L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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lunedì 6 febbraio 2023

A PIERO (BERNOCCHI) DA ROBERTO (MASSARI)

    Caro Piero,

mi ha fatto piacere leggere la tua ricostruzione della mobilitazione di vent’anni fa, quando a Firenze sfilammo per protestare contro la presenza del presidente degli Usa, mentre davanti a lui Roberto Benigni si esibiva da pagliaccio. Ma mi ha fatto soprattutto piacere leggere, in chiusura del tuo comunicato, le seguenti parole:

 

...non unicamente sulla guerra russo-ucraina, certo al momento la più sanguinosa e tragica soprattutto per il popolo ucraino, ma anche per quello russo, che deve via via prendere coscienza dell’ecatombe che colpisce anche i propri connazionali, mandati al massacro dalle mire neo-imperiali putiniane in una guerra feroce, ma presentata inizialmente come operazione militare facile e di breve durata di “riconquista” di presunti propri territori.

Inutile dire che queste parole mi fanno piacere per due motivi: 1) perché denunciano l’aggressione russa come una guerra imperialistica animata dal folle progetto putiniano di ricostruire parte del vecchio Impero zarista (poi staliniano-brezneviano); 2) perché considerano vittime di tale aggressione anche il popolo russo oltre all'ucraino. Entrambi i motivi condurrebbero alla sola, unica ed elementare parola d’ordine loro corrispondente: «Fuori le truppe putiniane dall’Ucraina/ Soldati russi a casa» (è l'intramontabile «Yankee go home», tradotto ora in lingua ucraina e russa).

Se questo obiettivo si realizzasse (e a un certo punto certamente si realizzerà, se prima lo Zar/Dottor Stranamore non ricorre veramente alle armi atomiche ponendo termine alla «breve» avventura umana), avremmo alcune conseguenze positive per tutto il mondo: 1) la Nato smetterebbe di inviare armi all’Ucraina (cioè cesserebbero la guerra e la crescita delle politiche di riarmo); 2) la Russia giungerebbe finalmente alla modernità riemergendo dal pantano feudale in cui annaspa dall’epoca staliniana; 3) cesserebbe l’anacronistico regime di dittatura che il popolo russo e bielorusso subiscono da oltre un secolo (a parte la breve e contraddittoria parentesi con Gorbačëv); 4) forse la Russia entrerebbe finalmente a far parte della UE (rendendola così finalmente e veramente europea) e 5) forse la Nato tornerebbe a smobilitarsi come stava lentamente accadendo prima dell’invasione russa. (Ma di questo dubito anch'io, perché troppo goloso è il pretesto per «riarmarsi/ci» che questa guerra ha fornito alle lobbies militari europee, italiane comprese; solo la malafede può spingere a non vedere che il rilancio militare della Nato è stato uno dei frutti amari e più immediati dell’invasione russa: una ragione in più per porvi termine.)

Sono tutti discorsi elementari che in gran parte avevo già toccato nella mia lettera di critica fraterna al Comitato esecutivo dei Cobas, senza però provocare alcuna reazione visibile. Essi però non entrano nel cranio dei pacifinti e meno che mai in quello degli hitlero-comunisti: entrambi stati d’animo retrogradi, attualmente costituitivi di quel mondo di «sinistra reazionaria» che solo in Italia è in crescita, per triste merito in primo luogo di Giuseppe Conte e del suo corrottissimo seguito pentastellato (il più grande ufficio di collocamento elettorale che sia mai esistito in Italia, anche grazie all’azione nefasta dei cosiddetti «social» e al mondo diffuso dei «cretini digitali»).

In questa «sinistra reazionaria» (in realtà una ex sinistra dalle lontane radici, ma ormai quasi irriconoscibile), l’ignoranza storica e il complottismo paranoico si sono dati la mano, producendo un mix micidiale. Da questo mix escono miriadi di argomenti sconclusionati per i quali non si dovrebbe aiutare il popolo ucraino a combattere, ma si dovrebbe invece costringerlo ad arrendersi e a cedere parte dei propri territori al potere imperiale granderusso.

Il quale potere, lungi dal rinunciare al suo espansionismo neocoloniale, sarebbe invece incoraggiato da tale vittoria come già lo fu nel 2014 con l’annessione indolore della Crimea, e comincerebbe a cercare altre terre di conquista «appartenute» all’ex Impero sovietico.

Lo sanno bene la Lettonia, l’Estonia e la Lituania, lo sanno la Polonia, l’Ungheria ecc. Lo sa la Finlandia che non è stata mai occupata dall’Urss solo perché seppe respingere con le armi l’aggressione sovietica del 1939-40, ma oggi è costretta a chiedere per la prima volta nella sua storia di entrare nella Nato per non correre lo stesso pericolo di allora.

Contro l’ignoranza della ex sinistra alcuni di noi hanno fatto il possibile per colmare le lacune: vedi le magistrali 21 «lezioni» sull’Ucraina apparse nel blog di Utopia Rossa (e vedi anche il lavoro insostituibile di Syllepse in Francia e delle Brigades éditoriales de solidarité). E tu sai che agli inizi gran parte di questa sinistra reazionaria e pacifinta neanche sapeva dell’holodomor, del genocidio con cui Stalin aveva fatto morire oltre tre milioni di ucraini meno di un secolo fa. Né sapeva della pulizia etnica svolta congiuntamente dalla polizia staliniana e quella nazista in Ucraina e Bielorussia occidentali (1939-40).

Contro il complottismo, invece, non c’è nulla che noi si possa fare, rientrando esso nella sfera delle psicopatologie: ci sarebbe bisogno di cure appropriate, ma al momento questo è solo auspicabile e non immaginabile. Non resta che sperare nell’evoluzione culturale dell’umanità che, nonostante tutto, prosegue il proprio cammino benché molto accidentato: vedi in particolare i rigurgiti di feudalesimo che periodicamente ricorrono, in Iran come in Russia o in Cina, per citare solo grandi nazioni.

 

Perché ti scrivo queste cose che già conosci benissimo?

Perché l’iniziativa che presenti con il tuo comunicato brilla per la sua ipocrisia.

Sappiamo tutti che oggi il punto nevralgico su scala internazionale (un tempo si sarebbe detto «la punta più avanzata della lotta dei popoli») è dato dal diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, senza ovviamente dimenticare le lotte di autodeterminazione più antiche (curda, palestinese ecc.). Ma di questo nella convocazione non si parla, non si lascia intendere la benché minima simpatia per questo popolo martirizzato dai regimi grandirussi ormai da più di un secolo, e non si accenna minimamente alla necessità che le truppe di Putin si ritirino perlomeno nei confini del febbraio 2022: obiettivo che dovrebbe invece affratellare pacifisti autenticireligiosiecologistifemministeantimperialisti e rivoluzionari (per il poco che ne resta).

Questo se si vuole veramente salvare la pace sulla Terra, se si ama la democrazia, se si ha a cuore la questione ecologica anche per l’Ucraina e non solo per la Svezia o la Patagonia, se si è in grado ancora di commuoversi davanti al martirio di un popolo anche quando non sono gli Usa ad aggredirlo. Insomma - come ho scritto più volte e non cesserò mai di farlo - se si ha un minimo di quella pietas che dovrebbe contraddistinguere la specie umana all’interno del mondo animale.

 

Capisco che un’iniziativa di riflessione pubblica non è tenuta a indicare obiettivi precisi. Ma visto che nello sciopero  del 2 dicembre (cui purtroppo hanno partecipato anche i Cobas) era stata inserita la richiesta di bloccare gli aiuti militari italiani alla Resistenza ucraina, mi sarebbe piaciuto trovare un cenno di ripensamento anche da parte tua rispetto a tale richiesta. Essa è assolutamente reazionaria perché equivale a chiedere la sconfitta degli ucraini e quindi la vittoria degli invasori imperialisti; ma per fortuna non aveva alcuna possibilità di essere esaudita. Come scrissi a suo tempo all’Esecutivo dei Cobas, serviva solo a far contenta la propaganda putiniana, in Italia e all’estero.

 

Capisco anche la difficoltà in cui ti trovi, circondato da un mondo di pacifinti (quelli che denunciano la guerra senza indicare i responsabili, in modo da porre aggrediti e aggressori sullo stesso piano), di ex forchettoni rossi, di nuovi forchettini rosa, di hitlero-comunisti (quelli che vedono nella politica guerrafondaia del dittatore Putin un baluardo all’espansione della Nato, come già i loro avi lo videro nell’invasione della Polonia e tutto il resto da parte del nazismo e dello stalinismo alleati contro Francia e Inghilterra).

E a questo proposito, la cosa che più mi dispiace è che nel tuo comunicato attribuisci l’inizio della Seconda guerra mondiale solo al nazismo, laddove sai benissimo che fu l’invasione della Polonia congiuntamente da parte sovietica e nazista a scatenarla, in accordo a quanto stabilito nel Protocollo segreto del 23 agosto 1939, oltre a tutte le altre guerre coloniali di conquista previste da quell’alleanza durata quasi due anni tra il nazismo e lo stalinismo sovietico. Gli hitlero-comunisti - che per quanto minoritari ancora ammorbano la scena politica italiana, a differenza di quanto accade in gran parte del mondo, a cominciare dai popoli che pagarono col loro sangue le conseguenze di quel Patto - non lo ammetteranno mai. Ma intanto - a loro insaputa giacché i libri preferiscono non leggerli o casomai proibirli - continuano a uscire a valanga gli studi ultradocumentati che descrivono minuziosamente questo autentico spartiacque della storia moderna: libri anche recenti come quelli di Claudia Weber, di Antonella Salomoni, di Michele Nobile e per fortuna di molti altri anche se spesso in lingue non facilmente accessibili come il russo o il polacco…)

 

In sintesi, fare oggi iniziative per la pace che non partano dalla necessità di far cessare l’aggressione russa è segno di pura ipocrisia. Il pacifismo autentico dovrebbe invece chiedere e chiedersi: Cosa possiamo fare per far ritirare le truppe russe dall’Ucraina? 

A me viene in mente una prima cosa realizzabile a tempi rapidi, come un Tribunale internazionale per i crimini di guerra del regime di Putin, come negli anni ’60 e ’70 lo facemmo per il Vietnam (il celebre e benemerito Tribunale Russell).

Ciò non toglie che, in attesa di risposte credibili, rapide e praticabili, il popolo ucraino sarà costretto a continuare a combattere per la propria indipendenza, come nei secoli hanno dovuto fare quasi tutti gli altri popoli europei e del mondo (italiani compresi). E ogni giorno in più che i russi resteranno in Ucraina e continueranno a bombardare le sue strutture civili, verrà pagato un prezzo altissimo con la vita di migliaia di ucraine e di ucraini (vecchi, malati e bambini compresi), oltre che di soldati russi di leva. (Per l’associazione a delinquere denominata Wagner, e composta da mercenari ed ex detenuti, non verso una lacrima.)

Come può il presunto pacifismo accettare tutto ciò e addirittura fare un convegno «per la pace» senza menzionarlo esplicitamente? Come si può ricordare la lotta per impedire l’aggressione statunitense all’Iraq e non tracciare un parallelo con l’attuale aggressione all’Ucraina? Come si può continuare a collaborare con un mondo politico in piena degenerazione che, oltre ad essere minoritario rispetto al resto dell’umanità, ha perso ogni residuo di umana pietas?

Shalom

Roberto (Massari) 

 

5 febbraio 2023



Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.