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martedì 22 maggio 2012

SULLA FOTOGRAFIA DELL'INDIGNAZIONE, di Pino Bertelli

a tutti i ragazzi che sono scesi nelle piazze, si sono dati fuoco, sono stati uccisi, feriti, 
hanno preso a calci in culo i tiranni e i pagliacci della partitocrazia 
e hanno fatto della propria vita in rivolta un’opera d’arte.


“La collera non si attenua, 
le collere primitive risvegliano infanzie abbandonate.”
Gaston Bachelard


La fotografia autentica è fatta dello stesso dolore o della stessa bellezza di cui sono fatti i sogni... e non importa scomodare Shakespeare per comprendere che la grazia della fotografia è disincarnata nell’immaginazione libertaria... dove la verità  della fotografia cessa di essere principio, cessa anche di essere fine... la fotografia dell’indignazione (o della rivolta) è sempre legata al desiderio di bellezza e di grazia che si contrappongono alla stupidità partitocratica/mercantile contemporanea... la fotografia che non si affranca all’uomo che soffre (o a quello in rivolta) non vale nulla. Soltanto la fotografia autentica ha diritto alla bellezza... si tratta di rifiutare la cultura dell’ostaggio e aderire al negativo che la spezza... l’arte senza museo è nella strada... lì si trova il divenire della conoscenza e solo un’estetica sovversiva trasfigura il vero nella poesia o nella derisione dell’arte. Il pane degli ultimi è amaro, come la violenza dei padroni che violentano i popoli impoveriti e la falsità delle chiese monoteiste che sono complici di tutti i genocidi della storia.

La fotografia nasce libera, è la banalità del mercimonio che la rende stupida. Per fare la fotografia dell’ovvio e dell’ottuso basta un falso maestro o una falsa causa... sono gli stessi stilemi/simulacri delle tirannie dello spettacolo con i quali interi popoli sono tenuti in soggezione o violentati nella loro memoria e nella loro cultura... tuttavia la ruota della storia dell’infamia a volte si ferma dove si deve fermare e i popoli in rivolta insorgono con la bava alla bocca contro i loro affamatori... il mondo intero è in fiamme e l’auspicio è quello che l’insurrezione dell’intelligenza possa allargarsi là dove i diritti più elementari dell’uomo sono calpestati, derisi, soppressi nel sangue... la speranza è che la richiesta di democrazia e di bellezza che fuoriesce dalle rivolte meridiane, occupazioni di luoghi pubblici, sabotaggio delle tirannie finanziarie, disvelamento delle menzogne della politica istituzionale... contamini le democrazie consumeriste e attraverso la lotta di popolo (qualcuno dice di classe) gli operai, i precari, i disoccupati, i giovani, le donne e anche i cani bastardi... si riprendono il diritto di avere diritti e mordono alla gola i loro persecutori.

Foto Tano D'Amico
La fotografia della collera (o dell’indignazione) che circola in internet è una sorta di rivoluzione (non solo) telematica... è l’athanor della creatività del dolore dove ciascuno esprime il proprio dissenso e si affranca con le ondate di rivolta che investono l’intero pianeta. Russia, Cina e tutte le moderne forme di tirannia, incluse quelle più “soffici” dei governi occidentali, tentano invano di censurare la Rete, la contro-informazione smaschera i loro misfatti e le violenze perpetrate contro gli umiliati e gli offesi. La video/fotografia sgranata, informe, sfocata dei telefonini, macchine digitali, fotocamere usa e getta... è un’arma importante della rivoluzione telematica... la voglia di sapere, di conoscere, di vivere delle giovani generazioni, la bellezza creativa delle donne scende nelle piazze e mostra il dissenso contro le forche dell’autoritarismo... un’ondata indistinta di ribellione rifiuta le moderne forme di schiavitù, dichiara finita l’epoca della “buona condotta” e chiede l’avvento di un universo libero, egualitario e fraterno.
Il  nostro auspicio è che anche in Italia e ovunque l’uomo opprime un altro uomo e lo riduce a catena degli interessi economici colossali delle multinazionali, politiche di domesticazione sociale o terrorismi orchestrati dalle chiese monoteiste... si possa gridare la mia parola è no! e dalle ceneri di antiche sommosse popolari vedere nascere quelle spinte insurrezionali, quelle battaglie di strada che affrontavano a volto scoperto la disumanità di ogni sopruso. Il lavoro rende liberi alla Fiat come ad Auschwitz! Prima o poi torneranno le cicogne a nidificare sui nostri tetti e i vassalli della partitocrazia (sinistra inclusa) saranno presi a calci in culo e infilati nel postribolo della storia, dove meritano. La democrazia che non si usa, marcisce!
La fotografia, tutta la fotografia (argentica o numerica è la medesima cosa), incensa l’alienazione dominante e da una generazione all’altra di fotografi ciò che più circola nella fotografia dello spettacolo integrato è l’imbecillità del consenso e la celebrazione del successo in cielo, in terra e soprattutto nelle mostre museali che mercificano il culo di modelle insignificanti, le morti per fame dei bambini o le bombe di guerre “umanitarie”... certe immagini vezzeggiate da storici, critici, faccendieri della fotografia da parati, dovrebbero essere usate per sistemare le gabbie dei canili pubblici e gli autori mandati a spalare la merda... il discorso eterno e universale della barbarie passa sulla genuflessione dell’arte all’ordine costituito, poi il fucile e l’aspersorio regolano i conti con i dissidenti.
La fotografia dell’indignazione è ovunque... non importa essere fotografi per raccontare il dolore e la felicità di una sommossa, una rivolta o una rivoluzione... la disumanità cede il posto alla fotografia della rivolta che la denuncia e non c’è bastardo della politica o dell’arte che possa impedirlo... dove regnano la costrizione, il mercato, i dividendi delle banche, non c’è vita autentica. I governati sono solo una merce — nemmeno di pregio — dell’orgia consumistica che ha sconfitto il movimento operaio e uno strumento elettorale per perpetuare i privilegi degli oppressori in ogni anfratto della cosa pubblica. I falsi bisogni di consumo e garantismo di una condizione sociale miserevole... si sostituiscono alla gioia di vivere e le immagini da questa disfatta dell’umano sono tutte nei “consigli per gli acquisti” o nell’auto di grossa cilindrata presa a rate... quando il potere sancisce la tolleranza di tutte le idee, vuol dire che ha già legiferato l’intolleranza del prossimo atto barbarico. Le caste malavitose sistemate nei governi delle democrazie spettacolari fanno abitualmente uso dell’innocenza e si portano dietro i campi di sterminio con altri mezzi... i parassiti della politica giocano sporco ma restano impuniti (specie in Italia) e solo la scesa in campo delle giovani generazioni faranno loro ingoiare le false promesse, le menzogne elettorali, le ingiustizie sociali che hanno portato un intero pianeta alla disperazione.

La bellezza convulsiva della fotografia rubata e disseminata in Rete ha lo scopo di far conoscere la realtà feroce di ogni potere e il disprezzo dei ribelli che lo fanno crollare... la fotografia della rivolta è una scrittura popolare che conduce a uno stato d’animo nascente, è una filosofia dell’interrogazione diretta ed ha la capacità di tessere nuovi immaginari (non solo) estetici, etici, epici... ha anche l’ardire di mostrare che ogni potere è di carta straccia e ai popoli insorti bastano cinque minuti di autentica libertà per far crollare il Palazzo (con i saprofiti che ci sono dentro)... nessuno vuole governare né essere governato in questo modo e a questo prezzo... in una democrazia autentica, partecipativa, diretta... i cittadini possono fare a meno di capi, generali, preti, bancari, poliziotti... perché tutto è di tutti, nessuno è ricco perché nessuno è povero, e la ricchezza è ridistribuita per il bene comune. Tutto qui!
La fotografia dell’indignazione riporta all’innocenza del divenire, risveglia l’antica ricerca della felicità dell’uomo e gli consente di riviverla... la fotografia, sotto ogni taglio, è una manifestazione dell’anima e rende sacro o profano ogni soggetto che suscita l’interesse del fotografo... il sognatore di immagini è un filatore di sentimenti e di passioni o non è nulla... la fotografia autentica è un lingua senza generi, esprime una fenomenologia del fantastico o del profondo e conferisce a una poetica eversiva dell’esistente quel fare-anima che è proprio a tutte le rivendicazioni sociali... anche quando si diversifica, la fotografia resta una sola e quando è grande esprime la memoria (ferita) di un’epoca. 

18 volte maggio 2012

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