Intervista dell'editore Giuseppe Annulli a Roberto Massari
(18/8/2020)
1. Dalla lettura del tuo libro Volsinii Etrusca nelle fonti greche e latine ho avuto netta la sensazione che si tratti di un libro «rivoluzionario».
3. La Velzna etrusca, quindi, è da identificare con l'odierna Bolsena (Velzna-Volsinii-Bolsena). Però mancano le risultanze archeologiche. É così?
Perché alcuni dei più famosi etruscologi (escluso Pallottino dal 1939 al 1984) presero questa cantonata sulla base di ipotesi precedenti e non hanno poi avuto il coraggio di ammettere l'errore. Quindi, invece di fare autocritica (per es. nel 1946 quando cominciarono a riaffiorare le mura ciclopiche volsiniensi in tutta la loro estensione), preferirono irrigidirsi e creare un fronte compatto contro le «novità archeologiche» prodotte dalla Scuola francese di Roma sotto la guida di Bloch. Tanto che questa a un certo punto dovette interrompere le ricerche. Insomma, il prestigio accademico sembrerebbe essere stata la molla principale della fake-news. Lo dico, sperando vivamente che non vi fossero invece anche interessi economici da parte orvietana legati allo sfruttamento turistico dell’appropriazione indebita dell’eredità di Velzna. A questo riguardo temo di aver sottovalutato nel mio libro le manovre che erano state compiute da alcuni notabili orvietani, verso la fiine dell’Ottocento, proprio per appropriarsi di tale titolo.
Intuile dire che l’etica imporrrebbe oggigiorno di rendere giustizia a Bolsena, restituirle il nome di Velzna e invece fare tesoro dell’ipotesi - mia, ma anche della principale responsabile degli scavi dell’area di Campo della Fiera e altri - secondo cui il Fanum Voltumnae era ubicato a Orvieto. A loro differenza, però (in accordo col noto etruscologo orvietano Pericle Perali) io penso che l'intera antica Orvieto coincidesse con il Fanum Voltumnae, cioè che Orvieto non fosse una città ma, per l’appunto, un fano.
Nel mio libro sostengo che proprio questo era il nome dell’antica città sacra degli etruschi (come pensava anche il valleranese Francesco Orioli) e che bisogna smetterla con l’affermazione secondo cui si ignorerebbe il nome dell’Orvieto etrusca: l’area compresa tra il pianoro e le zone sottostanti in latino si chiamava semplicemente Fanum Voltumnae (in seguito forse Fanum Vertumni o semplicemente Fanum - ma anche di questo mi occupo nel libro riesaminando la preziosa testimonianza di Procopio/Belisario).
Mi confortano in questa mia ipotesi lo storico Livio e il geografo Tolomeo. Ma di ipotesi appunto si tratta: posso formularla solo come molto probabile e non con la certezza matematica con cui escludo che l’antica Velzna stesse a Orvieto, dopo aver esaminato i 24 autori latini e greci d’accordo con me.
5. A quando la presentazione del tuo libro a Bolsena?