di Andrea Vento
(Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)
di Giorgio Amico
A proposito dell'ultimo libro di Roberto Massari
È da poco disponibile in libreria l'ultimo lavoro di Roberto Massari, Reazionari sinistri, che raccoglie articoli, riflessioni, lettere che vanno dal 2007 ad oggi. La parte più consistente, e anche ovviamente la più attuale del volume, è quella dedicata all'Ucraina. Senza alcun timore di andare controcorrente Massari si schiera, senza se e senza ma, a fianco del popolo ucraino aggredito e inchioda alle loro contraddizioni una sinistra fatta di orfani: orfani di Lenin, orfani di Stalin, orfani di Mao, orfani del “Grande PCI”. Ma anche orfani di Trotsky, al cui pensiero per larga parte della sua vita Massari si è rifatto, da militante e da studioso del movimento operaio. In polemica feroce fra loro, ma accomunati da un amore smisurato per ogni forma di regime o movimento che si dichiari antiamericano. Perché, come per gli ayatollah iraniani, gli Stati Uniti (e Israele) sono il “Grande Satana”. E dunque, proprio come il presidente dell'Anpi Pagliarulo, che da quegli ambienti proviene, pensano che Putin abbia avuto le sue ragioni e che se la guerra continua è perché gli Ucraini rifiutano di arrendersi e continuano ostinatamente a resistere.
Da qui il titolo, malizioso e ambivalente come un palindromo. I reazionari sono “sinistri” perché portano dentro l'idea di morte, ma questi “sinistri”, gli orfani di cui si diceva, sono reazionari perché vivono nel passato, in un mondo di spettri che spacciano per il mondo reale. E si trattasse solo di pochi imbecilli isolati, “comunisti da tastiera”, non meriterebbero neppure un rigo, ma purtroppo parliamo di quello che resta di partiti politici che pure in passato ebbero largo seguito. Come, tanto per citare il più noto, il Partito della Rifondazione comunista o almeno quello che ne resta.
Messi tutti insieme, neosindacalisti compresi, rappresentano l'equivalente a sinistra di aree come quella dei No-Vax, a cui comunque si sono abbondantemente mescolati. Sono il partito dell'irrazionalismo e dell'anticultura. Perché, essendo comunisti “a prescindere”, come li avrebbe catalogati Totò, non hanno bisogno di documentarsi e studiare perché tanto, proprio in quanto “comunisti” sanno già tutto. Anzi, i libri fanno male, perché possono creare qualche dubbio in chi invece vive di certezze granitiche. Figurarsi che c'è perfino chi scrive che nel '39 Stalin e Hitler furono alleati nel scatenare la Seconda guerra mondiale aggredendo la Polonia, la Finlandia e iPaesi Baltici! O che nazismo e stalinismo sono stati per molti versi regimi gemelli che si sono copiati a vicenda.
Dunque meglio non sapere. Che il leggere è già in sé il primo passo sulla via del pensare e dunque del dubbio. Convinti come sono che il compito di un rivoluzionario (si fa per dire) non sia prima di tutto porsi domande, ma dare solo e sempre risposte. Ovviamente le più semplici possibili.
Di seguito la parte finale della prefazione di Roberto Massari al suo volume Reazionari sinistri. Quelli del «io-non-me-la-bevo» tra guerre e pandemie (2007-2022):
Sono infatti tempi duri per la Ragione, assediata d’ogni parte dall’estensione del fenomeno che nel passato definii i «da-soli-ideologici»: cioè i sinistri misantropi (in genere «leninisti-senza-mai-un-partito») che dal proprio blog fingevano di dialogare col mondo, pur di evitare il confronto con la realtà e con gli altri.
Questa variante «sinistra» dei cretini digitali di Michel Desmurget, dell’Homo videns di Giovanni Sartori, dei «frenetici informatissimi idioti» di Franco Ferrarotti, è cresciuta a dismisura e coincide in gran parte col popolo degli io-non-me-la-bevo: quelli che invece si bevono tutto, purché venga da links o dai social, ma non da analisi teoriche serie, esposte negli odiatissimi libri.
Sono ignoranti, ma presuntuosi; disperatamente soli, ma in connessione permanente; non leggono, ma diffidano di chi legge; angosciati dalle proprie insufficienze intellettuali, si creano dei super-Superego. Sono ovviamene complottisti, dietrologi e prede delle più varie paranoie. Convinti che solo loro abbiano capito l’ultimo inghippo del Potere, sono antieuro («le Banche...»), no-vax («le Big Pharma...»), antiucraini («la Nato...»), antiqualsiasi-cosa pur di poter gratificare il proprio narcisismo ripetendo a se stessi: «Solo io ho l’intelligenza per capirlo...».
(…) Simpatizzano per le dittature stabili (quelle d’origine staliniana come Russia e Cina, o islamica come l’Iran), purché siano antiamericane.
Indifferenti alla morte di milioni per Covid e di migliaia di ucraini sotto le bombe, non provano il minimo senso di umana pietas.
A differenza di «noi del Vietnam», tifano per Golia contro David, per gli aggressori contro gli aggrediti, non riuscendo più a sentire l’appartenenza e la solidarietà di specie…
(r.m.)
di Andrea Furlan (Rsa Filcam Cgil)
Con l'inizio del congresso della Cgil colgo l'occasione per fornire un quadro d'insieme in cui inserirò la mia personale posizione politica di astensione nei confronti dei due documenti che si stanno confrontando a partire dai luoghi di lavoro.
La decisione di astenermi nasce da una mia critica al gruppo dirigente della minoranza di Riconquistiamo tutto (RT), l'area di opposizione in Cgil, per la sua incapacità di organizzare l'opposizione, ma soprattutto, per la posizione di falso neutralismo assunta rispetto all’aggressione russa all’Ucraina che reputo di una gravità inaudita.
Questa posizione, insieme alla richiesta del non invio di armi alla resistenza Ucraina, è anche condivisa dall'insieme del gruppo dirigente della Cgil, sia quello raccolto intorno al segretario nazionale Maurizio Landini, sia dal gruppo dirigente di sinistra che ha proposto il documento alternativo.
Prima di entrare nel merito, premetto che dal 1995 fino all'inizio dell'attuale fase congressuale, la mia militanza all'interno della Cgil si è sempre caratterizzata con l’appoggio ai documenti congressuali che criticavano la linea confederale fondata su linee politiche di concertazione sindacale. Ho sempre dato il mio sostegno alla costruzione delle sinistre sindacali che negli anni si sono succedute, da Alternativa sindacale, cui aderii appena eletto delegato nel 1995, fino a Riconquistiamo tutto (RT) nel 2022.
Nel mese di ottobre 2022 la Cgil ha iniziato il proprio Congresso nazionale partendo dai congressi di base che si stanno svolgendo nei posti di lavoro e nelle leghe dello Spi (sindacato pensionati). Il dibattito congressuale ruota intorno ai due documenti che sono stati licenziati dal Direttivo nazionale della Cgil - "Il lavoro crea il futuro" (primo firmatario Maurizio Landini) e "Le radici del sindacato. Senza lotte non c'è futuro" (prima firmataria Eliana Como) - e che rappresentano due posizioni politiche differenti.
Questa volta però, rispetto al passato, la situazione politica internazionale è la vera questione che dovrebbe essere all'ordine del giorno del Congresso: l'invasione dell'Ucraina da parte dell'imperialismo Russo costituisce un gravissimo problema per la pace mondiale e una tragedia per i lavoratori e le lavoratrici ucraine. La Russia di Putin ha riportato la guerra nel cuore dell'Europa, per soffocare le legittime aspirazioni di un popolo sovrano, e ha provocato una corsa al riarmo generale della Nato che invece si stava avviando gradualmente verso una crescente perdita di peso. Né va dimenticato che le continue minacce di Putin di utilizzare nel conflitto armi atomiche (sia pure tattiche), rappresentano un pericolo concreto e immediato per la sopravvivenza della specie umana.