di Roberto Massari
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Sono passati due anni e s’impone un sintetico bilancio degli avvenimenti nella Striscia di Gaza.
Il 7 ottobre 2023
1) Hamas era il partito di governo di uno Staterello autonomo da Israele.
2) Trattandosi di una dittatura, non aveva concorrenti politici.
3) Aveva separato Gaza dalla Cisgiordania e cacciato con la forza i palestinesi dell’ANP.
4) Disponeva di grandi risorse finanziarie provenienti dalle Nazioni Unite, ma anche dall’Iran e da altri paesi islamici che transitavano per il Qatar.
5) Disponeva di un esercito composto da alcune decine di migliaia di combattenti.
6) Poteva contare su una rete di sostegno militare in Libano, in Siria, in Yemen, in Iran (che continuava ad arricchire l’uranio per arrivare alla bomba atomica).
7) Aveva l’appoggio di Netanyahu che favoriva in ogni modo il rafforzamento di Hamas pensando di usarlo in funzione anti-ANP.
Insomma, nello Staterello di Gaza, Hamas era una potenza assoluta e per giunta godeva di un’ampia rete di sostegno all'estero. Tutto questo prima del pogrom con cui ha dichiarato guerra a Israele.
Il 7 ottobre 2025
1) Hamas non ha più alcun potere sulla popolazione di Gaza.
2) Sono morte alcune decine di migliaia di suoi concittadini.
3) Almeno 20.000 suoi combattenti (ma probabilmente molti di più) sono morti.
4) Tutti i principali leader precedenti il 7 ottobre sono stati uccisi.
5) Ciò che resta di Hamas non può uscire allo scoperto e resiste nei tunnel sotto Gaza City. Chi può si nasconde tra i profughi.
6) Il bottino di guerra è rappresentato da una ventina di ostaggi israeliani vivi (ma ridotti in condizioni disumane) e una trentina di cadaveri. Soldi non ne arrivano più dall’estero (forse ancora dall’Iran, ma non si sa nulla al riguardo)
7) La sua rete di sostegno all’estero è distrutta: Hezbollah è stato sconfitto in Libano, il regime di Assad è crollato in Siria, gli Houti in Yemen possono solo tirare dei missili di tanto in tanto, l'Iran ha subìto dei duri bombardamenti che per il momento hanno bloccato la sua marcia verso la bomba nucleare e gli impediscono di minacciare Israele.
8) È completamente isolato nel mondo arabo: tutti i principai paesi arabi e alcuni paesi islamici hanno chiesto il suo disarmo, cioè la sua resa (ivi compresi il Qatar, la Turchia, l’Indonesia e il Pakistan).
9) L’unico sostegno che Hamas continua a ricevere è di tipo morale, ma non militare, da parte di settori dell’opinione pubblica occidentale animata da spirito antioccidentalista, con forti componenti antiebraiche/antisemitiche.
10) Le alternative che gli rimangono sono la resa o lo sterminio definitivo.
Insomma, dichiarando guerra a Israele Hamas ha finito col perdere tutto il potere a Gaza, la rete di appoggio all'estero, tutte le risorse finanziarie e il sostegno di Netanyahu di cui disponeva. Una sconfitta totale, su tutti i fronti.
Hamas gode però di una notevole popolarità in alcuni settori dell’opinione pubblica occidentale. L’Italia è il paese dove ha il maggior numero di sostenitori: centinaia di migliaia disposti a scendere in piazza più e più volte.
Mi chiedo, quindi, se ce n’è uno, anche uno solo, che sia in grado di spiegarmi la logica di ciò che Hamas ha deciso di fare il 7 ottobre 2023. Non si è trattato infatti di un colpo di forza improvvisato, ma di un’operazione preparata in dettaglio da alcuni anni prima. Quindi non poteva non avere delle finalità precise.
Dichiarando guerra a Israele - una guerra che avrebbe potuto solo perdere - cosa voleva ottenere Hamas? C’è qualcuno che l’ha capito?
Perché se nessuno mi spiega le ragioni politiche per le quali Hamas ha lanciato un’operazione suicida (barbara quanto si vuole, ma sicuramente suicida) rimane solo una spiegazione d’ordine ideologico che, nel caso di Hamas non può che essere religiosa: l’azione del 7 ottobre 2023 potrebbe essere stata lanciata senza precisi fini politici sulla spinta esclusivamente del fanatismo religioso. In particolare per quella componente dell’integralismo islamico che predica lo sterminio degli ebrei, come minimo in Palestina, ma per l’Iran - sostenitore di Hamas - anche nel resto del mondo.
Poiché a due anni dal pogrom, Hamas si trova davanti all’alternativa di arrendersi o essere sterminato, è evidente che gli sarebbe convenuto non farlo. Magari anche solo per risparmiare ai gazawi le sofferenze alle quali sono stati e continuano ad essere sottoposti. Sofferenze che finiranno solo con la resa o con la distruzione di Hamas. I prossimi giorni faranno capire quale delle due ipotesi prevarrà..
Salam e Shalom
Roberto
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