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sabato 8 maggio 2021

BORDIGA: L'ANNULLAMENTO DELLA PERSONA SINGOLA

di Giorgio Amico

Se Bordiga assomiglia a Pol Pot che speranza c'è di una società di liberi e eguali?

Un amico ha postato su Fb una pagina in cui Primo Levi riflette sul concetto di totalitarismo in rapporto alla situazione concreta del lager. Proprio la sera prima avevo letto, devo dire con sgomento, un lungo saggio del 1958 di Amadeo Bordiga in cui si esplicitava come essenza del comunismo fosse “l'annullamento della persona singola come soggetto economico, titolare di diritti ed attore della storia umana”. Si, avete letto bene, Bordiga scrive proprio così: il comunismo è l'annullamento di tutto quello che rende un uomo un uomo e non il semplice componente di una specie. E questo spiega perché ho parlato di sgomento. Ma avrei potuto dire anche orrore, perché questo scritto è del 1958 e dunque quando ben conosciuto era “l'annullamento” di milioni di “persone singole” da parte dei totalitarismi nazista e staliniano. Ma questo non turbava Bordiga che anzi, proprio all'inizio del suo scritto, esalta lo sterminio per fame dei contadini russi, quella carestia di ‘Povolzhye” che fra la fine del 1921 e il 1922 fece 5 milioni di morti. Scrive Bordiga:

«Di questo passo di Lenin raccogliamo la nozione del sottoconsumo. Molte epoche hanno presentato questo fenomeno, a cui ha reagito la decimazione della popolazione. L'epoca capitalista mostra di aborrirne, ed insegue il mito della sovrapproduzione, per cui le occorre sovraconsumo e sovrappopolazione. È ora di liberarci da un altro complesso imitativo della forma borghese: la rivoluzione proletaria non può esitare a traversare, se necessario per travolgere il capitalismo, una epoca di sottoconsumo. La rivoluzione di Lenin or sono quarant'anni insegnò che non bisognava esitare; ma il traguardo doveva essere la vittoria del sistema socialista; e non di quello capitalista. Resta tuttavia un grande insegnamento per il proletariato e il suo partito: la dittatura rivoluzionaria avrà il carattere di una dittatura sui consumi, sola via per disintossicare i servi del Capitale moderno, e liberarli dalla stimmate di classe che esso ha loro stampata nelle carni e nella mente.»

Dunque, in nome del comunismo vittorioso e della rieducazione della popolazione ai nuovi valori vigenti, anche la carestia, pudicamente definita “sottoconsumo”, può essere un utile strumento di governo. Pol Pot non avrebbe potuto meglio esprimere la sua identica visione del comunismo.

Marx, ne sono assolutamente certo, sarebbe inorridito scoprendo cosa veniva teorizzato (e purtroppo anche compiuto) in suo nome. Proprio lui che, leggendo la stampa dei socialisti francesi che pure erano lontani anni luce da queste aberrazioni, ci tenne a precisare che, avendo scoperto che alcuni in Francia si dichiarano marxisti, lui non era né tanto meno era mai stato “marxista”.

Di qui la risposta, con qualche aggiustamento formale, al post del mio amico.

«Si riproduceva così, all'interno del Lager, in scala più piccola ma con caratteristiche amplificate, la struttura gerarchica dello Stato totalitario, in cui tutto il potere viene investito dall'alto, ed in cui un controllo dal basso è quasi impossibile. Ma questo "quasi" è importante : non è mai esistito uno Stato che fosse realmente "totalitario" sotto questo aspetto. Una qualche forma di retroazione, un correttivo all'arbitrio totale, non è mai mancato, neppure nel Terzo Reich ne' nell'Unione Sovietica di Stalin : nell'uno e nell'altra hanno fatto da freno, in maggiore o minor misura, l'opinione pubblica, la magistratura, la stampa estera, le chiese, il sentimento di umanità e giustizia che dieci o vent'anni di tirannide non bastano a sradicare. Solo entro il Lager il controllo dal basso era nullo, ed il potere dei piccoli satrapi era assoluto. È comprensibile come un potere di tale ampiezza attirasse con prepotenza quel tipo umano che di potere è avido : come vi aspirassero anche degli individui dagli istinti moderati, attratti dai molti vantaggi materiali della carica e come questi ultimi venissero fatalmente intossicati dal potere di cui disponevano.» (Primo Levi, I Sommersi e i Salvati)

Grazie, A., il tuo post mi ha fatto riflettere su come ci si possa ancora definire comunisti oggi dopo l'orrore del gulag russo, cinese, cambogiano, coreano. Il brano che proponi è fondamentale per capire le logiche del potere totalitario. Ma come è potuto accadere? Quale pensiero sta dietro a queste aberrazioni, quale visione dell'uomo e della storia le giustifica? Non possiamo ridurre tutto alla follia razzista hitleriana. sarebbe rassicurante, ma non è così. Nell'ultimo numero di Programma comunista, giornale storico dei bordighisti, viene citato come fondamentale per la comprensione di cosa è il vero programma comunista, uno scritto di Bordiga del 1958. Me lo sono andato a cercare e ieri sera l'ho finalmente letto. La tesi sostenuta è questa "Contenuto originale del programma comunista è l'annullamento della persona singola come soggetto economico [ e fin qui ci possiamo stare], titolare di diritti ed attore della storia umana". E qui non ci stiamo più. Bordiga per venti pagine spiega che l'individuo (per lui un concetto borghese) deve essere annullato come essere pensante, protagonista di scelte autonome, portatore di diritti. Conta solo la specie, perché la "personalità individuale" è una "vuota fantasima". La persona singola va eliminata dalla storia, non ha alcun ruolo, perché contano solo le leggi economiche. La storia, dunque, si fa da sola, con il movimento di masse amorfe e inconsapevoli guidate da una entità superiore, il partito rivoluzionario detentore della coscienza di classe. La rivoluzione, scrive Bordiga, ha bisogno delle "mani armate" degli operai, non della loro intelligenza. La mente è il partito.

Ma se “l'autentico” comunismo è questo, allora la differenza fra Stalin, Pol Pot e Bordiga sta solo nel disporre o meno del potere materiale (l'apparato dello Stato) per costruire questo comunismo da formicaio. Non a caso Bordiga spesso evoca la dittatura spietata che il partito eserciterà una volta preso il potere. Anzi possiamo aggiungere che Stalin, che pure esercitò la violenza su scala di massa contro il suo popolo e il suo stesso partito, non arrivò mai a teorizzare con tanta brutale chiarezza che il proletariato non era che una massa amorfa da utilizzare per la presa violenta prima e la gestione dispotica poi del potere da parte di una élite. Ma la liberazione della classe operaia dallo sfruttamento del capitale non doveva essere opera della classe operaia stessa? Ma il proletariato non doveva, emancipando se stesso, emancipare l'intera umanità?

Leggere queste righe di Levi a poche ore lettura del testo di Bordiga, mi ha confermato che, forzature politiche a parte, la tesi della coincidenza dei due totalitarismi non è poi così campata in aria. Le tesi di Bordiga portano direttamente alla situazione descritta da Levi, dove chi è in basso è un numero, una cosa. Marx parlava di emancipazione e piena realizzazione dell'uomo, non di riduzione dell'uomo a un essere privo di personalità individuale, a un numero tatuato su un braccio o stampato su una tuta da lavoro. Il marxismo è un umanesimo, Gramsci e la Luxemburg lo hanno sostenuto fino alla fine e da qui le accuse di idealismo e democraticismo dei presunti "ortodossi". Se il comunismo novecentesco, realizzato da Stalin e dai suoi epigoni ma anche teorizzato da chi pure come Bordiga si contrapponeva allo stalinismo, è un salto indietro rispetto alle stesse libertà borghesi, allora va respinto proprio in nome di un ritorno al marxismo libertario del giovane Marx dei Manoscritti, innamorato della sua Jenny e dell'umanità. Per lui il comunismo era l'idea di una libertà piena non più condizionata dal denaro e di una vita finalmente umana, non una casa dei morti gestita da un potere impersonale e tirannico, il partito Messia depositario della verità e dunque al di là del bene e del male, che poi nel concreto diventa, come spiega bene Levi, il capriccio personale di "piccoli satrapi" onnipotenti.



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RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.