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sabato 26 maggio 2012

SOBRE EL VOLCÁN (bilingue), por Enzo Valls



Sobre los grises y marrones del humo claro y la piedra oscura de un cráter del volcán Masaya, se dibujaban nerviosos revoloteos verdes. «Aratinga strenua o loro verde del Pacífico», dijo el  guía.

«Fíjense cómo será de grande el anhelo de libertad de los seres vivos», sentenció alguien, «que estos animalitos prefieren buscarse la vida en este hábitat árido y hostil antes que en las confortables y bien nutridas jaulas del ser humano.» No había nada que agregar y todos asentimos en silencio.

Separado del grupo, un señor bastante mayor pero de aspecto juvenil, juntaba pequeñas piedras porosas levemente azuladas. «Demasiadas para un simple recuerdo del paseo», pensé, y le pregunté para qué lo hacía. «¡Business!», me respondió. «Cuando vuelvo a mi país las despacho por curativas y las vendo a 20 dólares cada una.» Y al ver mis cejas arquearse de asombro: «¡Pero no te preocupes, muchacho, que a ti te las dejo en 15!»

Lo dejé riéndose solo de su ocurrencia y descendí al valle, pensativo, esta vez yo separado del grupo. Allá abajo, también entre business y anhelos de libertad, la humanidad toda caminaba por el borde del cráter fumoso, gris y marrón, de un gigantesco volcán.  Pero casi nadie dibujaba revoloteos verdes.

Santa Fe - Argentina, 26 de mayo de 2012
(Recordando un viaje a Nicaragua, en 1984)

***
SOPRA IL VULCANO, di Enzo Valls

Sui grigi e i marroni del fumo chiaro e della pietra oscura di un cratere del vulcano Masaya, si insinuavano irrequieti svolazzi verdi. «Aratinga strenua, ovvero pappagallo verde del Pacifico», disse la guida.
«Pensate quant’è grande l’ansia di libertà degli esseri viventi», disse qualcuno, «che questi animaletti preferiscono trovar di che vivere in questo habitat arido e ostile piuttosto che nelle confortevoli e ben nutrite gabbie degli esseri umani.» Non c’era nulla da aggiungere e tutti assentimmo in silenzio.
Appartato dal gruppo, un signore piuttosto anziano ma dall’aspetto giovanile, raccoglieva piccole pietre porose lievemente azzurrine. «Troppe per un semplice ricordo della gita», pensai, e gli domandai perché lo faceva. «¡Business!», mi rispose. «Di ritorno nel mio paese le smercio come pietre guaritrici e le vendo a 20 dollari l’una». E vedendo arcuarsi i miei sopraccigli per lo stupore: «Ma non ti preoccupare, ragazzo, che a te le lascio a 15 dollari!»
Lo lasciai ridendo da solo della sua battuta e scesi a valle pensoso, questa volta io appartato dal gruppo. Anche laggiù, tra business e ansia di libertà, l’umanità intera camminava sull’orlo del cratere fumoso, grigio e marrone, di un gigantesco vulcano. Ma quasi nessuno insinuava svolazzi verdi.

Santa Fe - Argentina, 26 maggio 2012
(Ricordando un viaggio in Nicaragua, nel 1984)

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