L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

ČESKÝDEUTSCHΕΛΛΗΝΙΚÁENGLISHESPAÑOLFRANÇAISPOLSKIPORTUGUÊSРУССКИЙ

domenica 6 ottobre 2024

L’ANTISEMITISMO DEI NIPOTI DI HITLER

di Roberto Massari


ITALIANO - ENGLISH - ESPANOL - FRANÇAIS


I nipoti di Hitler sono tanti, troppi, e comunque molto più di quanti l’umanità si sarebbe aspettata di dover tollerare nel Terzo millennio. Anch’essi vogliono lo sterminio degli ebrei, ma «solo» di quelli che vivono in Israele, a differenza del «nonno» che, all’epoca del Patto nazi-sovietico, preparava la «soluzione finale», cioè lo sterminio degli ebrei nel mondo intero.

In Medio oriente tale proposito era rappresentato da un campione dell’antisemitismo, molto popolare nel mondo arabo: Muhammad Amin al-Husseini, il Gran Muftī di Gerusalemme e una delle più alte autorità dell’Islam sunnita. Oltre a combattere gli ebrei, questi reclutava soldati mussulmani (arabi e bosniaci) per le SS naziste e per il Regio esercito fascista italiano. Nell’incontro con lui, del 28 novembre 1941 a Berlino, Hitler dichiarò che avrebbe fatto di tutto per impedire la nascita di uno Stato ebraico (come viene chiesto oggigiorno dai suoi «nipoti») e lo rassicurò sulla propria intenzione di sterminare tutti gli ebrei anche nella regione palestinese (idem come sopra).

L’esito della Guerra impedì che tali propositi si avverassero, ma il feroce antisemitismo di al-Husseini sopravvisse nella figura del primo presidente dell’OLP - Ahmad al-Shuqayrī - che rivestì la carica dal 1964 al 1967, prima d’essere sostituito da Arafat.

Qui però non voglio  parlare dell’antisemitismo di matrice islamica (sunnita, sciita ecc.) né di quello dei nostalgici del nazismo e nemmeno dell’antisemitismo di Stalin negli ultimi anni del suo regno. Voglio invece stabilire dei criteri (il più possibile semplici e schematici) per definire la nuova ondata di antisemitismo dilagata nel mondo giovanile e nelle università occidentali, dopo il pogrom antiebraico di Hamas (7 ottobre 2023), nel sud di Israele, e dopo l’ennesima aggressione di Hezbollah (8 ottobre 2023), nel nord: entrambe le aggressioni concordate con l’Iran che a un certo punto ha aggredito Israele a sua volta, con valanghe di lanci di missili sulla popolazione civile. Lanci respinti dalla difesa israeliana, col concorso per la prima volta di alcuni Stati arabi: un fatto che rende ottimista chi crede nella pace, perché indica un calo dell'antisemitismo «storico» nel mondo arabo-mussulmano (vedi le reazioni di consenso per l’uccisione di Assan Nasrallah nel mondo sunnita), a differenza di ciò che accade nei campus e nelle manifestazioni dell’antioccidentalismo europeo e americano. Nel mondo arabo  cala l’antisemitismo, mentre nell’Occidente cresce. Vallo a spiegare…


[In realtà io una spiegazione l'avrei, anche se un po’ azzardata sul piano storico.

L'isteria del nuovo antisemitismo - quello antioccidentalista, di «sinistra», universitario, da Internet, di moda ecc. - deriva dal fatto che le vittorie militari di Israele stanno rompendo lo stereotipo classico del povero ebreo, umiliato e sofferente, al quale la cultura «cristiana» dominante aveva abituato l’umanità per oltre 20 secoli dopo aver dato il massimo contributo alle persecuzioni antiebraiche (accusa di deicidio, Inquisizione ecc.). Nella cultura «cristiana»  (cattolica, protestante e ortodossa)  gli ebrei apparivano storicamente come un popolo destinato ad essere sempre sconfitto e perseguitato: dalla Guerra giudaica di Pompeo nel 63 a.C., passando per il 70 d.C., i pogrom medievali e moderni,  e arrivando all’Olocausto nazifascista.

Dal 1948, però, i sopravvissuti dell’Olocausto e i loro figli, nipoti ecc. hanno rovesciato lo stereotipo, dimostrando al  mondo di essere i migliori combattenti che ci siano, i più efficaci nel respingere le aggressioni, e i più motivati e decisi a difendere la sopravvivenza della propria nazione, pronti questa volta a farsi uccidere fino all’ultimo ebreo israeliano se necessario. Questo rovesciamento dello schema classico - del povero ebreo sofferente e perseguitato - ha innescato una reazione isterica in parte del mondo culturale che con quello schema mentale (una tipica proiezione sadomasochistica) era cresciuto e aveva persino elaborato un proprio modo di condannare l’Olocausto: un modo fatto di pietas cristiana verso chi ha tanto sofferto, con il relativo invito alla rassegnazione e la certezza che il tentativo di sterminare gli ebrei non si sarebbe più ripetuto… almeno fino al 7 ottobre 2023.

Ecco, alla base della nuova esplosione di antisemitismo «occidentale» c’è il rifiuto di rassegnarsi al loro destino di umiliazioni e sofferenze da parte degli ebrei d’Israele (quali che siano le differenze etniche e politiche tra loro). Dal 1948 essi hanno detto «basta» a duemila anni di persecuzioni, e da allora si hanno avute tutte le prove che continueranno a dirlo con sempre maggiore efficacia militare, passando dalla parte dei vincitori e non degli sconfitti. Al momento, per es., gli sconfitti sono chiaramente l’Iran e le sue organizzazioni terroristiche che purtroppo fanno pagare agli abitanti di Gaza e del Libano il prezzo in vite umane della loro follia genocida.

Può anche accadere, invece, che nell’antisemitismo «occidentale» (in particolare nelle sue componenti sadomasochistiche) si verifichi a un certo punto la classica svolta a favore di chi sta vincendo. Svolta che in embrione si può già cogliere in certi ambienti sunniti, ostili peraltro al regime iraniano: le masse pecorone che oggi inneggiano allo sterminio degli ebrei, potrebbero sentire nel futuro il fascino della superiorità militare israeliana, cioè di un popolo che usa la forza in forma vincente, e diventare così ultrafiloisraeliane, alla ricerca di altre fonti di persecuzione-rassegnazione (secondo lo schema rovesciato del «sacro carnefice», magistralmente descritto da Hyam Maccoby). Un processo analogo si era verificato su scala molto più vasta con l’amore di massa per lo stalinismo di Stalin e per il maoismo di Mao. Di quest’ultima follia fui testimone, osservatore diretto e tenace avversario fin dal suo nascere, e riscontro enormi analogie con la moda antisemita attuale. Spero di parlarne in altra occasione.]      


Quanto segue, lo si può considerare un prontuario che riassume le posizioni che circolano negli ambienti del nuovo antisemitismo. È utile per coloro che, protestando contro Israele e inneggiando ad Hamas o Hezbollah, lo fanno in buonafede, senza sospettare di essere a loro volta degli antisemiti, eredi per l’appunto dell’antisemitismo nazista, fascista, ustascia, staliniano (dell’ultimo Stalin), o forse semplicemente vittime inconsapevoli delle falsità circolanti nel Web. Queste sono camuffate da antisionismo, antimperialismo, antioccidentalismo, antiamericanismo, terzomondismo ecc., anche se spesso rispondono semplicemente a stati psichici alterati.

Nell’esaminare i punti seguenti, chi dovesse riconoscersi anche in un solo di essi, farebbe bene a fermarsi, riflettere, informarsi meglio, leggere qualche buon libro e magari chiedere consiglio a chi ha dedicato la propria vita a combattere contro il nazismo, il fascismo, gli ustascia, lo stalinismo, l’hitlerocomunismo e altri nemici della civiltà umana. Ma soprattutto farebbe bene ad ascoltare liberamente la voce della propria coscienza, al momento sommersa dalla moda antisemita dilagante.


Le affermazioni che seguono sono tutte false. La vulgata antisemita invece le contrabbanda come vere. A volte però è anche grossolana ignoranza che spinge a crederle vere. Del resto antisemitismo e ignoranza hanno una lunga storia di convivenza simbiotica.


1) Il popolo ebraico (inteso in senso etnico-culturale e non necessariamente religioso) non esiste e forse non è mai esistito. È tutta un’invenzione pseudobiblica del sionismo, e le stesse cifre dell’Olocausto sono state gonfiate artificialmente. (Del resto, come avrebbe potuto Hitler sterminare 6 milioni di un popolo inesistente?).

2) Al termine della Seconda guerra mondiale non c’era alcun bisogno di trovare una collocazione terrritoriale in cui i sopravvissuti della Shoah potessero vivere come nazione indipendente e creare un proprio Stato.

3) Gli ebrei da tempo non erano più presenti in Palestina, sia pure come minoranza etnica. Dalla fine dell’Ottocento in poi non vi erano state ondate ebraiche immigratorie. Queste non continuarono a crescere sotto il Mandato britannico e in seguito alla vittoria del nazismo in Germania.

4) Gli arabi palestinesi si consideravano una nazione autonoma e in grado di costruire un proprio Stato, prima che nascesse Israele.

5) I Paesi arabi circonvicini fecero sempre di tutto per aiutare il mondo dei beduini, dei fellah e dei mercanti arabi palestinesi a sentirsi nazione e a creare un proprio Stato. Non avevano alcuna intenzione di appropriarsi, ognuno nel proprio interesse, di fette di territorio palestinese.

6) Nel 1947 le Nazioni Unite non decisero veramente di creare uno Stato degli ebrei nei territori palestinesi. O, ammesso che lo fecero, esse non rappresentavano la voce maggioritaria dell’umanità (Urss di Stalin compresa). Lo Stato d’Israele, invece, fu creato con la violenza armata ed espropriando con la forza i terreni agricoli dei fellah arabo-palestinesi. Esso non ha alcuna base legale.

7) Ogni Stato membro delle Nazioni Unite è libero di fare quel che vuole, incluso opporsi con la forza armata a delle decisioni che considera ingiuste e senza per questo dimettersi. 

8) Il 15 maggio 1948 (giorno dopo la dichiarazione dello Stato d’Israele) non furono gli eserciti della Lega araba e di Egitto, Libano, Siria, Transgiordania e Iraq (alcuni di essi membri delle UN) ad aggredire Israele. Fu Israele che li aggredì.

9) I circa 700.000 palestinesi che uscirono da Israele tra il settembre 1947 e il 1948, non lo fecero perché spaventati dalla guerra che la Lega Araba aveva cominciato a preparare prima del voto all’Onu e che esplose il 15  maggio 1948, ma perché furono cacciati dal nuovo governo israeliano.

10) I circa 6-700.000 ebrei che nel 1948 uscirono in massa dagli Stati arabi ed emigrarono in gran parte in Israele, lo fecero per propria scelta e spirito sionista, non perché spinti da pogrom e altre rappresaglie antigiudaiche.

11) Il fatto che Israele vinse la guerra nel 1948 è stata una tragedia per il Medio oriente. Sarebbe stato meglio far scomparire subito l’«entità sionista».

12) Non è vero che Urss e Cecoslovacchia contribuirono con armi alla vittoria di Israele nel 1948, e che poi l’Urss cambiò linea diventando antisionista. L’Urss era stata sempre contraria alla nascita d’Israele.

13) Gli arabi palestinesi che furono costretti a fuggire furono accolti solo temporaneamente in campi profughi, ben presto sostituiti da civili abitazioni, scuole, servizi ecc. I Paesi arabi circonvicini fecero sempre di tutto per assicurare l’assimilazione dei profughi palestinesi e non vi fu mai traccia di ostilità nei loro confronti. Al contrario di ciò che ha fatto Israele con gli arabi palestinesi rimasti in Israele, che vivono un regime di apartheid e sono sottoposti a continue umiliazioni politiche. La loro rappresentanza parlamentare nella Knesset è solo una copertura propagandistica.

14) In Medio oriente non c’è alcun bisogno di regimi democratici. La democrazia d'Israele è solo una finzione: finte le elezioni, finto il pluripartitismo, finte anche le attuali manifestazioni antigovernative e finto addirittura il recente sciopero generale convocato nonostante la guerra. Tutto un paravento democratico finto che va distrutto il prima possibile.

15) Le stragi di palestinesi operate dal governo giordano nel 1970-71 (il cosidddetto «Settembre nero») sono un’invenzione del sionismo. 

16) La guerra dei Sei giorni a giugno del 1967 fu un atto deliberato di aggressione da parte d’Israele e non un attacco preventivo contro un'aggressione che si preparava da parte di Egitto, Siria e Giordania.

17) Non è vero che il territorio d’Israele è oggetto di lanci missilistici ormai da decenni e da varie parti.

18) Chi si sacrifica per uccidere dei civili israeliani non è un terrorista, ma un partigiano (ANPI italiana).

19) Il progetto iraniano di sterminare il popolo ebraico d’Israele non è genocidio, così come non lo sono i progetti analoghi di Hamas e di Hezbollah.

20) È invece genocidio la risposta armata d’Israele al pogrom di Hamas, ai missili di Hezbollah, Iran, Houti e sciiti siriani.

21) Israele non ha diritto a difendersi come qualsiasi altro Stato della terra.

22) Israele deve rispettare rigorosamente il diritto internazionale di guerra perché così fanno i suoi avversari del fronte iraniano.

23) È giusto che le Nazioni Unite e altri organismi internazionali (Amnesty, Unicef, Croce rossa, Ong varie…) usino un trattamento particolare per Israele, denunciando ogni sua violazione della legalità in stato di guerra e tacendo sistematicamente su quelle dei suoi nemici.

24) Il pogrom del 7 ottobre, lo stupro di donne, gli squartamenti, la cattura di ostaggi civili e la loro eliminazione rappresentano la punta più avanzata della Resistenza palestinese.

25) È giusto lo slogan centrale di tale Resistenza - «dal fiume al mare» - che intende liberare il Medio oriente dalla presenza degli ebrei.

26) Gli «occidentali» che ripetono lo slogan «dal fiume al mare» non sono complici di genocidio, ma sono antimperialisti e antisionisti.

27) Manifestare per lo sterminio degli ebrei israeliani è un atto rivoluzionario, antimperialista e antisionista.

28) Lo sterminio degli ebrei israeliani non ha niente a che vedere con i progetti di Hitler e con l’antisemitismo storico.

29) Israele sta perdendo la guerra.


Vorrei aggiungere un 30° punto, ma non saprei come formularlo al negativo. Vorrei dire che nonostante la barbarie dei suoi avversari, la democrazia israeliana vince da oltre 70 anni e continuerà a vincere finché il regime degli ayatollah non sarà caduto e il popolo iraniano sarà liberato. Su questo ho grandi speranze. Ma resta il fatto che, comunque vadano le cose, oggi Israele rappresenta non solo  l’unico baluardo della democrazia in Medio oriente, ma anche l’unica barriera concreta contro l’armamento atomico dell’Iran. Il coraggio del popolo israeliano e soprattutto la sua superiorità militare stanno evitando al mondo la catastrofe atomica che sicuramente deriverebbe dal possesso di bombe nucleari da parte del regime fanatico, medievale e ultareazionario degli ayatollah.

Ebbene, ecco il punto 30°: il non riconoscimento del ruolo fondamentale che sta avendo il popolo israeliano in difesa dell’umanità è un altro tragico esempio di antisemitismo (oltre che di cecità politica).


5/7 ottobre 2024


  ENGLISH 


THE ANTISEMITISM OF HITLER'S GRANDCHILDREN  

by Roberto Massari


Hitler's grandchildren are many, too many, and certainly far more than humanity would have expected to tolerate in the third millennium. They also want the extermination of the Jews, but "only" those living in Israel, unlike their "grandfather," who, at the time of the Nazi-Soviet Pact, was preparing the "final solution," meaning the extermination of Jews worldwide.  

In the Middle East, this intention was represented by a champion of antisemitism, very popular in the Arab world: Muhammad Amin al-Husseini, the Grand Mufti of Jerusalem and one of the highest authorities of Sunni Islam. In addition to fighting against the Jews, he recruited Muslim soldiers (Arabs and Bosnians) for the Nazi SS and for the Royal Fascist Army of Italy. In his meeting with him on November 28, 1941, in Berlin, Hitler declared that he would do everything possible to prevent the birth of a Jewish state (as is demanded today by his "grandchildren") and assured him of his intention to exterminate all Jews, including in the Palestinian region (the same as above).  

The outcome of the war prevented such intentions from being realized, but al-Husseini's fierce antisemitism survived in the figure of the first president of the PLO—Ahmad al-Shuqayri—who held the position from 1964 to 1967 before being replaced by Arafat.  

However, I do not want to discuss antisemitism of Islamic (Sunni, Shiite, etc.) origin or that of the nostalgics of Nazism, nor the antisemitism of Stalin in the last years of his reign. Instead, I want to establish criteria (as simple and schematic as possible) to define the new wave of antisemitism that has spread in the youth and Western universities after the anti-Jewish pogrom by Hamas (October 7, 2023) in Southern Israel, and after yet another aggression by Hezbollah (October 8, 2023) in the North: both aggressions coordinated with Iran, which at a certain point attacked Israel in turn, with waves of missile launches on the civilian population. These launches were repelled by Israeli defense, with the participation for the first time of some Arab states: a fact that makes those who believe in peace optimistic because it indicates a decline in "historical" antisemitism in the Arab-Muslim world (see the positive reactions to the killing of Hassan Nasrallah in the Sunni world), unlike what happens on campuses and at demonstrations of European and American anti-Westernism. In the Arab world, antisemitism is decreasing, while in the West it is growing. Go explain that...


[In reality, I have an explanation, even if a bit bold from a historical perspective.  

The hysteria of the new antisemitism—the anti-Western, "leftist," university-based, trendy, Internet-driven antisemitism—derives from the fact that Israel's military victories are breaking the classic stereotype of the poor Jew, humiliated and suffering, to which the dominant "Christian" culture had accustomed humanity for over 20 centuries after having made the greatest contribution to anti-Jewish persecutions (accusations of deicide, the Inquisition, etc.). In "Christian" culture (Catholic, Protestant, and Orthodox), Jews historically appeared as a people destined to be always defeated and persecuted: from Pompey's Jewish War in 63 B.C., through 70 A.D., medieval and modern pogroms, and reaching the Nazi-fascist Holocaust.  

Since 1948, however, the survivors of the Holocaust and their children, grandchildren, etc., have overturned the stereotype, showing the world that they are the best fighters there are, the most effective in repelling aggression, and the most motivated and determined to defend the survival of their nation, ready this time to be killed down to the last Israeli Jew if necessary. This overturning of the classic scheme—the suffering, persecuted poor Jew—has triggered a hysterical reaction in part of the cultural world that had grown up with that mental schema (a typical sadomasochistic projection) and had even developed its own way of condemning the Holocaust: a way made of Christian pity for those who have suffered so much, along with the related invitation to resignation and the certainty that the attempt to exterminate the Jews would never be repeated... at least until October 7, 2023.  

Here, at the root of the new explosion of "Western" antisemitism lies the refusal to resign themselves to a destiny of humiliation and suffering by the Jews of Israel (regardless of the ethnic and political differences among them). Since 1948, they have said "enough" to two thousand years of persecution, and since then there has been ample evidence that they will continue to say so with ever-increasing military effectiveness, switching sides to become winners rather than losers. At the moment, for example, the clear losers are Iran and its terrorist organizations, which unfortunately make the inhabitants of Gaza and Lebanon pay the price in human lives for their genocidal madness.  

It may also happen, however, that within "Western" antisemitism (particularly in its sadomasochistic components) a classic turn in favor of those who are winning occurs at some point. This turn, in embryo, can already be glimpsed in certain Sunni environments, which are hostile, moreover, to the Iranian regime: the sheep masses that today chant for the extermination of the Jews could feel in the future the allure of Israeli military superiority, i.e., a people that uses force in a winning manner, and thus become ultra-pro-Israeli, seeking other sources of persecution-resignation (according to the inverted scheme of the "sacred executioner," masterfully described by Hyam Maccoby). A similar process had occurred on a much larger scale with the mass love for Stalinism and Mao's Maoism. I was a direct witness to this latter madness, a tenacious opponent from its inception, and I see enormous similarities with the current antisemitic trend. I hope to discuss it on another occasion.]      


What follows can be considered a handbook that summarizes the positions circulating in the environments of the new antisemitism. It is useful for those who, protesting against Israel and cheering for Hamas or Hezbollah, do so in good faith, without suspecting that they are themselves antisemites, heirs, precisely, of Nazi, fascist, Ustaša, Stalinist (of the last Stalin), or perhaps simply unwitting victims of the falsehoods circulating on the Web. These are camouflaged as anti-Zionism, anti-imperialism, anti-Westernism, anti-Americanism, third-worldism, etc., even if they often simply respond to altered mental states.  

In examining the following points, anyone who recognizes themselves in even one of them would do well to stop, reflect, inform themselves better, read some good books, and perhaps seek advice from those who have dedicated their lives to fighting against Nazism, fascism, the Ustaša, Stalinism, Hitler-communism, and other enemies of human civilization. But above all, they would do well to freely listen to the voice of their own conscience, at the moment submerged by the prevailing antisemitic trend.

The following statements are all false. The antisemitic narrative, however, propagates them as true. Sometimes, it is also gross ignorance that drives people to believe them. After all, antisemitism and ignorance have a long history of symbiotic coexistence.


1) The Jewish people (understood in an ethnic-cultural sense and not necessarily religious) do not exist and perhaps never existed. It is all a pseudobiblical invention of Zionism, and the very figures of the Holocaust have been artificially inflated. (After all, how could Hitler exterminate 6 million of a nonexistent people?).

2) At the end of World War II, there was no need to find a territorial placement where the survivors of the Holocaust could live as an independent nation and create their own state.

3) Jews had long ceased to be present in Palestine, even as an ethnic minority. Since the late nineteenth century, there had been no waves of Jewish immigration. These did not continue to grow under the British Mandate or following the victory of Nazism in Germany.

4) Palestinian Arabs considered themselves an autonomous nation capable of building their own state before Israel was born.

5) The neighboring Arab countries always did everything to help the world of Bedouins, fellahin, and Palestinian Arab merchants feel like a nation and create their own state. They had no intention of appropriating portions of Palestinian territory, each in their own interest.

6) In 1947, the United Nations did not truly decide to create a Jewish state in the Palestinian territories. Or, even if they did, they did not represent the majority voice of humanity (including Stalin's USSR). The State of Israel, on the other hand, was created through armed violence and by forcibly expropriating the agricultural lands of Palestinian fellahin. It has no legal basis.

7) Every member state of the United Nations is free to do as it wishes, including opposing by armed force decisions it considers unjust without resigning for that reason.

8) On May 15, 1948 (the day after the declaration of the State of Israel), it was not the armies of the Arab League and Egypt, Lebanon, Syria, Transjordan, and Iraq (some of which were members of the UN) that attacked Israel. It was Israel that attacked them.

9) The approximately 700,000 Palestinians who left Israel between September 1947 and 1948 did not do so because they were frightened by the war that the Arab League had begun preparing before the UN vote and which broke out on May 15, 1948, but because they were driven out by the new Israeli government.

10) The approximately 600,000 to 700,000 Jews who mass emigrated from Arab states in 1948 did so by their own choice and Zionist spirit, not because they were driven by pogroms and other anti-Jewish reprisals.

11) The fact that Israel won the war in 1948 was a tragedy for the Middle East. It would have been better for the "Zionist entity" to disappear immediately.

12) It is not true that the USSR and Czechoslovakia contributed arms to Israel's victory in 1948, and that the USSR later changed its line to become anti-Zionist. The USSR had always opposed the birth of Israel.

13) Palestinian Arabs who were forced to flee were only temporarily welcomed in refugee camps, soon replaced by civilian housing, schools, services, etc. The neighboring Arab countries always did everything to ensure the assimilation of Palestinian refugees, and there was never any trace of hostility towards them. Contrary to what Israel has done with the Palestinian Arabs remaining in Israel, who live under an apartheid regime and are subjected to continuous political humiliations. Their parliamentary representation in the Knesset is just a propaganda cover.

14) In the Middle East, there is no need for democratic regimes. Israel's democracy is just a fiction: the elections are fake, the multiparty system is fake, even the current anti-government protests are fake, and even the recent general strike called despite the war is fake. All a fake democratic facade that must be destroyed as soon as possible.

15) The massacres of Palestinians carried out by the Jordanian government in 1970-71 (the so-called "Black September") are an invention of Zionism.

16) The Six-Day War in June 1967 was a deliberate act of aggression by Israel and not a preemptive attack against an aggression that was being prepared by Egypt, Syria, and Jordan.

17) It is not true that the territory of Israel has been subject to missile attacks for decades and from various sides.

18) Those who sacrifice themselves to kill Israeli civilians are not terrorists but partisans (like the Italian ANPI).

19) The Iranian project to exterminate the Jewish people of Israel is not genocide, just as similar projects by Hamas and Hezbollah are not.

20) The armed response of Israel to the Hamas pogrom, the missiles from Hezbollah, Iran, the Houthis, and Syrian Shiites is, however, genocide.

21) Israel does not have the right to defend itself like any other state on earth.

22) Israel must strictly respect international law of war because that is what its opponents on the Iranian front do.

23) It is right for the United Nations and other international bodies (Amnesty, UNICEF, Red Cross, various NGOs…) to use special treatment for Israel, denouncing every violation of legality in a state of war and systematically remaining silent about those of its enemies.

24) The pogrom of October 7, the rape of women, dismemberment, the capture of civilian hostages and their elimination represent the most advanced point of Palestinian Resistance.

25) The central slogan of this Resistance - "from the river to the sea" - is just, as it aims to free the Middle East from the presence of Jews.

26) The "Westerners" who repeat the slogan "from the river to the sea" are not complicit in genocide, but are anti-imperialists and anti-Zionists.

27) Demonstrating for the extermination of Israeli Jews is a revolutionary act, anti-imperialist and anti-Zionist.

28) The extermination of Israeli Jews has nothing to do with Hitler's plans and with historical antisemitism.

29) Israel is losing the war.


I would like to add a 30th point, but I don’t know how to formulate it negatively. I want to say that despite the barbarity of its adversaries, Israeli democracy has been winning for over 70 years and will continue to win until the ayatollah regime falls and the Iranian people are liberated. I have great hopes for this. But the fact remains that, however things go, today Israel represents not only the only bulwark of democracy in the Middle East but also the only concrete barrier against the nuclear armament of Iran. The courage of the Israeli people, and especially their military superiority, is preventing the world from experiencing the atomic catastrophe that would undoubtedly arise from the possession of nuclear bombs by the fanatical, medieval, and ultra-reactionary ayatollah regime.  

So, here is point 30: the failure to recognize the fundamental role that the Israeli people are playing in defense of humanity is another tragic example of antisemitism (as well as political blindness).


October 5-7, 2024



ESPANOL 


EL ANTISEMITISMO DE LOS NIETOS DE HITLER  

por Roberto Massari


Los nietos de Hitler son muchos, demasiados, y, en todo caso, muchos más de lo que la humanidad hubiera esperado tener que tolerar en el tercer milenio. También ellos quieren el exterminio de los judíos, pero "solo" de aquellos que viven en Israel, a diferencia del "abuelo" que, en la época del Pacto nazi-soviético, preparaba la "solución final", es decir, el exterminio de los judíos en todo el mundo.  

En Oriente Medio, tal propósito estaba representado por un exponente del antisemitismo, muy popular en el mundo árabe: Muhammad Amin al-Husseini, el Gran Muftí de Jerusalén y una de las más altas autoridades del Islam sunita. Además de luchar contra los judíos, este reclutaba soldados musulmanes (árabes y bosnios) para las SS nazis y para el Ejército real fascista de Italia. En el encuentro con él, el 28 de noviembre de 1941 en Berlín, Hitler declaró que haría todo lo posible para impedir el nacimiento de un Estado judío (como hoy piden sus "nietos") y lo tranquilizó sobre su intención de exterminar a todos los judíos, también en la región palestina (igual que arriba).  

El resultado de la guerra impidió que tales propósitos se cumplieran, pero el feroz antisemitismo de al-Husseini sobrevivió en la figura del primer presidente de la OLP - Ahmad al-Shuqayrī - que ocupó el cargo desde 1964 hasta 1967, antes de ser reemplazado por Arafat.  

Aquí, sin embargo, no quiero hablar del antisemitismo de origen islámico (sunita, chiita, etc.) ni del de los nostálgicos del nazismo, ni del antisemitismo de Stalin en los últimos años de su reinado. Quiero establecer criterios (lo más simples y esquemáticos posible) para definir la nueva ola de antisemitismo que ha inundado el mundo juvenil y las universidades occidentales, después del pogromo antijudío de Hamas (7 de octubre de 2023), en el sur de Israel, y después de la enésima agresión de Hezbollah (8 de octubre de 2023), en el norte: ambas agresiones acordadas con Irán que, en un momento dado, atacó a Israel a su vez, con avalanchas de lanzamientos de misiles sobre la población civil. Los lanzamientos fueron rechazados por la defensa israelí, con la colaboración por primera vez de algunos Estados árabes: un hecho que rinde optimista quien cree en la paz, porque indica una disminución del antisemitismo "histórico" en el mundo árabe-musulmán (ver las reacciones de consenso por la muerte de Hassan Nasrallah en el mundo sunita), a diferencia de lo que ocurre en los campus y en las manifestaciones del antioccidentalismo europeo y americano. En el mundo árabe, el antisemitismo está disminuyendo, mientras que en Occidente está creciendo. ¿Cómo explicarlo?


[En realidad, yo tendría una explicación, aunque un poco arriesgada desde el punto de vista histórico. La histeria del nuevo antisemitismo - el antioccidentalista, de "izquierda", universitario, de Internet, de moda, etc. - deriva del hecho de que las victorias militares de Israel están rompiendo el estereotipo clásico del pobre judío, humillado y sufriente, al que la cultura "cristiana" dominante había acostumbrado a la humanidad durante más de 20 siglos después de haber dado la máxima contribución a las persecuciones antijudías (acusación de deicidio, Inquisición, etc.). En la cultura "cristiana" (católica, protestante y ortodoxa), los judíos aparecían históricamente como un pueblo destinado a ser siempre derrotado y perseguido: desde la Guerra judía de Pompeyo en 63 a.C., pasando por el 70 d.C., los pogromos medievales y modernos, y llegando al Holocausto nazifascista.  

Desde 1948, sin embargo, los sobrevivientes del Holocausto y sus hijos, nietos, etc. han invertido el estereotipo, demostrando al mundo que son los mejores combatientes que existen, los más eficaces en repeler agresiones, y los más motivados y decididos a defender la supervivencia de su nación, listos esta vez para morir hasta el último judío israelí si es necesario. Este cambio de esquema clásico - del pobre judío sufriente y perseguido - ha desencadenado una reacción histérica en parte del mundo cultural que había crecido con ese esquema mental (una típica proyección sado-masochista) y que incluso había elaborado su propia forma de condenar el Holocausto: una forma hecha de piedad cristiana hacia quienes han sufrido tanto, con el relativo llamado a la resignación y la certeza de que el intento de exterminar a los judíos no se repetiría más... al menos hasta el 7 de octubre de 2023.  

Así que, en la base de la nueva explosión de antisemitismo "occidental" está el rechazo a resignarse a su destino de humillaciones y sufrimientos por parte de los judíos de Israel (cualesquiera que sean las diferencias étnicas y políticas entre ellos). Desde 1948, han dicho "basta" a dos mil años de persecuciones, y desde entonces han tenido todas las pruebas de que continuarán diciendo esto con cada vez mayor eficacia militar, pasando del lado de los vencedores y no de los vencidos. En este momento, por ejemplo, los vencidos son claramente Irán y sus organizaciones terroristas que, lamentablemente, hacen pagar a los habitantes de Gaza y del Líbano el precio en vidas humanas de su locura genocida.  

También puede suceder, sin embargo, que en el antisemitismo "occidental" (en particular en sus componentes sado-masochistas) se produzca en un momento dado el clásico giro a favor de quienes están ganando. Un giro que, en embrión, ya se puede captar en ciertos ambientes sunitas, hostiles, por cierto, al régimen iraní: las masas borregas que hoy claman por el exterminio de los judíos, podrían sentir en el futuro el atractivo de la superioridad militar israelí, es decir, de un pueblo que utiliza la fuerza de manera ganadora, y así volverse ultrafiloisraelíes, en busca de otras fuentes de persecución-resignación (según el esquema invertido del "sagrado carnicero", magistralmente descrito por Hyam Maccoby). Un proceso análogo se había producido a una escala mucho más amplia con el amor masivo por el estalinismo de Stalin y por el maoísmo de Mao. Fui testigo directo y tenaz oponente de esta última locura desde su nacimiento, y encuentro enormes analogías con la moda antisemita actual. Espero hablar de ello en otra ocasión.]


Lo siguiente se puede considerar un manual que resume las posiciones que circulan en los ambientes del nuevo antisemitismo. Es útil para aquellos que, protestando contra Israel y vitoreando a Hamas o Hezbollah, lo hacen de buena fe, sin sospechar que también son antisemitas, herederos, de hecho, del antisemitismo nazi, fascista, ustacha, estalinista (del último Stalin), o quizás simplemente víctimas inconscientes de las falsedades que circulan en la web. Estas se camuflan como antisionismo, antimperialismo, antioccidentalismo, antiamericanismo, tercermundismo, etc., aunque a menudo responden simplemente a estados psíquicos alterados.  

Al examinar los siguientes puntos, quien se reconozca en uno solo de ellos, haría bien en detenerse, reflexionar, informarse mejor, leer algún buen libro y quizás pedir consejo a quienes han dedicado su vida a luchar contra el nazismo, el fascismo, los ustachas, el estalinismo, el hitlerocomunismo y otros enemigos de la civilización humana. Pero sobre todo, haría bien en escuchar libremente la voz de su conciencia, en este momento sumergida por la moda antisemita en expansión.


Las afirmaciones que siguen son todas falsas. La propaganda antisemita, en cambio, las presenta como verdaderas. Sin embargo, a veces es una ignorancia grosera la que lleva a creer que son ciertas. Por otro lado, el antisemitismo y la ignorancia tienen una larga historia de convivencia simbiótica.


1) El pueblo judío (entendido en un sentido étnico-cultural y no necesariamente religioso) no existe y quizás nunca ha existido. Es toda una invención pseudobíblica del sionismo, y las mismas cifras del Holocausto han sido infladas artificialmente. (De hecho, ¿cómo podría Hitler exterminar a 6 millones de un pueblo inexistente?).

2) Al final de la Segunda Guerra Mundial no había necesidad de encontrar un lugar territorial donde los sobrevivientes de la Shoá pudieran vivir como nación independiente y crear su propio Estado.

3) Los judíos ya no estaban presentes en Palestina, ni siquiera como minoría étnica. Desde finales del siglo XIX no ha habido oleadas de inmigración judía. Estas no continuaron creciendo bajo el Mandato británico y tras la victoria del nazismo en Alemania.

4) Los árabes palestinos se consideraban una nación autónoma y capaces de construir su propio Estado, antes de que naciera Israel.

5) Los países árabes vecinos siempre hicieron todo lo posible para ayudar al mundo de los beduinos, fellah y comerciantes árabes palestinos a sentirse nación y crear su propio Estado. No tenían ninguna intención de apropiarse, cada uno en su propio interés, de porciones del territorio palestino.

6) En 1947, las Naciones Unidas no decidieron realmente crear un Estado para los judíos en los territorios palestinos. O, admitiendo que lo hicieron, no representaban la voz mayoritaria de la humanidad (incluida la URSS de Stalin). El Estado de Israel, en cambio, fue creado con violencia armada y despojando por la fuerza las tierras agrícolas de los fellah árabe-palestinos. No tiene ninguna base legal.

7) Cada Estado miembro de las Naciones Unidas es libre de hacer lo que quiera, incluida la oposición con fuerza armada a decisiones que considera injustas y sin por ello dimitir. 

8) El 15 de mayo de 1948 (un día después de la declaración del Estado de Israel), no fueron los ejércitos de la Liga Árabe y de Egipto, Líbano, Siria, Transjordania e Irak (algunos de ellos miembros de la ONU) quienes agredieron a Israel. Fue Israel quien los agredió.

9) Los aproximadamente 700.000 palestinos que abandonaron Israel entre septiembre de 1947 y 1948 no lo hicieron porque estuvieran asustados por la guerra que la Liga Árabe había comenzado a preparar antes de la votación de la ONU y que estalló el 15 de mayo de 1948, sino porque fueron expulsados por el nuevo gobierno israelí.

10) Los aproximadamente 600,000-700,000 judíos que en 1948 salieron en masa de los Estados árabes y emigraron en su mayoría a Israel, lo hicieron por propia elección y espíritu sionista, no porque fueran empujados por pogromos y otras represalias antijudías.

11) El hecho de que Israel ganó la guerra en 1948 fue una tragedia para Oriente Medio. Habría sido mejor hacer desaparecer de inmediato la "entidad sionista".

12) No es cierto que la URSS y Checoslovaquia contribuyeron con armas a la victoria de Israel en 1948, y que luego la URSS cambió de postura y se volvió antisionista. La URSS siempre se opuso a la creación de Israel.

13) Los árabes palestinos que se vieron obligados a huir solo fueron acogidos temporalmente en campos de refugiados, pronto reemplazados por viviendas civiles, escuelas, servicios, etc. Los países árabes vecinos siempre hicieron todo lo posible para asegurar la asimilación de los refugiados palestinos y nunca hubo rastro de hostilidad hacia ellos. A diferencia de lo que hizo Israel con los árabes palestinos que permanecieron en Israel, quienes viven bajo un régimen de apartheid y están sometidos a continuas humillaciones políticas. Su representación parlamentaria en la Knesset es solo una cobertura propagandística.

14) En Oriente Medio no hay necesidad de regímenes democráticos. La democracia de Israel es solo una ficción: falsas las elecciones, falso el multipartidismo, incluso falsas las actuales manifestaciones antigubernamentales y falso incluso el reciente paro general convocado a pesar de la guerra. Todo un falso telón de fondo democrático que debe ser destruido lo antes posible.

15) Las masacres de palestinos llevadas a cabo por el gobierno jordano en 1970-71 (el llamado "Septiembre Negro") son una invención del sionismo.

16) La guerra de los Seis Días en junio de 1967 fue un acto deliberado de agresión por parte de Israel y no un ataque preventivo contra una agresión que se estaba preparando por parte de Egipto, Siria y Jordania.

17) No es cierto que el territorio de Israel ha sido objeto de lanzamientos de misiles durante décadas y desde varias partes.

18) Quien se sacrifica para matar civiles israelíes no es un terrorista, sino un partisan (ANPI italiana).

19) El proyecto iraní de exterminar al pueblo judío de Israel no es genocidio, al igual que no lo son los proyectos análogos de Hamas y Hezbollah.

20) En cambio, es genocidio la respuesta armada de Israel al pogrom de Hamas, a los misiles de Hezbollah, Irán, Houti y chiítas sirios.

21) Israel no tiene derecho a defenderse como cualquier otro Estado de la Tierra.

22) Israel debe respetar estrictamente el derecho internacional de guerra porque así lo hacen sus oponentes del frente iraniano.

23) Es justo que las Naciones Unidas y otros organismos internacionales (Amnistía, Unicef, Cruz Roja, diversas ONG…) utilicen un trato especial para Israel, denunciando cada violación de la legalidad en estado de guerra y guardando silencio sistemáticamente sobre las de sus enemigos.

24) El pogrom del 7 de octubre, la violación de mujeres, los desmembramientos, la captura de rehenes civiles y su eliminación representan la punta más avanzada de la Resistencia palestina.

25) Es justo el eslogan central de tal Resistencia - "del río al mar" - que busca liberar Oriente Medio de la presencia de los judíos.

26) Los "occidentales" que repiten el eslogan "del río al mar" no son cómplices de genocidio, sino que son antimperialistas y antisionistas.

27) Manifestar por el exterminio de los judíos israelíes es un acto revolucionario, antimperialista y antisionista.

28) El exterminio de los judíos israelíes no tiene nada que ver con los proyectos de Hitler y con el antisemitismo histórico.

29) Israel está perdiendo la guerra.


Me gustaría añadir un punto 30, pero no sé cómo formularlo en negativo. Quisiera decir que, a pesar de la barbarie de sus oponentes, la democracia israelí ha ganado durante más de 70 años y continuará ganando hasta que el régimen de los ayatolás caiga y el pueblo iraní sea liberado. Tengo grandes esperanzas al respecto. Pero sigue siendo un hecho que, pase lo que pase, hoy Israel representa no solo el único baluarte de la democracia en Oriente Medio, sino también la única barrera concreta contra el armamento nuclear de Irán. El coraje del pueblo israelí y, sobre todo, su superioridad militar están evitando al mundo la catástrofe nuclear que sin duda derivaría de la posesión de bombas nucleares por parte del régimen fanático, medieval y ultra-reaccionario de los ayatolás.  

Aquí está el punto 30: el no reconocimiento del papel fundamental que está teniendo el pueblo israelí en defensa de la humanidad es otro trágico ejemplo de antisemitismo (además de ceguera política).


5/7 de Octubre 2024



FRANÇAIS


L’ANTISÉMITISME DES PETITS-ENFANTS D'HITLER  

par Roberto Massari


Les petits-enfants d'Hitler sont nombreux, trop nombreux, et en tout cas beaucoup plus que ce que l'humanité aurait pu s'attendre à devoir tolérer au troisième millénaire. Eux aussi veulent l'extermination des Juifs, mais « seulement » de ceux qui vivent en Israël, contrairement au « grand-père » qui, à l'époque du Pacte nazi-soviétique, préparait la « solution finale », c'est-à-dire l'extermination des Juifs dans le monde entier.  

Au Moyen-Orient, cette intention était représentée par un échantillon de l'antisémitisme, très populaire dans le monde arabe : Muhammad Amin al-Husseini, le Grand Mufti de Jérusalem et l'une des plus hautes autorités de l'islam sunnite. En plus de combattre les Juifs, il recrutait des soldats musulmans (arabes et bosniaques) pour les SS nazis et pour l'armée fasciste du royaume d'Italie. Lors de sa rencontre avec lui, le 28 novembre 1941 à Berlin, Hitler déclara qu'il ferait tout pour empêcher la naissance d'un État juif (comme le demandent aujourd'hui ses « petits-enfants ») et le rassura sur son intention d'exterminer tous les Juifs, y compris dans la région palestinienne (idem que ci-dessus).  

L'issue de la guerre empêcha que de tels projets se réalisent, mais le féroce antisémitisme d'al-Husseini survécut dans la figure du premier président de l'OLP - Ahmad al-Shuqayrī - qui occupa ce poste de 1964 à 1967, avant d'être remplacé par Arafat.  

Ici, cependant, je ne veux pas parler de l'antisémitisme d'origine islamique (sunnite, chiite, etc.) ni de celui des nostalgiques du nazisme, ni de l'antisémitisme de Staline dans les dernières années de son règne. Je veux plutôt établir des critères (aussi simples et schématiques que possible) pour définir la nouvelle vague d'antisémitisme qui a envahi le monde des jeunes et les universités occidentales, après le pogrom anti-juif de Hamas (7 octobre 2023), dans le sud d'Israël, et après la énième agression de Hezbollah (8 octobre 2023), dans le nord : les deux agressions ayant été coordonnées avec l'Iran qui, à un certain moment, a attaqué Israël à son tour, avec des avalanches de tirs de missiles sur la population civile. Les tirs ont été repoussés par la défense israélienne, avec la participation pour la première fois de certains États arabes : un fait qui fait devenir optimistes ceux qui croient en la paix, car cela indique une diminution de l'antisémitisme « historique » dans le monde arabe-musulman (voir les réactions de consensus concernant la mort de Hassan Nasrallah dans le monde sunnite), à la différence de ce qui se passe dans les campus et lors des manifestations d'antioccidentalisme européen et américain. Dans le monde arabe, l'antisémitisme diminue, tandis qu'en Occident, il augmente. Comment expliquer cela ?


[En réalité, j'ai une explication, même si elle est un peu risquée sur le plan historique. L'hystérie du nouvel antisémitisme - l'antioccidental, de « gauche », universitaire, d'Internet, à la mode, etc. - découle du fait que les victoires militaires d'Israël brisent le stéréotype classique du pauvre Juif, humilié et souffrant, auquel la culture « chrétienne » dominante avait habitué l'humanité pendant plus de 20 siècles après avoir donné la plus grande contribution aux persécutions anti-juives (accusation de déicide, Inquisition, etc.). Dans la culture « chrétienne » (catholique, protestante et orthodoxe), les Juifs apparaissaient historiquement comme un peuple destiné à être toujours vaincu et persécuté : depuis la guerre juive de Pompée en 63 av. J.-C., passant par 70 ap. J.-C., les pogroms médiévaux et modernes, jusqu'à l'Holocauste nazifasciste.  

Cependant, depuis 1948, les survivants de l'Holocauste et leurs enfants, petits-enfants, etc. ont renversé le stéréotype, prouvant au monde qu'ils sont les meilleurs combattants qui soient, les plus efficaces pour repousser les agressions, et les plus motivés et déterminés à défendre la survie de leur nation, prêts cette fois à mourir jusqu'au dernier Juif israélien si nécessaire. Ce renversement du schéma classique - du pauvre Juif souffrant et persécuté - a déclenché une réaction hystérique dans une partie du monde culturel qui avait grandi avec ce schéma mental (une projection sadomasochiste typique) et qui avait même élaboré sa propre manière de condamner l'Holocauste : une manière faite de piété chrétienne envers ceux qui ont tant souffert, avec l'invitation relative à la résignation et la certitude que la tentative d'exterminer les Juifs ne se reproduirait plus... du moins jusqu'au 7 octobre 2023.  

Ainsi, à la base de la nouvelle explosion d'antisémitisme « occidental » se trouve le refus de se résigner à leur destin d'humiliations et de souffrances de la part des Juifs d'Israël (quelles que soient les différences ethniques et politiques entre eux). Depuis 1948, ils ont dit « stop » à deux mille ans de persécutions, et depuis lors, ils ont eu toutes les preuves qu'ils continueront à le dire avec une efficacité militaire croissante, passant du côté des vainqueurs et non des vaincus. À ce jour, par exemple, les vaincus sont clairement l'Iran et ses organisations terroristes qui, malheureusement, font payer aux habitants de Gaza et du Liban le prix en vies humaines de leur folie génocidaire.  

Il peut également arriver, cependant, que dans l'antisémitisme « occidental » (en particulier dans ses composantes sadomasochistes) se produise à un moment donné le tournant classique en faveur de ceux qui gagnent. Un tournant qui, dans son embryon, peut déjà être perçu dans certains milieux sunnites, hostiles par ailleurs au régime iranien : les masses de brebis qui aujourd'hui acclament l'extermination des Juifs pourraient, dans le futur, ressentir le charme de la supériorité militaire israélienne, c'est-à-dire d'un peuple qui utilise la force de manière gagnante, et ainsi devenir ultra-filo-israéliennes, à la recherche d'autres sources de persécution-résignation (selon le schéma inversé du « saint bourreau », magistralement décrit par Hyam Maccoby). Un processus analogue s'était produit à une échelle beaucoup plus vaste avec l'amour de masse pour le stalinisme de Staline et le maoïsme de Mao. J'ai été témoin direct et adversaire tenace de cette dernière folie depuis sa naissance, et je constate d'énormes analogies avec la mode antisémite actuelle. J'espère en parler à une autre occasion.]


Ce qui suit peut être considéré comme un manuel résumant les positions qui circulent dans les milieux du nouvel antisémitisme. Il est utile pour ceux qui, protestant contre Israël et acclamant Hamas ou Hezbollah, le font de bonne foi, sans soupçonner qu'ils sont à leur tour des antisémites, héritiers en effet de l'antisémitisme nazi, fasciste, ustasha, stalinien (du dernier Staline), ou peut-être simplement victimes inconscientes des fausses informations circulant sur le Web. Celles-ci sont camouflées en antisionisme, antimérialisme, antioccidentalisme, antiaméricanisme, tiers-mondisme, etc., même si elles répondent souvent simplement à des états psychiques altérés.  

En examinant les points suivants, quiconque se reconnaîtrait dans l'un d'eux ferait bien de s'arrêter, de réfléchir, de mieux s'informer, de lire quelques bons livres et peut-être de demander conseil à ceux qui ont consacré leur vie à lutter contre le nazisme, le fascisme, les ustashas, le stalinisme, l'hitlerocomunisme et d'autres ennemis de la civilisation humaine. Mais surtout, il ferait bien d'écouter librement la voix de sa conscience, à ce moment-là submergée par la mode antisémite galopante.


Les affirmations qui suivent sont toutes fausses. La vulgate antisémite les présente cependant comme vraies. Parfois, c'est aussi une ignorance grossière qui pousse à les croire. D'ailleurs, l'antisémitisme et l'ignorance ont une longue histoire de coexistence symbiotique.


1) Le peuple juif (entendu dans un sens ethnico-culturel et non nécessairement religieux) n'existe pas et n'a peut-être jamais existé. C'est toute une invention pseudobiblique du sionisme, et les mêmes chiffres de l'Holocauste ont été artificiellement gonflés. (D'ailleurs, comment Hitler aurait-il pu exterminer 6 millions d'un peuple inexistant ?).

2) À la fin de la Seconde Guerre mondiale, il n'était pas nécessaire de trouver un emplacement territorial où les survivants de la Shoah pouvaient vivre en tant que nation indépendante et créer leur propre État.

3) Les Juifs n'étaient plus présents en Palestine, même en tant que minorité ethnique. Depuis la fin du XIXe siècle, il n'y a pas eu d'ondes d'immigration juive. Celles-ci n'ont pas continué à croître sous le Mandat britannique et après la victoire du nazisme en Allemagne.

4) Les Arabes palestiniens se considéraient comme une nation autonome et capables de construire leur propre État, avant la naissance d'Israël.

5) Les pays arabes voisins ont toujours fait tout leur possible pour aider le monde des bédouins, des fellah et des commerçants arabes palestiniens à se sentir comme une nation et à créer leur propre État. Ils n'avaient aucune intention de s'approprier, chacun dans son propre intérêt, des portions du territoire palestinien.

6) En 1947, les Nations Unies n'ont pas vraiment décidé de créer un État juif dans les territoires palestiniens. Ou, admettant qu'elles l'ont fait, elles ne représentaient pas la voix majoritaire de l'humanité (y compris l'URSS de Staline). L'État d'Israël, en revanche, a été créé par la violence armée et en expropriant de force les terres agricoles des fellah arabes palestiniens. Il n'a aucune base légale.

7) Chaque État membre des Nations Unies est libre de faire ce qu'il veut, y compris s'opposer par la force armée à des décisions qu'il considère injustes sans pour autant démissionner. 

8) Le 15 mai 1948 (un jour après la déclaration de l'État d'Israël), ce ne sont pas les armées de la Ligue arabe et d'Égypte, du Liban, de Syrie, de Transjordanie et d'Irak (certains d'entre eux membres de l'ONU) qui ont agressé Israël. C'est Israël qui les a agressés.

9) Les quelque 700 000 Palestiniens qui ont quitté Israël entre septembre 1947 et 1948 ne l'ont pas fait parce qu'ils étaient effrayés par la guerre que la Ligue arabe avait commencé à préparer avant le vote de l'ONU et qui a éclaté le 15 mai 1948, mais parce qu'ils ont été chassés par le nouveau gouvernement israélien.

10) Les environ 600 000-700 000 Juifs qui en 1948 ont quitté en masse les États arabes et ont émigré en grande partie en Israël, l'ont fait par leur propre choix et esprit sioniste, non pas parce qu'ils ont été poussés par des pogroms et d'autres représailles antijuives.

11) Le fait qu'Israël a gagné la guerre en 1948 a été une tragédie pour le Moyen-Orient. Il aurait été préférable de faire disparaître immédiatement l'« entité sioniste ».

12) Il n'est pas vrai que l'URSS et la Tchécoslovaquie ont contribué avec des armes à la victoire d'Israël en 1948, et que l'URSS a ensuite changé de ligne pour devenir antisioniste. L'URSS a toujours été opposée à la naissance d'Israël.

13) Les Arabes palestiniens qui ont été contraints de fuir n'ont été accueillis que temporairement dans des camps de réfugiés, rapidement remplacés par des habitations civiles, des écoles, des services, etc. Les pays arabes voisins ont toujours fait tout leur possible pour assurer l'assimilation des réfugiés palestiniens et il n'y a jamais eu de trace d'hostilité à leur égard. Contrairement à ce qu'Israël a fait avec les Arabes palestiniens restés en Israël, qui vivent sous un régime d'apartheid et sont soumis à de constantes humiliations politiques. Leur représentation parlementaire à la Knesset n'est qu'une couverture propagandiste.

14) Au Moyen-Orient, il n'y a pas besoin de régimes démocratiques. La démocratie israélienne n'est qu'une fiction : fausses élections, faux multipartisme, même les manifestations antigouvernementales actuelles sont fausses et même la récente grève générale convoquée malgré la guerre. Tout un faux décor démocratique qui doit être détruit le plus rapidement possible.

15) Les massacres de Palestiniens perpétrés par le gouvernement jordanien en 1970-71 (le soi-disant « Septembre noir ») sont une invention du sionisme.

16) La guerre des Six Jours en juin 1967 a été un acte délibéré d'agression de la part d'Israël et non une attaque préventive contre une agression en préparation de la part d'Égypte, de Syrie et de Jordanie.

17) Il n'est pas vrai que le territoire d'Israël soit soumis depuis des décennies à des tirs de missiles de diverses parties.

18) Quiconque se sacrifie pour tuer des civils israéliens n'est pas un terroriste, mais un partisan (ANPI italienne).

19) Le projet iranien d'exterminer le peuple juif d'Israël n'est pas un génocide, tout comme ne le sont pas les projets analogues de Hamas et de Hezbollah.

20) En revanche, c'est un génocide la réponse armée d'Israël au pogrom de Hamas, aux missiles de Hezbollah, d'Iran, de Houti et des chiites syriens.

21) Israël n'a pas le droit de se défendre comme tout autre État de la Terre.

22) Israël doit respecter strictement le droit international de la guerre, car c'est ce que font ses adversaires du front iranien.

23) Il est juste que les Nations Unies et d'autres organismes internationaux (Amnesty, Unicef, Croix-Rouge, diverses ONG…) utilisent un traitement particulier pour Israël, dénonçant chaque violation de la légalité en temps de guerre et gardant un silence systématique sur celles de ses ennemis.

24) Le pogrom du 7 octobre, le viol de femmes, les démembrements, la capture de civils en otages et leur élimination représentent l'apogée de la Résistance palestinienne.

25) Le slogan central de cette Résistance - « du fleuve à la mer » - qui vise à libérer le Moyen-Orient de la présence juive, est juste.

26) Les « occidentaux » qui répètent le slogan « du fleuve à la mer » ne sont pas complices de génocide, mais sont antimperialistes et antisionistes.

27) Manifester pour l'extermination des Juifs israéliens est un acte révolutionnaire, antimperialiste et antisioniste.

28) L'extermination des Juifs israéliens n'a rien à voir avec les projets d'Hitler et avec l'antisémitisme historique.

29) Israël est en train de perdre la guerre.


Je voudrais ajouter un point 30, mais je ne sais pas comment le formuler au négatif. Je voudrais dire que, malgré la barbarie de ses adversaires, la démocratie israélienne gagne depuis plus de 70 ans et continuera de gagner tant que le régime des ayatollahs ne sera pas tombé et que le peuple iranien sera libéré. J'ai de grands espoirs à ce sujet. Mais il reste que, quoi qu'il arrive, aujourd'hui Israël représente non seulement le seul bastion de la démocratie au Moyen-Orient, mais aussi la seule barrière concrète contre l'armement nucléaire de l'Iran. Le courage du peuple israélien et surtout sa supériorité militaire empêchent au monde la catastrophe atomique qui découlerait sûrement de la possession de bombes nucléaires par le régime fanatique, médiéval et ultra-réactionnaire des ayatollahs.  

Eh bien, voici le point 30 : le non-reconnaissance du rôle fondamental que joue le peuple israélien dans la défense de l'humanité est un autre exemple tragique d'antisémitisme (en plus d'une cécité politique).


le 5/7 de Octobre, 2024



Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.