L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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venerdì 22 dicembre 2023

UN’ALTRA DONNA VITTIMA DELL’ISLAMISMO IRANIANO


di Roberto Massari, Antonella Marazzi, don Ferdinando Sudati


Carissimi/e,

oggi [21/12/23] fremo di ira e orrore a vedere cosa il regime iraniano sta facendo alle sue donne, impiccandole a decine.

Vorrei reagire, anche per stigmatizzare il rifiuto dei presunti «kompagni» di solidarizzare con le donne oppresse dall’islamismo (non dall’integralismo islamico, ma dall’islamismo tout court, che anche in Iran è un islamismo di regime). Ma sono così inferocito che rischio di dire degli sfondoni. Fatico però a tacere.

Possibile che anche su una questione così umana ci si trovi ad essere isolati rispetto alla sinistra reazionaria che nel suo viscerale antiamericanismo finisce col dare copertura politica anche a questi immensi crimini verso le donne? E un po’ anche verso gli uomini iraniani che a loro volta vengono impiccati a centinaia per ragioni spesso di puro libero arbitrio.

C’è poi la lugubre ironia che l’Iran ha assunto da poco la presidenza del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni unite (Unhrc). Gli è toccato per avvicendamento come prevede il regolamento. Ebbene, una logica minimamente «politica» avrebbe voluto che, avendo assunto questo incarico da poche settimane, sospendessero momentaneamente le esecuzioni, almeno quelle delle donne, almeno quella di ieri che grida vendetta al cospetto dell’umanità ancora umana: una madre di due figli, costretta a sposarsi a 11 anni e che ha reagito alle violenze del marito uccidendolo.

Ma appare chiaro che a loro dell’opinione internazionale non interessa nulla. Nel loro attuale Medioevo non esiste alcuna preoccupazione per l’opinione pubblica internazionale. Loro hanno Allah dalla loro parte…

Se qualcuno se la sente di scrivere un testo di denuncia, sarò lieto di associarmi. Io non me la sento.

Roberto

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Capisco l'orrore di Roberto e da donna dovrei trovare la forza e le capacità per scrivere io una lunga e argomentata protesta di fronte a queste manifestazioni di terribile disumanità, ma mi vengono meno sia la forza che le capacità.  Che si può dire di altro oltre ciò che si è scritto a più riprese sul nostro blog a proposito di questi crimini bestiali?

Francamente mi mancano le parole, i pensieri, le riflessioni appropriate e pacate. Sento salire al mio interno una furia irrazionale e tremenda contro questi regimi islamici immersi in una loro dimensione barbarica e arcaica fuori del tempo e tragica. Ho voglia di vomitare tutto il mio furore più aggressivo verso questi uomini, comunque appartenenti al genere umano, che si arrogano il diritto di torturare e uccidere in nome di un dio, che tra tutte le divinità inventate nel corso del tempo è certamente il più diabolico e vendicativo e anche il più idiota.

E il furore mi porta al desiderio di uccidere con le mie mani tutti costoro. Con una furia tremenda e irrazionale come la loro. E ciò non deve accadere perché si diventerebbe simili a loro. Ma debbo confessare che la mia disapprovazione, se non la mia furia, tocca anche le donne islamiche, quelle che non si ribellano, quelle che si coprono completamente divenendo dei fantasmi mortiferi e che giungono a convincersi che tutto ciò sia giusto e santo. Quelle che perpetuano nelle famiglie di fronte a figli e figlie la propria profonda subordinazione, come se fosse un motivo di vanto, e ne fanno oggetto di esempio ed educazione. Certo, conosciamo bene i meccanismi psicologici per cui le vittime divengono complici dei loro tortutatori in una società che da secoli si muove sulla base di questi canoni. Ma la mia furia rimane e finisce per avvolgere anche le donne che sempre sono vittime, ma spesso, inconsapevolmente, complici, appunto della società assassina. 

Tutti i governi degli stati borghesi cosiddetti democratici dovrebbero richiedere a gran voce la rimozione dell'Iran dalla presidenza del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite, ma la ragione di Stato e l'opportunismo osceno politico impedisce tutto ciò. Se credessi in qualche ente superiore urlerei: che siano maledetti! E che sia sottolineata sempre e con forza l'idiozia politica della sinistra reazionaria che nella sua furia antiamericana non si ferma di fronte ai massacri dei civili palestinesi ed ebrei, né a quelli del popolo ucraino e delle donne che hanno avuto la sorte perversa di nascere in terre islamiche. Che sia maledetta anche lei di fronte agli occhi dell'umanità intera!

Antonella

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Anch’io, Roberto, ho provato indignazione (e umiliazione) alla notizia dell’impiccagione di quella giovane donna. Tanto più che è avvenuta dopo 10 anni di durissimo carcere e che potrebbe aver avuto tra i 28 e i 32 anni - il figlio maggiore ne ha 17 e il più piccolo 10 - ed essere stata data in sposa a un energumeno a non più di 11 anni (cfr. Francesca Paci, La Stampa del 21-12-2023). E non sapevo, come tu riferisci, che proprio all’Iran è toccata la presidenza del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite!

Siamo al fallimento delle istituzioni di più alto livello, oltre di singole personalità, e pure del senso comune.

Qualche giorno fa, a fine novembre, ti scrivevo della conversazione telefonica tra papa Francesco e il capo di Stato dell'Iran, Ebrahim Raisi, su richiesta di quest'ultimo, per una mediazione del papa per un cessate il fuoco a Gaza. E della mia aspettativa che il papa gli avesse risposto: “Lo farò, anzi, continuerò a farlo volentieri e ti ringrazio di avermelo chiesto, però tu cerca di portare il tuo Paese fuori dal Medioevo e, in particolare, fai cessare lo stupro, la tortura e l’assassinio di ragazze per motivi di velo portato un po’ di traverso - e lascia che pure non lo portino -, e la condanna a morte di giovani che fanno dimostrazioni, lecite in quasi tutti i Paesi del mondo, a favore di elementari diritti”. 

Non ho, però, letto o sentito notizia del genere; forse la diplomazia non lo consentiva, ma di che dannata diplomazia parliamo?  Oppure gliel’ha detto “in privato”, che sarebbe già qualcosa, ma non lo si può divulgare, e allora serve a poco!

Ci manca solo che, passo dopo passo, ma abbastanza velocemente, il Medioevo ritorni in Europa. Lo farà, e probabilmente lo "meritiamo", ma sento dispiacere per le future generazioni.

Ti saluto e oso inviare anche un augurio di pace in questo Natale che assomiglia così tanto a un Venerdì santo.

don Ferdinando


P.S. Ho letto ora il commento di Antonella, che mi trova del tutto d'accordo. Salvo scusare - ma lo fa anche lei - un po' di più la mancata iniziativa delle donne islamiche, sia per la loro educazione fin da piccole sia soprattutto perché quei regimi sono davvero spaventosi.



Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.