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lunedì 25 marzo 2019

DOGMAN DI MATTEO GARRONE

Uno dei peggiori film italiani,
ma anche uno dei più sopravvalutati

di Roberto Massari

1) È pessima la regia poiché si vede che il regista non sa come arrivare alla fine o non sa come riempire il film. Per questo gira molte scene in tempo reale (cioè fa vedere per intero lo spostamento da un luogo all’altro delle persone, dei cadaveri, dell’interprete principale). Questa scelta così poco cinematografica rende il film noioso ed esasperante.
2) Sempre allo scopo di riempire il film ci sono intermezzi privi di significato: a) la scena in discoteca per far vedere un po’ di donnine; b) le immersioni subacquee reali o immaginarie che siano, sono comunque senza capo né coda, sia per la natura del film (prodotto tipico della serie ultramonotona della malavita di periferia), sia per il carattere (da spacciatore) dell’interprete principale; c) le pettinature e il concorso dei cani. Queste e altre cose non c’entrano niente con la trama del film, ma più che da contorno fungono da inutile riempitivo.
3) I personaggi di contorno sono invece tutti caricaturali: caricatura la madre, caricatura il cattivone psicopatico, caricature i commercianti e amici se presi uno per uno, caricatura massima il poliziotto che interroga ecc.
4) E caricaturali sono le loro recitazioni: tutte sopra le righe, tutte enfatiche, tutte con cadenze dialettali. Probabilmente non è tanto colpa dei singoli attori quanto della sceneggiatura che li costringe a ruoli di contorno immotivato: dovevano recitare personaggi caricaturali e quindi si sono dovuti attenere ai personaggi.
5) E riguardo alle cadenze dialettali, va detto che per una volta tanto sono di diversa estrazione regionale, ma solo perché nell’intenzione del regista dovevano rendere «realista» il film secondo un’abusata moda italiana fondata sul ricorso ai dialetti regionali (una moda che personalmente non riesco più a sopportare).
6) L’intera storia - nonostante la sua pretesa di essere realistica - è piena di illogicità. Ne potrei elencare decine di tali illogicità che concorrono a dare scarsa credibilità a tutta la misera e improbabile trama: il protagonista che si fa un anno di carcere per non tradire (ma quando mai!?); l’ingenuità dello psicopatico che si fa infilare in una gabbia, la quale gabbia però cede ai suoi calci (pazzesco!); il protagonista che torna nella casa del furto appena compiuto (di malavoglia) per salvare il cane (ma quando mai?!); e il bello è che ci riesce, benché il cane fosse rimasto per più di un’ora dentro il freezer (vuole qualcuno provare a fare l’esperimento col proprio cane o gatto?). Insomma, una fesseria dopo l’altra, tutte improbabili e gratuite.
7) Il film vorrebbe avere un carattere realistico (cura dei dettagli, degli ambienti, dei dialetti ecc.). Con questo carattere che ispira l’intero film (a parte le immersioni subacquee) giunge in stridente contrasto la botta di surrealismo, finale e improvvisa, quando il protagonista immagina il campetto di calcio all’alba. Confesso che anch’io ho faticato qualche secondo per capire che era immaginaria, ma ho visto che l’autore di una recensione on-line proprio non ha capito e l’ha data per vera: il suo errore dimostra comunque quanto sballata sia, sotto il profilo della regia (ma anche della sceneggiatura) l’improvvisa scena surreale in mezzo a tanto mediocre realismo.
8) E poi vogliamo dire qualcosa sul presunto significato di tutto questo sport? Calcetto a ripetizione ossessiva e immersioni subacquee in un mondo di commercianti drogofili, bevoni e per lo più sovrappeso che non si smuoverebbero dal bar nemmeno se venisse giù il Padreterno. Ma che messaggio vuol mandare il regista facendo fare tanto sport a questo mondo di lumpen-coatti? Da sportivo quale sono, francamente non l’ho capito e un po’ mi ha anche irritato.
9) La trama è assolutamente insipida: un curatore di cani si stanca di subire le prepotenze di uno psicopatico e finisce con l’ucciderlo. Ma nel farlo si illude di diventare in tal modo persona rispettata in un ambiente quasi camorroso. Tutto qui.
Ma questa vicenda così banale si va a inserire in un filone del cinema italiano in cui i film su malavita di periferia, camorre e mafia sono da alcuni decenni materia corrente e apparentemente gradita al pubblico. Gradita comunque ai produttori, visto il loro basso costo di produzione. Non mancano tra l’altro le fiction televisive ad accrescere il successo di questo filone a mio avviso stucchevole, per fortuna non sempre con trame così insignificanti (penso per esempio a un buon lavoro come Donne di mafia del 2000, del compianto Beppe Ferrara, che per il suo carattere di miniserie televisiva non ha riscosso l’attenzione che meritava).
10) Ma la cosa peggiore di cui mi pare incredibile che non si sia accorto nessuno è che l’ultima parte (la cattura, uccisione e trasporto del cadavere dello psicopatico) è quasi identica al finale del Borghese piccolo piccolo (quello sì un capolavoro e non solo per la bravura di Sordi). Principali elementi in comune: il debole vigliacco che si stanca di subire; che si organizza per uccidere il cattivo; che lo fa con mezzi rudimentali (Sordi lo rinchiude in un cofano e poi lo colpisce alla testa col crick; Dogman lo rinchiude in una gabbia e poi lo colpisce alla testa con un tubo); entrambi lo fanno morire strangolato; entrambi stanno lì a guardarlo con compiacimento sadomasochistico mentre muore (ma Garrone, a differenza del grande Monicelli, cade nella più banale volgarità aggiungendo il sangue che cola dal viso in accordo alla consueta moda horror); entrambi devono disfarsi manualmente del cadavere (Sordi lo seppellisce e Dogman comincia a bruciarlo, ma poi cambia idea - altra fesseria, improbabile e poco realistica che sembrerebbe preparare il seguito in un secondo film in cui l’interprete finirà in carcere per omicidio o in un manicomio criminale).
11) L’unica cosa buona del film è la fotografia, ottima come ormai accade in molta cinematografia moderna quando ci sono i mezzi per permettersela. Alla musica purtroppo non ho fatto caso, ma nei titoli di coda compaiono i nomi di decine di canzoni e brani musicali - quindi non sono musiche originali.
Sono curioso di vedere se dopo l’incredibile successo di Cannes il film riceverà veramente i molti David di Donatello (che è una sorta di Oscar italiano assegnato dall’Accademia del Cinema) per i quali ha avuto la nomination. Se ciò dovesse accadere, ogni cattivo pensiero sarà giustificato, come del resto lo è stato in questi anni per i pessimi film italiani che hanno ricevuto Oscar e altri ambìti riconoscimenti internazionali, a fronte di film in concorso che valevano dieci volte di più. Non mi sembra quindi qualunquistico porre la domanda: cosa c’è dietro queste premiazioni così immotivate?
(1 febbraio 2019)


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1976 Argentina- En mi país, a 43 años del Golpe Militar…- 2019


por Nechi Dorado
Mi país se ve ensombrecido por otra noche larga, de esas que parecen no tener fin aunque estemos convencidos (por momentos) que más temprano que tarde tendremos el valor de echar por tierra tanto escarnio. (Uno se niega a perder definitivamente la esperanza aunque sientas que se te escapa como agua entre los dedos.)

En mi país las sombras se están devorando todo como ya lo han hecho en otros momentos que creíamos superados para siempre. Pero no, la voz castiza -con idea agringada- del GPS indicó, en noviembre de 2015, “gire a la derecha” y se giró nomás con una irresponsabilidad que no podemos comprender quienes alertábamos de qué se trataba el viraje propuesto. Allí nomás estaba el abismo. Allí nomás caímos todos, los que querían la estupidez de la rotación y los que no.
Así es la historia de mi país, no es la primera vez que padecemos una crisis, aunque me atrevo a decir que estamos atravesando la peor, de la que costará mucho salir -si acaso se sale- después de una deuda propuesta por el FMI que deberán pagar hasta nuestros bisnietos. 
A menos que venga alguien, en un futuro cercano, que pague todo sin chistar y luego salga a celebrar que no se le debe nada a nadie pese a que nosotros, el pueblo, nunca fuimos deudores sino todo lo contrario. Nos convirtieron en pagadores.
En mi país, en apenas 4 años, según informe del INDEC el índice de desocupación fue a fines de 2018 del 9,1%, lo que significa que 1.750.000 personas ya no tienen trabajo en Argentina.[i]
Hasta hace unos años los marginados juntaban cartón, plástico, vidrio, materiales reciclables, sin embargo ni esa posibilidad quedó. Mataron hasta el rebusque de los pobres.
¿Qué pasará este 2019 recién estrenado, hasta que llegue el momento de decidir hacia dónde girar si es que acaso se arriba al momento electoral y suponiendo que las elecciones realmente puedan obrar milagros?
En mi país las escuelas están en estado deplorable y otras se cierran, así nomás, como quien blindara la puerta que abre al futuro. [ii]
Los docentes no pueden dictar clases. Tampoco cobran sus sueldos en tiempo y forma, se ven obligados a realizar paros.
Aumentó la precariedad laboral, la incertidumbre se convirtió en la espada de Damocles pendiendo sobre cada cabeza.
En mi país los hospitales están colapsados, eliminaron el derecho a la salud. Dicen que las enfermeras ya no son reconocidas como tal aunque salven vidas…
 Hay abuelos y abuelas que tienen que elegir qué medicamento pueden comprar, más allá de los que necesiten, la ecuación es simple: o toman el remedio o pagan la luz, el gas, el agua. 
En mi país los abuelos se dejan morir o mueren por abandono estatal. Si eso no te suena a crimen decime cómo lo llamarías. 
En mi país cierran los comedores y los que se mantienen pueden dar apenas migajas.
Los discapacitados pasaron a la pila de descarte.
En mi país hay corridas cambiarias, inflación; tremendo porrazo se dio la actividad económica, sin embargo, según el presidente ““Somos la generación que vino a cambiar la historia para siempre”. Y sí, la cambió pauperizándola, revolcándola en la degeneración más espantosa.
En mi país los cortes de servicio están a la orden del día, eso sucede porque no alcanza el dinero y las tarifas parecen bombas que te estallan sobre la cabeza; esta es la alegría que prometían y tantos creyeron que habrían de alcanzar votando a un rico, rubio, empresario. ¡Un lujazo cazabobos!
En mi país, el presidente Mauricio Macri demostró, otra vez, que no tiene límites para llegar más allá, sorprendió a todos y a todas con un discurso burdo, vergonzoso, en el que con voz e imagen de pastor evangélico sentenció: “estoy caliente”, “odia la mentira” y nos pidió a los argentinos “que atravesemos la crisis económica sin llorarla”. [iii]
¡Quede tranquilo el presidente, que este pueblo también “se calienta” como quedó demostrado hace hoy 43 años y más acá, en el 2001, sin olvidar los levantamientos populares anteriores.
Partes de este pueblo que parece medio dormido ante semejante atropello estatal, manifiesta por ahora tibiamente en medio de operativos policiales que parecen sacados de una película de guerra, pero no olvidemos que hay herederos de los 30 mil que no mataron, sino que sembrarony los sentimos más vivos que nunca.
Recuerdo cuando se decía en épocas de dictadura militar:
Los argentinos somos "derechos y humanos".
"El silencio es salud",
"No están muertos ni vivos, están desaparecidos"
"En algo andarían".
"Señora, usted sabe dónde está su hijo ahora?"
"Los franceses están haciendo una campaña contra Argentina..."
GOLLLL, Argentina Campeón, vamos al obelisco a festejar!!!
Pasaron 43 años ya la dictadura no está uniformada pero continúa ejecutando actos dictatoriales munido del aparato represivo formado por fuerzas exteriores…
En mi país “gobierna” la delincuencia” organizada, pero cada día, con más firmeza, vamos sintiendo el latido de los que nos arrebataron con desaparición, tortura y muerte, al menos los que tenemos Memoria, vamos por la Verdady exigimos Justicia.
Cuidado con las calenturas, que algunas son discursivas a diferencia de las efectivas…
En mi país nuestros Desaparecidos y Desaparecidas, nuestros muertos, son semillas,  están PRESENTES, AHORA Y SIEMPRE!!!



[i]https://www.elintransigente.com/economia/2019/3/22/el-2018-se-llevo-puestos-192-mil-puestos-de-trabajos-registrados-549676.html

[iii]https://www.pagina12.com.ar/182384-de-nuevo-el-acting-del-macri-enojado


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mercoledì 20 marzo 2019

Diamo priorità alla vita e non agli affari


Agli abitanti della terra e al clima non servono grandi opere ma buone opere

Il 23 marzo torniamo in piazza con la stessa passione e le stesse idee con cui il 15 abbiamo accolto l'invito degli studenti di più di 130 paesi! 
Le opere d'interesse pubblico, generale, anche grandi (nel rispetto di condizioni ben rigorose) sono necessarie quando sono fatte per soddisfare i bisogni ed i diritti degli esseri umani e della natura  di ed alla vita per tutti. Noi saremo in piazza in difesa di questo principio insieme a coloro che  si battono  contro le opere (specie grandi) che servono soprattutto  agli affari,  al servizio principalmente della competitività  economica guerriera e conquistatrice, che devastano territori ed ambiente, che  nuociono al vivere sostenibile degl esseri umani. Il caso storico delle grandi dighe idriche, peraltro condannate dalle varie agenzia dell'Onu, ne è un esempio drammaticamente evidente. Tav, Tap, trivelle, inceneritori, autostrade sempre più inutili  nei nostri paesi, non possono essere il nostro futuro. Non è cio' che più di un milione di studenti di tutto il mondo hanno domandato il 15 marzo e continueranno a domandare questo venerdi. . L'Italia è un Paese che è ai primi posti per consumo di cemento e cementificazione. Ha speso decine di miliardi per finanziare un'alta velocità che non ha spostato né merci né passeggeri. Procede a colpi di sblocca cantieri e salva Italia non rispettando spesso né valutazione d'impatto ambientale né trasparenza decisionale, nascondendosi dietro le, soventi,  fallaci analisi costi /benefici (essenzialmente monetari). 
Le opere contro il dissesto idrografico del Paese (tra le cause determinanti dei fenomeni crescenti di siccità)  sono indispensabili. La messa in sicurezza dei territori contro la fragilità sismica è prioritaria. Il risanamento di centinaia di ospedali è un obbligo pubblico non più dilazionabile. Il rinnovo e l'espansione del parco pubblico delle case popolari resta da anni un'urgenza nazionale umana e  sociale non soddisfatta.  
Le opere da noi difese  esprimono una visione della vita ed un modello di società  fondati sulla salvaguardia e la regenerazione della vita ed una società saggia, benevolente, cooperativa.  I giovani non vogliono ereditare  opere straordinarie, costosissime, come il tunnel sotto la Manica che invece di unire gli Europei delle due sponde  non ha apparentemente contribuito, durante questi 25 anni, a convincerli dche è meglio vivere insieme. 

Associazione Mondiale "L'audacia nel nome dell'umanità/ L'Agorà degli abitanti della Terra ". 


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lunedì 18 marzo 2019

LA SVOLTA ? GLI ABITANTI DELLA TERRA LA VOGLIONO



Riflessioni dell'Associazione mondiale "L'audacia nel nome dell'umanità.
L' Agorà degli Abitanti della Terra" 

                                                                                             14 marzo 2019

Il mondo sta andando alla deriva. Tutti ne convengono salvo coloro che credono che la tecno-rivoluzione - quella del web, della realtà virtuale, della smart-economia, dell'economia circolare,  delle smart-cities, dei droni, dei  "robots in tutti i campi" ( specie quello militare) e della "nuova" bioagricultura - ci permetterà di fare la transizione  verso un altro mondo, un'altra economia, salvandoci cosi dalla catastrofe planetaria dei cataclismi ambientali provocati dall'aumento del riscaldamento dell'atmosfera terrestre.
 
I dominanti non vogliono (perché non possono) cambiare il divenire. 

Effettivamente, Il problema n°1 rispetto al "grande cambio climatico" sta nel fatto che i gruppi dominanti  (clima-scettici o no) non sono disposti ad intervenire sul sistema economico e sociale, su cui sono basate la loro potenza e la loro ricchezza, per effettuare  i mutamenti radicali  necessari per mantenere al disotto di 2 C°, da qui al 2030, l'aumento del riscaldamento del nostro Pianeta. Ne parlano  dal lontano 1972 (Club di Roma, Conferenza di Stoccolma sull’ambiente….). Dal 1993, come ONU, hanno organizzato 25 conferenze mondiali  dai 30 ai 60.000 partecipanti ufficiali  le cui analisi  e allerte  sono diventate negli ultimi 15 anni sempre più allarmanti.
Ma hanno fatto ben  poco sul piano delle soluzioni, sia a livello mondiale (la sicurezza e la sovranità nazionali hanno stravinto sul resto) che sul piano dei contenuti delle politiche adottate  (gli interessi settoriali  dei grandi gruppi economici  privati mondiali hanno sterilizzato ogni soluzione reale radicale  da loro considerata una velleità inutile ed impraticabile). 

La piazza globale, gli scioperi mondiali
 
Ed è qui che intervengono gli  Abitanti della Terra, in particolare le donne, i giovani e i dannati odierni della Terra (migranti  alla ricerca di un luogo da vivere in dignità e speranza,  impoveriti desiderosi di vivere restando nelle loro comunità locali anche perché messi in condizione di non poter pensare ad altri orizzonti o "sognare"). 

Da tre/quattro anni si sono intensificate e rafforzate le manifestazioni di massa nazionali ed internazionali, le marce simultanee in numerosi paesi del mondo, gli scioperi continentali/mondiali. La maggioranza delle manifestazioni, specie nei paesi del "Nord" del mondo, ha come tema principale la questione del cambio climatico e, da poco, la questione  del cambio climatico e della giustizia sociale, essendo diventata sempre più evidente nella coscienza della gente la centralità degli stretti legami  tra mutamento climatico-ambientale e giustizia sociale locale e mondiale. La concretizzazione dei diritti di e della vita per tutti gli Abtanti della Terra è il nocciolo duro.  Un secondo  grande tema è quello della pace, della non violenza, dell’antirazzismo, dell’opposizione alla risurgenza dei nazionalismi sovranisti beceri, fondati sul rigetto dell’altro, l’odio, l’esclusione.

 Le donne, i giovani, i contadini, non si limitano più a domandare ai dominanti di diventare « buoni », di agire. Hanno deciso di agire essi stessi per cambiare il mondo : da qui, in particolare  l’attuale fase di mobilitazione di massa fondata sugli scioperi mondiali. Quello delle donne (l’8 marzo) (il terzo da loro organizzato ) è stato un grande successo. Il 15 marzo  sarà la volta dello sciopero degli studenti  per il clima in programmazione in quasi 50 paesi del mondo, inizialmente proposto dalla sedicennse svedese, Greta Thunberg, diventata in pochi mesi una icona mondiale della volontà degli Abitanti della Terra di « salvare la vita del Pianeta ». 
Come Associazione Mondiale « L’audacia nel nome dell’umanità »   esprimiamo con forza la nostra adesione ed il nostro sostegno  alle donne ed agli studenti (come anche ai contadini ed agli operai) per il loro coraggio e la loro volontà di costruire cammini alternativi, nuovi, per il cambiamento  Grazie a loro, il vento della speranza attiva ha ripreso forza.    

Impedire che la « piazza globale »  sia recuperata e trasformata nel «global  marketplace» 
L’accoglienza « trionfale » riservata dall’ONU alla sedicenne Greta e la foto del baciamano ricevuto dal presidente della Commissione europea, cosi come la massiccia copertura mediatica in corso su scala mondiale dello sciopero degli studenti per il clima sono certo segni importanti. L’enorme mobilitazione degli studenti  lo è ancora di più ed è su questo che la grande nebulosa mondiale della società civile e delle ONG deve vigilare. E’ indispensabile constrastare ogni forma di possibile recuperazione ideologica e politica da parte dei poteri dominanti.
Non si tratta di gridare al complotto. Non ve n’è. Conosciamo , invece, la grande mistificazione in corso da anni rappresentata dallo « sviluppo durevole »  e le conseguenze devastatrici del « non sviluppo durevole » pagate soprattutto dai 2 a 3 miliardi di persone che sono ancora o ridiventano senza acqua potabile, senza alloggi decenti, senza sana alimentazione, con poche cure mediche, escluse da ogni forma di partecipazione democratica, « non pesano » affatto nelle scelte prese dai dominanti, totalmente ignorate dalla finanza/mercati finanziari. Giocare sul tema « agire per salvare il pianeta » è attraente perché di facile adesione popolare senza che lo slogan implichi dei cambiamenti strutturali. Giocare anche sul fatto che i governi non fanno nulla, fa molto comodo ai poteri forti privati, le imprese, le quali possono far credere che loro , invece, sanno e possono agire per risolvere i problemi.  E sulle proposte di cosa fare che  la partita , non solo « locale » ma soprattutto « mondiale » , rilanciata dagli scioperi delle donne e degli studenti ,  deve essere giocata . 
Priorità del fare 
Fra i messaggi espressi dallo sciopero mondiale delle donne ci sono soprattutto  «Conquistiamo l’uguaglianza» (B), « Partoriamo il futuro » (Arg). °« Gli studenti hanno mille ragioni per affermare " Dite di amare i vostri figli più di ogni  cosa e invece gli state rubando il futuro ». Siamo d’accordo  Non abbiamo consigli da dare a nessuno. Siamo convinti, pero’, che è necessario ridare futuro alla vita. L’impoverimento (la povertà) è un furto del futuro. Siamo fra quelli che da anni si sono battutti per liberare il futuro dal catenaccio che l’imprigiona, cioé il sistema finanziario attuale. Occorre dare la priorità a « cambiare la finanza » per «  cambiare per il clima ». Come ricordano anche gli studenti , non possiamo più aspettare, non c'è più tempo. Le cose non possono cambiare se non mettiamo in discussione il nostro sistema di vita occidentale basato sul potere/dominio nelle relazioni fra gli esseri umani e sulla proprietà privatizzata dei beni comuni, sulla mercificazione dei corpi e della vita. Questo sistema, che ci fa stare comodamente irresponsabili a osservare la deriva sociale, ci anestetizza, ci aliena da noi stessi fino a renderci indifferenti al futuro di chi non è ancora nato e ci rende incapaci di generare una umanità nuova. Se la finanza si basa cinicamente su "cosa posso fare per guadagnare più denaro" noi possiamo chiederci « cosa possiamo fare per rinunciare alle cose che sono contrarie alla cura delle relazioni di reciprocità, ai diritti umani e alla vita sul pianeta? »
Associazione mondiale « L’audacia nel nome dell’umanità. L’Agorà degli Abitanti  della Terra»


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martedì 12 marzo 2019

Venezuela: ni Maduro ni Guaidó


Ni intervención militar simulada de ayuda humanitaria

por Lucha Indígena (Hugo Blanco)

Mientras la derecha latinoamericana, sirviente del imperialismo yanqui, promueve la gira de Guaidó por nuestro continente, el pueblo de Venezuela sigue resistiendo el doble azote criminal impuesto por el bloqueo imperialista y por la dictadura cívico-militar de Maduro.
La disputa por el petróleo de Venezuela vislumbra el desface del viejo orden mundial de la post guerra (1945) y la necesidad de un nuevo acuerdo imperialista de rapiña. Para EeUu la guerra es un negocio, la democracia un pretexto y Venezuela, al igual que el Perú, un botín. La crisis en Venezuela agrandó a la derecha proyanqui, que utiliza el repudio generalizado contra Maduro y su falso “socialismo del Siglo XXI” -responsable de la corrupción y el hambre que vive el pueblo venezolano con salarios de 6 dólares- para hacer creer que Guaidó resolverá la crisis social y humanitaria.
El imperialismo, sus gobiernos lacayos del “Grupo de Lima” y Guaidó fracasaron en su propósito de tumbarse a Maduro, quien tiene en las fuerzas armadas el apoyo fundamental y por ahora el “apoyo” de Rusia, China. Las condiciones para la movilización autónoma del pueblo trabajador, sin Maduro ni Guaidó, para imponer una salida obrera y popular a la crisis está abierta, pero condicionada a derrotar la postura imperialista de Guaidó.
Esas mismas condiciones son las que impiden a Guaidó profundizar la movilización popular para derrotar a Maduro. No la controla. Por eso, el imperialismo optó primero por una salida negociada, luego por promover un golpe militar y después por hipócrita “ayuda humanitaria”. Guaidó puede visitar el país que quiera, pero nosotros tenemos la obligación de oponernos a su línea criminal que busca promover una intervención militar imperialista contra Venezuela, arrastrando a América Latina a un conflicto de rapiña, muerte y miseria para nuestros pueblos. Por ello, rechazamos categóricamente toda injerencia imperialista como cualquier intento de golpe por parte de Trump, Guaidó y la derecha latinoamericana proyanqui. La receta de Maduro para salir de la crisis, es más de lo mismo, mientras que el voceado, ministro de economía de un hipotético gobierno de Guaidó, Ricardo Hausmann ha elaborado un plan de reconstrucción, al que le llama “Al día siguien- te” que anuncia drásticas medidas afirmando “el corte de pelo ha de ser grande”.
Saltar de la sarten al fuego no es salida. Ni continuismo, ni títeres, ni invasiones extranjeras disfrazadas de “humanitarias” o de “ayudas”.
Por un gobierno independiente respaldado por las organizaciones obreras y populares, para sacar al país de la crisis.



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giovedì 7 marzo 2019

Quelques mouvements de révoltes et de réflexions parfois libertaires dans le monde islamique


            Comme le note Malek CHEBEL, l'utopie islamique ne peut être que spirituelle et immatérielle. Cependant, comme pour toutes les civilisations, « l'utopie profane a existé et s'est portée à merveille » dans l'aire islamique[1].

a)  Les caractéristiques propres à l’Islam et à son aire géographique

L’Islam naît dans une péninsule arabique marquée par un nomadisme arabe souvent très indépendant. La tradition des bédouins (le mot « arabe » désigne les nomades dans la plupart des textes, y compris le Coran) reste forte pendant longtemps. Cette tradition est difficile à vraiment cerner, sans doute essentiellement opportuniste et « pragmatique »[2]face à  un milieu difficile, mais on met souvent en avant - pour des raisons plus ou moins fondées (recherches historiques « laïques ») ou utilitaires (nationalisme arabe ou fondamentalistes radicaux d’aujourd’hui) - des pulsions communautaristes, égalitaristes et de démocratie directe… que l’Islam recèlerait au moins à ses débuts.