Essere noti non vuol dire essere anche conosciuti; considerazione che si attaglia perfettamente ai Fratelli Musulmani. Conoscerli - al di là del saperli islamici radicali - contribuisce meglio a una maggiore comprensione delle dinamiche egiziane di questi giorni. In proposito si ricorda che comprendere non è sinonimo di condividere.
Le origini
Alla base
del contemporaneo radicalismo islamico - fenomeno essenzialmente sunnita - vanno
annoverati il Wahhabismo (dominante nell’Arabia Saudita e da essa poi diffuso
nel resto del mondo islamico) e il movimento dei Fratelli Musulmani di origine
egiziana. La Società dei Fratelli Musulmani (tamii’at al-ikhwaan al-muslimuun),
spesso indicata solo con la denominazione Fratelli Musulmani (ikhwaan al-muslimuun),
oppure solo i Fratelli (al-ikhwaan), è l’organizzazione diventata
(insieme al Wahhabismo) una specie di lievito per le ondate di radicalismo
religioso iniziate dopo gli anni ’60 del secolo scorso. Venne fondata nel 1928 nell’Egitto
occupato dai Britannici a opera di un insegnante, al-Hasan al-Bannaa
(1906-1949), come strumento della reazione islamista alle coeve e forti spinte
occidentalizzanti, volto a dare vita alla mobilitazione di una massa di credenti
di stretta osservanza per bloccare i movimenti di riforma e instaurare un ordine
sociale considerato strettamente islamico. Quasi dieci anni prima in Egitto c’era
stata la cosiddetta “rivoluzione del 1909”, a carattere strettamente laico. Estesasi
a tutto il paese (Sudan incluso) contro gli occupanti britannici. Vi
parteciparono elementi di varie classi sociali (studenti, impiegati pubblici, commercianti,
contadini, operai, cristiani e anche esponenti religiosi). Ad accendere la
miccia era stato l’esilio comminato al leader nazionalista Sa‘d Zaghlūl Pasha e ad altri membri del partito liberale
Wafd. Nel ’22 i britannici dovettero concedere l’indipendenza (solo formale,
però) all’Egitto e consentirono che venisse promulgata una Costituzione. La
Gran Bretagna tuttavia rifiutò di riconoscere la sovranità dell'Egitto sul
Sudan e di ritirare le sue forze armate dalla zona del Canale di Suez.
La
Fratellanza sorse come reazione religiosa anche in rapporto alla rivoluzione
del 1909. E fu altresì reazione politica. Quasi subito l’organizzazione
manifestò idee di destra e simpatie per i nazismo. La forte ammirazione di Hasan
al-Bannaa per le SA naziste gli fece adottare per i suoi seguaci camicie di uno
stesso colore - nella specie il verde islamico - e alle loro formazioni fu dato
il nome di kataib, «falangi».
Nella
Fratellanza Musulmana sono sempre rimaste l’opposizione alla laicità, la
chiusura in un’interpretazione letterale del Corano, la difesa di istanze a
tutela dei ceti popolari mischiata con la prospettiva di una ben maggiore
islamizzazione della società e, dal punto di vista tattico, le manovre verso i
vertici politici ed economici della società e verso il basso con nuclei
islamisti collegati con le moschee. Fin dagli esordi al-Bannaa si impegnò
personalmente sul piano sociale, iniziando con la promozione della dignità e
del riscatto dei lavoratori della zona del Canale di Suez, ovviamente in base a
valori islamici. La sua organizzazione crebbe con una certa rapidità ed ebbe un
ruolo importante in seno al movimento nazionalista egiziano. Il suo motto:
“Allah è il nostro obiettivo, il Profeta è il nostro capo, il Corano è la
nostra legge, il jihād è la nostra via, morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza”.