mi ha fatto piacere leggere la tua ricostruzione della mobilitazione di vent’anni fa, quando a Firenze sfilammo per protestare contro la presenza del presidente degli Usa, mentre davanti a lui Roberto Benigni si esibiva da pagliaccio. Ma mi ha fatto soprattutto piacere leggere, in chiusura del tuo comunicato, le seguenti parole:
Inutile dire che queste parole mi fanno piacere per due motivi: 1) perché denunciano l’aggressione russa come una guerra imperialistica animata dal folle progetto putiniano di ricostruire parte del vecchio Impero zarista (poi staliniano-brezneviano); 2) perché considerano vittime di tale aggressione anche il popolo russo oltre all'ucraino. Entrambi i motivi condurrebbero alla sola, unica ed elementare parola d’ordine loro corrispondente: «Fuori le truppe putiniane dall’Ucraina/ Soldati russi a casa» (è l'intramontabile «Yankee go home», tradotto ora in lingua ucraina e russa).
Se questo obiettivo si realizzasse (e a un certo punto certamente si realizzerà, se prima lo Zar/Dottor Stranamore non ricorre veramente alle armi atomiche ponendo termine alla «breve» avventura umana), avremmo alcune conseguenze positive per tutto il mondo: 1) la Nato smetterebbe di inviare armi all’Ucraina (cioè cesserebbero la guerra e la crescita delle politiche di riarmo); 2) la Russia giungerebbe finalmente alla modernità riemergendo dal pantano feudale in cui annaspa dall’epoca staliniana; 3) cesserebbe l’anacronistico regime di dittatura che il popolo russo e bielorusso subiscono da oltre un secolo (a parte la breve e contraddittoria parentesi con Gorbačëv); 4) forse la Russia entrerebbe finalmente a far parte della UE (rendendola così finalmente e veramente europea) e 5) forse la Nato tornerebbe a smobilitarsi come stava lentamente accadendo prima dell’invasione russa. (Ma di questo dubito anch'io, perché troppo goloso è il pretesto per «riarmarsi/ci» che questa guerra ha fornito alle lobbies militari europee, italiane comprese; solo la malafede può spingere a non vedere che il rilancio militare della Nato è stato uno dei frutti amari e più immediati dell’invasione russa: una ragione in più per porvi termine.)
Sono tutti discorsi elementari che in gran parte avevo già toccato nella mia lettera di critica fraterna al Comitato esecutivo dei Cobas, senza però provocare alcuna reazione visibile. Essi però non entrano nel cranio dei pacifinti e meno che mai in quello degli hitlero-comunisti: entrambi stati d’animo retrogradi, attualmente costituitivi di quel mondo di «sinistra reazionaria» che solo in Italia è in crescita, per triste merito in primo luogo di Giuseppe Conte e del suo corrottissimo seguito pentastellato (il più grande ufficio di collocamento elettorale che sia mai esistito in Italia, anche grazie all’azione nefasta dei cosiddetti «social» e al mondo diffuso dei «cretini digitali»).
In questa «sinistra reazionaria» (in realtà una ex sinistra dalle lontane radici, ma ormai quasi irriconoscibile), l’ignoranza storica e il complottismo paranoico si sono dati la mano, producendo un mix micidiale. Da questo mix escono miriadi di argomenti sconclusionati per i quali non si dovrebbe aiutare il popolo ucraino a combattere, ma si dovrebbe invece costringerlo ad arrendersi e a cedere parte dei propri territori al potere imperiale granderusso.
Il quale potere, lungi dal rinunciare al suo espansionismo neocoloniale, sarebbe invece incoraggiato da tale vittoria come già lo fu nel 2014 con l’annessione indolore della Crimea, e comincerebbe a cercare altre terre di conquista «appartenute» all’ex Impero sovietico.
Lo sanno bene la Lettonia, l’Estonia e la Lituania, lo sanno la Polonia, l’Ungheria ecc. Lo sa la Finlandia che non è stata mai occupata dall’Urss solo perché seppe respingere con le armi l’aggressione sovietica del 1939-40, ma oggi è costretta a chiedere per la prima volta nella sua storia di entrare nella Nato per non correre lo stesso pericolo di allora.
Contro l’ignoranza della ex sinistra alcuni di noi hanno fatto il possibile per colmare le lacune: vedi le magistrali 21 «lezioni» sull’Ucraina apparse nel blog di Utopia Rossa (e vedi anche il lavoro insostituibile di Syllepse in Francia e delle Brigades éditoriales de solidarité). E tu sai che agli inizi gran parte di questa sinistra reazionaria e pacifinta neanche sapeva dell’holodomor, del genocidio con cui Stalin aveva fatto morire oltre tre milioni di ucraini meno di un secolo fa. Né sapeva della pulizia etnica svolta congiuntamente dalla polizia staliniana e quella nazista in Ucraina e Bielorussia occidentali (1939-40).
Contro il complottismo, invece, non c’è nulla che noi si possa fare, rientrando esso nella sfera delle psicopatologie: ci sarebbe bisogno di cure appropriate, ma al momento questo è solo auspicabile e non immaginabile. Non resta che sperare nell’evoluzione culturale dell’umanità che, nonostante tutto, prosegue il proprio cammino benché molto accidentato: vedi in particolare i rigurgiti di feudalesimo che periodicamente ricorrono, in Iran come in Russia o in Cina, per citare solo grandi nazioni.
Perché ti scrivo queste cose che già conosci benissimo?
Perché l’iniziativa che presenti con il tuo comunicato brilla per la sua ipocrisia.
Sappiamo tutti che oggi il punto nevralgico su scala internazionale (un tempo si sarebbe detto «la punta più avanzata della lotta dei popoli») è dato dal diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, senza ovviamente dimenticare le lotte di autodeterminazione più antiche (curda, palestinese ecc.). Ma di questo nella convocazione non si parla, non si lascia intendere la benché minima simpatia per questo popolo martirizzato dai regimi grandirussi ormai da più di un secolo, e non si accenna minimamente alla necessità che le truppe di Putin si ritirino perlomeno nei confini del febbraio 2022: obiettivo che dovrebbe invece affratellare pacifisti autentici, religiosi, ecologisti, femministe, antimperialisti e rivoluzionari (per il poco che ne resta).
Questo se si vuole veramente salvare la pace sulla Terra, se si ama la democrazia, se si ha a cuore la questione ecologica anche per l’Ucraina e non solo per la Svezia o la Patagonia, se si è in grado ancora di commuoversi davanti al martirio di un popolo anche quando non sono gli Usa ad aggredirlo. Insomma - come ho scritto più volte e non cesserò mai di farlo - se si ha un minimo di quella pietas che dovrebbe contraddistinguere la specie umana all’interno del mondo animale.
Capisco che un’iniziativa di riflessione pubblica non è tenuta a indicare obiettivi precisi. Ma visto che nello sciopero del 2 dicembre (cui purtroppo hanno partecipato anche i Cobas) era stata inserita la richiesta di bloccare gli aiuti militari italiani alla Resistenza ucraina, mi sarebbe piaciuto trovare un cenno di ripensamento anche da parte tua rispetto a tale richiesta. Essa è assolutamente reazionaria perché equivale a chiedere la sconfitta degli ucraini e quindi la vittoria degli invasori imperialisti; ma per fortuna non aveva alcuna possibilità di essere esaudita. Come scrissi a suo tempo all’Esecutivo dei Cobas, serviva solo a far contenta la propaganda putiniana, in Italia e all’estero.
Capisco anche la difficoltà in cui ti trovi, circondato da un mondo di pacifinti (quelli che denunciano la guerra senza indicare i responsabili, in modo da porre aggrediti e aggressori sullo stesso piano), di ex forchettoni rossi, di nuovi forchettini rosa, di hitlero-comunisti (quelli che vedono nella politica guerrafondaia del dittatore Putin un baluardo all’espansione della Nato, come già i loro avi lo videro nell’invasione della Polonia e tutto il resto da parte del nazismo e dello stalinismo alleati contro Francia e Inghilterra).
E a questo proposito, la cosa che più mi dispiace è che nel tuo comunicato attribuisci l’inizio della Seconda guerra mondiale solo al nazismo, laddove sai benissimo che fu l’invasione della Polonia congiuntamente da parte sovietica e nazista a scatenarla, in accordo a quanto stabilito nel Protocollo segreto del 23 agosto 1939, oltre a tutte le altre guerre coloniali di conquista previste da quell’alleanza durata quasi due anni tra il nazismo e lo stalinismo sovietico. Gli hitlero-comunisti - che per quanto minoritari ancora ammorbano la scena politica italiana, a differenza di quanto accade in gran parte del mondo, a cominciare dai popoli che pagarono col loro sangue le conseguenze di quel Patto - non lo ammetteranno mai. Ma intanto - a loro insaputa giacché i libri preferiscono non leggerli o casomai proibirli - continuano a uscire a valanga gli studi ultradocumentati che descrivono minuziosamente questo autentico spartiacque della storia moderna: libri anche recenti come quelli di Claudia Weber, di Antonella Salomoni, di Michele Nobile e per fortuna di molti altri anche se spesso in lingue non facilmente accessibili come il russo o il polacco…)
In sintesi, fare oggi iniziative per la pace che non partano dalla necessità di far cessare l’aggressione russa è segno di pura ipocrisia. Il pacifismo autentico dovrebbe invece chiedere e chiedersi: Cosa possiamo fare per far ritirare le truppe russe dall’Ucraina?
A me viene in mente una prima cosa realizzabile a tempi rapidi, come un Tribunale internazionale per i crimini di guerra del regime di Putin, come negli anni ’60 e ’70 lo facemmo per il Vietnam (il celebre e benemerito Tribunale Russell).
Ciò non toglie che, in attesa di risposte credibili, rapide e praticabili, il popolo ucraino sarà costretto a continuare a combattere per la propria indipendenza, come nei secoli hanno dovuto fare quasi tutti gli altri popoli europei e del mondo (italiani compresi). E ogni giorno in più che i russi resteranno in Ucraina e continueranno a bombardare le sue strutture civili, verrà pagato un prezzo altissimo con la vita di migliaia di ucraine e di ucraini (vecchi, malati e bambini compresi), oltre che di soldati russi di leva. (Per l’associazione a delinquere denominata Wagner, e composta da mercenari ed ex detenuti, non verso una lacrima.)
Come può il presunto pacifismo accettare tutto ciò e addirittura fare un convegno «per la pace» senza menzionarlo esplicitamente? Come si può ricordare la lotta per impedire l’aggressione statunitense all’Iraq e non tracciare un parallelo con l’attuale aggressione all’Ucraina? Come si può continuare a collaborare con un mondo politico in piena degenerazione che, oltre ad essere minoritario rispetto al resto dell’umanità, ha perso ogni residuo di umana pietas?
Shalom
Roberto (Massari)
5 febbraio 2023