di Roberto Massari e don Ferdinando Sudati
Dopo aver pubblicato tra il 2010 e il 2021 ben 6 suoi libri – per quantità, è il mio secondo autore in catalogo – ogni parola che provassi ad aggiungere sarebbe superflua, e anche termini come «dolore» o «dispiacere» sarebbero riduttivi. Ebbi comunque la possibilità di conoscerlo di persona nello stesso incontro di Bergamo cui accenna don Sudati, ma io rimasi anche l’indomani proprio per trascorrere con lui un’altra giornata di dialogo e comune conoscenza. E devo dire che tra l’ateo e l’ex vescovo episcopaliano l’intesa ci fu, sincera e profonda. Tornato negli Usa mi scrisse una lettera con termini come: «Dear Roberto, it was a pleasure meeting you in Bergamo… it was one of the pleasures of the trip… I am grateful to you for your interest…. I wish you well in your career. You are a man of many talents…. » (24 ottobre 2013).
Con la morte di John Spong o «Jack» (come lo chiamava Christine, sua moglie) si crea un vuoto nel processo di rinnovamento del cristianesimo fuori dal controllo del Vaticano che difficilmente verrà colmato in tempi brevi e con la stessa ampiezza di dimensione teorica.
Pubblicando i suoi libri, mi sono trovato ad assistere quasi in diretta, quasi in tempo reale, a un suo processo di maturazione, intimo e pubblico allo stesso tempo, più che mai sincero e più che mai preoccupato della sua trasmissibilità al mondo dei credenti e a quello dei non credenti, cioè a tutti. Dalla sua iniziale battaglia antiteistica all’approdo nell’identificazione del concetto di Dio con un principio di amore universale - completamente avulso dalle proiezioni antropomorfiche della religione rivelata - passando attraverso la polemica minuziosa contro le interpretazioni letteralistiche del Nuovo Testamento, anche il lettore inizialmente più sprovveduto o più prevenuto può riuscire a sentirsi parte di questo itinerario di ricerca, se non proprio affratellato nelle sue conclusioni.
A me è parso un itinerario di liberazione spirituale ricco di suggestioni e di sfide mentali, che spero qualcun altro sarà in grado di proseguire. Ma per farlo dovrà necessariamente scontrarsi con gli ostacoli rappresentati dai teologi più o meno ufficiali del Vaticano, avendo dalla sua il vantaggio che costoro diventano, via via e col passare del tempo, molto più vulnerabili che nel passato. Ciò per ragioni storiche oggettive, ma anche grazie all’opera di Spong e di pochi altri come lui.
Lascio quindi la parola a don Ferdinando Sudati che della diffusione in Italia del pensiero di Spong è stato «l’apostolo» e che quando dodici anni fa mi propose il primo libro della serie non immaginava forse che stavamo dando vita a una comune grande e bella avventura intellettuale.
(r.m.)
«Fa' lutto come per un figlio unico»
di don Ferdinando Sudati
È il primo versetto della Bibbia che mi è venuto in mente (Ger6: 26), del tutto estrapolato: mi serve per dire che sono in lutto. Non mi è morto nessun parente, né stretto né lontano, ma un fratello e un amico «unico» in umanità e nel cristianesimo: John Shelby Spong. Anzi, un grande amico. Dove il titolo di «grande» glielo attribuisco io non per autogratificazione ma perché lo considero tale e perché non ne ho l'esclusiva, dal momento che tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato attraverso i suoi libri o partecipando ai suoi incontri hanno il diritto di considerarlo grande amico. Il suo gradimento era implicito e garantito.
Ho un motivo speciale per richiamare la sua amicizia. Quando nel 2010, presso l'editore Massari, riuscii a far pubblicare il primo libro del vescovo episcopaliano Spong in traduzione italiana, non avrei immaginato di assumere un impegno e di vivere un'avventura culturale e religiosa che avrebbe avuto continuità sino all'anno 2021. In questo lasso di tempo, con un lavoro quasi artigianale e con risorse assai limitate, hanno visto la luce qui da noi ben nove opere di Spong, distribuite fra quattro editori, rimanendo Massari quello principale.
E finalmente il pubblico italiano - non quello delle pontificie facoltà teologiche, che ne avrebbe tratto sicuramente vantaggio ma ancora troppo chiuso per confrontarsi con Spong, ma quello costituito da cristiani in ricerca, con qualche inquietudine interiore e molto disagio nei confronti della presentazione tradizionale della fede - cominciò a muoversi e ad apprezzare il discorso teologico del nuovo autore comparso all'orizzonte. Parliamo di un interesse per campionatura, perché i numeri non sono mai stati debordanti, benché sempre crescente. Il segnale positivo era dato dal fatto che cominciavano a comparire recensioni e soprattutto citazioni di Spong in vari articoli, e i titoli dei suoi libri a figurare nelle bibliografie di nuove pubblicazioni teologiche. C'era gente, insomma, che cominciava a prendere gusto a confrontarsi con lui, perché si sentiva interpretata e avvertiva la sua proposta come pienamente attuale. Intuivano che quella indicata da Spong era la direzione del nuovo o, perlomeno, di un serio rinnovamento nell'àmbito del cristianesimo. E questa volta era un vescovo, pienamente inserito nella sua Chiesa, a parlare con un linguaggio competente, immediato, senza fronzoli e oscurità.
E qualcuno, giustamente, si stupiva quando veniva a sapere che negli Usa tale autore non era affatto sconosciuto, essendo pubblicato da un editore di primo livello e con all'attivo almeno un milione di copie vendute nel mondo anglosassone. Da noi arrivava con notevole ritardo, ma finalmente adesso era presente e copriva un vuoto culturale-teologico. La quantità dice poco sul piano della qualità o del valore, ma è pur sempre un dato cui prestare attenzione perché a volte, o con frequenza, i due aspetti coincidono.
Da allora, in ogni caso, Spong è stato per me una figura di riferimento intellettuale e morale, e pian piano è diventato un amico, non per frequentazione diretta - ci siamo incontrati solo una volta, in occasione della sua venuta a Bergamo, nell'ottobre del 2013 - ma per il senso di familiarità che crea l'addentrarsi nel pensiero di una persona e la condivisione degli ideali, più precisamente quello di un cristianesimo rinnovato, che passa da una nuova riforma delle Chiese.
Spong ha lottato un'intera vita per la liberazione dai pregiudizi, a favore dei diritti umani nella società e all'interno della Chiesa. Ha messo a disposizione la sua competenza teologica e la sua straordinaria capacità divulgativa affinché la ricerca accademica non restasse retaggio (per lo più infruttuoso) di un’esigua minoranza, poco interessata a tradurla in novità strutturali, ma arrivasse alla base del popolo cristiano, formata dai fratelli e sorelle laici.
Ogni sua nuova opera ha segnato un punto da cui partire per un rinnovamento dottrinale e istituzionale.
Non hanno però vita facile coloro che si dedicano a riformare antichi apparati, meno ancora se si tratta di apparati ecclesiastici. I «nemici», sia virtuali sia reali, spuntano come funghi e nemmeno a Spong sono mancati. Ha ricevuto decine di minacce a motivo dei suoi interventi pubblici, sia dal vivo sia tramite gli scritti, espresse da gente che non si limitava al contrasto sul piano ideologico ma era anche disposta a passare a vie di fatto, mettendo a rischio la sua incolumità fisica e addirittura la vita stessa.
Si è guadagnato perfino la «dedica» di un corposo libro da parte di suoi oppositori, tra cui colleghi vescovi, e quella di due numeri del periodico neozelandese on-line Apologia, giornale della «The Wellington Christian Apologetics Society (Inc.)». Nei due casi, la critica era non solo lecita ma anche documentata, sebbene espressione del fondamentalismo cristiano, cioè facente appello a un paradigma culturale irrimediabilmente obsoleto.Perlomeno era esente da minacce.
Non ha nemmeno giovato alla causa di Spong l'insistenza unilaterale, da parte di molti sia pure sinceri sostenitori, su un punto soltanto, a scapito di una visione d'insieme, e quindi della coerenza, del suo programma riformistico. Chi ne ha fatto quasi solo il sostenitore dell'inclusione Lgbtq, mettendo in ombra tutto il resto, non gli ha reso un buon servizio. Questo è avvenuto soprattutto negli Usa. Da noi si è spontaneamente imposta una valutazione equilibrata dell'opera di Spong e, com'era giusto, l'interesse prevalente è andato alla sua proposta dottrinale contenuta nelle «12 tesi per una nuova riforma». Questo è davvero il nocciolo duro del lascito di Spong, il punto di maggior merito del suo insegnamento, sul quale dovrà innestarsi e proseguire la riflessione di coloro cui stanno a cuore le sorti del cristianesimo per l'epoca moderna, in previsione del futuro. Sarà anche il modo migliore per onorare la sua memoria.
Tornando alla sua concreta vicenda, è stato un ictus a troncare in un istante tutti i suoi progetti. Mentre si trovava a Marquette (Michigan) per tenere una conferenza, è stato colpito da ischemia cerebrale: era il 10 di settembre del 2016. Grazie alla tempestività dei soccorsi, si riprese bene ma dovette cambiare radicalmente forma di vita. Non più viaggi e quindi non più discorsi pubblici, non più presentazioni di nuovi libri, spesso anche all'estero: attività che assorbiva gran parte del suo tempo da quando era in pensione, qualcosa come duecento conferenze l'anno. Un ritmo che avrebbe messo alla prova anche un individuo nel pieno delle forze.
Ogni tanto, in questi ultimi anni, mi chiedevo se Spong avrebbe portato a termine ancora qualcosa e quindi se ci sarebbe stata la sorpresa di un suo ultimo dono, sebbene siano sufficienti quelli che già ci ha fatto. Aveva accennato una volta al suo desiderio di dedicare un commento al vangelo di Luca, dopo quelli a Matteo e a Giovanni. Lo sapremo in un prossimo futuro.
Non è rimasto, comunque, del tutto ritirato e inattivo dopo il serio incidente di salute. Grazie alla collaborazione della moglie, Christine Mary Bridger, è riuscito a terminare quello che per ora rimane l'ultimo suo lavoro: Unbelievable. Why neither ancient creeds nor the Reformation can produce a living faith today, il cui manoscritto era già completo al 90%. È stata un'impresa, come ha confidato a un amico comune, poiché non poteva più utilizzare la mano destra per le conseguenze dell'ictus. Solo il paziente aiuto, unito alla precedente esperienza di redattrice, di Christine, cui dettava la parte rimanente, ha consentito di consegnare il testo all'editore addirittura nei tempi previsti.
Nella nuova casa di Richmond (Virginia), in cui si era trasferito per essere più vicino alle figlie e perché vi aveva già abitato come rettore della chiesa di san Paolo, negli anni 1969-1976, ha concesso pure qualche intervista. Da una di queste, forse la più importante, realizzata in tre giornate, proviene la citazione che segue. In essa c'è tutto Spong, con il suo peculiare stile di uomo e di cristiano:
«Attualmente vivo con una grande pace interiore. Questo, sì, mi dispiacerà: perdere Chris. Viviamo in un appartamento all'interno di una urbanizzazione per la terza età e compriamo cibo preparato. È come il passaggio previo a una residenza assistenziale. Se vivo ancora un anno sarò felice; e se ne vivo due, lo sarò più ancora. Questa incertezza però non mi causa ansietà.
Mi piace appartenere alla mia antica chiesa, la chiesa episcopaliana di San Paolo, in Richmond. Sono quarantadue anni che non ritornavo a questa chiesa. Trovo in questa parrocchia un ambiente spiritualmente vigoroso e sono lieto di esserne un membro in più, seduto su una delle sue panche. Non pretendo d'influenzare nessuno con le mie opinioni. Sono contento di accedere al tempio la domenica mattina. Non cerco di creare nulla. Non ho desiderio di creare una chiesa a mia immagine e somiglianza. Spero di non causare problemi all'attuale rettore. Se così fosse, dovrei andarmene».
Termino questa semplice rievocazione riportando il finale del breve necrologio del sito Progressing spirit, fondato nel 1991, di cui Spong è stato il punto di forza, con una rubrica settimanale, sino al momento del suo ritiro nel 2017. Il sito prosegue ora il suo cammino, nello spirito di Spong, con una schiera di pensatori di primo piano.
«Vescovo John Shelby Spong
16 giugno 1931 - 12 settembre 2021
Il vescovo Spong ha fornito un posto tanto necessario a quelli di noi che non erano più in sintonia con la teologia tradizionale. Ti vogliamo bene, vescovo Spong. Ci mancherai!».
È un addio affettuoso, che vorrei fare anche mio.
Ferdinando Sudati
I libri di Spong in italiano
- Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo. Perché muore la fede tradizionale e come ne nasce una nuova, Massari Editore, Bolsena 2010
-Gesù per i non-religiosi. Recuperare il divino al cuore dell'umano, Massari Editore, Bolsena 2012
-Il quarto Vangelo. Racconti di un mistico ebreo, Massari Editore, Bolsena 2013
-La nascita di Gesù tra miti e ipotesi, Massari Editore, Bolsena 2017
-Vita eterna: una nuova visione. Oltre la religione, il teismo, il cielo e l'inferno, Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR) 2017
-Letteralismo biblico: eresia dei gentili. Viaggio in un cristianesimo nuovo per la porta del Vangelo di Matteo, Massari Editore, Bolsena 2018
-Perché il cristianesimo deve cambiare o morire. La nuova riforma della fede e della prassi della Chiesa, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2019
-Incredibile. Perché il credo delle Chiese cristiane non convince più, Mimesis, Sesto San Giovanni (MI) 2020
-I peccati della Bibbia, Massari Editore, Bolsena 2021