hanno preso a calci in culo i tiranni e i pagliacci della partitocrazia
e hanno fatto della propria vita in rivolta un’opera d’arte.
“La collera non si attenua,
le collere primitive risvegliano infanzie abbandonate.”
le collere primitive risvegliano infanzie abbandonate.”
Gaston Bachelard
La fotografia autentica è fatta dello stesso dolore o
della stessa bellezza di cui sono fatti i sogni... e non importa scomodare
Shakespeare per comprendere che la grazia della fotografia è disincarnata
nell’immaginazione libertaria... dove la verità
della fotografia cessa di essere principio, cessa anche di essere
fine... la fotografia dell’indignazione (o della rivolta) è sempre legata al
desiderio di bellezza e di grazia che si contrappongono alla stupidità
partitocratica/mercantile contemporanea... la fotografia che non si affranca
all’uomo che soffre (o a quello in rivolta) non vale nulla. Soltanto la fotografia
autentica ha diritto alla bellezza... si tratta di rifiutare la cultura
dell’ostaggio e aderire al negativo che la spezza... l’arte senza museo è nella strada... lì si trova il divenire
della conoscenza e solo un’estetica sovversiva trasfigura il vero nella poesia
o nella derisione dell’arte. Il pane degli ultimi è amaro, come la violenza dei
padroni che violentano i popoli impoveriti e la falsità delle chiese monoteiste
che sono complici di tutti i genocidi della storia.
La
fotografia nasce libera, è la banalità del mercimonio che la rende stupida. Per
fare la fotografia dell’ovvio e dell’ottuso basta un falso maestro o una falsa
causa... sono gli stessi stilemi/simulacri delle tirannie dello spettacolo con
i quali interi popoli sono tenuti in soggezione o violentati nella loro memoria
e nella loro cultura... tuttavia la ruota della storia dell’infamia a volte si
ferma dove si deve fermare e i popoli in rivolta insorgono con la bava alla
bocca contro i loro affamatori... il mondo intero è in fiamme e l’auspicio è
quello che l’insurrezione dell’intelligenza possa allargarsi là dove i diritti
più elementari dell’uomo sono calpestati, derisi, soppressi nel sangue... la
speranza è che la richiesta di democrazia e di bellezza che fuoriesce dalle
rivolte meridiane, occupazioni di luoghi pubblici, sabotaggio delle tirannie
finanziarie, disvelamento delle menzogne della politica istituzionale...
contamini le democrazie consumeriste e attraverso
la lotta di popolo (qualcuno dice di classe) gli operai, i precari, i
disoccupati, i giovani, le donne e anche i cani bastardi... si riprendono il
diritto di avere diritti e mordono alla gola i loro persecutori.
Foto Tano D'Amico |
Il nostro auspicio è che anche in Italia e
ovunque l’uomo opprime un altro uomo e lo riduce a catena degli interessi
economici colossali delle multinazionali, politiche di domesticazione sociale o
terrorismi orchestrati dalle chiese monoteiste... si possa gridare la mia
parola è no! e dalle ceneri di antiche sommosse popolari vedere nascere quelle
spinte insurrezionali, quelle battaglie di strada che affrontavano a volto
scoperto la disumanità di ogni sopruso. Il lavoro rende liberi alla Fiat come
ad Auschwitz! Prima o poi torneranno le cicogne a nidificare sui nostri tetti e
i vassalli della partitocrazia (sinistra inclusa) saranno presi a calci in culo
e infilati nel postribolo della storia, dove meritano. La democrazia che non si
usa, marcisce!
La
fotografia, tutta la fotografia (argentica o numerica è la medesima cosa),
incensa l’alienazione dominante e da una generazione all’altra di fotografi ciò
che più circola nella fotografia dello spettacolo integrato è l’imbecillità del
consenso e la celebrazione del successo in cielo, in terra e soprattutto nelle
mostre museali che mercificano il culo di modelle insignificanti, le morti per
fame dei bambini o le bombe di guerre “umanitarie”... certe immagini
vezzeggiate da storici, critici, faccendieri della fotografia da parati,
dovrebbero essere usate per sistemare le gabbie dei canili pubblici e gli
autori mandati a spalare la merda... il discorso eterno e universale della
barbarie passa sulla genuflessione dell’arte all’ordine costituito, poi il
fucile e l’aspersorio regolano i conti con i dissidenti.
La
fotografia dell’indignazione è ovunque... non importa essere fotografi per
raccontare il dolore e la felicità di una sommossa, una rivolta o una
rivoluzione... la disumanità cede il posto alla fotografia della rivolta che la
denuncia e non c’è bastardo della politica o dell’arte che possa impedirlo...
dove regnano la costrizione, il mercato, i dividendi delle banche, non c’è vita
autentica. I governati sono solo una merce — nemmeno di pregio — dell’orgia
consumistica che ha sconfitto il movimento operaio e uno strumento elettorale
per perpetuare i privilegi degli oppressori in ogni anfratto della cosa
pubblica. I falsi bisogni di consumo e garantismo di una condizione sociale
miserevole... si sostituiscono alla gioia di vivere e le immagini da questa
disfatta dell’umano sono tutte nei “consigli per gli acquisti” o nell’auto di
grossa cilindrata presa a rate... quando il potere sancisce la tolleranza di
tutte le idee, vuol dire che ha già legiferato l’intolleranza del prossimo atto
barbarico. Le caste malavitose sistemate nei governi delle democrazie
spettacolari fanno abitualmente uso dell’innocenza e si portano dietro i campi
di sterminio con altri mezzi... i parassiti della politica giocano sporco ma
restano impuniti (specie in Italia) e solo la scesa in campo delle giovani
generazioni faranno loro ingoiare le false promesse, le menzogne elettorali, le
ingiustizie sociali che hanno portato un intero pianeta alla disperazione.
La
bellezza convulsiva della fotografia rubata e disseminata in Rete ha lo scopo
di far conoscere la realtà feroce di ogni potere e il disprezzo dei ribelli che
lo fanno crollare... la fotografia della rivolta è una scrittura popolare che
conduce a uno stato d’animo nascente, è una filosofia dell’interrogazione
diretta ed ha la capacità di tessere nuovi immaginari (non solo) estetici,
etici, epici... ha anche l’ardire di mostrare che ogni potere è di carta
straccia e ai popoli insorti bastano cinque minuti di autentica libertà per far
crollare il Palazzo (con i saprofiti che ci sono dentro)... nessuno vuole
governare né essere governato in questo modo e a questo prezzo... in una
democrazia autentica, partecipativa, diretta... i cittadini possono fare a meno
di capi, generali, preti, bancari, poliziotti... perché tutto è di tutti,
nessuno è ricco perché nessuno è povero, e la ricchezza è ridistribuita per il
bene comune. Tutto qui!
La
fotografia dell’indignazione riporta all’innocenza del divenire, risveglia
l’antica ricerca della felicità dell’uomo e gli consente di riviverla... la
fotografia, sotto ogni taglio, è una manifestazione dell’anima e rende sacro o
profano ogni soggetto che suscita l’interesse del fotografo... il sognatore di
immagini è un filatore di sentimenti e di passioni o non è nulla... la
fotografia autentica è un lingua senza generi, esprime una fenomenologia del
fantastico o del profondo e conferisce a una poetica eversiva dell’esistente
quel fare-anima che è proprio a tutte le rivendicazioni sociali... anche quando
si diversifica, la fotografia resta una sola e quando è grande esprime la
memoria (ferita) di un’epoca.
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volte maggio 2012
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