L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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sabato 24 luglio 2021

RIFLESSIONE SU ORIENTE/OCCIDENTE E TECNOLOGIA…

di Antonio Marchi

Una bella discussione con mio figlio, che ogni tanto ritorna a casa dal suo peregrinare in terre lontane, su Oriente e Occidente, tecnologia, religione e conoscenza umana e tanto altro.
Siamo convinti che si abbia sempre qualcosa da imparare dai “contrari” , dal “diverso” da sé, e questo vale per le persone quanto per le culture e la società.
L'unione dei contrari esige la totalità e la totalità è l'unico modo di vivere i contrari.
La nostra tensione è quindi nella direzione di quell'inflazionato “confronto costruttivo” che troppo spesso nelle nostre vite rimane solo una bella espressione letteraria.
Il mondo è diviso in rigidi ideali, i quali mortificano le infinite possibilità dell'uomo che potrebbero maturare e differenziarsi. Essi tendono a perpetuarsi, contraddicendo la realtà che determinerebbe una sostituzione continua e una produzione imperterrita di varianti; guardano con sospetto a ogni tendenza originale e cercano di sopprimere tutto ciò che di nuovo appare all'orizzonte, causando una grave diminuzione delle possibilità che si sarebbero offerte. Naturalmente ogni ideale protratto farà la fine dei frutti conservati: i tempi di disfacimento potranno essere lunghi, ma immancabilmente sarà il crollo di un tale ordinamento che da un certo momento in poi risulterà irrimediabilmente inadeguato. Tuttavia, abbattuto il primo giogo, se non riuscirà ad assumere padronanza delle idee e non imparerà a trattarle senza rendersene succubo, l'uomo finirà vittima di un nuovo sistema, più perfezionato del precedente ma ugualmente intollerante nei confronti del nuovo e del diverso. Finora l'uomo è passato da un dominio ideale a un altro, senza mai diventare l'autore delle proprie scelte.
Nel pensiero occidentale esistono a , nostro avviso, due “Orienti” distinti: quello “estremo” che tradizionalmente ci affascina con i suoi ( o nostri piuttosto) resoconti di viaggi improbabili e le sue filosofie trascendentali, il suo medioevo protratto, le sue leggende e i suoi profumi esotici; e un Oriente geograficamente a noi più prossimo ma con il quale da sempre viviamo rapporti controversi (dalle guerre puniche a quella del Golfo passando per quelle contro l'Impero ottomano ecc.) di commerci di scontri fisico culturali feroci assieme.
A quest'Oriente dobbiamo alcuni pilastri della nostra conoscenza (basti come esempi il sistema numerico, gli studi astronomici, il bitume e la ruota), ma volentieri ci dimentichiamo di questa superiorità di partenza quando non la ignoriamo del tutto.
Come risultato di tutto questo conglomerato ereditario inconscio, per noi occidentali, l'Oriente è oggi sostanzialmente una condizione mentale, assai contraddittoria, di attrazione e repulsione, di fascinazione e disprezzo allo stesso tempo.
Cosa ci ha resi quindi nei secoli tanto convinti della nostra superiorità?
Il potere della tecnologia: che noi non abbiamo inventato ma che abbiamo “laicizzato” estrapolandola dal contesto mitologico-esoterico della conoscenza orientale che diventa infatti per noi “filosofia” (amica della conoscenza), rinunciando già dalla denominazione all'identificazione col sapere, a sottolineare invece la dimensione di ricerca.
La dimensione trascendentale di ogni forma di conoscenza umana, in alcuni contesti persino magica, sopravvive a tutt'oggi a livello culturale con un atteggiamento religioso e/o sociale che vive l'esigenza, oserei dire scomparsa presso le nostre comunità di trascendere l'individualità riportandola a un grande tema collettivo (che può essere l'efficientismo produttivo giapponese , quello che noi consideriamo il fanatismo religioso musulmano o il misticismo buddista o indù).
La cultura occidentale ha sempre esteriorizzato l'esistenza, proiettando al di fuori dell'uomo e del mondo la divinità e il senso ultimo della vita.
La cultura orientale invece ha sempre privilegiato un cammino interiore di immersione, è come una piramide al contrario che giunge all'Essere attraverso i meandri della terra e le viscere dell'uomo, che vede la divinità all'interno della natura nel nocciolo più interno dell'uomo.
Le grandi identificazioni ideali paiono trovar posto ormai soltanto in Oriente; dal canto nostro noi abbiamo fatto della nostra capacità tecnologica (e oggi scientifica), l'unico valore assoluto sin dalla fine del nostro medioevo, con l'avvento del nostro antropocentrismo rinascimentale.
Ci ha sempre colpito che i cinesi che conoscevano la polvere da sparo assai prima di noi, la utilizzassero unicamente per i grandi spettacoli pirotecnici religioso-celebrativi, mentre il miglior uso che abbiamo ritenuto di farne noi è stato un ucciderci a vicenda.
Conclusioni personali: non vedo un grande futuro per il nostro tipo di società capitalistica se non a patto di modificare profondamente attitudini e mentalità di “utilizzo”, sviscerare le quali ci porterebbe molto lontano.
Di una cosa sono certo: la nostra storia (di aggressori e colonizzatori fra l'altro) è caratterizzata da un assoluto cieco etnocentrismo culturale.
La nostra società non uscirà mai dall'impasse in cui si trova se come prima cosa non rinuncerà proprio a questa assurda lettura unilaterale della storia e del mondo, che sopravvive caparbiamente nonostante poi noi ci si picchi di esplorare gli spazi infiniti del nostro sistema solare, il cui respiro – però – non siamo, con ritardo di millenni, ancora in grado di sentire.

Antonio


Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.