L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

ČESKÝDEUTSCHΕΛΛΗΝΙΚÁENGLISHESPAÑOLFRANÇAISPOLSKIPORTUGUÊSРУССКИЙ

lunedì 25 dicembre 2023

DISCUSSIONE SU ISRAELE (Parte 2ª di 3)

di C. Albertani, M. Nobile, R. Massari

 

Risposta ad Albertani

di Michele Nobile

 

link all’articolo di Albertani: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-1-di-3.html

 

Caro Claudio

Siamo d’accordo sul punto più importante: che la soluzione dei due Stati – uno ebraico, l’altro arabo-palestinese – non è affatto una soluzione ma qualcosa che riproduce il conflitto fra le due nazionalità, senza rendere giustizia ai palestinesi. En passant, sono a conoscenza della maggior parte degli studiosi che citi (e di qualcun altro), della ICAHD e della One Democratic State Campaign

È proprio considerato da questo punto di vista che il tuo articolo è contraddittorio. 

Tu contesti la validità delle pretese sioniste basate sulla storia antica. Non entro nel merito della storiografia antica perché, in realtà, è irrilevante. Quel che invece importa è la realtà del sionismo, un modernissimo movimento nazionalista prodotto dalla persecuzione degli ebrei, prima nel territorio dell’Impero russo e poi da parte del nazismo sterminatore in tutto il continente europeo. Il punto è che, in quanto movimento politico – laico e al suo interno perfino con correnti socialiste – il sionismo è profondamente contraddittorio: da una parte è movimento di un gruppo - etnico o religioso-culturale - atrocemente perseguitato; dall’altra movimento che rientra nella categoria del colonialismo, precisamente nella categoria delle colonie di popolamento. Da ciò il rapporto ambiguo con l’imperialismo britannico. Non poteva fare a meno dell’appoggio britannico, ma poi si risolse a combatterlo. E l’imperialismo britannico appoggiò l’attacco degli Stati arabi al momento della proclamazione dello Stato di Israele, la ragione per cui Stalin sostenne Israele, facendo in modo fosse rifornito d’armi dalla Cecoslovacchia. Ma questo ti è noto, lo ricordo giusto per completezza.

Arrivando al dunque, se si ritiene che la sola possibile soluzione al conflitto arabo-israeliano sia la formazione di un unico Stato democratico, laico e multietnico (sulla cui precisa costituzione è qui inutile discutere), non è possibile usare formule che suscitino l’impressione che l’obiettivo sia la distruzione dello Stato di Israele. Pur sbagliata, la negazione della legittimità d’esistenza dello Stato di Israele aveva senso quando l’obiettivo dell’OLP era espellere gli ebrei insediatisi dopo il 1917 (posizione alla fondazione nel 1964); aveva ancora senso quando l’OLP passò alla posizione dello Stato democratico (posizione assunta nel 1971, se ricordo bene), cioè a uno Stato istituzionalmente arabo-palestinese ma in cui avrebbero potuto risiedere gli ebrei, purché non sionisti. Secondo queste posizioni l’«entità sionista» non aveva diritto d’esistere e quindi andava distrutta con la lotta armata; il che – dati i limiti operativi delle forze combattenti delle organizzazioni palestinesi - in pratica significava distrutta non solo e non principalmente con armi palestinesi ma con gli eserciti degli altri Stati arabi. Sappiamo come è andata a finire. Adesso a sostenere la lotta armata palestinese non rimane che l’Iran, il regime più reazionario che esista. 

La strada verso l’unico Stato multietnico è molto lunga e aspra. Negare a priori la legittimità di Israele significa renderla impossibile. In conclusione del mio articolo ho scritto che la lotta per un unico Stato democratico 

 

«richiede un movimento di lotta contro i rispettivi nazionalisti sciovinisti e fanatici, in cui confluiscano arabi palestinesi ed ebrei israeliani, la ridefinizione delle loro identità, in definitiva il rivoluzionamento sia della scena politica palestinese sia di quella israeliana». (http://utopiarossa.blogspot.com/2023/10/per-un-solo-stato-multietnico-laico-e.html)

 

«Rivoluzionare» la scena politica israeliana richiede che una grande maggioranza di israeliani rinneghi il sionismo. Ma a questo risultato non si può giungere dicendogli semplicemente: «il vostro Stato non ha alcuna legittimità storica». Gli ebrei israeliani dovranno fare i conti con la storia del sionismo ma, in termini politici, negare la legittimità di Israele è come dirgli che la loro nazionalità ebraico-israeliana non ha alcun diritto di esistere. Questo sarebbe un favore al sionismo. Inoltre, uno dei modi in cui si può mettere in crisi il sionismo è lo scioglimento dell’Autorità nazionale palestinese per rivendicare l’integrazione con pieni diritti dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania nello Stato di Israele. È discutibile, ma può essere una via verso una comune realtà politica israelo-palestinese. 

 

Un altro aspetto critico del tuo articolo è ciò che manca: la condanna durissima e senza mezzi termini di Hamas e soci come nemici del popolo palestinese, oltre che degli ebrei. Per farla breve: la strage di civili palestinesi in Gaza è eseguita dall’esercito israeliano ma il mandante della strage è Hamas. Di tutti gli orrori moderni che mi vengono in mente l’attacco di Hamas del sette ottobre 2023 è uno dei più assurdi e cinici. Non hanno solo fatto la più grande strage di civili ebrei in quanto ebrei dai tempi del nazismo. Sapevano perfettamente che la reazione di Israele questa volta non sarebbe stata una sanguinosa incursione, come è atrocemente normale nel ciclo bellico arabo-israeliano, ma un’invasione totale con l’obiettivo dell’annientamento di Hamas. Nell’articolo del 19 ottobre scrissi che  

 

«Se i bombardamenti non cessano e se l’esercito israeliano invade Gaza le vittime palestinesi, in maggior parte civili, saranno tra dieci e venti volte più numerose delle vittime dell'incursione di Hamas. Su questo non ci si può fare nessuna illusione».

 

Non volli aggiungerlo, ma davo per scontato che le vittime fra i palestinesi sarebbero state intorno a 20 mila. Non è che abbia la sfera di cristallo o chissà quali strumenti. Lo si capisce estrapolando dai precedenti, considerando la densità della popolazione di Gaza e quel che significa il combattimento in ambiente urbano. I capi di Hamas sapevano bene che la loro miglior difesa sarebbe stata proprio la strage della popolazione civile e gli appelli al cessate al fuoco. Hanno deliberatamente sacrificato migliaia di persone per i loro interessi, in una logica fanatica del martirio ma anche con un calcolo astuto e cinico, per passare come gli eroi del mondo arabo e della causa palestinese. 

Gli appelli al cessate il fuoco non sono credibili se non si dice a chiare lettere che Hamas e soci agiscono come nemici del loro stesso popolo. Bisogna sforzarsi di separare nettamente Hamas dai civili palestinesi. Trovo eticamente vergognoso e politicamente suicida che si inneggi alla «resistenza palestinese» identificandola con Hamas e soci, il che è obiettivamente un appoggio all’antisemitismo di queste carogne. Questi vanno politicamente distrutti e se sono i palestinesi ad ammazzarli, ben venga. È cosa che mi auguro con tutto il cuore. 

A maggior ragione, non può tacere su questo chi sostiene l’idea di un unico Stato arabo-israeliano e della de-colonizzazione di Israele. 

Spero che questa mia chiarisca le perplessità circa il taglio del tuo articolo. È un problema di coerenza relativamente all’obiettivo che condividiamo.

 

Un abbraccio,

Michele 

 

 

 Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.