A distanza di più di mezzo secolo dalle rivelazioni di Nikita Kruscev al XX congresso del Pcus sui crimini commessi da Stalin nei confronti del popolo russo, ci sono ancora nel nostro paese forti resistenze politiche nei partiti che si definiscono “comunisti” ad accettare sino in fondo la condanna dello stalinismo. Alla storia dell’Urss e alle scelte politiche di Stalin continuano a ispirarsi i principali partiti nati dalla dissoluzione del Pci (Prc e Pdci), oltre a gruppi con storie diverse come la Rete dei Comunisti, i Carc e la Sinistra popolare o realtà di tipo associativo come Marx XXI: tutti costoro con la storia del Pci e dell'Urss non hanno mai realmente voluto aprire un serio confronto critico, sia verso le scelte politiche compiute dal Pci di Togliatti, sia nei confronti delle scelte politiche compiute dall’Unione Sovietica di Stalin. Una vera rimozione politica dinnanzi alle cocenti sconfitte che lo stalinismo ha determinato per il movimento operaio italiano e internazionale, che si uniscono alla cecità nel riconoscere le atroci sofferenze patite da una parte cospicua dell’umanità a causa delle colpe ripugnanti di cui si è macchiato il regime staliniano.
Capita ancora di riscontrare che, di fronte a fatti storici oramai arcinoti all’umanità ed egregiamente descritti dai maggiori storici di fama mondiale, l’atteggiamento di assoluta disonestà intellettuale assunto dagli stalinisti è di continuare a catalogare i fatti realmente accaduti come menzogne costruite da reazionari. Anche per questo, oltre che in onore della verità e per una completa comprensione storica della controrivoluzione avvenuta in Urss attraverso lo stalinismo, ci sentiamo di segnalare e proporre al giovane lettore che inizia ora a formarsi una conoscenza della storia del comunismo di gettarsi anima e corpo nella lettura del libro di Robert Conquest Il Grande Terrore ([1968] Mondadori 1970, BUR 1999).
Dell’autore ricorderemo solo che subito dopo aver concluso gli studi di storia presso l’Università di Oxford, era entrato a far parte nel 1937 del Partito comunista inglese dal quale si dissociò quando iniziò a prendere coscienza di cosa fosse effettivamente il regime di Stalin. Ruppe pertanto con il comunismo sovietico, accusando intellettuali del calibro di Jean-Paul Sartre, Sidney Webb, Walter Duranty e Theodore Dreiser di essere apologeti del sistema staliniano e del suo regime di terrore.
Nella sua monumentale opera (778 pagine) lo storico inglese offre una ricostruzione minuziosa dei fatti basata su materiali ufficiali e sulla consultazione di una parte degli archivi segreti sovietici aperti dopo la morte di Stalin e il XX congresso del Pcus. Ma dopo l’implosione e la caduta della dittatura burocratica in Urss, egli ha potuto ulteriormente perfezionare (nel 1990) una nuova edizione del suo celebre libro, ribadendo la sua tesi di fondo, e cioè che lo stalinismo non è personificabile unicamente nella figura di Stalin.
Attraverso la ricostruzione storica degli anni che vanno dal 1933 al 1939 Conquest dimostra di aver compreso fino in fondo che cosa sia stato il processo burocratico determinatosi in Urss e che cosa sia stato lo stalinismo. Egli è riuscito a spiegare integralmente e in successione cronologica le fasi che hanno consentito a Stalin di costruire il sistema del terrore, mostrando quanto il dittatore georgiano sia stato abile nel volgere a proprio favore tutte le sconfitte del nuovo Stato sovietico e le divisioni in seno alle opposizioni. Viene mostrato passo a passo come sia avvenuta la costruzione dell’apparato statale repressivo più feroce che si sia mai visto al mondo, e come esso si sia fondato sulla rete tentacolare del Gulag, vale a dire il sistema dei campi di concentramento ideato per svolgere un ruolo importante nel campo dell’economia sovietica ricorrendo a pratiche schiavistiche a livello di massa.
È un lungo excursus storico, in cui vengono ricostruiti dettagliatamente i processi farsa (le “purghe”) architettati da una macchina burocratica perfetta guidata da uomini senza scrupoli che hanno affiancato Stalin nella sua sistematica e spietata opera di eliminazione fisica non solo degli oppositori, ma anche dei più alti quadri dell’esercito, di gran parte dei commissari del popolo, dei responsabili dell’economia ai vari livelli, dei membri del Partito o del Komsomol, fino a quando non si è arrivati allo sterminio di intere popolazioni per una somma complessiva di vittime che viene calcolata dagli studiosi intorno ai 15-20 milioni di persone, nell’arco di una trentina d’anni (ma di più se si include anche l’era di Breznev).
Il libro si articola in 15 capitoli che descrivono con grande maestria (sul piano della scrittura e della documentazione) ogni aspetto del sistema totalitario costruito da Stalin e dai suoi collaboratori (quasi tutti sterminati a loro volta, a seconda delle epoche e delle necessità) per accrescere e stabilizzare il proprio potere assoluto. L’opera non è comunque una mera ricostruzione dei fatti; nell’impianto della ricostruzione storico-cronologica degli accadimenti narrati, possiamo trovare anche lucide considerazioni politiche elaborate dall’autore riguardo a questioni cruciali per la definizione della fase di presunta transizione al socialismo.
La tesi di fondo è espressa chiaramente nell’introduzione in cui Conquest lancia un preciso messaggio al lettore sul fatto che lo stalinismo ha potuto trionfare in Russia solo distruggendo alla radice il processo rivoluzionario avviato dall’Ottobre, ma fondandosi sulle scelte politiche compiute dai bolscevichi subito dopo la presa del potere. Quelle scelte, secondo Conquest, hanno fornito la base per lo sviluppo di un sistema antidemocratico e totalitario, creando un terreno fertile su cui lo stalinismo ha potuto edificare il proprio regime di terrore.
Conquest descrive in tutta la sua tragica grandezza tale regime di terrore, fornendo i dati disponibili sui morti per fame e per stenti, sui processi falsi e giuridicamente illegali, sull'applicazione sistematica della tortura, sulle tecniche di tale tortura (nel libro viene descritto per es. il crudele sistema della “cinghia”), sui trasporti dei deportati, sulle condizioni inumane dei campi, sulla violazione di ogni diritto o residua dignità della persona umana.
Non mancano le ricerche di archivio o fondate su testimonianze riguardo alla questione delle confessioni, cui Conquest dedicherà tutto il capitolo 5, dimostrando come le false confessioni siano servite a Stalin per ammantare di una qualche giustificazione plausibile i processi farsa che poi si susseguiranno per anni contro gli oppositori politici, dapprima, e poi contro gli uomini dell’apparato staliniano, poi, fino a colpire determinate categorie semplicemente per le loro caratteristiche sociali, etniche, linguistiche ecc.
Le confessioni e il meccanismo di giustificazione su di esse sarà molto utile a Stalin soprattutto a livello internazionale dove giornalisti, intellettuali o uomini politici legati ai partiti stalinisti contribuiranno notevolmente a scagionare lo stalinismo o a sminuire le sue colpe, col preciso obiettivo di alimentare il mito di Stalin (sappiamo che Togliatti, il Pci e il suo gruppo dirigente furono in prima linea in questo ruolo di criminale complicità).
Nella seconda parte del libro Conquest affronta gli anni di Ezov, il terribile capo dell’Nkvd che era subentrato al malcapitato e crudele Jagoda, a sua volta eliminato da Stalin nel momento in cui questi ritenne di non potersene più servire: una sorte che Jagoda condivise con quasi tutti i principali responsabili del sistema poliziesco sovietico. Ezov è l'uomo che porta a termine l'eliminazione dei vecchi bolscevichi, che organizza il processo farsa a Pjatakov, che fa uccidere senza nessuno scrupolo di coscienza gli appartenenti al Politbjuro.
Nei capitoli successivi è descritto nei minimi particolari il sistema dei campi di lavoro, il loro impatto sull'economia sovietica e il loro funzionamento. Questo aspetto, cui Conquest ha dedicato una grande attenzione, è tra le parti del libro che colpiscono maggiormente (o perlomeno è quanto è accaduto a chi scrive), visto che ciò che accadeva nei campi del Gulag per crudeltà e disprezzo della vita umana non aveva nulla da invidiare ai campi di detenzione nazisti. In un meccanismo di ferocia senza pari, durato per decenni e che ha coinvolto milioni di persone, va comunque sottolineata l'attenzione particolare verso i prigionieri politici che veniva loro riservata da parte delle guardie addette alla gestione e sorveglianza dei campi.
Si tenga conto che tutti coloro che si erano opposti a Stalin (o che si sospettava potessero farlo) o che avevano un qualche grado di parentela o di semplice amicizia con chi era stato accusato del tutto ingiustamente di crimini contro lo stato e il popolo russo, ed erano riusciti miracolosamente a scampare alla fucilazione, venivano destinati ai campi di lavoro che erano stati istituiti nelle regioni più settentrionali dell’Urss. A questi deportati “politici”, le guardie dei campi riservavano un trattamento di particolare crudeltà. Nella scala gerarchica dei campi, i prigionieri politici venivano addirittura dopo i criminali comuni i quali con la complicità delle guardie, facevano subire loro ogni tipo di angherie, come furti e maltrattamenti: vittime principali di questa discriminazione furono ovviamente i “trotskisti”, veri o presunti tali.
Descrivendo il funzionamento dei campi di lavoro, Conquest dedica una particolare attenzione alla vita nei campi per le donne, come e dove i lager venivano istallati, le tipologie dei prigionieri che vi venivano reclusi. L'ultimo paragrafo di questo minuzioso lavoro, l’autore lo riserva all'analisi del sistema dell'economia schiavistica incarnato dalla rete del Gulag. Questa parte del lavoro di Conquest è molto importante in quanto costituisce uno degli elementi maggiormente rappresentativi della degenerazione burocratica dello Stato sovietico. Anche se in alcuni settori economici il lavoro schiavistico si rivelò redditizio rispetto alla remunerazione che il regime avrebbe dovuto pagare per normali lavoratori, questo sfruttamento spietato della persona umana si rivelò alla lunga del tutto controproducente poiché i costi di gestione dei campi e dell’intera rete concentrazionaria, erano diventati col tempo molto superiori rispetto al valore della loro produzione - come documentatamente fa rilevare Conquest e come sarà confermato successivamente dagli studiosi russi in epoca krusceviana e poi soprattutto con la Glasnost.
Conquest descrive anche l’estensione del sistema del terrore all’estero, per l'eliminazione degli oppositori politici nel Comintern, nella guerra civile spagnola, nei gruppi delle opposizioni di sinistra. Viene così ricostruita la dinamica dei principali assassinii politici compiuti dai sicari di Stalin fuori dell’Urss, dando la dovuta attenzione ad omicidi celebri come quello di Nin in Spagna o di Trotsky in Messico, ad opera del sicario dell’Nkvd Ramón Mercader.
La parte finale di questa lunga ricostruzione storica del sistema di Terrore - con cui Stalin è riuscito a mantenere il potere in Urss dal suo insediamento come segretario generale del partito bolscevico (quando Lenin era ancora in vita) fino alla sua morte, avvenuta nel 1953 - è riservata all'analisi di quanto accaduto in Urss, sotto il profilo della repressione poliziesca, dopo la morte di Stalin e con l'avvento del generale Nikita Kruscev alla guida della nomenklatura sovietica. Il periodo storico aperto dal XX Congresso sarà per l’Urss un periodo di transizione poiché con la successiva destituzione di Kruscev e la nomina di Breznev si porrà termine ai processi di destalinizzazione, la burocrazia tornerà a coprire le responsabilità proprie e di Stalin, si fermeranno le (poche) riabilitazioni di alcuni politici vittime della repressione, si ricomincerà a perseguitare i nuovi oppositori, anche se questi non verranno più inviati nei campi del Gulag ormai in fase di chiusura.
Conquest fa emergere con grande chiarezza l’impossibilità per l'apparato burocratico al potere in Urss - vale a dire per ciò che fino ad allora aveva rappresentato la base sociale dello stalinismo – di procedere a una propria autoriforma dall'interno. La denuncia di alcuni dei principali crimini compiuti dallo stalinismo e delle responsabilità politiche per il passato, da parte di Kruscev, aveva avuto un valore parziale, contribuendo ad aprire i primi squarci nella coltre di nubi che si erano addensate pericolosamente sulla stabilità del regime. Ma pur non essendo ancora la verità storica sul sistema del Terrore, era comunque molto più di quanto la burocrazia sovietica fosse disposta a concedere. Kruscev fu quindi estromesso e al suo posto fu messo un rappresentante più conservatore degli interessi dell’apparato burocratico. Il nuovo periodo totalitario rappresentato da Breznev ha infatti rappresentato l'estremo tentativo della burocrazia sovietica di mettere tutto a tacere e di ritrovare una continuità con il sistema dello stalinismo, senza peraltro riuscirvi, come si vedrà poi con Gorbaciov e con la fine dell’Urss.
Ci sembra motivato il risentimento che Conquest esprime nei confronti degli intellettuali dell'epoca che, dopo le rivelazioni di Kruscev, chiusero volutamente gli occhi dinnanzi alla verità storica che in modo incontrovertibile emergeva dalle notizie provenienti dall'Urss. L’opportunismo di quegli intellettuali – che ancora dura ai giorni nostri, soprattutto in un paese come l’Italia dove un’effettiva destalinizzazione del Pci e dei suoi nipotini togliattiani non c’è mai stata – ha avuto solo la funzione di far perdere dell’altro tempo per una presa di coscienza universale sulla mostruosità rappresentata dal regime staliniano. Ora che gli argini della menzogna e della contraffazione sono stati travolti da tutto ciò che è accaduto nei Paesi dell’Est, un tardivo pentimento di quegli stessi intellettuali non servirebbe più all’umanità, ma a loro stessi, alle loro coscienze.
Possiamo concludere affermando che questa ricerca monumentale sul regime del Terrore staliniano rappresenta un contributo fondamentale per l’analisi della stessa Urss, utile anche per chi cominci solo oggi a interrogarsi sul perché della sua fine e soprattutto sulla facilità del suo crollo. A chiunque sia spinto dalla volontà di capire cosa sia accaduto in Unione Sovietica a partire dagli anni ’30, non si può che raccomandare questo libro, tenendo conto che nella sua introduzione Conquest ha tracciato una linea di continuità tra le responsabilità dei bolscevichi nell’instaurazione di un regime totalitario sulle ceneri del breve periodo di governo dei soviet e l’avvento del regime del Terrore staliniano.
Ciò significa che chi vuole rompere realmente e sino in fondo con l’orrore sociale e politico rappresentato dallo stalinismo, deve interrogarsi sulle scelte che furono fatte in quei primi anni della rivoluzione d’Ottobre, ripartendo di lì con la critica storica e politica. E questo perché siamo pienamente convinti anche noi, come Robert Conquest, che lo stalinismo non è nato con l'avvento di Stalin al potere, ma molto prima, quando si sono cominciate a soffocare le aspirazioni alla libertà e all’autodeterminazione da parte dei comitati di fabbrica, dei soviet e degli altri organismi di rappresentanza diretta dei lavoratori, dei contadini, degli intellettuali, delle minoranze oppresse dal dispotismo granderusso.