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martedì 3 ottobre 2023

MASSARI'S INTRODUCTION TO MANDEL

by Jan Willem Stutje 


ENGLISH - ITALIANO - NEDERLANDS


Dear Roberto,


Thank you for your patience. Although my new book is not yet ready, I finally have some time to react to the introduction you wrote on Mandel.

Despite understanding the difference you make between Marxologists and Marxists, it seems to me to go too far to recognize for Marxologists only those who have assimilated also Trotsky's thought. Certainly, in our day and age, when Stalinism and the Communist parties connected with it have disappeared from the scene, there is room to rethink many new issues. Let’s think for example to the climate issue, the globalization, the problems associated with digitized authoritary coexistence or to the judgment of new geopolitical relations.

My belief is that we stand in the tradition of Marx, Trotsky and Luxemburg when we evaluate with open eyes new ideas, often brought forth by new social movements, in view of their promises of emancipation. A broad non-sectarian base is needed, an attitude that even Mandel held in high regard when he continued to defend, in debate with Social Democrats and Stalinists, minority rights and the revolutionary perspective. The term «Marxologists» therefore adds something forced.

I was surprised to read that you too, in the 1960 and 1970, were touched by Mandel’s main works, the Traité d’économie marxiste and Spätkapitalismus. These works played a crucial role in my political formation too, precisely for the reason that these texts derive their strength from Mandel's creative reworking of the old law of «uneven and combined development». «Marxologists» then adds something forced.

As much as the bourgeoisie was aware of the revolutionary dynamic that flowed from Mandel's thinking and organizing skills, it still resulted as a matter of fact that for years he was denied access to countries like Germany, France, Australia and the U.S.; not to mention the Soviet Union and its satellite countries.

I share your view that the turning point in the class struggle/relationship in the imperialist countries was well before about 1989/90. And yes, actually the year 1974/75 is more likely, certainly if we include in our considerations the reversal that occurred in the long wave. The premise is that the long wave theory is correct in Mandel's interpretation. As you may know, there is ample discussion about this matter, including in the revolutionary Marxist sphere: see the work of Michel Husson.

It is interesting to read that your activity within the Fourth International was mainly concentrated in the period 1966 until 1975. To your information, I became a member of the Fourth in 1974, right in the period of preparation for the Tenth World Congress. And yes, I must acknowledge that I, at that time, but also during the period when I was doing research for Mandel’s biography, was aware of your conflict with Livio Maitan and your activities in the Revolutionary Marxist Fraction. The emotion-charged sentences you devote to this episode confer a real authenticity to the document you wrote as an introduction to the biography.

In order to assess the positions Mandel took during the conflicts in the Fourth International, it is perhaps worth mentioning that he was not always guided in a direct sense by what his political-theoretical heart told him. At least as strongly, he was guided by his conviction to always safeguard the unity and integrity of the Fourth. Perhaps this fact, even so many years later, can temper our judgment of Ernest.

 

Dear Roberto, again many thanks for the initiative to tell about my book on Ernest. It was a pleasure for me to read your introduction. 

Thank you very, very much,

 

Jan Willem Stutje

 

ITALIANO


L'INTRODUZIONE DI MASSARI A MANDEL

di Jan Willem Stutje


Caro Roberto,

 

grazie per la pazienza. Anche se il mio nuovo libro non è ancora pronto, alla fine ho un po’ di tempo per reagire all’introduzione che hai scritto su Mandel.

Malgrado capisca la differenza che fai tra marxologi e marxisti, mi sembra andare troppo lontano riconoscere per marxologi solo quelli che hanno assimilato anche il pensiero di Trotsky. Sicuramente, ai nostri giorni, quando lo stalinismo e i partiti comunisti con esso collegati sono scomparsi dalla circolazione, c’è spazio per ripensare a molte nuove questioni – pensa per esempio al problema del clima, alla globalizzazione, ai problemi connessi all’autoritarismo digitalizzato nella convivenza civile oppure al giudizio sulle nuove relazioni geopolitiche. La mia convinzione è che noi stiamo nella tradizione di Marx, Trotsky e Luxemburg quando con gli occhi aperti valutiamo nuove idee, spesso portate avanti da nuovi movimenti sociali, in vista delle loro promesse di emancipazione. Serve un’ampia base non settaria, un atteggiamento che anche Mandel ha tenuto in gran conto quando continuava a difendere, nel dibattito con socialdemocratici e stalinisti, i diritti delle minoranze e la prospettiva rivoluzionaria. Il termine «marxologi» quindi aggiunge qualcosa di forzato.

Ho letto con sorpresa che anche tu, negli anni ’60 e ’70, sei stato colpito dalle opere principali di Mandel, il Traité d’économie marxiste Spätkapitalismus. Opere che anche nella mia formazione politica hanno svolto un importante ruolo, precisamente per la ragione che questi testi traggono la loro forza dalla rielaborazione creativa che Mandel fece della vecchia legge della «sviluppo ineguale e combinato»ı. Per quanto la borghesia fosse consapevole della dinamica rivoluzionaria che scaturiva dal pensiero e dalle capacità organizzative di Mandel, risultava comunque il fatto che per anni gli fu negato l’accesso a Paesi come Germania, Francia, Australia e gli USA; per non parlare dell’Unione Sovietica e dei suoi Paesi satelliti.

Condivido la tua opinione che il punto di svolta nella lotta/relazione di classe nei paesi imperialistici sia stato molto prima del 1989/90 circa. E sì, in effetti è più probabile l'anno 1974/5, di sicuro se includiamo nelle nostre considerazioni l'inversione avvenuta nell'onda lunga. La premessa è che la teoria delle onde lunghe sia corretta nell'interpretazione di Mandel. Come saprai, è ampia la discussione in merito, anche nell’àmbito marxista rivoluzionario: si veda il lavoro di Michel Husson.

 

È interessante leggere che la tua attività all’interno della Quarta Internazionale si è concentrata soprattutto nel periodo 1966 fino al 1975. Per informarti, sono diventato membro della Quarta nel 1974, proprio nel periodo di preparazione per il X Congresso mondiale. E sì, devo riconoscere che io, a quei tempi, ma anche nel periodo in cui facevo ricerche per la biografia di Mandel, sono stato a conoscenza del tuo conflitto con Livio Maitan e delle tue attività nella Frazione marxista rivoluzionaria. Le frasi piene di emozione che dedichi a questo episodio conferiscono una carica di vera autenticità al documento che hai scritto come introduzione alla biografia. 

Per valutare le posizioni che Mandel assunse durante i conflitti nella Quarta internazionale, è forse opportuno ricordare che egli non fu sempre guidato in senso diretto da ciò che il suo cuore politico-teorico gli diceva. Almeno altrettanto fortemente, era guidato dalla sua convinzione di salvaguardare sempre l’unità e l’integrità della Quarta. Forse questo fatto, anche a distanza di tanti anni, può mitigare il nostro giudizio su Ernest.

 

Caro Roberto, ancora molte grazie per l’iniziativa di raccontare del mio libro su Ernest. È stato per me un piacere leggere la tua introduzione.

Grazie di cuore 

Jan Willem Stutje

 

NEDERLANDS


MASSARI'S INTRODUCTIE MET MANDEL

Jan Willem Stutje


Beste Roberto,

 

Dank je voor het geduld. Al is mijn nieuwe boek nog niet klaar, eindelijk heb ik even tijd om te reageren op de door jou geschreven inleiding over Mandel. 
Al begrijp ik het onderscheid dat je maakt tussen marxologen en marxisten, het gaat me te ver om alleen hen als marxist te erkennen die het denken van Trotsky geassimileerd hebben. Zeker in de huidige periode waarin het stalinisme en de daarmee verbonden communistische partijen van het toneel verdwenen zijn, is er ruimte om vele nieuwe vraagstukken te heroverdenken, denk bijvoorbeeld aan de kwestie van het klimaat, aan de globalisering, aan de problemen die samenhangen met de gedigitaliseerde autoritaire samenleving of de beoordeling van de nieuwe geopolitieke verhoudingen. Het is mijn overtuiging dat we in de traditie van Marx, Trotsky en Luxemburg staan als we met open oog nieuwe ideeën, vaak gedragen door nieuwe sociale bewegingen, beoordelen op hun emancipatorische beloften. Het vraagt om een brede, niet sektarische grondhouding, een houding die ook Mandel gekoesterd heeft toen hij in debat met sociaaldemocraten en stalinisten de rechten van minderheden en het revolutionaire perspectief bleef verdedigen. De term «marxolog» doet dan wat geforceerd aan.

Het verraste mij te lezen dat ook jij in de jaren zestig en zeventig getroffen was door Mandels hoofdwerken, de Traité d’economie marxisteen Spätkapitalismus. Werken die ook in mijn politieke vorming een belangrijke rol hebben gespeeld en precies om de reden dat deze teksten hun kracht ontlenen aan Mandels creatieve verwerking van de oude wet van de «uneven and combined development». Hoezeer de bourgeoisie zich bewust was van de revolutionaire dynamiek die van Mandels denken en organisatievermogen uitging bleek uit het feit dat hem jarenlang de toegang ontzegd werd tot landen als Duitsland, Frankrijk, Australië en de USA om nog maar te zwijgen over de Sovjet Unie en haar satellietlanden.

Ik deel uw opvatting dat de omslag in de klassenstrijd/verhouding in de imperialistische landen veel vroeger lag dan rond 1989/90. En ja, inderdaad dan ligt het jaartal 1974/75 als waarschijnlijker voor de hand, zeker als we de omslag in de lange golf bij onze overwegingen betrekken. De vooronderstelling moet dan wel zijn dat die lange golven theorie in de interpretatie van Mandel klopt. Zoals u bekent zal zijn bestaat hier ook in revolutionair marxistische kring veel discussie over, zie hiervoor het werk van Michel Husson.

It is interesting to read dat uw activiteit binnen de Vierde Internationale zich vooral in de periode 1966 tot 1975 concentreerde. Om u te informeren ik werd lid van de Vierde in 1974, juist in de voorbereidingstijd van het Tiende Wereldcongres. En ja ik moet bekennen dat ik toentertijd maar evenmin in de periode dat ik onderzoek deed voor Mandels biografie, op de hoogte ben geweest van uw conflict met Livio Maitan en uw activiteiten in de Revolutionair Marxistische Fractie. De met emotie geladen zinnen die u aan deze episode wijdt, geven het document dat u als inleiding op de biografie schreef, een waarachtig authentieke lading.
Ter beoordeling van de posities die Mandel tijdens conflicten in de Vierde Internationale innam is het wellicht verstandig er rekening mee te houden dat hij niet altijd in directe zin geleid werd door wat zijn politiek-theoretische hart hem ingaf. Op zijn minst zo sterk werd hij geleid door zijn overtuiging steeds de eenheid en integriteit van de Vierde te moeten waarborgen. Wellicht mag dit feit ook zovele jaren later ons in het oordeel over Ernest wat milder stemmen.

Beste Roberto, nogeens veel dank voor het initiatief om mijn boek over Ernest te vertalen en het was me een genoegen uw inleiding te lezen.

Hartelijke groet

Jan Willem Stutje  

 


Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.