L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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sabato 1 dicembre 2012

RICORDO DI IVAN ILLICH, di Antonio Marchi


Ivan Illich è stato un pensatore critico, ribelle, un gigante del pensiero sociale moderno. Amava essere definito uno storico, perché era dalla storia che traeva le sue analisi per dimostrare la "controproduttività" delle grandi istituzioni moderne, che generano il contrario di ciò che promettono. Della modernità denunciava la tecnostruttura che confisca le capacità naturali del vivere, costringe ad appaltarsi a competenze specialistiche, quantifica l’essere umano in una somma di bisogni e lo misura in termini di produttività. Il nostro modo di vita industriale e predace - diceva - è irrimediabilmente condannato, difficilmente potrà durare ancora mezzo secolo. Il petrolio sta finendo e l’aumento della temperatura terrestre per l’inquinamento devasterà acque e terre. Se vorrà sopravvivere l’umanità dovrà cambiare vita, smettere di divorare energia, non produrre sempre più merci, non confondere lo sviluppo con la crescita del Pil, abbandonare il mito della produttività. Questo modo di vivere ci ha tradito, ci ha estraniato dal mondo, ha distrutto la natura e ingoiato miliardi di persone in inconcepibili astrazioni e il dover rinunciare è da tutti considerato una catastrofe e non invece un rimettere i piedi per terra e avere una vita più ricca e felice.In una lettera ad un amico scritta nel 1992 e letta al suo funerale diceva che la generazione a cui apparteneva aveva vissuto la rottura col mondo e visto l’esilio della carne dalla trama della storia, che il mondo nel quale era nato era svanito nel non senso e che la sua memoria non si era depositata come le rovine del passato negli strati inferiori della terra, ma era scomparsa come una riga cancellata dalla memoria del computer. Parlava della morte e della sua morte, che voleva non fosse "una fine mortale", ma un "morire nel senso intransitivo", con i piedi sulla terra, celebrando "la gloria del mondo reale attraverso il nostro stesso addio ad esso". Voleva una morte che serva a quelli che restano e non una morte che si subisce, che arriva da fuori come un fulmine. Alludeva ad un morire che sia un fare, un decidersi, un compiersi. Come non associare tutto ciò ai delittuosi eventi di questi tempi in Iraq e altrove? La guerra è la massima organizzazione della morte, e nello stesso tempo è la negazione del morire. Come stupirsi che qualcuno, lanciandosi con un’auto imbottita di esplosivo contro un carro armato o un edificio abitato, decida di non farsi dare la morte, ma di morire uccidendo? È la stessa differenza che c’è tra il vivere e l’essere fatti vivere per consumare. Abitare, non stare in una scatola prefabbricata come abitazione. Educarsi, non essere parcheggiati in una scuola scambiata per educazione. Informarsi, non essere "fruitori" e bersaglio dell’informazione. Curarsi, non consegnarsi al potere terapeutico della sanità. Illich è stato un grande paladino della cultura dei popoli, dei loro saperi, dell’arte del vivere praticata anche nelle condizioni più povere ma non per questo miserabili. Da anni non leggeva più i giornali. L’attualità quotidiana gli appariva fatua ed inconsistente, cosi come i "media". Non rilasciava interviste e non accettava il ruolo del conferenziere che "dà la linea". Piuttosto cercava il dialogo attraverso la ricchezza delle osservazioni e delle domande. Un maestro che svolge con gusto una funzione "didascalica" e non vuole trasformarsi in tuttologo, per quanto vari e ampi siano i suoi campi di indagine.La sua idea forza è che, se non in particolari eventi clamorosi, non esiste la "scarsità". I bisogni umani sono commisurati a ciò che la terra può offrire quantitativamente e qualitativamente, con una grande e irripetibile varietà da luogo a luogo. "La dimensione naturale dell’uomo" dunque. Dove per "naturale" s’intende non una nozione "biologica" ma storica. Invece la necessità di scavalcare tempo e spazio con le tecnologie della velocità e della comunicazione, gli squilibri... tutto questo produce il frutto velenoso di rotture, di separazioni, di definizione di confini tra "proprio" ed "alieno", tra lingua e dialetto, tra bene d’uso e bene di scambio, tra ambiente e risorsa, tra norma e devianza, tra salute e malattia, tra comunità e istituzione.L’uomo che conosciamo è l’uomo "economico", che pensa in base al principio di utilità, in base al rapporto costo-profitti. Ma esiste un’altra umanità, esistono, altri modi di pensare la convivenza basati sul dono, sulla comunità, sull’autosufficienza, sulla solidarietà.
Queste possibilità sono state indubbiamente sconfitte. Ma la loro sconfitta non è prova della loro non-verità. La storia non è infatti un tribunale. La storia è il dominio del più forte, spesso del più violento. 

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.