perdite sarebbero state di 176.000 soldati. Kozlov e Mechlis se la cavarono con un abbassamento di grado. […]

Ma il maggior numero di prigionieri venne catturato dai tedeschi nei primi giorni di settembre (665.000 vicino a Kiev) e alla metà di ottobre (663.000 presso Brjansk e Vjaz’na). Dopo sette mesi di guerra, il numero complessivo dei prigionieri in mano ai tedeschi era di 3.900.000. La sorte riservata ai prigionieri era tremenda. […]

Quest’ottica, espressa a più riprese da Hitler, ispirò la politica nei territori occupati e l’atteggiamento verso le forze anticomuniste che avevano cercato un sostegno nella Germania ed erano pronte a collaborare al fine di eliminare il potere comunista. Tra queste forze rientravano vari emigrati russi di varie tendenze: nazionalisti ucraini, bielorussi, polacchi, caucasici, membri di varie organizzazioni antisovietiche […]. In Ucraina, per esempio, quando l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini(Oun) proclamò, il 30 giugno 1941 a L’vov, l’istituzione dello Stato ucraino, i suoi dirigenti – Jaroslav Stetsko e Stepan Bandera – vennero semplicemente arrestati dalle autorità tedesche, insieme a parecchi dei loro seguaci. Analogamente, venne stroncato il tentativo di Mel’nik  - un altro capo dell’Oun – di istituire un governo a Kiev, e anche lui fu arrestato. Questa politica repressiva indusse i nazionalisti ucraini a dichiarare una guerra su due fronti: contro  l’Armata Rossa e contro i tedeschi, con i quali tuttavia evitavano di scontrarsi. Nel 1944 Bandera e Mel’nik vennero liberati dai tedeschi, perché prendessero la guida della lotta armata dei nazionalisti ucraini contro l’Armata Rossa che stava avanzando. Molti nazionalisti ucraini emigrati prestarono servizio nella divisione delle SS «Galičina» e nel reggimento «Nachtigall».

Tranne qualche sfumatura, la stessa politica venne applicata in Bielorussia. […]

 

La guerra era finita, ma non ancora per tutti. Alcuni movimenti insurrezionali contro il potere sovietico continuavano ad operare in Ucraina occidentale e nei Paesi Baltici, determinati dall’aspirazione all’indipendenza, nonché dalla politica sovietica delle «purghe» del 1939-1941, dalla collettivizzazione e dalla minaccia di ulteriori deportazioni.

Nel 1939, in Ucraina occidentale, si organizzò un’epurazione. Tutti coloro che erano ostili al potere sovietico o sospettati di esserlo vennero arrestati o deportati nelle zone orientali del Paese e una parte di essi venne fucilata.  Vennero soppresse le organizzazioni e le istitiuzioni ucraine e polacche. Nel contempo, tutte le scuole vennero completamente «ucrainizzate». I partiti legali ucraini cessarono di esistere. La Chiesa greco-cattolica (uniate) venne risparmiata nel 1939-1941, ma ai sacerdoti furono rilasciati passaporti con un contrassegno speciale e le chiese vennero pesantemente tassate.

Al momento della ritirata dei sovietici, nel 1941, la popolazione dell’Ucraina occidentale subì massicci arresti. Nella maggior parte delle prigioni, il Nkvd fucilò i detenuti condannati a più di tre anni di carcere. In certe città, le truppe del Nkvd incendiarono le prigioni con dentro tutti i detenuti. Stando a fonti ucraine, furono fucilati circa 10.000 detenuti a L’vov, Zoločev, Rovno, Dubno, Lutsk e in altre città.

Nel breve periodo sovietico (1939-1941), l’Oun riuscì a sopravvivere clandestinamente. Dopo l’arrivo dei tedeschi, i suoi dirigenti cercarono di costituire governi ucraini indipendenti a L’vov e a Kiev, che però vennero sciolti dai tedeschi e i cui capi furono arrestati. I nazionalisti ucraini intendevano collaborare con i tedeschi ed entrarono nelle unità delle SS (per es. la divisione «Galičina»); altri, che si battevano contro l’Armata Rossa, aiutavano gli occupanti a scoprire e catturare i comunisti, e davano la caccia agli ebrei. Ma quando risultò chiaro che alle autorità tedesche non interessava minimamente di dar vita a uno Stato ucraino indipendente, l’Oun si batté su due fronti: «Contro Stalin e contro Hitler». Resta, tuttavia, il fatto che la sua lotta armata era principalmente rivolta contro l’Armata Rossa.

Nel luglio 1944, quando l’Armata Rossa fece il suo ingresso nell’Ucraina occidentale, l’Oun costituì un Consiglio supremo per la liberazione dell’Ucraina. Roman Šuchevič, il capo dell’Oun, diventò il comandante dell’Esercito ucraino degli insorti(Upa), con lo pseudonimo di Taras Čuprink (alias «Tur»).

I dirigenti dell’Oun speravano in un indebolimento reciproco della Germania e dell’Urss, e si aspettavano che la Gran Bretagna, e soprattutto Churchill, contrastassero attivamente le mire egemoniche dell’Urss in Europa. Essi puntavano a un’insurrezione popolare generalizzata, che sarebbe stata appoggiata dagli altri popoli dei territori occupati dall’Armata Rossa. Questa, però, era una mera illusione, per cui l’Oun dovette limitarsi ad azioni militari compiute con le sue sole forze, con l’obiettivo fondamentale di difendere la popolazione ucraina da un’ulteriore ondata di terrore e di deportazioni di massa. Le popolazioni delle zone occidentali sostennero l’Upa, consentendogli di affrontare una lotta armata che si protrasse per alcuni anni dopo la fine della guerra.

Quando l’Armata Rossa giunse nell’Ucraina occidentale, il Comando sovietico e il governo della Repubblica socialista sovietica d’Ucraina invitarono gli insorti a deporre le armi, dietro promessa di un’amnistia.  L’appello, tuttavia, non diede risultati tangibili. Dal 1944 al 1947 si susseguirono 6 appelli del genere, che prorogarono i termini dell’amnistia. Nel 1945 le principali zone agricole dell’Ucraina occidentale , il cuore del Paese, erano ancora controllate dagli insorti. Nel febbraio del 1946 la maggioranza della popolazione boicottò le prime elezioni del Soviet supremo, nonostante che i comunicati ufficiali sostenessero, come al solito, che la maggioranza della popolazione aveva votato a favore, all’unanimità.

Il programma dell’Oun subì, nel corso della lotta armata, importanti modifiche. Nel 1950 l’Oun si pronunciò per il completo scioglimento dei kolchoz, ma contro il ritorno dei proprietari terrieri e dei capitalisti, proponendo di trasferire la proprietà della terra ai contadini sulla base di una conduzione famigliare. L’Oun proclamò, inoltre, la libertà per le organizzazioni politiche e sociali. Stando alle fonti ucraine, la sua ideologia andava progressivamente evolvendo nel senso di una democrazia liberale.

Oltre a condurre la lotta armata, gli insorti diffondevano volantini ed effettuavano incursioni propagandistiche in Slovacchia e nelle zone orientali dell’Ucraina, in Bielorussia e persino in Romania. Pur uccidendo implacabilmente gli ufficiali e i soldati del Nkvd che cadevano nelle loro mani, al pari dei responsabili del Partito e dei Soviet, gli insorti a volte lasciavano andare i soldati dell’esercito regolare, rifornendoli di viveri e di opuscoli propagandistici. Simili casi, però, furono poco numerosi. Da entrambe le parti gli episodi di crudeltà erano abituali. Il terreno d’azione dell’Upa si estendeva all’Ucraina, alla Polonia (oltre la linea Curzon) e alla Cecoslovacchia (i monti della Slovacchia).

Dopo la sconfitta tedesca, i reparti dell’Upa si suddivisero in piccole unità, che operarono anche nell’Ucraina orientale. Le fonti sovietiche tacciono sull’entità delle forze degli insorti; ma, secondo fonti polacche, erano 6.000 gli uomini che operavano soltanto in territorio polacco (nella zona situata vicino alla frontiera sovietica).

Secondo fonti ucraine, le truppe dell’Upa avrebbero raggiunto i 20.000 uomini nell’autunno del 1944, cioè al momento dell’ingresso delle truppe sovietiche nel territorio dell’Ucraina occidentale. La rilevanza del movimento si può dedurre dall’aiuto fornito agli insorti dalla popolazione locale, nonché dall’accordo del maggio 1947 tra l’Urss, la Polonia e la Cecoslovacchia per coordinare la lotta contro il movimento insurrezionale, naturalmente definito «bande».

Nel giugno 1945 tre divisioni polacche vennero mandate contro gli insorti, senza però alcun rilevante successo. […]

La carestia del 1947-1948 in Ucraina costrinse decine di migliaia di contadini ucraini della zona orientale a fuggire nella parte occidentale, dove si trasformavano in una riserva del moto di ribellione.

 

Per stroncare l’insurrezione si ricorse a ogni mezzo possibile: operazioni militari, deportazione in massa in Siberia e trasferimenti d’interi villaggi dalle regioni controllate dagli insorti, collettivizzazione delle terre, invio di insegnanti dell’Ucraina orientale per «rieducare» la popolazione ucraina occidentale, soppressione della Chiesa uniate. […] La Chiesa uniate venne praticamente soppressa e smise di esistere legalmente.

Fu un colpo serio, ma non mortale, per i nazionalisti ucraini. Ci si può rendere conto della vitalità di questo movimento in Ucraina occidentale dall’ordine del 30 dicembre 1949 – firmato da Rjasnij, ministro ucraino degli Interni, e noto come ordine n. 312 – in cui  si tornava a promettere l’amnistia a tutti coloro che avessero spontaneamente deposto le armi. Quell’ordine ci fornisce, inoltre, un’interessante indicazione per quanto riguarda la composizione sociale del movimento nazionalista, perché include nella categoria dei «banditi» i giovani fuggiti dalle officine, dalle miniere del Donetsk e dalle scuole industriali.

La lotta armata - su scala assai ridotta, per la verità – proseguì per tutta la prima metà degli anni Cinquanta.

Dal 1946 al 1950 vennero deportate, esiliate e imprigionate circa 300.000 persone in Ucraina occidentale. Questa cifra comprende coloro che avevano collaborato con i tedeschi, le ex SS della divisione «Galičina», i criminali che avevano partecipato ai massacri e allo sterminio in massa della popolazione ebraica d’Ucraina. Ma la maggioranza dei deportati erano contadini innocenti. In Ucraina occidentale venero attuate la collettivizzazione e un’industrializzazione accelerata, il che comportò l’invio massiccio di specialisti dall’Ucraina orientale e di popolazione russa. Ne risultò modificata la composizione della popolazione, e la ribellione si esaurì. I capi dell’Oun perirono durante la lotta armata (per es. Šuchevič) o furono fatti prigionieri e giustiziati (per es. Ochrimovič). Per liquidare definitivamente la faccenda Oun, alcuni agenti sovietici assassinarono in Germania occidentale i suoi leader, Lev Rebet (nel 1957) e Stepan Bandera (nel 1959).

Così terminò la fase della lotta armata degli insorti ucraini e iniziò una nuova fase della resistenza: quella della lotta pacifica dell’intellighenzia ucraina per il diritto a una cultura nazionale.  

 

 

Estratti da Michail Jakovlevič Geller (1922-1997) e Aleksandr Moiseevič Nekrič (1920-1993), Storia dell’Urss. Dal 1917 a Eltsin (1982), trad. di Maria Novella Pierini, Bompiani, Milano 2001, pp. 453, 455, 464, 524-8.



Le puntate precedenti sull’Ucraina in questo blog:


Ucraina 8: IL DISARMO NUCLEARE UNILATERALE DELL’UCRAINA

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-8-il-disarmo-nucleare.html

Ucraina 7: L’ALLEANZA NAZISOVIETICA E L’HITLEROCOMUNISMO, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-7-lalleanza-nazisovietica-e.html 

Ucraina 6LE CIFRE DEL GENOCIDIO IN UCRAINA, di Robert Conquest

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-6-le-cifre-del-genocidio-in.html

Ucraina 5: MACHNO E LA MACHNOVŠČINA, di Daniel Guérin

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-5-machno-e-la-machnovscina.html

Ucraina 4: FERMIAMO LA GUERRA, FUORI LE TRUPPE RUSSE DALL’UCRAINA, della Confederazione COBAS

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-4-fermiamo-la-guerra-fuori-le.html

Ucraina 3: CON LA RESISTENZA UCRAINA, CONTRO L’AGGRESSIONE IMPERIALE DI PUTIN, di Michele Nobile 

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-3con-la-resistenza-ucraina.html

Ucraina 2: Il DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE SECONDO LENIN, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-2-il-diritto.html

Ucraina 1. IL GENOCIDIO DIMENTICATO, di Ettore Cinnella

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-1-il-genocidio-dimenticato.html




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RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.