CRITICA A UN ARTICOLO NEL GIORNALE DEI COBAS (N. 18)
di Roberto Massari
link all’articolo di Albertani: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-1-di-3.html
link alla risposta di Nobile: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-2-di-3.html
link alla risposta di Massari: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/discussione-su-israele-parte-3-di-3.html
link alle risposte di Bernocchi e Giuliani: http://utopiarossa.blogspot.com/2023/12/su-israele-e-palestina-continua-la.html
Nell’ultimo numero del giornale dei Cobas (n. 18, febbraio 2024) è apparso un lungo articolo - «La negazione del popolo palestinese» (pp. 34-5) - firmato da Giovanni Bruno. Cogliendo l’occasione che vede per sabato prossimo (17 febbraio) il 424° anniversario della morte di un altro G. Bruno, e volendo ribadire posizioni per me irrinunciabili contro l’antisemitismo «di sinistra», già espresse in precedenti articoli di Michele Nobile e miei, propongo le seguenti critiche. (Che non coinvolgono il buon articolo successivo di Roberto Giuliani - «Popoli senza Stato» (pp. 36-7) - che contrasta su un piano più generale con l’articolo di Bruno.)
Il sottotitolo già inizia male. Vi si parla di «pulizia etnica sionista», confondendo le vittime provocate da una guerra non voluta da Israele con l’intenzione di cancellare un’etnia. E si dimentica che Hamas ha potuto scatenare la guerra in corso (e per giunta riuscire ancora a resistere) grazie al sostegno indiretto avuto per anni dal governo di Netanyahu, che ha consentito ad Hamas di crescere, di armarsi e di costruire centinaia di km di tunnel sotterranei: alla faccia della pulizia etnica!
Israele non ha mai dichiarato l’intenzione di cancellare i palestinesi e ha sempre cercato di assorbirli nel proprio Stato (sia pure come cittadini di serie B), a differenza dei paesi arabi che per i palestinesi fuggiti nel 1948 hanno creato campi profughi, facendoli vivere in condizioni terribili e rifiutando di assimilarli nei propri Stati. Dopo 77 anni è incredibile che ancora esistano campi profughi palestinesi, anche se ormai in misura molto minore rispetto ai primi anni.
Questa falsità - di considerare Israele impegnato in pulizie etniche antipalestinesi - finge di ignorare una cosa che dopo Norimberga e negli attuali tribunali internazionali è ormai acquisita: il genocidio richiede un’intenzionalità genocida, una volontà di distruggere un popolo. Le guerre purtroppo uccidono e massacrano i civili, ma non è detto che tutti gli aggressori abbiano intenzioni genocide. Qui, tra l’altro, l’aggressore è Hamas che ha dichiarato guerra a Israele il 7 ottobre 2023. Se Hamas si arrendesse - anche per evitare ai palestinesi di Gaza le sofferenze che Israele sta loro infliggendo - la guerra finirebbe e così anche le accuse infondate di genocidio.
(A questo riguardo non posso non provare un brivido nella schiena ogni volta che sento qualcuno presuntamente di sinistra accusare Israele di genocidio: è per me inevitabile sospettare che nella psiche perversa di chi lancia tale accusa ci sia un sottofondo di negazionismo rispetto al vero tragico genocidio dell’Olocausto - e una sorta di sadico autocompiacimento. Questo provo io che non sono ebreo. Non oso immaginare cosa provi un ebreo, specialmente se ha avuto i suoi cari uccisi in mezzo ai circa sei milioni sterminati dal nazifascismo tedesco, italiano, croato, ungherese ecc.)
L’origine dell’attuale guerra tra lo Stato d’Israele e il miniStato di Gaza (ANP di Gaza) viene falsificata da Bruno nella prima riga del suo articolo, in cui scrive: «Dal 7 ottobre si è riaccesa la guerra di Israele al popolo palestinese, in particolare contro la popolazione di Gaza». Falso e Bruno sa, come tutti sanno, che il 7 ottobre è stato Hamas a dichiarare guerra a Israele nella forma di pogrom antiebraico.
E subito dopo Bruno prosegue: «In realtà [la guerra] non si era mai spenta, relegata in un parziale oblio». Se ne deduce che il sionismo genocida, si stava «obliando» di esserlo? Strano modo di fare le pulizie etniche… a intervalli e quando uno se ne ricorda.
Viene definito «eterodiretto» l’«atto terroristico organizzato da Hamas» a mitigare le responsabilità di Hamas stessa. Ora Hamas riceve finanziamenti da varie parti, ma le decisioni che prende sono sue. Anche questo è risaputo. E poiché non viene detto in tutto l’articolo chi «eterodirige» l’azione di Hamas - per esempio la decisione di compiere una cosa abominevole come il pogrom del 7 ottobre - rimane la sensazione che si voglia sollevare Hamas da una parte delle sue responsabilità.