«... poiché tu non l’avrai avvertito morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato», Ezechiele, 3, 20-21
È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19: è tempo di bilanci. Per i governi ma anche per le forze politiche che a tali governi si oppongono. Benché qui svolga una critica radicale della strategia governativa nel trattare l’epidemia, è al bilancio complessivo di chi ancora si considera parte della «sinistra» che penso: esso dovrebbe essere fortemente autocritico per la diffusa confusione, i cedimenti al politicismo complottista, l’economicismo sindacale, la mancanza d’azione unitaria a fronte della crisi sociale più grave e letteralmente micidiale della storia della Repubblica.
Già all’inizio della prima onda epidemica il governo italiano - come tanti altri - colpevolmente ritardò l’adozione di adeguate misure di contenimento dell’epidemia: si preferivano gli aperitivi. Tardare anche una sola settimana fa grande differenza: nei primi giorni d’agosto 2020 fu stimato che se le misure poste in atto in Italia il 9 marzo fossero state istituite una settimana prima, i morti da Covid-19 sarebbero stati 12.000 in meno entro il 3 maggio, il 44% del totale al tempo1.
Se possibile, ancor più colpevole è stato il ritardo all’inizio della seconda onda di Covid-19, la cui gestione con l’altalena dei colori è catastrofica. Sono oltre 54 mila i decessi da Covid-19 in Italia dai primi di novembre a metà febbraio, con la certezza di superare abbondantemente i 100.000 morti prima dell’estate. Se si fosse riuscito a mantenere i decessi giornalieri al livello di metà luglio-metà agosto i morti da Covid-19 sarebbero stati nell’ordine di grandezza delle migliaia non delle decine di migliaia; minore sarebbe stato anche il danno economico. È stata una catastrofe socialmente insopportabile, conseguenza di una strategia completamente sbagliata per quel che concerne le misure non-farmaceutiche di prevenzione dei contagi. E ancora si tergiversa.
Nunca en la historia se logró desarrollar y distribuir una vacuna como lo que está sucediendo con las decenas de versiones de vacunas contra el Covid-19.
Es cierto que se basan en estudios previos de muchos años sobre los virus covid, pero los resultados son espectaculares. Son la demostración de dos cosas: primero, de la genialidad de los seres humanos, que nunca podrá ser alcanzada por la inteligencia artificial A.I. y segundo, de la codicia, el hambre incontenible de ganancias de los laboratorios farmacéuticos.
Estamos asistiendo en vivo y en directo a la danza más despreciable y repudiable de especulaciones sobre la venta y distribución de las diferentes vacunas. Y en el medio está la vida y la salud de millones de seres humanos, se podría decir que esta especulación es un crimen de lesa humanidad. Pero nos resignamos.
Es una especulación basada en la desesperada demanda de los países por recibir un número adecuado de dosis de vacunas que tengan realmente efecto sobre la propagación del virus. Y se ponen en juego cinco cosas: la confiabilidad de las diferentes vacunas; los plazos de entrega; los precios; las condiciones de conservación y transporte y por último los prejuicios y las especulaciones políticas.
Esto último es lo que sucedió con la vacuna rusa Sputnik V, que al ser la primera en anunciarse por el propio Vladimir Putin enseguida levantó los escudos y los estandartes de sus enemigos y adversarios. Ahora resulta que en una publicación de The Lancet y con la opinión de científicos independientes se confirma que tiene una efectividad de más del 90%, superior a casi todas las existentes. Ahora entró en el ruedo, incluso en la Unión Europea y de la mano de alguien práctico, efectivo e inteligente la canciller alemana Angela Merkel.
di Michele Zizzari
Ѐ da oltre mezzo secolo che – per e con lo spauracchio della destra – la cosiddetta sinistra e presunte forze democratiche e progressiste (che ora preferiscono addirittura definirsi solo europeiste) hanno scelto di spostarsi sempre più a destra per inseguire sondaggi e consenso nel tentativo di ambire e restare al governo. Certo, una destra soft, di sinistra (oh scusate riformista), oserei dire liquida, dal volto e dagli argomenti meno truci e rozzi, un po’ green e un po’ digital hi tech, ma con ricette politiche ed economiche non così diverse nella sostanza: libero mercato, sviluppo, crescita, privatizzazioni, finanziamento dell’impresa privata, produttività, competitività e flessibilità del lavoro.«La discussione in Parlamento sul nuovo governo del Grande
drago con i suoi piccoli draghetti»
Le stesse ricette che hanno portato il mondo sull’orlo della catastrofe umana, sociale e ambientale, oltre che al quadro politico attuale; e tutto indipendentemente dal Covid, che ha solo aggravato le cose e reso palese – se ancora ve ne fosse bisogno – che il sistema economico, politico e sociale al quale siamo disgraziatamente consegnanti da secoli è incapace di affrontare, gestire e risolvere i problemi che assillano l’Umanità, e neppure ne ha voglia. C’è chi s’illude che l’emergenza pandemica possa cambiare o abbia cambiato qualcosa. Forse avrebbe potuto, o ancora potrebbe, ma non ne sarei così sicuro. Basta guardare le vergognose speculazioni sui vaccini delle solite multinazionali del farmaco, cui la politica internazionale che conta non ha opposto resistenza, neppure in presenza di una crisi globale così grave. Certo, sono stati stanziati fondi mesi fa neppure pensabili, dato il regime di rigore finanziario vigente, ma temo più per rianimare un’economia capitalistica ormai in apnea che per un cambiamento di visione.
In ogni caso mi riferivo prima a quell’area politica in odor di sinistra ormai fritta e indistinta, che non sa più da che parte stare o guardare, e che alla ricerca dell’identità perduta rincorre le nuove forze populiste, che vivono (come le vecchie) di opportunismo, di trasformismo,
Douglas Bravo perdió la última batalla
En la madrugada de este domingo 31 de enero, se conoció la muerte del ex guerrillero venezolano Douglas Bravo, tenía 88 años de edad. Fue el líder guerrillero más buscado y más famoso de Venezuela. Su cabeza tuvo precio, pero los cuerpos policiales nunca pudieron agarrarlo, ni la Seguridad Nacional, ni el Ejército, ni la Digepol, ni la Disip, ni el Dim. Douglas, como buen estratega y escurridizo, cuando lo tenían rodeado en las montañas o en el área urbana, se les iba, los conocía, sabía de sus métodos, sabía con quién peleaba. Desde hace unas semanas le tocó dar una pelea con un enemigo invisible, hizo todo para zafarse pero se quedaba en el aire, no sabía con quién peleaba, los golpes eran al aire y los tiros eran de salva, lo único que se conoce de este contendor, es su nombre: Covid-19, por eso perdió esta última batalla. Con él se va toda una leyenda de guerras y conspiraciones. Fue un luchador incansable en la defensa de las ideas que abrazó, convirtiéndose en una referencia para los movimientos de izquierda y liberales en América Latina.
Estimados amigos y compañeros:
Les envío un libro para su difusión. El libro se llama El MIR histórico. Luis de la Puente y Guillermo Lobatón. Es una compilación de textos fundamentales de la organización guerrillera peruana en la década de sesenta, el Movimiento de Izquierda Revolucionaria. La organización fue liderada por Luis de la Puente y Guillermo Lobatón. El autor del libro es otro líder histórico del MIR y que se llama Ricardo Gadea.
Un abrazo, cuídense,
Jan Lust
e Dall'Antropocene al Capitalocene: l'evoluzione dei paradigmi interpretativi della crisi climatico-ambientale
di Andrea Vento
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
Durante il 2020 l'economia mondiale ha registrato la più grave recessione (-3,5%) dalla crisi del 1929 con milioni di persone hanno perso il lavoro e sono sprofondate nella povertà, mentre le 500 persone più ricche del Terra, equivalenti allo 0,001% della popolazione mondiale, hanno visto le loro fortune crescere più di quanto accaduto negli otto anni precedenti. Al contempo aumenta ulteriormente il trend delle disuguaglianze e la povertà è ripresa a crescere. Sarà sufficiente la ripresa economica del 2021 ad invertire le tendenze sociali sperequative oppure è necessario un ripensamento del sistema economico dominante a livello globale?
La fase recessiva dell'economia mondiale
L’economia mondiale nel biennio 2017-2018 è cresciuta oltre il 3% annuo, con i paesi ad economia avanzata che, trainati dagli Stati Uniti, hanno fatto registrare un +2,5% e i paesi emergenti vicini al +5%, sostenuti dall'ottima e persistente performance dei paesi dell'Asia Meridionale e Orientale, Cina e India in testa.
Dopo il rallentamento della crescita del 2019 (carta 1), durante il 2020 la pandemia da Covid-19 si è abbattuta sull'economia mondiale producendo nefasti effetti come mai accaduto nei precedenti 90 anni. In base agli ultimi dati diramati dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) il 26 gennaio 2021[1], infatti, la contrazione del prodotto lordo globale dovrebbe attestarsi, nell'anno appena concluso, intorno al -3,5%. Un impatto decisamente maggiore rispetto alla crisi del 2008-2009 (carta 1) quando la recessione aveva interessato le economie sviluppate e quelle in via di sviluppo ad esse maggiormente interconnesse, lasciandone ai margini la gran parte dei paesi del Sud e in particolar modo le economie emergenti asiatiche, ad eccezione di Thailandia e Malesia, oltre alla Cambogia e alle Petromonarchie del Golfo Persico, queste ultime penalizzate dalla brusca caduta delle quotazioni del petrolio. (carta 2).
Se da un lato l'impatto della recessione del 2020 ha interessato quasi tutti gli stati sia del Sud che del Nord, solo la Cina resterà in campo positivo (circa +2,3% secondo il National Bureau of Statistic of China e il Fmi) fra le prime 20 economie mondiali, dall'altro, gli effetti socio-economici e sociali innescati stanno evidenziando tendenze eterogenee che meritano di essere approfondite.