L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

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venerdì 3 maggio 2024

LETTERA AI BUONISTI PRO HAMAS

di Saviona Mane


ITALIANO - ENGLISH - ESPAÑOL


Ecco chi ha le chiavi di questa guerra


Da Tel Aviv.

Vedo sui telegiornali italiani le vostre proteste infuocate nelle piazze, le vostre bandiere bianco rosso verde nero negli atenei, vedo i vostri occhi infiammati di odio dietro le vostre kefiah, sento le vostre voci inneggiare i nostri aguzzini, le vostre accuse menzognere lanciate a squarciagola contro il mio popolo, e mi domando come sia possibile. Come è possibile che il boia sia diventato vittima e la vittima boia? Come è possibile che chi ci ha massacrati a migliaia, bruciati vivi, sventrati, mutilati, sgozzati, decapitati, stuprati, rapiti dai letti il 7 ottobre, sia diventato il vostro eroe? Come è possibile che chi ci minaccia da sempre di genocidio, sia diventato il vostro alleato? Da dove viene tutto questo astio verso di noi?

Vedo e mi domando anche dov’era tutta questa vostra foga, tutta questa vostra solidarietà buonista con gli ultimi, quando il presidente siriano Bashar el Assad massacrava più di 600 mila dei suoi cittadini? Non vi ho visti allora infuocare le piazza, gridando al genocidio. E non vi vedo oggi affollare le piazze, mentre decine di migliaia di donne, bambini, anziani, muoiono nelle guerre civili in atto in Yemen, in Sudan, Myanmar,  o mentre i droni iraniani e i missili russi bombardano  bersagli civili in Ucraina. La guerra diventa genocidio solo se sono gli ebrei a difendersi?

Accusate noi di questa infamia, ma in fondo ne siete complici voi stessi ogni volta che scandite lo slogan buonista di tendenza: “La Palestina sarà libera dal fiume al mare”, ossia, la Terra di Israele – quella  che i romani hanno ribattezzato duemila anni fa “Palestina” a seguito alla deportazione di suoi abitanti ebrei a Roma – sarà libera (dagli ebrei) dal Giordano al Mediterraneo. Questo non è forse un genocidio? Manifestando senza se e senza ma contro Israele, paese grande quanto la Toscana fondato dopo la decisione storica dell’Onu del 29 novembre 1947, per dare al popolo ebraico un rifugio da secoli di persecuzioni, state facendo il gioco di Hamas, organizzazione islamica fondamentalista e terrorista, il cui statuto fondatore rinnega l’esistenza di Israele e afferma che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel  jihaād”, il cui obiettivo è “ ‘sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina’, cioè eliminare e sostituire lo stato di Israele con una  Repubblica Islamica, e che “la Palestina non potrà essere ceduta, anche per un solo pezzo, poiché essa appartiene all’islam fino al giorno del giudizio” (Wikipedia). Per i terroristi di Hamas, da decenni autori di mostruosi attentati e tiri di razzi contro civili inermi in Israele, le atrocità del 7 ottobre e la guerra che ne è derivata, non fanno ovviamente parte di una lotta per due stati per due popoli che vivono in pace fianco a fianco. E’ l’anteprima di un jiahd contro “infedeli” come noi, come voi.  Per noi israeliani o ebrei nella diaspora, questa  è l’ennesima guerra esistenziale, Essere o non Essere nell’unico rifugio concessoci nel mondo.  Mentre per voi buonisti, voi che come tanti dei vostri compagni pseudo progressivi nel mondo, non ci avete concesso più di 24 ore di simpatia dopo la nostra più grande tragedia dalla Shoah, che ci additate, che raccontate barzellette su di noi ebrei, che dite non c’è fumo senza fuoco, che sotto sotto pensate che abbiamo la coda e le corna, per voi che avete scelto nel nostro caso di scambiare orrori di guerra, di tutte le guerre, con il genocidio, è un paradigma bianco e nero nel quale vi siete schierati immediatamente dalla parte di chi ha sempre minato col terrore ogni tentativo di compromesso tra i due popoli. Per ignoranza, per interesse, per trend, o ahimé, per quell’antico morbo incurabile che si chiama Antisemitismo.

Se vi stanno veramente a cuore le sorti dei palestinesi, in primis quelli della Striscia di Gaza – dove vi ricordo, fin al 7 ottobre un solo soldato israeliano non ha messo piede da quando Israele se ne ritirata di propria iniziativa, 19 anni fa – è ai terroristi di Hamas che dovreste rivolgervi. E’ contro di loro che dovreste manifestare. Sono loro gli assassini. Sono loro i responsabili di decine di migliaia di morti, feriti e sfollati palestinesi. Sono loro a tenere le chiavi di questa guerra. Basta che posino le loro armi e liberino i nostri rimanenti 133 ostaggi a cui è negata ogni visita della Croce Rossa da più di 207 giorni.  Vivi o morti. 133 bambini, donne, uomini, anziani, torturati e stuprati ogni giorno nelle tenebre dei loro tunnel, questa città sotterranea costruita coi miliardi di dollari che i loro sponsor, Qatar e Iran, hanno iniettato nella Striscia in più di 15 anni, con la cortesia dei malgoverni di Bibi Netanyahu. Miliardi con cui  Hamas, avrebbe potuto trasformare la piccola striscia di povertà, ignoranza, violenza, stenti e fondamentalismo islamico ispirato allo Stato islamico e conservata da decenni come un gran campo profughi, in una piccola Singapore, un oasi di pace, un esempio da emulare in Cisgiordania, promuovendo così la soluzione di due stati per due popoli. Invece i  padroni del jihad, hanno preferito investirli in armi, morte, fame e desolazione. E finché non ameranno i propri figli più di quanto odiano noi, come dice la frase attribuita alla nostra premier Golda Meir, ci toccherà purtroppo continuare a difendere a spade tratta la nostra propria esistenza, la nostra identità e la nostra cultura. Anche subendo le vostre accuse ipocrite, ingiuste e menzognere.   


ENGLISH

giovedì 25 aprile 2024

IN ISRAEL/PALESTINE: ONE OR TWO STATES?

di Roberto Massari  e Nathan Novik


ENGLISH - ESPAÑOL - ITALIANO


ONE STATE 

by Roberto Massari


I find it useful to publish this text by Nathan Novik, even though - along with other comrades of Utopia Rossa - I have long declared myself against the perspective of the "two States" to solve the Israeli-Palestinian issue. It is an unrealistic perspective, which will never be seriously realized and which, if implemented, would inevitably lead to the formation of two confessional States (identified with different religions) that will never stop being hostile to each other or continue to wage war. One of the two will also inevitably be dictatorial (as has always been the case with Al Fatah and continues to be the current Palestinian National Authority in the West Bank).

The very nature of Islamic fundamentalism (fanatical and aggressive) ensures that there will never be peace between a Jewish State and a Muslim State.

For some time now, I have been convinced that the only realistic perspective to put an end to a bloody conflict that has been bleeding the country since 1948 (when some Arab states aggressed the newborn Israel to seize the lands assigned to it by the United Nations, thus causing the massive exodus of 7-800,000 Palestinians and the expulsion of a nearly equal number of Jews from Arab countries) is one Statea secular, democratic, multiethnic State (also federative, if possible).

This perspective is becoming more realistic every day, as I will show shortly. But fortunately, there are already some premises in present-day Israel where Arab components live peacefully with the rest of the population (which is not all Jewish and even Jews have different ethnic backgrounds, making Israel already partly multiethnic) and where the regime of imperfect democracy is among the most democratic in the world.

Just think of the following fact: how many examples in history are there of warring States where anti-government demonstrations are allowed? The mind immediately goes to Russia of 1917 and the US during the Vietnam era, but it risks stopping there. In Israel, on the other hand, there are practically anti-government demonstrations every week and openly so. There were even some in the emergency situation caused by the inhuman pogrom of October 7. Not to mention the struggle between different parties to go into government or form alliances. Well, such concrete evidence of democracy for the opposition makes the perspective of imperfect democracy in a future multiethnic, Israeli-Palestinian State realistic.

The most serious thing (of which the Netanyahu government is only the most visible expression) is that the current Israeli State lacks a secular character. It was not always like this because at its origins Israel was born with a secular and social-democratic perspective (including the collectivist utopianism of the kibbutzim), which was broken by the first and subsequent Arab aggressions. Secularity means that the State must be able to represent not only other ethnicities and other religions, but also Jews who are not religious. Israel and the rest of the world are full of non-believing Jews, atheists, agnostics, etc., demonstrating that belonging to the Jewish people is primarily measured by historical-cultural data ("ethnic" in a general sense of the term). And only to some extent or secondarily religiously. But the latter should not prevail over the former, nor identify with them.

As long as Jewish fundamentalism (reactionary and post-medieval in turn) is not politically and culturally defeated, the secularism of the State of Israel indispensable for the peaceful and unitary perspective of one State cannot be guaranteed. But this is a point that can only be resolved by progressive Jews in Israel, with the help of progressive sectors in the rest of the Diaspora.

venerdì 19 aprile 2024

ISRAEL NO ES COMPARABLE CON IRÁN

de Edison Zoldan y Miguel Novik


BILINGUE: ESPAÑOL - ENGLISH


Estimada...:


No es comparable [con Israel] un país  [Irán] que cuelga a los homosexuales y mate una mujer porque no cubre el pañuelo su cabeza completamente. Que lapide a las supuestas mujeres infieles y encarcele y torture a sus adversarios.

Tampoco es comparable Hamás que mató, violó, quemó a civiles. Desgarró el vientre de mujeres embarazadas y mató sus fetos. Que resguarda a sus miembros en túneles dejando a la población civil a su suerte y de escudos humanos.


Israel no es perfecto. Pero la semana pasada se hizo el gay parade (marcha gay) con asistencia internacional (incluso árabes).

Avisa a civiles con tiempo donde va a bombardear.

(A diferencia de Rusia con Ucrania.)

En el Parlamento hay representado dos partidos árabes. Los árabes israelíes tienen los mismos derechos que los israelíes. (Son médicos, jueces, maestros, etc. ). Acaban de elegir Decana de la Universidad a una Phd árabe israelí.

Hamás inició el ataque por quinta vez, pero esta oportunidad cruzó la línea roja e Israel dijo BASTA. No queremos una amenaza constante y que nuestra población pase en refugios. 

Sabes que Hamás quiere (no puede) al igual que Irán y sus proxies aniquilar Israel.

Me vas a contra argumentar de la muerte de civiles en Gaza. Primero, es una cifra del Ministerio de Salud, manejada por Hamás y no corroborada.

Segundo, Hamás busca la publicidad internacional. Ellos podrían terminar el conflicto inmediatamente devolviendo los rehenes. Te has preguntado por que no lo hacen? Para seguir con la guerra.

El máximo dirigente, Haniye, vive en Catar, pero envía a los hospitales israelíes a su familia por cualquier dolencia.

En Gaza y en la Autoridad Palestina reina la corrupción. Reconocido internacionalmente. (Incluso hoy lo hizo Suecia y declaró que cesaría en su ayuda)


Resumen: Los dirigentes israelíes no son perfectos, pero es del cielo a la tierra la comparación que hiciste.

Saludos 


Edison Zoldan


(18 de Abril 2024)

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Una cosa es no poder juzgar qué líder es más egocéntrico y maquiavélico para lograr y mantener su poder.

Otra cosa es no poder ver la diferencia de filosofías de vida (o muerte), explícitas y concretas:


La filosofía de Hamas es proselitista y absoluta. No acepta a israel, (un país judío), en el mapa.

Tolera que sus soldados violen a sus víctimas. (un soldado Israelí que hiciera eso va a cárcel).

En Israel estamos llenos de búnkers para proteger a la civilidad de los misiles que nos lanzan, en Gaza los túneles no son para el pueblo sino para los guerrilleros..(la socieda civil queda expuesta en la superficie).

Israel es democrático, Hamas no...

etc. etc.


No querer ver las diferencias ideológicas explícitas.... merece un análisis psicológico.


Una razón que he escuchado es que dado que la locura religiosa está fuera de la mente en el mundo oxidental actual, dicha realidad no son capaces de verla, no la incorporan en el análisis.

Pero efectivamente si el mundo oxidental tuviese la claridad de ver la filosofía explícita de Hamas, y hubiese exigido que Hamas entregue a rehenes y pare la guerra, desde el día 7 de octubre.... muy probablemente habría paz y se hubiese evitado mucho sufrimiento ....


Miguel Novik


 (18 de Abril 2024)


ENGLISH

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.