L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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martedì 4 aprile 2017

È USCITO «LA FOTOGRAFIA RIBELLE», IL NUOVO LIBRO di Pino Bertelli

IL VOLUME, PUBBLICATO DA NdA PRESS (ISBN 9788889035894; PREZZO DI COPERTINA € 18,00), È ACQUISTABILE QUI.


LE DONNE DI PINO BERTELLI
Maurizio Rebuzzini

Subito precisato: Pino Bertelli, che solitamente conclude la fogliazione di ogni numero di questa rivista con caustici e apprezzati Sguardi su autori significativi della Storia della Fotografia, è a propria volta attento e concentrato autore… fotografo. Questo va rilevato, oltre che rivelato a coloro i quali non ne erano a conoscenza, per sottolineare quella linea demarcatoria che non richiede/richiederebbe ai fotografi di esprimersi altro che con la propria creatività applicata: per l'appunto, lo scatto fotografico. Se non che, in percorso individuale, alcuni fotografi sanno anche parlare e scrivere. Ovviamente, non di se stessi e della propria personalità, ma in riflessione altra (e alta) sulla stessa Fotografia, nel proprio insieme e complesso.
Non sono molti i fotografi capaci di riflessione, e a chi non ne è capace non rimproveriamo nulla. Invece Pino Bertelli fa parte di questa esigua pattuglia, limitata in quantità, va detto, tanto quanto è sostanziosa e sostanziale per qualità. Così, nel percorso professionale di Pino Bertelli, in combinazione e accostamento di immagini e parole, il casellario bibliografico è ricco di titoli di monografie d'autore e testi di riflessione e considerazione sulla fotografia. Adesso ce n'è uno in più: La fotografia ribelle, pubblicato da NdA Press, che sottotitola Storie, passioni e conflitti delle donne che hanno rivoluzionato la fotografia.
Di cosa si tratti è presto detto, almeno per quanto riguarda l'apparenza a tutti visibile: di una sostanziosa raccolta di saggi che l'autore Pino Bertelli riserva alle figure al femminile della Storia della Fotografia. Sia chiaro, e ci rivolgiamo a chi segue con fedeltà e assiduità queste pagine: alcuni di questi saggi sono già stati pubblicati in FOTOgraphia, per l'appunto nel contenitore selettivo e clinico degli Sguardi su. Ma questo, come altro del resto, non conta nulla, non soltanto poco, perché ciò che qui e ora fa la propria differenza è appunto il modus operandi di Pino Bertelli, in veste di angelo del racconto (o diavolo?), che non sottolinea una possibile trasversalità, ma rimarca ed evidenzia una guida assoluta e inviolabile di Donne che hanno rivoluzionato la fotografia.
Tanto facile da essere perfino scontato e - proprio per questo - evitato, sia lui sia noi eludiamo l'ovvio (della presunta "altra metà del cielo") per non stabilire gerarchie e scale, a dispetto di un assoluto femminile che tale e tanto deve restare. Di un assoluto che ha tracciato solchi indelebili, capaci di sovvertire l'ordine delle cose, in chiave maschilista, per affermare consistenti originalità di pensiero e azione. In questo senso, richiamando precedenti iniziative, apparentemente analoghe, apparentemente allineate [magari approdando perfino agli Appunti per una storia della fotografia al femminile della Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia, dell'estate 2006 (FOTOgraphia, giugno 2006)], va sottolineato come e quanto l'approccio di Pino Bertelli sia ben altro… ovverosia di più, perché approfondito alla radice della questione in essere: ammesso, ma non concesso, che di questo si tratti. Anche.
Nessuna compiacenza da parte sua, nessuna deroga dal suo sguardo clinico, ma assoluta consapevolezza delle singole personalità, qui concatenate in un percorso in qualche modo comune. Fantastici mosaici di un insieme sostanzioso, i suoi saggi contengono esattamente ciò che serve e non si disperdono in alcun stereotipo accademico (testi introduttivi a parte: opinione personale e individuale).
Nella cadenza nella quale le incontriamo sulle pagine dell'ottimo La fotografia ribelle, il cui titolo è già programma, è già intenzione svelata, ventisette fotografe raccontano una propria Storia, strappata alle convenzioni. Una dopo l'altra, tutte figure illuminanti che Pino Bertelli non identifica al solo positivo (ci sono anche presenze considerate all'opposto), ma incasella con una onestà intellettuale della quale gli dobbiamo essere grati. Quindi, rispetto alle (eventuali) pubblicazioni in FOTOgraphia, la cui messa in pagina risponde anche a canoni redazionali e confini conseguenti, la consecuzione tra il personaggio e la sua decodifica indirizza sia la lettura sia la collocazione nel tragitto complessivo.
Nel dettaglio:
> Eve Arnold: Sulla fotografia al tempo della gioia;
> Lisetta Carmi: La luce e la grazia della fotografia autentica;
> Claude Cahun: Sulla grazia della fotografia lesbica;
> Margaret Bourke-White: Della bellezza aristocratica dello sguardo;
> Cindy Sherman: L'immagine allo specchio e il trionfo della merce;
> Ruth Orkin: La visione della realtà;
> Gerda Taro: Il pane, le rose e la fotografia nella rivoluzione di Spagna;
> Annemarie Schwarzenbach: Sulla fotografia sociale di una ribelle;
> Leni Riefenstahl: Dal trionfo della volontà all'apologia del corpo;
> Nancy "Nan" Goldin: La provocazione del corpo o l'elogio dell'imperfezione;
> Annie Leibovitz: Della fotografia fatalista;
> Paola Agosti: Sulla fotografia dell'indignazione;
> Dorothea Lange: Sulla fotografia del disinganno;
> Carla Cerati: Sulla fotografia del desiderio;
> Alexandra Boulat: Il coraggio della fotografia;
> Francesca Woodman: Sulla fotografia dell'esistenza;
> Marialba Russo: Sulla fotografia mediterranea;
> Gisèle Freund: Sulla fotografia delle passioni;
> Vivian Maier: Sulla fotografia della vita quotidiana;
> Tina Modotti: Della fotografia sovversiva / Dalla poetica della rivolta all'etica dell'utopia;
> Diane Arbus: Della fotografia trasgressiva / Dall'estetica dei "Freaks" all'etica della ribellione;
> Liu Xia: Sulla fotografia dei diritti umani;
> Martine Franck: Sulla fotografia della tenerezza;
> Cristina García Rodero: Sulla magia della fotografia documentaria e della fotografia parassitaria;
> Mary Ellen Mark: Nostra signora delle periferie;
> Sally Mann: Sulla fotografia della rêverie o del Dionisiaco;
> Letizia Battaglia: Sulla fotografia della libertà.
Non serve rilevarlo, forse, ma il casellario risponde a intenzioni dell'autore Pino Bertelli. Non ci sono altre chiavi interpretative della sequenza predisposta, né gerarchiche, né temporali, né geografiche, né stilistiche, né di scrittura (sua), ma… un sottile filo di consecuzione.
Soltanto questo!


Pubblicato originariamente in FOTOgraphia, n. 4/2017, p. 18.

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.