L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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martedì 26 febbraio 2013

ASTENSIONISMO E MOVIMENTO 5 STELLE: VERSO LA POSTDEMOCRAZIA DELLE RETI?, di Antonio Saccoccio

Tsunami. Terremoto. Tempesta. Comunque lo si voglia chiamare, la consultazione elettorale del febbraio 2013 lascerà a lungo il segno sull’Italia. Tutte le consuete letture politiche e politologiche devono innanzitutto tenere presente un dato fondamentale: a vincere è il partito dell’astensione, vince chi ha rifiutato il voto.

(Tsunami, di Simone Del Pizzol)
Le cifre parlano in modo chiaro. Le due coalizioni che hanno ottenuto maggiori consensi e si sono contese il premio di maggioranza non hanno raggiunto neppure il 30% alla Camera, e lo hanno superato di poco al Senato. Ma attenzione, si tratta del 30% dei votanti, non degli aventi diritto. Chi ha rifiutato il voto è stato, invece, il 25% degli aventi diritto. A questa cifra vanno aggiunti – e pochi lo hanno sottolineato - il 3,50% delle schede nulle e bianche. Molto spesso, infatti, votare scheda bianca o annullare il voto costituisce un’altra modalità (più calda rispetto al non-voto) per manifestare la propria sfiducia nei partiti e nella rappresentanza politica. Insomma, se c’è una maggioranza in Italia è quella che non vuole neppure sentir parlare delle elezioni, perché le ha boicottate chiaramente. Ora, se consideriamo le precedenti elezioni, questo è un ribaltamento radicale dei rapporti tra la forza astensionista e la forza governativa (governativa almeno sulla carta, grazie solo all’incredibile premio di maggioranza ottenuto alla Camera). Nella consultazione elettorale del 2008 la vittoria era arrivata con un centro-destra capace di raccogliere quasi il 47% degli elettori votanti e una partecipazione al voto superiore all’80%: chi si asteneva era quindi ancora minoritario rispetto alla volontà popolare generale. Oggi è vero il contrario. E se a questo aggiungiamo l’altra novità assoluta, ossia la comparsa sulla scena politica di un movimento che raccoglie il 25% dei consensi e ha come prima parola d’ordine quella di liquidare la classe politica, possiamo ben capire che siamo ad una svolta che non è più possibile trattare con faciloneria e snobismo. Chiediamoci perché è accaduto tutto questo. L’analisi che propongo è spregiudicata, lontana da ogni ideologismo, politicismo, moralismo e per questo a mio avviso è in grado di spiegare quello che le vecchie segreterie di partito non riescono a spiegare neppure oggi, dopo la sonorissima bastonata ricevuta.
I partiti vanno considerati come portatori di una sensibilità, prima ancora che di un’ideologia, prima ancora che di un interesse. I poveri analisti che continuano a dire che Berlusconi è votato dagli imprenditori e le sinistre sono votate dagli indigenti sono ancora lontanissimi dal comprendere ciò che sta accadendo da decine di anni. Dovrebbe essere scontato che Berlusconi è votato da decenni trasversalmente (da imprenditori e operai), e lo stesso è valso ieri per Grillo e il Movimento 5 Stelle. Conta più l’essere in contatto con la sensibilità della gente, che non l’ideologia e gli interessi. Chi sarà più vicino alla sensibilità degli elettori, prenderà più voti. D’altra parte, se i politici devono essere i nostri rappresentanti, è giusto anche che sia così. Ora, bisogna partire da una considerazione: la sensibilità cambia a seconda delle epoche ed è trasformata innanzitutto dall’ambiente in cui viviamo. E  questo ambiente è plasmato essenzialmente dalla tecnologia di cui ci circondiamo, creata da noi, ma che poi ci ri-condiziona.
Ora, solo se teniamo conto di questo possiamo capire perché a perdere clamorosamente sono non a caso i partiti più obsoleti, quelli che sono restati più lontani dalle nuove sensibilità. Innanzitutto il PD, con Bersani e Vendola. Costoro parlano un linguaggio stantio, da vecchi burocrati, che vorrebbero sembrare seri e invece sono soltanto tristi, tristi perché ormai lontanissimi dalla viva realtà contemporanea. Il tracollo di Ingroia si spiega allo stesso modo. E insuccesso simile è quello capitato a Monti, altro burocrate old style, il più freddo di tutti, il più apatico, colui che in fin dei conti sembra soltanto l’esecutore di una condanna a morte. Non a caso alleato con altri rappresentanti del vecchio mondo politico: Casini e Fini. Tutti questi partiti e questi uomini politici si possono definire gli ultimi rappresentanti della classe politica pre-televisiva, o per meglio dire tipografica e pre-elettronica. Sono uomini che hanno voluto fermare il tempo, fermare il mondo e la vita. Che invece scorre sempre rapida e in questi ultimi decenni rapidissima. Non a caso il vero nemico per costoro è Berlusconi con le sue televisioni. Anzi, costoro sono nemici in generale della televisione e di tutti i nuovi media. Per loro la verità è solo nei libri (quelli che hanno letto loro, si intende) e al massimo nei giornali (sempre e solo quelli che leggono loro). E veniamo a proprio a Berlusconi, che, attenzione, non è uno dei vincitori di queste elezioni (ha perso milioni e milioni di voti ovunque), è semplicemente uno dei sopravvissuti. Ma sembra comunque più in forma dei precedenti. E per quale motivo? Perché è semplicemente già un passo avanti nella sensibilità rispetto a tutti quelli citati precedentemente. Berlusconi rappresenta (ha rappresentano, a dire il vero) la fase della telecrazia, del telepopulismo, stravincente negli anni Ottanta e Novanta, ma oggi anch’essa in agonia. Sia chiaro: non esiste nessun “berlusconismo” se non nelle menti tipografiche già citate, perché la telecrazia è un fenomeno mondiale che ha le sue motivazioni nelle tecnologie dell’informazione, non nel genio diabolico e perfido di un singolo. Chi ancora pretende che Bersani sconfigga Berlusconi pretende che la gente dopo aver provato un’automobile preferisca tornare a usare un carretto. Ci sarà sempre qualche nostalgico, ma la maggioranza non tornerà al carretto e non vorrà neppure più l’automobile, vorrà un elicottero! E oggi hanno trovato l’elicottero. Uscendo dalla metafora, milioni di invidiui stanno abbandonando anche Berlusconi, ossia la telecrazia, per abbracciare il nuovo paradigma che percepiscono più vicino al loro sentire: la rete, rappresentata da Grillo e del Movimento 5 stelle. Il Movimento 5 stelle è il superamento della vecchia politica, di Bersani e Berlusconi insieme. E qui il discorso si fa complesso. Perché se è vero che Grillo è un passo avanti a Berlusconi e due avanti a Bersani, Grillo rappresenta ancora una fase di passaggio. Di qui i tanti motivi di scetticismo nei suoi confronti. Grillo è l’espressione dell’inevitabile stress che caratterizza l’epocale transizione da un’organizzazione sociale verticistica (tipografica o televisiva, in questo caso poco cambia) ad una reticolare e orizzontale. Grillo, così, ha al suo interno residui del vecchio populismo telecratico (e lì sembra Berlusconi), residui del giustizialismo e statalismo tipografico (e lì va d'accordo con Bersani o Ingroia o Travaglio), ma al tempo stesso è portatore di una nuova istanza, quella della rete, della postdemocrazia digitale che indiscutibilmente è il paradigma emergente. Ecco quindi le sue ambiguità: Grillo ha fondato un movimento accentratissimo e leaderistico come quelli del Novecento, parla da uomo di spettacolo e fa battute a ripetizione come Berlusconi, fa proclami sulla scuola pubblica nello stile dei partiti pre-televisivi, poi però il movimento che a lui si aggrega è reticolare, avvolgente, viralissimo, positivamente oltre-democratico e digitale. E allora abbiamo sì una rete dal basso, ma è una rete monolitica ancora, non ancora consapevole che il futuro non è nella rete unica di cittadini accorpati attorno a un leader di riferimento, ma è nelle reti, quelle di cui è già pieno il web, tribù costituite da individui che condividono interessi, passioni, progetti, utopie. Molti di voi lettori (e anch’io) fannno parte già di diverse di queste nuove reti e questo stesso articolo sarà inviato a diverse reti e poi condiviso, con la speranza di contribuire a un dibattito e dialogo aperto, che possa crescere e allargarsi. E io come altri, nuovi abitanti della postdemocrazia reticolare, non vogliamo un leader, non vogliamo regole e norme precostituite, ma vogliamo costruire il presente e il futuro cooperando pariteticamente. Non ci saranno leader vecchio stampo nel futuro che si prepara, come non ci sarà un sapere precostituito e comunicato da un’istituzione pubblica centralista. Ma stiamo andando già molti passi avanti. 

Dati su schede nulle e bianche

SENATO
Schede bianche 369.301 1,16 %
Schede nulle 762.669 2,40 %
Schede contestate e non assegnate 1.835 0,00 %

CAMERA 
Schede bianche 395.286 1,12 %
Schede nulle 871.781 2,47 %
Schede contestate e non assegnate 1.951 0,00 %

Ora non resta che cogliere al meglio il momento. Cogliere la novità del duplice virus astensionismo + Movimento 5 Stelle. Provare a motivare astensionisti e stellati a diventare più attivi possibili nel processo di radicale rinnovamento di tutte le istituzioni. M5S insedierà in Parlamento una rappresentanza che sarà giovanissima rispetto alle precedenti, e finalmente non saranno dei mestieranti della politica. Certo, ci sarà molta inesperienza, ma non è preferibile questa pulita inesperienza a chi ha vestito per decenni i panni del professionista della politica riducendoci in queste condizioni disperate? Io credo che a questo punto i cadaveri della vecchia politica vadano lasciati senza alcuna pietà al loro destino. Il Movimento 5 Stelle se non commetterà errori avrà la maggioranza alle prossime elezioni, ci è andata vicinissimo già questa volta. Il segnale mandato all’Europa da chi si è astenuto e chi ha votato stellato è chiarissimo: questa Europa dominata da burocrati della finanza in Italia la vogliono ormai in pochi. L’Italia sembra quindi davvero tornata avanguardia nella sensibilità contemporanea. Le avanguardie nascono sempre da coloro che colgono per primi questi mutamenti nella sensibilità del loro tempo, fu così nei primi decenni del Novecento, fu così sul finire degli anni Sessanta. E, altra caratteristica fondamentale, quelle furono sempre avanguardie internazionali. Ora ciò che accade con gli astensionisti e M5S è forse più confuso, meno consapevole e radicale all'apparenza, ma anche questo è un segno dei tempi che sono mutati. Speriamo che questa non sia solo una fiammata. Starà a noi che crediamo nel rinnovamento cavalcare ora la radicalizzazione emergente. L’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare e snobbare quanto sta accadendo in nome di meticolosi settarismi e presuntuosissime pignolerie professorali.

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.