L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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domenica 15 marzo 2020

Impariamo dai virus

di Michele Zizzari
 
Qualcuno lo disse fin dal principio, che il sistema capitalistico avrebbe generato una permanente successione di crisi e di emergenze umane, sociali e ambientali, e ovviamente economiche. Purtroppo le profezie hanno la cattiva abitudine di avverarsi, soprattutto quando sono dettate dal buon senso, dall’osservazione oggettiva e disinteressata dei fenomeni, da riscontri scientifici e da una critica onesta e intelligente. 

Qualcuno ha voluto, forzosamente e in nome dell’economia, piegare e assoggettare la Natura e l’Umanità alla legge del profitto, senza badare ai danni collaterali umani e sociali e alla progressiva distruzione dell’ecosistema e del suo indispensabile equilibrio, inaugurando l’Era del Capitalocene (termine forse più preciso di Antropocene, perché se l’Uomo avesse adottato un sistema e uno stile di vita diverso, forse non avrebbe causato danni così enormi).
Sono secoli che crisi epocali, di vario genere e di portata globale, fanno da monito e suggeriscono un cambiamento radicale. Noi però continuiamo come niente fosse sulla strada sbagliata, andando dritti verso la catastrofe e a restare masochisticamente assoggettati al carnefice e alla sua folle ideologia dello sviluppo a ogni costo.
Non sono bastati l’emergenza e la devastazione ambientale (che qualcuno continua perfino a negare); le crisi nucleari; le guerre, i massacri, i genocidi compiuti in nome di questo o quell’interesse nazionale, per accaparrarsi mercati, risorse, acqua, gas, petrolio, diamanti, coltan, silicio, minerali strategici, armi e chi ne ha più ne metta.
Non son bastati le Taranto del mondo; l’esplosione di tumori e malattie causati dai processi produttivi inquinanti e dai consumi avvelenati; la diffusione della depressione e dell’infelicità; la corruzione mafiosa eletta a sistema; le crisi finanziarie; la crescita esponenziale della precarietà e della povertà, eccetera eccetera.
Ora, all’ordine del giorno, grazie al Corona Virus, son le pandemie.
Tutte cose che mostrano, con l’evidenza dei fatti, che è assolutamente necessario liberarsi dalla dittatura dell’economia e dal suo sistema suicida, pena la progressiva estinzione della società umana e la distruzione dell’ambiente. Ѐ assolutamente necessario, semplicemente perché l’economia capitalistica è del tutto incompatibile con la salute, il benessere e la felicità delle persone, con la giustizia sociale, con l’etica nel suo senso più ampio e laico e con il rispetto dell’ambiente. Ѐ un dio-macchina senza coscienza, avido, cinico e vampiro, assetato di tutto, e – accecato dalla sua insaziabile cupidigia – consumerà inesorabilmente ogni cosa. Inutile sperare ingenuamente in un capitalismo dal volto umano o ecosostenibile. Non esiste, non può esistere. La prima e unica legge di questo sistema è il profitto, tutte le altre leggi non contano. E fintanto sarà così, tutti saranno, in un modo o in un altro spinti ad adeguarsi, vivendo solo e comunque in funzione della produzione di un reddito, piccolo o grande che sia, solo in quanto consumatori. Chi non ce la fa, qualunque ne sia la causa, può pure annegare nei viaggi della speranza, crepare di freddo su una panchina, di fame, di malattia, di torture in qualche nuovo lager, in qualche catastrofe ambientale o sotto le bombe dei signori della guerra. Chi se ne frega! Si salvi chi può e ognuno per sé! Disperati in meno da sfamare, o da assistere! Scorie, rifiuti umani, secondo la caustica definizione di Bauman. Se poi contagiati di un oscuro virus e cinesi, peggio ancora! Che Dio ce ne scampi!
Già, un Dio (di qualunque religione si tratti) sempre più chiamato in causa à la carte, a proprio uso e consumo, che sia per una partita di calcio, una scommessa, una guerra, una competizione elettorale o una crociata razzista.
Qualcuno obietterà che il Corona Virus (a differenza di quello della Sars e della Mers che erano collegati a una spregiudicata politica di sfruttamento degli allevamenti animali a scopo di lucro) sarebbe potuto presentarsi comunque. Rispondo che non è affatto detto. Diversi virus di provenienza animale hanno dovuto e potuto, loro malgrado, cambiare ospite grazie alla deforestazione selvaggia e alla riduzione sistematica del loro habitat naturale causata proprio dalle attività umane, e magari nessuno sarebbe andato a disturbare quel pipistrello nella giungla. Comunque sia, in un sistema di vita animato e governato dalla solidarietà e dalla condivisione, avremmo affrontato la minaccia in un clima di grande cooperazione internazionale, prontamente, senza temporeggiare per la paura di qualche mancato incasso, di perdere affari e profitti mettendo le borse e il Pil davanti alla salute; senza assistere allo sciacallaggio politico a buon mercato o all’accattonaggio su mascherine e amuchina. Lo avremmo affrontato con strutture e strumenti ben più adeguati ed equamente distribuiti nei territori; mentre sappiamo che perfino le strutture delle zone più ricche sono in crisi di fronte all’emergenza. Figuriamoci quello che potrebbe accadere se un virus del genere o addirittura più aggressivo si diffondesse allo stesso ritmo in quelle più povere!
Ed è così solo perché la regola è quella di far quadrare conti, bilanci e soprattutto i profitti dei privati e dei Paesi più ricchi!
Avremmo affrontato il virus con un numero di addetti ben superiore e ben più motivati! Sappiamo invece come siano stati tagliati sistematicamente e irresponsabilmente i fondi della Sanità Pubblica (per non parlare della Scuola), riducendo al lumicino medici e infermieri, costringendoli a un impegno al limite dell’insostenibilità, e per giunta senza un’adeguata gratificazione economica. E tutto per favorire la libera iniziativa privata e il sempre più profittevole mercato della Salute! Vorrei vedere cosa sarebbe accaduto in queste settimane se non ci fosse stato neppure quel poco di pubblico che c’è rimasto!
Che la gestione dell’acqua, dei rifiuti, dell’energia, dell’Istruzione, della Salute, dei trasporti e di tutti i settori d’interesse generale torni pienamente, al cento per cento, sotto ogni punto di vista, a monte e a valle dell’insieme delle attività, sotto il controllo pubblico!
Gratis i privati non te lo salvano il culo! Negli USA un tampone costa migliaia di dollari!
In un sistema diverso avremmo affrontato la pandemia mettendo immediatamente a disposizione di tutti e a livello globale conoscenze, competenze e strumenti; senza gelosie o sete di primati nazionalistici; senza assistere a squallide campagne razziste di criminalizzazione e di colpevolizzazione di questo o quel popolo! Senza assistere alla miserevole gara di contare quale Paese, Regione o Città ha più morti e contagiati!
Una volta gli appestati erano gli emigranti italiani, additati con epiteti disgustosi… poi a seguire gli albanesi, gli africani, i cingalesi e così via… e a seconda del periodo storico e della latitudine, ora erano i barbari del Nord e ora i saraceni, per non parlare dei selvaggi, di quei popoli nativi ridotti in schiavitù, all’estinzione o immolati sull’altare dello sviluppo economico… Di questi tempi gli appestati sono i poveri, tutti i poveri, e tutti quelli che migrano scappando da guerre, persecuzioni, carestie, miseria, disastri ambientali e siccità.

Per il Corona Virus invece, appena ieri erano i cinesi, oggi gli italiani, e domani chi sa…

Sarebbe proprio ora di smetterla di buttare la croce sempre addosso agli altri, tanto prima o poi tocca a tutti, e non solo di ammalarsi, di invecchiare o di morire…

Siamo tutti figli della stessa Terra, abitanti di un unico villaggio globale…

Inutile fuggire, d’isole felici e irraggiungibili non ve ne sono quasi più…

Come abbiamo avuto prova ancora una volta, un titolo tossico emesso da una banca negli USA può mandare sul lastrico tutti i risparmiatori del mondo, e lo starnuto di un neozelandese può contagiare i continenti… Siamo tutti sulla stessa barca, su un pianeta ormai sofferente, che forse comincia ad averne abbastanza.
Perciò: liberiamoci dalla dittatura dell’economia e del cosiddetto libero mercato (che di libero non ha proprio nulla); dal dominio della finanza, della corruzione e della speculazione; dall’ossessione dello sviluppo, della competitività e della produttività; dalla tirannide degli affari e delle armi. Facciamolo, prima che sia troppo tardi.
Qualcuno potrebbe pensare che questo discorso sia utopico, ma si sbaglia, e alla grande. Mai come oggi l’Uomo e l’Ambiente in cui vive ne hanno l’assoluta necessità.
Mai come oggi l’Uomo ha la concreta possibilità, l’opportunità, gli strumenti, la creatività, le risorse e le tecnologie per poterlo fare. Bisogna solo volerlo, spingere con forza i potenti e i riluttanti a mettersi da parte, e cominciare a rivedere tutto quanto, a cambiare stile e sistema di vita, applicando e sperimentando ovunque e in ogni campo nuove e buone pratiche. Di esempi concreti, studi, dati e idee ve ne sono già tanti, basta renderli operativi a ogni livello. Non voglio credere che l’Umanità sia diventata a un tratto così incapace e miope. Non voglio credere che l’intelligenza umana sia diventata così ottusa e rigida da non riuscire neppure a pensare e a immaginare un altro modo di vivere, un altro modo di produrre (e al più basso impatto ambientale possibile) e di distribuire (e il più equamente possibile) beni e servizi per tutti. Cominciamo a pensare, a studiare, a cercare e ad agire liberamente. Mettiamo a lavoro tutte le nostre conoscenze, tutte le nostre competenze, tutta la nostra creatività, tutta la nostra ingegnosità, liberandole dal condizionamento economico che le rende inefficaci e conservatrici. Si può fare, si deve fare, è possibile, non c’è alternativa. Impariamo dai virus. Impariamo a mutare, a cambiare.

Togliamoci di dosso l’inutile e funesto involucro che ci contiene.

Ne va della nostra sopravvivenza e della nostra felicità. 


Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.