L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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venerdì 1 luglio 2011

L’ALTRA VERITÀ [ROUTE IRISH] (Ken Loach, 2010), di Pino Bertelli

Ammazzare un iracheno era come far fuori un negro.
(Paul Laverty, sceneggiatore de L’altra verità)

I. I CRIMINALI DELLA POLITICA

La stupidità del potere e l’oppressione mercantile sono dappertutto… l’architettura escrementizia delle chiese monoteiste fluttua con gli indici della Borsa… la ferocia del mercato neocolonialista non risparmia nessuno e i regimi comunisti (si fa per dire), in bella disumanità, commemorano la propria morte con una Coca-Cola, una Ferrari o i vestiti firmati Armani… le banche fanno affari con tutti (trafficanti di armi e droga, gruppi terroristici, caimani della delocalizzazione di fabbriche)… il crimine organizzato va cercato negli indici delle Borse internazionali, non nelle strade dimenticate dai sogni… i criminali della politica hanno fatto il covo nei governi, si sono fatti leggi personali, hanno rubato tutto ciò che c’era da rubare e offeso interi popoli muti e addomesticati al consenso… la destra e la sinistra non sono uguali, ma di certo si abbeverano alla medesima cloaca istituzionale… e non ci sono cazzi che tengano, o nasce una contestazione giovanile che li prende a calci in culo e li manda a spalare la merda nei canili pubblici, o questi imbecilli in doppiopetto continueranno a perpetuare la casta di saprofiti che si spartisce potere, puttane e privilegi… occorre una forte dose di stupidità in chiunque trionfi in qualsiasi campo della politica, dell’arte o della guerra, per affermare o negare che tutto ciò che contribuisce alla crescita infelice del liberismo mercantile è una gogna per i popoli impoveriti… tuttavia nel Mediterraneo le fiamme delle insurrezioni popolari investono il mondo e ovunque le giovani generazioni indignate (dall’arroganza del potere e dalla passività dei padri) scendono nelle piazze e si conquistano il diritto alla parola, alla visibilità, al rispetto… a parte la verità insorta degli ultimi della terra, tutto il resto è menzogna.
Il cinema è specchio di un sistema spettacolare che riproduce la soggezione consumistica… ciascuno è le cose che compra o quelle che boicotta… nulla eguaglia l’oblio di sé della macchina/cinema… un po’ di violenza spettacolarizzata, un po’ di puttanelle denudate, un po’ di risate banali… ed ecco la torta del successo servita per tutti… quando qualcuno fa sul serio e morde alla gola la lordura del potere scattano le maglie censorie della distribuzione e i film spariscono in qualche magazzino e sono ridotti al silenzio… come è accaduto per L’altra verità, ultima fatica, è il caso di dirlo, di Ken Loach, poeta solitario schierato da sempre dalla parte degli sfruttati, degli oppressi, dei violentati della società… la critica velinara italiana ha recensito il film con modesta partecipazione emotiva e le stellette dei coglioni sui giornali non sono state molte… tuttavia il film di Loach è un piccolo gioiello di cinema “povero”, scevro da ogni concessione al botteghino, quasi severo… non ha nulla a che fare con quanto circola sugli schermi, dove la missione di ogni regista sembra essere quella di portare a buon fine l’imbecillità che figura… sopravvivere alla visione di quasi tutto il cinema italiano non è difficile, basta disertare le sale dove appare un film evidentemente destinato alla grande menzogna televisiva… solo ciò che invita alla diserzione o all’incendio merita di essere ascoltato o visto… mostrare che fra il cretinismo e il genio il filo è sottile, ecco perché il cinema italiano soffre di mancanza di geni.

II. L’ALTRA VERITÀ

La storia de L’altra verità è semplice quanto commovente… Loach e il suo straordinario sceneggiatore Paul Laverty trattano della filosofia e della pratica dei contractors (le guardie armate che proteggono i fantocci delle multinazionali e dei servizi segreti di tutti i governi, ovunque abbiano provocato una guerra)… due amici inglesi (Fergus e Frankie) vanno in Iraq e pensano di stare dalla parte giusta, forse… i soldi sono molti, i morti ammazzati dalla guerra poi sono gente di cui a nessuno importa… ma nel settembre del 2007 Frankie viene ucciso sulla Route Irish, la lunga strada che porta a Baghdad, la più pericolosa al mondo. La versione ufficiale non quadra, si cerca d’insabbiare la verità e Fergus e la moglie dell’amico, Rachel, indagano per proprio conto. Su quella stessa strada, ricordiamolo, la giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena fu ferita dai soldati americani e l’agente dei servizi segreti Nicola Calipari, che trattò per il suo rilascio, venne ucciso - era nella macchina con lei. L’assassino di Frankie è stato un militare senza divisa, Nelson, ma nessuno può processare quel pazzo sanguinario perché è protetto da un’ordinanza, la n. 17, con cui i mercenari di ogni guerra possono ammazzare chiunque ritengano il nemico… se si tratta di ragazzine, lo stupro è un diversivo occasionale - questo il film non lo dice, lo affermiamo noi, in quanto siamo stati testimoni di uno stupro collettivo di militari in Iraq, nel 2003; eravamo lì per fare un libro fotografico che voleva dire qualcosa su qualcosa e possibilmente contro qualcuno. Quando Fergus viene in possesso del telefonino di un autista di taxi (che ha sterminato un’intera famiglia) e scopre una videoconfessione (Frankie si era opposto alla ferocia di una strage per opera dei camerati), capisce che l’amico non è stato ucciso dai ribelli iracheni, ma dai suoi datori di lavoro.
La struttura filmica di Loach oscilla tra la finzione (la storia costruita) e il documentario (la trattazione dei personaggi)… la visione del film è forte, la violenza diffusa, le scene di tortura impietose… la vendetta è un film che si serve freddo, pessimista, nichilista, fotografato dalla grandezza cromatica di Chris Menges e ben interpretato da Mark Womack (Fergus), Andrea Lowe (Rachel), al debutto nel cinema, John Bishop (Frankie)… la parte che riguarda Liverpool è storia a sé… qui Loach tratteggia la psicologia dei tre giovani… l’irruenza di Fergus, l’ingenuità di Frankie e la bellezza acerba di Rachel, che è amata da entrambi… tutti sognano un’esistenza migliore… scelgono però la via corta della guerra mercenaria e lì tutti i sogni muoiono in un deserto di morti che la comunità internazionale ha chiamato pace! Il Fondo monetario internazionale, l’Onu, la Banca mondiale… sanno fare bene i conti e a colpi di bombe e trattati economici per la ricostruzione dell’Iraq, sono in prima fila… millenni di false speranze sono crollati in quella guerra ipocrita e in tutte le guerre del passato e del presente… è il mercato che decide il colore edulcorato dei sentimenti e il genocidio resta impunito ai quattro angoli della terra.
Le diecimila sterline (al mese) d’ingaggio per una guerra mercenaria allettano le speranza dei due amici… Loach riesce ad approfondire la complessità emotiva dei giovani inglesi… specialmente il rapporto fra Fergus e Rachel, la vedova di Frankie, è filmato con attento pudore ma intensa passione… L’altra verità non c’entra niente con i motivi classici dell’action movie, come è stato detto da più parti, e i filamenti strutturali del film non sono riconducibili a una detective story come se ne vedono a frotte sugli schermi… gli elementi espressivi di Loach (e Laverty) riportano invece al solido cinema d’impegno sociale che caratterizza il loro percorso comune, semmai ribaltano tutto quanto è stato filmato sugli stessi temi e danno l’impronta autentica di una situazione di guerra dove i colpevoli sono sempre assolti o insabbiati dai governi, e all’opinione pubblica non resta che ingoiare l’ostia della menzogna.
L’altra verità è un monito contro i trafficanti d’armi e Loach sottolinea che la vendetta è parte dei disegni del potere e nessuno può liberarsi da solo, ci si libera insieme - non lo dice così, ma è a questo che tende. Qualcuno ha descritto il film come caotico?… quel qualcuno ha confuso l’incertezza del regista per la verità unica con le certezze dell’ideologia che Loach espunta dal film… una storia di guerra così raccontata disvela i crismi economici di una società ingiusta e denuncia gli interessi mafiosi che sono al fondo dei conflitti militari… a differenza dei solerti critici del sofà o del “tappeto rosso” dei festival, ne L’altra verità vediamo la continuazione di un cinema di sostegno civile che a partire da Family Life (1971), L’agenda nascosta (1990), Riff Raff (1991), Piovono pietre (1993), Ladybird Ladybird (1994), Terra e libertà (1995), My Name Is Joe (1998), Bread and Roses (2000), Paul, Mick e gli altri (2001), Sweet Sixteen (2002)… ha mostrato attenzione verso sfruttati e sfruttatori e descritto le origini del malessere di vivere nelle convenzioni sociali della nostra epoca.
Il film di Loach è una sorta di “rapporto aperto” sui delitti, i soprusi, le violenze che gli eserciti occupanti infliggono ai popoli sottomessi… e tutto questo viene fatto per difendere interessi che non hanno nulla a che vedere con la sicurezza internazionale… sono soltanto operazioni politiche, economiche, criminali a danno di chi possiede petrolio, oro, diamanti, acqua… le verità celate nei palazzi del potere sono bugie conosciute, ma coperte dalla partitocrazia di ogni nazione coinvolta nell’assassinio… gli imprenditori sono dietro i militari e producono fucili e bombe perché il 20% dell’umanità possa usufruire dei privilegi sottratti all’80% rimanente… è una cultura di morte che insanguina milioni di coscienze morte… «La violenza è l’alfa e l’omega del potere; nasce e muore con lui. Si perpetua dovunque l’uomo eserciti il proprio predominio sui suoi simili. La forza che fonda un regno necessita della fermezza della spada per impedire che un altra forza della stessa natura la contrasti. Ogni potere è iniquo e lo sa» (Raoul Vaneigem). Tutto vero. La macchina disumanitaria approntata dai poteri forti a favore delle guerre è una forma di delinquenza su larga scala e il linguaggio dello spettacolo (cinema, fotografia, carta stampata, fumetti, Internet, anche, ma ci sono sempre più larghe zone d’ombra e di sabotaggio dell’informazione che lavorano nella Rete per sovvertire l’insieme di questi dispositivi di domesticazione sociale) concorre a diffondere le repliche della minaccia e del terrore per occultare, in favore della tirannia degli imperi economici, la verità, la giustizia, il diritto di avere diritti.
Certo è che ovunque l’indignazione dei popoli impoveriti ha rotto gli argini e dappertutto gli atti terroristici dei predatori sono condannati… il sistema neoliberista sta franando nelle bolle di rapina economica che sono implose al suo interno e i conti bancari internazionali si sono rivelati una truffa per le nazioni più deboli… il cinguettio del “buongoverno” ha ridotto alla fame milioni di lavoratori e l’ondata di migranti che fugge dalle zone di guerra si è riversata nelle democrazie consumeriste - che si stanno attrezzando per ripristinare i campi di concentramento e le galere… ma nessuno può più impedire che la Rivoluzione dei gelsomini avviata nel mondo arabo possa contaminare la messe di giovani disoccupati europei che scendono nelle piazze e chiedono la caduta dei potenti… il nostro auspicio è che ovunque l’ingiustizia venga perpetrata insorga la giustizia degli uomini e delle donne - affamati di democrazia partecipativa o consiliare - che metta fine alla barbarie della guerra e all’espropriazione dell’intelligenza per giungere (con tutti i mezzi necessari) a una società dell’accoglienza, della fraternità e dell’amore, dove ciascuno è parte importante dell’intera comunità.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 24 volte maggio 2011

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.it

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.