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mercoledì 26 luglio 2023

BOMBE A GRAPPOLO E MINE TERRESTRI

Il problema etico-politico e militare

di Michele Nobile

 

Per chi sostiene il diritto all’autodifesa del popolo ucraino nei confronti dell’aggressione di Putin la fornitura e l’utilizzo delle cosiddette bombe a grappolo (cluster bombs) all’Ucraina pone un problema etico-politico, che si riconduce alla classica questione del rapporto tra fine e mezzi.

Chi nega all’Ucraina di procurarsi dove e come può le armi indispensabili alla resistenza e, a maggior ragione, coloro che più o meno apertamente simpatizzano con l’aggressione di Putin o anche solo in parte la giustificano, non hanno alcun titolo etico-politico per criticare l’utilizzo di tali armi al fine dell’autodifesa della vittima dell’aggressione. Sia chiaro che non affermo questo per aggirare il problema etico-politico. Si tratta solo di definire i confini della discussione: moralmente ad essa sono obiettivamente estranei gli ipocriti pseudopacifisti e i sanguinari simpatizzanti del tiranno russo.

Dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina nel 2014, e ancor più dall’inizio dell’invasione su ampia scala nel febbraio 2022, la Russia si è resa responsabile di numerose e gravissime offese alle norme elementari del diritto internazionale (innanzitutto scatenando la guerra), e di innumerevoli crimini di guerra e contro l’umanità. La guerra di Putin non ha solo calpestato lo jus ad bellum ma anche lo jus in bello: con i bombardamenti delle città e delle infrastrutture energetiche, con la distruzione di intere città e villaggi, con le esecuzioni a freddo di centinaia di civili, le torture e gli stupri, con l’occupazione della centrale nucleare di Zaporižžja, con il sabotaggio della diga di Novaya Kakhovka, con l’attacco al porto di Odessa e il tentativo di bloccare le esportazioni di prodotti agricoli ucraini. A questo si devono aggiungere la distruzione e il furto del patrimonio culturale ucraino, il rapimento e l’esecuzione di sindaci, l’imposizione di leggi russe nei territori illegalmente annessi. E molto altro ancora. Le violazioni dello jus in bello da parte delle forze armate russe sono sistematiche, alimentate da una campagna d’odio nei confronti della popolazione ucraina a cui la propaganda russa e russofila nega il diritto d’esistere e che disumanizza assumendola come «nazista» e un pericolo esistenziale per la Russia. Questo genere di propaganda corrisponde a un implicito invito a pratiche genocide, in alcuni casi perfino esplicito su organi di comunicazione importanti come RIA Novosti e la televisione di Stato. Il trasferimento forzato di bambini ucraini in Russia costituisce una chiara violazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio. Putin e l’intero gruppo dirigente politico e militare della Federazione Russa sono chiaramente dei criminali di guerra da perseguire e punire.

Questo è il contesto della violenza russa entro il quale deve essere posta la questione del rapporto tra l’impiego di determinati mezzi bellici da parte ucraina e il fine della liberazione del Paese dall’invasore.   

Quello delle bombe a grappolo è una variante del più ampio problema delle mine terrestri, in particolare delle mine anti-uomo. Il punto è che le mine e le submunizioni delle cluster bombs possono uccidere e uccidono non solo i combattenti ma anche i civili, ancora molto tempo dopo il termine del conflitto e specialmente nei Paesi più poveri e abbandonati dalla «comunità internazionale». Le mine terrestri sono già state messe al bando dalla Convenzione di Ottawa del 1997. Tuttavia, Stati Uniti, Cina e Russia sono tra gli Stati che non hanno firmato né la Convenzione di Ottawa (ma gli Stati Uniti hanno dichiarato di attenervisi tranne che in Corea) né la Convenzione per la messa al bando delle bombe a grappolo; l’Ucraina non ha firmato quest’ultima Convenzione ma ha ratificato quella di Ottawa. 

Sulla fornitura di bombe a grappolo da parte degli Stati Uniti all’Ucraina si è scatenato un putiferio mediatico come se queste armi non fossero già impiegate durante questa guerra. Putin ha la faccia di bronzo di dire che «useremo le bombe a grappolo se Kiev le userà contro di noi» e Medvedev, come oramai sua abitudine, ha ripetuto per l’ennesima volta la minaccia di un «Armageddon nucleare». La verità è che le bombe a grappolo sono già state ampiamente usate dalla Russia durante l’aggressione all’Ucraina. Ad esempio, nel maggio 2023 Human rights watch riportava attacchi russi con bombe a grappolo in almeno 10 delle 24 regioni dell’Ucraina, con centinaia di feriti, e l’attacco con un missile balistico russo Tochka-U armato con bomba a grappolo contro un affollato treno nella stazione di Kramatorsk col risultato di almeno 58 civili uccisi e oltre 100 feriti, l’8 aprile 2022. Anche l’Ucraina ha già usato bombe a grappolo: lo stesso Human rights watch ha documentato almeno otto civili uccisi a Izum, mentre era sotto occupazione russa tra marzo e settembre 2022, a causa dall’impiego ucraino di queste bombe. Le urla d’indignazione dovevano sollevarsi dunque da un bel pezzo, ma a fare notizia è stato l’annuncio del pacchetto d’aiuti militari Usa il 7 luglio.

L’indignazione a scoppio ritardato può spiegarsi o con l’ignoranza del problema o con la malafede: la propaganda russa utilizza ogni mezzo per attaccare gli aiuti alla resistenza ucraina. E non sarebbe la prima volta che in questa trappola cadono anche giornalisti in buona fede. 

Date, da una parte, la disparità di armamento tra l’esercito russo e quello ucraino (che non aveva e ancora non ha l’armamento di qualità di un esercito Nato) e, dall’altra parte, la dimostrata capacità controffensiva degli ucraini, i russi sono giustamente preoccupati, ma certo non per le sorti della popolazione civile ucraina che indiscriminatamente bombardano, bensì perché le cluster bombs sono circa cinque volte più efficaci delle bombe usuali: temono gli effetti sulla già demoralizzata truppa d’invasione. Gli Stati Uniti e i Paesi alleati hanno fornito armi all’Ucraina secondo un criterio politico assai discutibile: evitare d’irritare Putin più del dovuto (secondo loro). Si ricorderà che, sul piano strettamente tecnico, dei mezzi, il piano iniziale di Putin dell’invasione fallì grazie all’impiego di armi portatili a corto raggio, i Javelin anticarro (che gli ucraini hanno ribattezzato San Javelin) e missili portatili antiaerei, come gli Stinger. Sempre dal punto di vista strettamente tecnico, le successive offensive ucraine sono state aiutate dalla fornitura di piattaforme e munizioni più pesanti. Tuttavia, resta il fatto che gli ucraini difettano ancora di carri armati e aerei da combattimento, mezzi necessari per ricacciare in Russia l’invasore nel più breve tempo possibile e, quindi, per ridurre anche le perdite civili e la distruzione materiale dell’Ucraina. 

La fornitura di bombe a grappolo da parte degli Stati Uniti è motivata dallo scarseggiare di munizioni usuali da 155 millimetri: le cluster bombs, dicono i nordamericani, faranno da ponte fino alla produzione di sufficienti munizioni convenzionali, prevista tra la fine dell’estate e l’autunno. 

Comunque sia, il vero e grandissimo problema delle vittime civili – ucraine, non russe – delle mine e di ordigni inesplosi non sono e non saranno le bombe a grappolo fornite dagli Stati Uniti. Il vero problema sono, oltre alle bombe a grappolo e i missili già ampiamente utilizzati dai russi, i campi minati che l’esercito d’invasione ha predisposto per difendere i territori da esso occupati e illegalmente annessi. Dopo le sconfitte del 2022 i russi hanno infatti costruito lungo l’intera linea del fronte un sistema di difesa in profondità su due o tre linee fino a 30 kilometri dal fronte. Le aree minate dai russi con bombe anti-tank e anti-uomo (le seconde anche sovrapposte alle prime) sono enormi e innumerevoli gli ordigni. Il quattro aprile 2023 il Primo ministro dell’Ucraina ha dichiarato che oltre 174 mila chilometri quadrati del territorio nazionale sono interessati dal pericolo di ordigni esplosivi: questo corrisponde a circa un terzo del territorio dell’Ucraina. Solo a marzo 2023 sono stati uccisi da questi ordigni 226 persone.  In questo momento l’Ucraina è il Paese più minato del mondo, senza contare gli ordigni inesplosi. E le mine sono mine russe, non submunizioni di cluster bombs statunitensi inesplose. Bombe a grappolo statunitensi che, stando alle dichiarazioni ufficiali, hanno una probabilità di non esplodere pari al 2% o poco più, contro il 40% delle più antiquate bombe russe. 

I campi minati costruiti dalla Russia, grandi e fitti, sono una delle ragioni più importanti, della lentezza dell’attuale offensiva ucraina relativamente alle precedenti, prima che i russi costruissero linee fortificate e minate. Quando gli ucraini guadagnano terreno e sminano, i russi minano nuovamente da remoto, cercando di colpire prioritariamente i mezzi di sminamento. Questo ha portato anche a un cambiamento di tattica da parte degli ucraini: invece di procedere velocemente con dispendio di personale e mezzi, colpiscono a lungo le linee russe con l’artiglieria, indebolendone la difesa e la logistica, per poi avanzare gradualmente. Per lo sminamento dell’Ucraina, su iniziativa della Lituania è stato costituito un gruppo dedito a questo scopo, al momento formato, oltre che dalla Lituania, da Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia. 

I campi minati e le fortificazioni russe sono anche un motivo dell’utilizzo ucraino di bombe a grappolo: dal punto di vista strettamente tecnico, come gli Himars (High mobility artillery rocket system) furono importanti nell’offensiva dell’estate 2022, queste munizioni potrebbero esserlo nell’offensiva dell’estate 2023, compensando il vantaggio acquisito dai russi con la costruzione delle linee difensive minate. 

Si deve anche tener presente che, come nel caso d’altre piattaforme e munizioni, la fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina è vincolata al divieto d’usare queste armi contro il territorio della Federazione Russa. Divieto tutto politico perché militarmente assurdo e perché, aggredendo l’Ucraina, dal punto di vista giuridico la Federazione Russa ha perso ogni diritto all’immunità da attacchi di obiettivi militari sul suo territorio. E che l’aggressore definisca terroristici attacchi in territorio russo non saprei dire se sia fatto più esilarante, ipocrita all’ennesima potenza o spaventosamente arrogante. Inoltre, gli ucraini si sono impegnati a non usare le bombe a grappolo nelle aree urbane, a tenere un registro del loro uso e delle aree in cui saranno utilizzate e a sminare prioritariamente queste aree quando saranno liberate dall’invasore. 

E quindi, tornando alla questione etico-politica iniziale ma considerando il contesto complessivo, come valutare il rapporto tra mezzi e fine nell’uso ucraino delle bombe a grappolo?

A parer mio, il pericolo che civili ucraini siano colpiti da submunizioni di cluster bombs statunitensi inesplose è stato molto ingigantito. Il problema veramente enorme sono i campi minati seminati dai russi e il continuo bombardamento delle città ucraine da parte della forza d’invasione russa. Che l’Ucraina faccia uso di un’arma che tanti Paesi hanno giustamente ripudiato non fa piacere, ma qui abbiamo una questione di reciprocità e di modalità di utilizzo. La prima è data dal fatto che la Russia ha usato, usa e userà le bombe a grappolo, presumibilmente senza particolari restrizioni e, per giunta, di modelli meno efficaci ma proprio per questo più pericolosi per i civili. Se le forze armate ucraine useranno le bombe a grappolo come hanno specificato, non sui centri abitati, il pericolo per i civili non sarà diverso da quello posto da altri ordigni, che pure non sempre esplodono. Nel complesso il bilanciamento tra l’utilizzo di un determinato mezzo, le bombe a grappolo, e il fine, la liberazione dell’Ucraina col minor dispendio di vite di civili ucraini, che è anche condizione dello sminamento di un terzo del territorio inquinato dalle mine russe, ritengo sia favorevole all’utilizzo delle bombe a grappolo. 

Per non peccare d’ipocrisia, chi condanna l’utilizzo delle bombe a grappolo da parte dell’Ucraina farà bene a rivendicare nello stesso tempo la cessazione dei bombardamenti della Russia contro le città e i civili ucraini, condannandoli esattamente per quel che sono: crimini di guerra, deliberati, continui, massicci, con chiara finalità terroristica nei confronti della popolazione civile. Farà bene anche a rivendicare nelle piazze ciò che l’Assemblea delle Nazioni Unite ha ripetutamente e imperativamente richiesto alla Federazione Russa: il ritiro immediato e senza condizione delle truppe d’invasione dai confini dell’Ucraina internazionalmente riconosciuti, comprensivi degli oblast ucraini illegalmente annessi dalla Russia

E se i Paesi che sostengono la lotta dell’Ucraina per l’esistenza nazionale si fossero meno preoccupati di irritare Putin, fornendo invece al più presto carri armati, missili a lunga gittata e aerei, forse gli invasori ora sarebbero in fuga e le bombe a grappolo non sarebbero necessarie. 


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