Lettera a un amico, mio coetaneo, critico dell’articolo di Liliana Segre «Perché non si può parlare di genocidio a Gaza, ma di crimini di guerra e contro l’umanità» (Corriere della sera, 29 novembre 2024)
Caro A., tu pensi davvero che il governo israeliano abbia nelle sue intenzioni di distruggere in toto o in parte il gruppo nazionale, etnico o religioso degli arabi palestinesi? Eppure degli arabi palestinesi vivono da sempre anche in Israele e non sono perseguitati: anzi, sono anche rappresentati democraticamente nel Parlamento, nella Knesset. E del resto la stampa di tiutto il mondo ha riconosciuto che la popolazione di Gaza è potuta crescere anche grazie all’aiuto di Israele e di Netanyahu.
Al contrario non si può negare che genocide sono le intenzioni di Hamas, Hezbollah, Houti e ayatollah iraniani, semplicemente perché lo hanno più volte dichiarato e manifestato. E se tutti costoro rifiutano l’ipotesi di due Stati è proprio perché il loro programma è di distruggere Israele e gettare a mare tutti gli ebrei che vi abitano. Più genocida di così…
Come non accorgersi che la responsabilità delle morti civili, dei danni alla popolazione (di Gaza e libanese) ricade anche (se non in primis) sulle spalle di chi ha cominciato in modo scellerato questo conflitto? Mi riferisco in particolare al progrom del 7 ottobre e ai lanci di missili di Hezbollah a partire dall’8 ottobre, il tutto in pieno accordo con l’Iran. Infine, pensi che Israele non abbia il diritto di difendersi mentre è coinvolto in attacchi da ben sette fronti diversi: Hamas, Hezbollah, Houti, Cisgiordania, Iran, Iraq e Siria? Tutti grandi lanciatori di droni e missili sulle città israeliane. Missili che fanno poca notizia, ma solo perché Israele riesce a intercettarne la maggior parte. Il fatto che la popolazione civile d’Israele sia regolarmente silurata dai vicini dovrebbe generare indignazione, ma così non accade. Basterebbero queste considerazioni per porti dei dubbi se sia giusto intentare un processo per genocidio a danno di Israele, invece che all’Iran e ai suoi gruppi terroristici.
Qui non si parla di quali siano i cavilli della legge sul genocidio che meglio si adattano all’azione israeliana - servizio riservato a Israele ma non alla Russia di Putin o ad altri - ma per quali casi sia stato effettivamente utilizzato prima d’ora il termine genocidio. E «la non dipendenza da una guerra in corso degli altri casi» come fa notare la Segre, è importante.
Basterebbe fare l’esempio eclatante dell’invasione russa dell’Ucraina - la cui esistenza come nazione è da Putin costantemente negata - per la quale non ho visto nessuna ondata pubblica di condanna in termini di genocidio. Come mai l’azione della Russia (con tanto di deportazioni di bambini, stragi, torture, distruzione delle fonti di energia elettrica ecc.) non viene accusata di genocidio da nessuno degli organismi internazionali, così solerti contro Israele? Intendo riferirmi a Nazioni unite, Tribunale dell’Aia, Amnesty international, Croce rossa, Ong varie…
Di fatto non lo fanno a ragion veduta, perché anche per i crimini della Russia in Ucraina e altrove - come per Israele a Gaza - sarebbe giuridicamente inesatto parlare di genocidio anziché di crimini di guerra e contro l’umanità. Eppure se proprio volessimo condannare qualcuno per genocidio, è dalla Russia che dovremmo cominciare - che tra l’altro degli autentici genocidi li ha compiuti nel suo passato contro gli ucraini (il terribile Holodomor) e i tatari di Crimea - tanto più che lì non si dovrebbero avere dubbi su chi sia l’aggressore e l’aggredito. Ma c’è anche chi sarebbe pronto a dire che la Russia non ha invaso, che si sta difendendo… Tanto è sempre colpa degli Usa e dell’Occidente.
Non vedi che c’è una volontà di fondo - sin dall’inizio del conflitto - di far passare le ex vittime in nuovi carnefici?
Forse non lo vedi perché l’azione conformista dei social è troppo forte, perché «condannare il genocidio israeliano» (ma a volte leggi «ebraico») è diventato un trend diffusissimo in Rete. E le immagini - quasi sempre vere purtroppo - che si vedono quotidianamente su questi canali di pseudoinformazione non permettono di dividere le due cose a livello emotivo: di provare empatia per le vittime e le sofferenze eccessive, ma allo stesso tempo di avere una visione generale e complessiva di ciò che sta accadendo. Finendo col discriminare ancora una volta il popolo ebraico, attribuendo le responsabilità a una sola parte e perdendo di vista quale possa veramente essere una strada per la pacificazione.
Ma anche solo le modalità in cui si è svolto il progrom del 7 ottobre, non ti fanno avere un’idea della ferocia e della barbarie follemente genocida che ha spinto Hamas, avendo alle spalle l'Iran? Certo, le immagini di quel pogrom sono meno «di moda» sui social rispetto all’azione vendicativa di Netanyahu. Ma ciò non può far dimenticare che le stragi degli abitanti di Gaza erano proprio ciò che Hamas voleva quando ha deciso di dichiarare guerra a Israele. E Hamas continua a volere quelle stragi, perché gli sarebbe bastato liberare gli ostaggi per salvare migliaia di vite umane di suoi concittadini. E invece no: li vuole vedere morti, rifiutando di liberare gli ostaggi. Ostaggi, che come ben sai, non ricevono alcun aiuto umanitario da parte di Amnesty, Croce rossa, Ong varie. Particolarmente vergognoso è il comportamento di Amnesty che invece di emettere condanne politiche dovrebbe fare di tutto per entrare in contatto con gli ostaggi. Non ne ha incontrato nemmeno uno!
Finché i gruppi terroristici intorno a Israele saranno così fanaticamente agguerriti, il governo israeliano cosa dovrebbe fare?
Sarebbe forse giusto che Israele cessasse il fuoco, consentendo ad Hamas di riorganizzarsi, per poi subire altre aggressioni come il pogrom del 7 ottobre?
E come dovrebbe comportarsi con l’Iran, che a sua volta ha preso l’iniziativa di lanciare centinaia di missili contro le città israeliane?
E con i gruppi terroristici che minacciano di sterminare gli ebrei di Israele?
Contro chi minaccia la pace, lo stato di benessere, quindi la democrazia e i diritti, noi occidentali (e baluardi della democrazia in Medio oriente come Israele) che cosa dovremmo fare?
È assurdo che si metta in dubbio la legittimità di atti autodifensivi, non parliamo neanche di guerre preventive o deterrenza (orrore! scandalo!). Eppure durante la Seconda guerra mondiale, come ricorda Liliana Segre, il bombardamento di Dresda e le atomiche sul Giappone hanno contribuito a porre fine alla guerra. Valeva il prezzo di tutte quelle vittime innocenti? Da tempo ci diciamo che no e a ragione. Ma mai nessuno ha chiamato «genocidio» quegli atti di guerra che pure provocarono molte più vittime che non a Gaza. Del resto, quante vittime avrebbe invece causato il proseguimento di quella guerra mondiale così distruttiva, iniziata per scelta deliberata della Germania nazista e dell’Urss stalinista inizialmente alleati?
Sono domande razionali, scomode, fastidiose perché contrastano con l’etica e la morale che noi (sottolineo noi) europei occidentali et similia abbiamo sviluppato in anni e anni di pace e sviluppo del benessere - un benessere che non abbiamo tenuto solo per noi - seguiti ai conflitti mondiali. Trovo invece orrendo vedere nel mondo così tante manifestazioni di solidarietà per azioni di stampo medioevale da parte di gruppi e regimi altrettanto medioevali nelle loro convinzioni ideologiche.
Io non ho la risposta esatta a tutte queste domande, ma me le pongo, e il solo fatto di pormele mi fa rimanere in allerta. Nel testo la Segre parla anche dei motivi per cui una parola così pesante come «genocidio» andrebbe evitata, visto che essa richiama alla memoria in primo luogo lo sterminio sistematico di 6 milioni di ebrei (oltre a zingari, omosessuali ecc.). Ci hai riflettuto? Perché in certi ambienti (per esempio nelle università sconvolte al momento da ondate di mobilitazioni antisraeliane, ma non antiputiniane) non si affronta invece il tema del perché l’antisemitismo è tornato a crescere nel mondo? Eppure l’antisemitismo (antiebraismo) è così evidente in tanti comportamenti che andrebbero condannati come tali e che invece furoreggiano sui social. Dovresti renderti conto che è in atto un sovvertimento di valori molto pericoloso, destinato a segnare anche il nostro futuro, di noi, la nuova generazione.
Se sono critico del governo israeliano? Sì, senza dubbio. Sostenere che Hamas e soci stiano facendo una cosa giusta, una resistenza o un atto eroico? Giammai (so che in fondo non lo pensi neanche tu).
Ma il quesito di fondo rimane: dopo il 7 ottobre, quando fu chiaro che Hamas andava eliminato, quale era il modo giusto, meno disumano e pacifico di riuscire a farlo? Nonostante le sue stragi, neanche Netanyahu c’è riuscito. E gli ostaggi sono ancora prigionieri. Quindi il problema rimane aperto.
È giusto che tu sappia che queste sono domande che io mi pongo a partire almeno dal 7 ottobre e che considero imprescindibili per un'analisi dei nostri tempi.
Laris
P.S. Ti allego una poesia molto famosa di Martin Niemöller, nella sua versione originaria
Quando i nazisti presero i comunisti,
io non dissi nulla
perché non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici,
io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico.
Quando presero i sindacalisti,
io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi presero gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.
ENGLISH
ON LILIANA SEGRE'S ARTICLE
by Laris Massari
Letter to a friend, my peer, critical of Liliana Segre's article "Why one cannot speak of genocide in Gaza, but of war crimes and crimes against humanity" (Corriere della Sera, November 29, 2024).
Dear A., do you really think that the Israeli government intends to completely or partially destroy the national, ethnic, or religious group of Palestinian Arabs? Yet Palestinian Arabs have always lived in Israel too, and they are not persecuted: on the contrary, they are democratically represented in the Parliament, the Knesset. Moreover, the press worldwide has acknowledged that Gaza's population has grown also thanks to the aid from Israel and Netanyahu.
Conversely, one cannot deny that the intentions of Hamas, Hezbollah, the Houthis, and the Iranian ayatollahs are genocidal, simply because they have repeatedly declared and demonstrated it. And if all these parties reject the idea of two states, it is precisely because their program is to destroy Israel and throw all the Jews living there into the sea. Could anything be more genocidal than that?
How can one fail to see that the responsibility for civilian deaths and harm to the population (of Gaza and Lebanon) also falls (if not primarily) on those who recklessly started this conflict? I refer specifically to the pogrom of October 7 and Hezbollah's missile launches starting October 8, all in full coordination with Iran. Finally, do you think Israel does not have the right to defend itself when it is being attacked on seven different fronts: Hamas, Hezbollah, the Houthis, the West Bank, Iran, Iraq, and Syria? All of them are major deployers of drones and missiles against Israeli cities. Missiles that make little news only because Israel manages to intercept most of them. The fact that Israeli civilians are regularly targeted by neighboring countries should spark indignation, but it does not.
These considerations alone should make you question whether it is right to prosecute Israel for genocide instead of Iran and its terrorist groups.
This is not about legal technicalities regarding genocide laws that might apply to Israel—but not to Putin's Russia or others—but about the actual cases for which the term genocide has been used before. And, as Segre points out, "the independence of other cases from an ongoing war" is significant.
One glaring example would be Russia's invasion of Ukraine—whose existence as a nation Putin constantly denies—for which I have seen no public outcry labeling it genocide. Why is it that Russia's actions (including deportations of children, massacres, torture, destruction of energy sources, etc.) are not accused of genocide by any international body, so diligent against Israel? I am referring to the United Nations, the Hague Tribunal, Amnesty International, the Red Cross, and various NGOs...
In fact, they do not make such accusations for good reason because, even for Russia's crimes in Ukraine and elsewhere—as for Israel in Gaza—it would be legally incorrect to speak of genocide instead of war crimes and crimes against humanity. Yet, if we truly wanted to accuse someone of genocide, we should start with Russia—which has carried out genuine genocides in its past against Ukrainians (the horrific Holodomor) and Crimean Tatars—especially since there should be no doubt about who is the aggressor and who is the victim there. But there are those who would even say that Russia has not invaded, that it is defending itself... It's always the fault of the U.S. and the West.
Can't you see that there has been an underlying will—since the beginning of this conflict—to portray former victims as new perpetrators?
Perhaps you can't see it because the conformist action of social media is too strong because "condemning the Israeli genocide" (and sometimes you read "Jewish") has become a widespread trend online. And the images—almost always, unfortunately, true—seen daily on these pseudo-information channels do not allow one to emotionally separate the two things: to feel empathy for the victims and their excessive suffering while also having a general and comprehensive vision of what is happening. This ends up discriminating against the Jewish people once again, attributing all responsibilities to one side, and losing sight of what could genuinely be a path to peace.
But even just the manner in which the pogrom of October 7 occurred—doesn't it give you an idea of the ferocity and genocidal madness that drove Hamas, backed by Iran? Certainly, the images of that pogrom are less "fashionable" on social media compared to Netanyahu's retaliatory actions. But this cannot erase the fact that the massacres of Gaza's inhabitants were precisely what Hamas wanted when it decided to declare war on Israel. And it continues to want those massacres by refusing to release the hostages. Hostages, as you well know, receive no humanitarian aid from Amnesty, the Red Cross, or various NGOs.
As long as the terrorist groups surrounding Israel remain so fanatically combative, what should the Israeli government do?
Would it be right for Israel to cease fire, allowing Hamas to reorganize, only to face further attacks like the pogrom of October 7?
And how should it deal with Iran, which has, in turn, taken the initiative to launch hundreds of missiles at Israeli cities?
And with the terrorist groups that threaten to exterminate the Jews of Israel?
Against those who threaten peace, welfare, and therefore democracy and rights, what should we Westerners (and bastions of democracy in the Middle East like Israel) do?
It is absurd to question the legitimacy of self-defense acts, let alone preventive wars or deterrence (horror! scandal!). Yet during World War II, as Liliana Segre reminds us, the bombing of Dresden and the atomic bombs on Japan contributed to ending the war. Was the price of all those innocent victims worth it? For a long time, we have said no, and rightly so. But no one ever called those acts of war, which caused many more victims than in Gaza, "genocide."
Moreover, how many victims would have been caused by the continuation of that world war, so destructive, initiated by the deliberate choice of Nazi Germany and Stalinist USSR, initially allies?
These are rational, uncomfortable, and disturbing questions because they clash with the ethics and morality that we (I emphasize we) Western Europeans and the like have developed over years of peace and welfare—welfare that we did not keep only for ourselves—after the world conflicts.
Instead, I find it horrifying to see so many demonstrations of solidarity worldwide for medieval-style actions by groups and regimes equally medieval in their ideological beliefs.
I do not have the exact answer to all these questions, but I ask them, and the very act of asking them keeps me alert. In her text, Segre also speaks about the reasons why such a heavy word as "genocide" should be avoided, given that it primarily evokes the systematic extermination of 6 million Jews (along with Roma, homosexuals, etc.). Have you thought about it?
Why is it that certain environments (for example, universities currently shaken by waves of anti-Israeli, but not anti-Putin, mobilizations) do not instead address the issue of why anti-Semitism has returned to grow in the world?
And yet anti-Semitism (anti-Judaism) is so evident in many behaviors that should be condemned as such but instead thrive on social media. You should realize that there is a very dangerous value inversion underway, destined to mark even our future, ours—the new generation.
Am I critical of the Israeli government? Yes, without a doubt. Supporting Hamas and its allies as doing something right, a form of resistance, or a heroic act? Never (I know deep down you don’t think so either).
But the fundamental question remains: after October 7, when it became clear that Hamas needed to be eliminated, what was the right, less inhumane, and peaceful way to achieve this?
Despite its massacres, Netanyahu hasn’t succeeded. And the hostages are still prisoners. So the problem remains unsolved.
You should know that I have been asking myself these questions at least since October 7, and I consider them essential for analyzing our times.
Laris
P.S. I am attaching a very famous poem by Martin Niemöller in its original version:
When the Nazis came for the Communists,
I remained silent;
I was not a Communist.
When they locked up the Social Democrats,
I remained silent;
I was not a Social Democrat.
When they came for the trade unionists,
I did not speak out;
I was not a trade unionist.
When they came for the Jews,
I remained silent;
I wasn’t a Jew.
Then they came for me,
and there was no one left to speak for me.
ESPANOL
SOBRE EL ARTÍCULO DE LILIANA SEGRE
por Laris Massari
Carta a un amigo, de mi misma edad, crítico del artículo de Liliana Segre: *«Por qué no se puede hablar de genocidio en Gaza, sino de crímenes de guerra y contra la humanidad»* (Corriere della Sera, 29 de noviembre de 2024).
Querido A.:
¿De verdad crees que el gobierno israelí tiene la intención de destruir total o parcialmente al grupo nacional, étnico o religioso de los árabes palestinos? Sin embargo, los árabes palestinos siempre han vivido también en Israel y no son perseguidos; al contrario, están democráticamente representados en el Parlamento, en la Knesset. Además, la prensa de todo el mundo ha reconocido que la población de Gaza ha podido crecer gracias también a la ayuda de Israel y de Netanyahu.
Por el contrario, no se puede negar que las intenciones genocidas son las de Hamás, Hezbollah, los hutíes y los ayatolás iraníes, simplemente porque lo han declarado y manifestado en numerosas ocasiones. Y si todos ellos rechazan la idea de los dos Estados, es precisamente porque su programa es destruir Israel y arrojar al mar a todos los judíos que allí habitan. Más genocida que eso...
¿Cómo no darse cuenta de que la responsabilidad por las muertes civiles, los daños a la población (de Gaza y del Líbano) recae también (si no principalmente) sobre los que comenzaron este conflicto de manera insensata? Me refiero en particular al pogromo del 7 de octubre y al lanzamiento de misiles por parte de Hezbollah a partir del 8 de octubre, todo ello en pleno acuerdo con Irán.
Por último, ¿crees que Israel no tiene derecho a defenderse mientras sufre ataques desde siete frentes diferentes: Hamás, Hezbollah, los hutíes, Cisjordania, Irán, Irak y Siria? Todos ellos son grandes lanzadores de drones y misiles contra las ciudades israelíes. Misiles que apenas hacen noticia porque Israel logra interceptar la mayoría. El hecho de que la población civil de Israel sea atacada regularmente por sus vecinos debería generar indignación, pero no ocurre así.
Bastaría con estas consideraciones para plantearte dudas sobre si es justo llevar a Israel a juicio por genocidio, en lugar de a Irán y a sus grupos terroristas. Aquí no se trata de qué detalles de la ley sobre genocidio se adaptan mejor a las acciones israelíes—un servicio reservado a Israel pero no a la Rusia de Putin ni a otros—, sino de en qué casos se ha utilizado efectivamente antes el término *genocidio*. Y «la no dependencia de una guerra en curso en los demás casos», como señala Segre, es importante.
Bastaría el ejemplo evidente de la invasión rusa de Ucrania—cuya existencia como nación Putin niega constantemente—para la cual no he visto ninguna ola pública de condena en términos de genocidio. ¿Cómo es posible que la acción de Rusia (con deportaciones de niños, masacres, torturas, destrucción de fuentes de energía eléctrica, etc.) no sea acusada de genocidio por ninguno de los organismos internacionales, tan diligentes contra Israel? Me refiero a Naciones Unidas, el Tribunal de La Haya, Amnistía Internacional, la Cruz Roja, diversas ONG...
De hecho, no lo hacen con conocimiento de causa, porque también para los crímenes de Rusia en Ucrania y en otros lugares—al igual que para Israel en Gaza—sería jurídicamente incorrecto hablar de genocidio en lugar de crímenes de guerra y contra la humanidad. Y sin embargo, si realmente quisiéramos condenar a alguien por genocidio, deberíamos comenzar por Rusia, que, además, ha cometido auténticos genocidios en su pasado contra los ucranianos (el terrible Holodomor) y los tártaros de Crimea, sobre todo porque allí no debería haber dudas sobre quién es el agresor y quién el agredido. Pero también hay quienes estarían dispuestos a decir que Rusia no ha invadido, que se está defendiendo... Siempre es culpa de Estados Unidos y de Occidente.
¿No ves que hay una voluntad de fondo, desde el inicio del conflicto, de convertir a las antiguas víctimas en nuevos verdugos?
Tal vez no lo ves porque la acción conformista de las redes sociales es demasiado fuerte, porque «condenar el genocidio israelí» (y a veces lees «judío») se ha convertido en una tendencia muy extendida en la red. Y las imágenes—casi siempre verdaderas, lamentablemente—que se ven diariamente en estos canales de pseudo-información no permiten separar emocionalmente las dos cosas: sentir empatía por las víctimas y los sufrimientos excesivos, pero al mismo tiempo tener una visión general y completa de lo que está ocurriendo.
Esto termina discriminando una vez más al pueblo judío, atribuyendo las responsabilidades a una sola parte y perdiendo de vista cuál podría ser realmente un camino hacia la pacificación.
¿Pero acaso las modalidades en las que se desarrolló el pogromo del 7 de octubre no te dan una idea de la ferocidad y barbarie locamente genocida que impulsó a Hamás, respaldado por Irán? Claro, las imágenes de ese pogromo están menos «de moda» en las redes sociales en comparación con la acción vengativa de Netanyahu. Pero eso no puede hacernos olvidar que las masacres de los habitantes de Gaza eran exactamente lo que Hamás quería cuando decidió declarar la guerra a Israel. Y sigue queriendo esas masacres al negarse a liberar a los rehenes. Rehenes que, como bien sabes, no reciben ninguna ayuda humanitaria por parte de Amnistía Internacional, la Cruz Roja o diversas ONG.
Mientras los grupos terroristas alrededor de Israel sigan tan fanáticamente armados, ¿qué debería hacer el gobierno israelí?
¿Sería acaso justo que Israel cesara el fuego, permitiendo que Hamás se reorganizara para luego sufrir nuevas agresiones como el pogromo del 7 de octubre?
¿Y cómo debería comportarse con Irán, que a su vez ha lanzado cientos de misiles contra las ciudades israelíes?
¿Y con los grupos terroristas que amenazan con exterminar a los judíos de Israel?
Frente a quienes amenazan la paz, el bienestar y, por tanto, la democracia y los derechos, ¿qué deberíamos hacer nosotros, occidentales (y baluartes de la democracia en Oriente Medio, como Israel)?
Es absurdo que se cuestione la legitimidad de actos defensivos, ni hablar ya de guerras preventivas o disuasión (*¡horror! ¡escándalo!*). Sin embargo, durante la Segunda Guerra Mundial, como recuerda Liliana Segre, el bombardeo de Dresde y las bombas atómicas sobre Japón contribuyeron a poner fin a la guerra. ¿Valió la pena el precio de todas esas víctimas inocentes?
Llevamos tiempo diciéndonos que no, y con razón. Pero nunca nadie ha llamado «genocidio» a esos actos de guerra que causaron muchas más víctimas que las de Gaza.
Por otro lado, ¿cuántas víctimas habría causado la continuación de aquella guerra mundial tan destructiva, iniciada por elección deliberada de la Alemania nazi y la URSS estalinista, inicialmente aliados?
Son preguntas racionales, incómodas, molestas, porque contrastan con la ética y la moral que nosotros (subrayo nosotros) europeos occidentales y similares hemos desarrollado durante años de paz y bienestar—un bienestar que no hemos reservado solo para nosotros—después de los conflictos mundiales.
En cambio, me parece horrible ver en el mundo tantas manifestaciones de solidaridad hacia acciones de carácter medieval realizadas por grupos y regímenes igualmente medievales en sus convicciones ideológicas.
Yo no tengo la respuesta exacta a todas estas preguntas, pero me las planteo, y el solo hecho de planteármelas me mantiene alerta.
En el texto, Segre también habla de las razones por las que una palabra tan pesada como *«genocidio»* debería evitarse, dado que remite en primer lugar al exterminio sistemático de seis millones de judíos (además de gitanos, homosexuales, etc.). ¿Lo has reflexionado?
¿Por qué en ciertos entornos (por ejemplo, en universidades actualmente conmocionadas por oleadas de movilizaciones antiisraelíes, pero no antiputinianas) no se aborda el tema de por qué el antisemitismo ha vuelto a crecer en el mundo?
Y sin embargo, el antisemitismo (anti-judaísmo) es tan evidente en muchos comportamientos que deberían condenarse como tales, pero que en cambio prosperan en las redes sociales.
Deberías darte cuenta de que hay un trastorno de valores muy peligroso en curso, destinado a marcar también nuestro futuro, el nuestro, el de la nueva generación.
¿Soy crítico del gobierno israelí? Sí, sin duda. ¿Apoyar que Hamás y compañía estén haciendo lo correcto, una resistencia o un acto heroico? Jamás (sé que en el fondo tú tampoco lo piensas).
Pero la pregunta fundamental permanece: después del 7 de octubre, cuando quedó claro que Hamás debía ser eliminado, ¿cuál era la manera correcta, menos inhumana y pacífica de lograrlo?
A pesar de sus masacres, Netanyahu no lo ha logrado. Y los rehenes siguen prisioneros. Así que el problema sigue abierto.
Es importante que sepas que estas son preguntas que me hago desde al menos el 7 de octubre y
que cada vez me parecen más cruciales.
Un cordial saludo,
Laris
P.S. Adjunto un poema muy famoso de Martin Niemöller, en su versión original.
Cuando los nazis tomaron a los comunistas,
no dije nada
porque yo no era comunista.
Cuando encerraron a los socialdemócratas,
no dije nada
porque yo no era socialdemócrata.
Cuando se llevaron a los sindicalistas,
no dije nada
porque yo no era sindicalista.
Luego se llevaron a los judíos,
y yo no dije nada
porque yo no era judío.
Luego vinieron a buscarme.
Y no quedaba nadie que pudiera decir nada.