L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

ČESKÝDEUTSCHΕΛΛΗΝΙΚÁENGLISHESPAÑOLFRANÇAISPOLSKIPORTUGUÊSРУССКИЙ

venerdì 29 dicembre 2023

SU ISRAELE E PALESTINA CONTINUA LA DISCUSSIONE

(Parti 4-6 di 6)

di Piero Bernocchi (4ª) e Roberto Giuliani (5ª e 6ª)

 

link all’articolo di Albertani: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-1-di-3.html  

link alla risposta di Nobile: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-2-di-3.html  

link alla risposta di Massari: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-3-di-3.html

 

di Piero Bernocchi

 

Negli ultimi giorni si è sviluppata una discussione molto interessante, serena e aperta, priva di asprezze o punte polemico-aggressive, sul conflitto israelo-palestinese (genesi, cause, stato attuale, possibili prospettive future), in connessione e con scambi di materiale tra alcune liste Cobas e il sito di Utopia Rossa. Iniziata con la pubblicazione sul sito di UR di un articolo di Claudio Albertani, che troverete di seguito e da me girato a varie liste Cobas, insieme ad un mio commento a carattere generale (che rimanda anche al mio scritto sull'argomento pubblicato qui nel mio sito  I palestinesi sottomessi a Israele ma anche ad Hamas e ANP. Come uscirne?) è proseguita da una parte con i contributi Cobas di Roberto Giuliani, Carlo Dami e Giovanni Bruno e dall'altra, sul sito di UR, con le risposte ad Albertani di Michele Nobile e Roberto Massari. 


Dopo l'invio dell'articolo di Albertani, ho dovuto aggiungere alcune precisazioni in seguito alla prima risposta di Giuliani, oltre a far circolare le risposte di Nobile e Massari su Utopia Rossa, della cui Redazione internazionale Albertani (che vive in Messico) fa parte: testi teorici che a volte condivido, altre no, ma di cui apprezzo in genere la rigorosità delle documentazioni e lo sforzo costante di elaborazione, scevro di retorica o sloganistica e luoghi comuni, oltre all'assenza di censure e di "dannazioni" a priori, inserendo l'intero carteggio in questo mio sito, perchè vedo l'insieme e la diversità delle posizioni come un buon contributo all'approfondimento del tema.

Da parte mia, aggiungo di non aver letto Storia del sionismo, e che dunque l'invio dello scritto di Albertani non implicava alcun mio consenso sul libro in questione, che, peraltro, mi dice Massari che ne è l'editore, essere stato nel frattempo rivisto e ripensato dall'autore. Nel merito dell'articolo di Albertani, non condivido la possibile sua negazione del diritto di Israele ad esistere: solo che non ritengo sia necessario o possibile dimostrare che la collocazione in Palestina dello Stato di Israele è legittima perchè in Palestina ci stavano 20 secoli fa gli ebrei e un loro Stato. Nuovi Stati sono stati creati artificialmente decine di volte negli ultimi due secoli, intere popolazioni sono state dislocate e trasferite anche di forza e hanno ricostruito etnie , tradizioni, religioni e storia altrove dai loro siti originari. E la "legittimità" di Israele, in particolare, deriva in realtà dalla volontà generalizzata "occidentale" (ma condivisa ampiamente da  un consesso come quello Onu che quasi mai si esprime con larghe maggioranze "trasversali" - ad approvarla ci fu anche l'Unione Sovietica- come per la creazione di tale Stato) di "risarcire" gli ebrei dallo sterminio nazista, in un posto storicamente caro alle loro tradizioni e ove si pensava potessero convivere con la popolazione stanziale. Insomma, non credo che sia quanto è successo 20 secoli a dare di per sè legittimità all'insediamento, ma che esso sia assai più motivato dalla Shoah e dalla decisione dell'Onu di accettare e avviare tale processo di insediamento "artificiale".


Solo che la "convivenza" non ha funzionato, a mio avviso anche, se non soprattutto, per l'ostilità generalizzata dei paesi arabi che, oltre ad aggredire militarmente nel 1948 (Egitto, Siria, Iraq e Giordania) Israele cercando subito di cancellare il nuovo Stato, hanno usato sovente i palestinesi, pur fottendosene delle loro tragedie, che non hanno mai contribuito ad alleviare e tantomeno a interrompere. In ogni caso, al di là delle responsabilità storiche, la questione non è che l'esistenza di Israele va annullata fisicamente a causa del suo essere stato confessionale perchè, ad esempio, l'Iran o l'Arabia Saudita lo sono ancor più e nessuno ne predica la distruzione. E' che l'unico processo possibile, a mio modesto parere e lo scrivo oramai da parecchi anni per quel poco che conto (vedi in particolare in questo sito il mio saggio già ricordato: I palestinesi sottomessi a Israele ma anche ad Hamas e ANP. Come uscirne?), è un processo simile a quello sudafricano, in cui preso atto che oramai nell'intero territorio vivono a) popolazioni di religione ebraica e provenienza occidentale; b) di fede ebraica ma provenienti  (e scappati, per persecuzioni e ostilità) da paesi arabi; c) palestinesi d'origine, di fede, in netta prevalenza oggi, islamica; d) altre comunità islamiche di provenienza araba e che oramai hanno numeri superiori a quelli dei palestinesi stanziali, la riproposizione di due Stati e due popoli non ha più chance non solo per gli "opposti estremismi" (di cui certo uno, quello del governo israeliano, ben più potente e distruttivo dell'altro) dell'ultradestra israeliana e dell'orrendo Netanyahu, da una parte, e di Hamas, Jihad e soci dall'altra. Ma perchè i popoli sono ben più di due e dei presunti due Stati quello palestinese non ha, a mio avviso, alcuna chance economica e di rapporti di forza, militari e politici, per giocarsela alla pari con Israele e vivere decentemente. 

Dal che l'idea, che al momento può apparire pressochè impossibile o comunque assai ardua, ma che a mio parere lo è meno dei presunti "due Stati e due popoli" e tanto più del "buttare a mare tutti gli ebrei", di uno Stato multietnico, non confessionale ma rispettoso di tutte le fedi, democratico e inclusivo, pacificato. Processo che ovviamente deve passare innanzitutto per la sconfitta e la cacciata intanto dell'attuale governo criminale israeliano e dell'ultradestra fascistoide che lo sostiene, e in parallelo ,sull'altro versante, di Hamas, Jihad e tagliagole ultrareazionari consociati che usano cinicamente il povero popolo palestinese per la loro "guerra santa contro gli infedeli".

Piero Bernocchi

* * *

di Roberto Giuliani I

Tempo fa volendo acquistare il libro Storia del sionismo, sono andato sul sito di Massari editore e, sorpresa, nel catalogo, a proposito del libro di Nathan Weinstock, ho trovato la dicitura: "ristampato senza l’autorizzazione dell'autore", intendendo che l'autore nel tempo aveva cambiato le sue posizioni, il che mi ha scoraggiato nel procedere all’acquisto.

Ora, atteso che il sottoscritto non è uno storico, è gioco facile contestare alcune mie affermazioni, però, pur senza nessuna velleità, essendo dotato di un cervello, che si sforza di capire criticamente il contesto in cui viviamo e quanto accade nel mondo, che seppur lontano da noi geograficamente, ci è terribilmente vicino, mi faccio alcune domande: Claudio Albertani nega che gli ebrei siano stati deportati a causa della rivolta, soffocata nel sangue nel 70 d.C., dunque, si sparsero nel mondo conosciuto per amore di avventura?

Mi chiedo anche quanti conoscano il significato di "sionismo" e perchè si chiami così. Invito chi utilizza disinvoltamente (in senso negativo) questo termine, facendo uno sforzo, a cercarsi la risposta. Da parte mia, posso solo dire che il "sionismo" ebbe tre declinazioni: liberaldemocratica, socialista e ultraortodossa. Di conseguenza, faccio sommessamente notare che, purtroppo, a seguito della risoluzione Onu del 1947, seguirono 4 (quattro) guerre di aggressione contro Israele: 1948, 1956,1967, 1973, numerose intifade, attentati sanguinosi, i conflitti a Gaza: 2008, 2014, 2023. L'atteggiamento aggressivo della lega araba ( a cui poi si è aggiunto lì'Iran), teso alla distruzione di Israele e non certo alla creazione di un'unica entità israelo-palestinese, ha favorito l'ascesa dell'estrema destra israeliana al governo, cavalcando la reale percezione dell'accerchiamento e del pericolo della distruzione, mettendo all'angolo le opzioni socialista (kibbutz) e liberal-democratiche.

Sorvolo sull'accusa di "deicidio", che tanto ha pesato sulla sorte degli ebrei nel mondo e sorvolo anche nel ricordare la cospicua componente ebraica nella nomenclatura rivoluzionaria russa (V. Lenin, L. Trotsky, G. Zinoviev...) e mondiale (R. Luxembourg), per non parlare di K. Marx e, a seguire, della «Scuola di Francoforte».

Ora, siccome la mia risposta rischia di divenire una "lenzuolata", mi fermo qui, con una domanda: chi ha ucciso e perchè F. Bernadotte, A. Serat (1948), L. Moyne, A. Sadat (1981) e Rabin (1995)? Chiudo con un mio auspicio, e cioè che si possa pervenire ad una pace definitiva in Palestina con la creazione di due Stati confederati.

 

Roberto Giuliani

 

* * *

 

di Roberto Giuliani II

 

Caro Piero, intendiamoci, lungi da parte mia affermare che gli ebrei abbiano diritto per questioni storiche a essere i proprietari della Palestina, quel che cerco di dire è che dopo la shoah, gli ebrei si resero conto che senza uno Stato sarebbero stati sempre ostaggio dei Paesi, che mal volentieri li ospitavano. La migrazione verso la Palestina iniziò verso gli anni '30, acquistando vasti territori dai latifondisti arabi, ma esplose con la Shoah. Dopo aver esaminato soluzioni alternative, tipo il Sudamerica, la scelta principale cadde sulla Palestina. D'altronde per costituire uno Stato si doveva individuare un territorio dove non preesisteva già uno Stato e dove trovarlo? Non esistono territori senza Stato, ovunque sarebbero stati degli invasori. La scelta cadde sulla Palestina, sia per motivi storici sia perchè lì non c'era un'entità statuale, visto che per secoli e fino alla fine della I guerra mondiale la Palestina fu sotto il dominio ottomano. Decisione giusta, decisione condannabile? Ognuno ha la sua legittima opinione.

Ma qui sorge il vero problema, ossia quello degli Stati-Nazione, noi siamo per un mondo fatto di comunità che si autogovernano e vivono in pace con le altre comunità e, quindi per l'estinzione dell'istituzione Stato, ma la realtà ci dice cose diverse, ossia che i popoli senza Stato hanno vita molto difficile. Ho esaminato la storia di quattro popoli e, purtroppo, ho dovuto convenire che nella fase attuale, l'estinzione degli Stati è un’utopia.

Tornando ad C. Albertani, mi ha colpito una sua affermazione:

 

"Quanto alla storia del sionismo, lo storico ebreo statunitense Lenni Brenner (Zionism and Fascism: Zionism in the Age of Dictators, 1983) ha dimostrato che, negli anni Venti e Trenta, i massimi dirigenti dell'Agenzia ebraica negoziarono persino con Hitler e Mussolini per raggiungere i loro obiettivi»

 

Strano che dimentichi come anche la comunità arabo-palestinese strizzasse l'occhio al nazifascismo, in funzione antiebraica e anti britannica. Inoltre, fu la cd banda Stern a cercare convergenze con l'asse nazifascista e non l'Agenzia ebraica, per le stesse motivazioni degli arabo-palestinesi.

Chiudo ribadendo che ritengo realistica solo la costituzione di due Stati, ma confederati.

Roberto Giuliani

 

 

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.