di Michele Nobile
«L'Italia non si ferma, volgiamo lo sguardo al domani, sempre più determinati a far correre l'economia. Questo vale per tutta l'Italia. Dobbiamo moltiplicare le nostre energie. Insieme ce la faremo»
Giuseppe Conte su Facebook, 28 febbraio 2020
«Se un individuo reca ad un altro un danno fisico di tale gravità che la vittima muore, chiamiamo questo atto un omicidio; se l’autore sapeva in precedenza che il danno sarebbe stato mortale, la sua azione si chiama assassinio. Ma se la società pone centinaia di proletari in una situazione tale che debbano necessariamente cadere vittime di una morte prematura, innaturale, di una morte che è altrettanto violenta di quella dovuta a una spada od una pallottola; se toglie a migliaia d’individui il necessario per l’esistenza, se li mette in condizioni nelle quali essi non possonovivere; se mediante la forza della legge li costringe a rimanere in tali condizioni finché non sopraggiunga la morte, che è la conseguenza invitabile di tali condizioni; se sa, e sa anche troppo bene, che costoro in tale situazione devono soccombere, e tuttavia la lascia sussistere, questo è assassinio, esattamente come l’azione di un singolo, ma un assassinio mascherato e perfido, un assassinio contro il quale nessuno può difendersi, che non sembra tale, perché non si vede l’assassino, perché questo assassino sono tutti e nessuno, perché la morte della vittima appare come una morte naturale, e perché esso non è tanto un peccato di opera, quanto un peccato di omissione. Ma è pur sempre un assassinio».
Friedrich Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, 1845
1. L’epidemia di Covid-19 come Strage di Stato
Mentre concludo questo intervento i morti a causa di Covid-19 sono in Italia oltre 43.000. Se la media giornaliera dei decessi da coronavirus rimarrà quella della prima settimana di novembre, per la fine del mese saranno aumentati a circa 48.000.
E chi può dire con certezza quando si verificherà il picco e a quale altezza?
E quindi, per Natale e Capodanno quale sarà il «regalo» complessivo della pandemia? 54.000 morti? 60.000?
Queste sono solo congetture, ma non irragionevoli. Se nelle prossime settimane la crescita dei decessi avrà un prolungato andamento esponenziale potrebbero rivelarsi assai ottimistiche. Si guardi a quel che è accaduto e accade non lontano da casa nostra: in Francia, in Spagna, nel Regno Unito, e nel resto del mondo, negli Stati Uniti, in America latina, in India.
Relativamente alla metà di settembre, quando era chiaro che l’epidemia si preparava a decollare nelle regioni meridionali e centrali, significa che abbiamo avuto - fino a questo momento - circa 8.000 morti in più. Morti che almeno in parte si potevano evitare, adottando immediatamenteadeguate misure preventive quando, a metà settembre nelle regioni meridionali, le curve di contagi, ospedalizzazioni e ricoverati in unità di cura intensiva iniziavano a puntare verso l’alto. Invece, in questi mesi abbiamo sentito ripetere da Giuseppe Conte la frase «non possiamo permetterci un altro lockdown», ribadita con fermezza da Fontana - Presidente della giunta regionale lombarda - nella sede appropriata, l’assemblea generale di Assolombarda il 12 ottobre, proprio mentre i contagi decollavano anche nella sua regione. Abbiamo anche sentito ripetere l’esorcismo «la scuola deve essere l’ultima cosa a chiudere». Come prevedibile, questi slogan si sono dimostrati la ricetta per arrivare comunque al lockdown e alla chiusura delle scuole, ma nel peggiore dei modi. Se adottate tempestivamente, misure più restrittive e chiusure nella ristorazione, nei trasporti, nel commercio al dettaglio, nelle scuole, avrebbero potuto soffocare il falò prima che diventasse un incendio incontrollabile, evitando morti, sofferenze e in definitiva, anche danni sociali ed economici maggiori e per un periodo più lungo. Il coronavirus è un nemico subdolo, che sa attendere il momento per infiltrarsi attraverso ogni varco, approfittare d’ogni temporeggiare per dilagare velocissimo. I varchi sono stati lasciati aperti, i temporeggiatori sono stati tanti.
Alla magistratura spetta accertare eventuali responsabilità penali individuali per fatti determinati: di sindaci, presidenti di giunte regionali, presidente del consiglio dei ministri e ministri, di dirigenti della sanità. Sono in gioco i reati di epidemia colposa ed omicidio colposo.
Il giudizio politico e storico-sociale non ha però bisogno d’attendere l’accertamento della verità giudiziaria.
Per molti anni ogni 12 dicembre si è protestato contro la strage di Piazza Fontana, che causò 17 morti. Quella strage venne subito detta Strage di Stato.
Ora abbiamo di fronte un’enormità: non 17 ma quasi 43.000 morti. Quarantatremila.
Per quanto riguarda le responsabilità politiche, ricordo l’articolo 32 comma 1 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti», a cui possono aggiungersi altre considerazioni circa la tutela del lavoro e i limiti dell’iniziativa privata come indicati, in linea di massima, dagli artt. 2, 35, 41. E rimando alla citazione di Friedrich Engels: la morte appare naturale, l’assassino sembra «tutti e nessuno» ma «è pur sempre un assassinio». L’ABC dell’epidemiologia non asservita al potere.
Si può ragionare intorno a quante di queste morti siano dovute ad omissioni e azioni delle autorità politiche, ma non possono esserci dubbi sul fatto che a migliaia debbano attribuirsi ad azioni e non-azioni politiche del passato e del presente. L’evidenza delle responsabilità politiche è nel 2020 molto più forte che nel 1969. Anche in Italia come in altri Paesi, l’impatto dell’epidemia e la sua gestione da parte dei governi nazionali e regionali sono la prova irrefutabile del fallimento di un intero ceto politico e delle politiche sociali ed economiche messe in atto per molti, anni sia dal centrosinistra sia dal centrodestra, della priorità attribuita agli interessi economici. Che siano tanti i Paesi a soffrire per la pandemia ci dice quanto sia patogeno l’ordine politico e sociale esistente e che la transizione epidemiologica in corso richiede una prospettiva e un’azione che superi i confini nazionali. È comunque necessario che in ogni Paese si esprima un chiaro giudizio sulle responsabilità politiche e sociali.
Politicamente e storicamente ritengo quindi che la gestione della pandemia in Italia debba giudicarsi come una Strage di Stato, a cui hanno concorso e concorrono tutti i partiti con responsabilità di governo, nazionale, regionale, locale. Certamente non uso qui il termine strage come fattispecie giuridica, pertinente alle stragi deliberatamente messe in atto da organizzazioni fasciste, col concorso e la copertura di parti dell’apparato statale. Tuttavia, volendo racchiudere il giudizio in una formula sintetica e inequivocabile, non riesco a trovarne una migliore. E sia chiaro che, proprio perché qui l’espressione ha un significato sistemico, le responsabilità di questa Strage di Stato non ricadono solo sul ceto politico ma sulla classe sociale che antepone il profitto alla salute. Come spiego oltre, gli interessi delle imprese capitalistiche italiane hanno contribuito al dilagare dell’epidemia. È un motivo specifico e concreto per ribadire che le conseguenze socioeconomiche della pandemia non possono essere pagate dai comuni cittadini.
Concepire le responsabilità pregresse e la gestione politica dell’epidemia nazionale come Strage di Stato concentra il giudizio politico e storico, sottolinea la gravità dell’evento, stabilisce l’esistenza di responsabilità politiche. Indica in modo chiaro e inequivocabile il nemico. Sono enormi i problemi sociali suscitati nel mondo sia dall’azione sia dall’inazione dei governi, inediti come questa situazione pandemica. Ed è proprio questa loro enormità, capillarità e multidimensionalità che richiede una visione ampia del problema e una risposta politica forte e unificante, per canalizzare in un unico corso la molteplicità delle rivendicazioni e la rabbia diffusa, sia derivanti dal pericolo e dal danno per la salute, sia conseguenti dagli effetti socioeconomici della gestione politica dell’epidemia.
Tuttavia, se in accordo alla visione dei potenti del mondo la pandemia è vista solo come un fatto naturale; oppure, se si pensa che Covid-19 sia malattia appena un po’ più pericolosa di una normale influenza, che «tanto colpisce solo gli anziani e chi ha già più patologie»; oppure che l’emergenza sia solo un’invenzione dei mass media, dei governi e di chi intende stabilire la «dittatura sanitaria» o qualcosa del genere; oppure se si pensa che sia possibile cavarsela con mezze misure e inzuccherare la medicina... allora non sussiste motivo per utilizzare l’espressione Strage di Stato.