CONTENUTI DEL BLOG

domenica 16 giugno 2013

EDUCARE ALLA LIBERTÀ IX (appunti di lettura), di Alessandro Gigli

Manifesto nazista di propaganda per l'eutanasia:
Dei “pesi morti” della nazione, disabili e matti
“Sei tu a doverne sopportare il peso”.
Il comportamento dei bambini non sempre soddisfa le aspettative della comunità adulta. Dei disagi infantili si preoccupa sempre meno la pedagogia e sempre di più la psichiatria e la genetica. Se si ritiene che l'ambito sociale e relazionale, nel quale un bambino cresce, sia poco importante e si incasella come patologia ogni comportamento che non rispecchia i canoni di presuntuosi obiettivi formativi, la soluzione verrà demandata ad esperti che si avvalgono di cure farmacologiche invasive.
Così si distrugge l'infanzia, la fantasia, la libera espressività, su tutto ciò cala un sipario di silenzio che invece va rialzato. L'attuale tendenza della pedagogia e della psicologia dell'età evolutiva è proprio di farsi coadiuvare dalla neuropsichiatria ogni qual volta un "elemento di disturbo" contrasti con i programmi formativi; il "disagio" comportamentale invece di essere valutato come un campanello d'allarme nella relazione adulto-bambino, viene incasellato come un difetto del bambino. L'educatore - così deresponsabilizzato e disperato dal dover modificare il proprio approccio educativo - delegherà a un esperto il problema, reale o apparente che sia, il quale lo affronterà dal punto di vista della salute mentale.
La pedagogia di stampo più repressivo si rinnova nel tentativo di contenere chimicamente quelle condotte non riconducibili alla norma; così si elimina la soggettività, si disciplina quella potenziale libertà presente nell'infanzia che, attraverso desideri e aspirazioni, porterebbe ad una personale interpretazione dell'esistenza.
Gli psichiatri hanno sempre utilizzato metodi repressivi e crudeli e le pratiche da loro adottate sono state da loro stessi definite: "terapie di annientamento". I primi collaboratori di Hitler, un progetto di esclusione delle persone indesiderate perché improduttive, e di selezione per la razza pura, furono degli psichiatri. I primi ospiti dei lager furono "handicappati" e "matti" a danno dei quali si iniziarono ad attuare pratiche di asportazione del cervello ed altri esperimenti che portarono all'attuazione dell'eutanasia eugenetica.
Gli psichiatri sostennero il regime sino alla fine, ma non furono accusati di connivenza. Al contrario, la Germania postnazista trovò loro luoghi di prestigio e continuarono ad agire seguendo la prassi di questa disciplina. Molti espatriarono in Sud e Nordamerica, invitati da quegli Stati come specialisti della deformazione della personalità con lo scopo di accrescere il controllo sulle masse.
La norma comportamentale è un concetto culturale e non ha niente a che fare con il funzionamento del cervello. Nonostante ciò vi è un pregiudizio fortemente radicato nella nostra cultura che definisce "sano" il cervello di un individuo che rispetta le leggi e le convenzioni sociali (qualunque esse siano).
La persona che esprime un pensiero non condiviso viene spesso esclusa e giudicata malata perché in quell'idea viene percepito qualcosa di sbagliato; molti artisti, letterati, musicisti, dissidenti politici, hanno conosciuto la detenzione manicomiale (lager, gulag, manicomi-ghetto). La psichiatria sancisce la normalità e stabilisce, attraverso la definizione di patologie, le anormalità. Se fosse veramente una specializzazione della medicina, le patologie sarebbero comprovate da esami clinici; al contrario gli psichiatri stilano le loro diagnosi attraverso un giudizio soggettivo dei "sintomi" comportamentali. Le patologie psichiatriche cambiano a seconda dei contesti storici e culturali: fino a non molto tempo fa l'omosessualità era considerata una malattia; la tendenza attuale è quella di far rientrare nelle patologie psichiche l'inclinazione al gioco d'azzardo, l'infedeltà coniugale, la poligamia e anche quei comportamenti infantili che disturbano il quieto vivere degli adulti. Dai bambini ci si aspetta che stiano buoni e bravi nel seguire i ritmi e modalità adulte: devono stare fermi nei banchi di scuola a seguire lezioni spesso noiose, devono stare zitti e tranquilli e non disturbare i genitori per non aumentare la dose di stress che subiscono da una quotidianità frenetica, devono imparare ad essere remissivi quando ricevono dei comandi ecc... .
Nella maggior parte dei casi, la segnalazione del cosiddetto "elemento di disturbo" o "elemento dalla condotta asociale" parte dalla scuola, cioè da uno o più insegnanti che lamentano di non riuscire a svolgere le lezioni a causa del comportamento di un alunno. I bambini rientrano in quelle fasce di cittadini che non godono di libertà giuridica, quindi a scegliere per loro ci sono sempre degli adulti. Negli Usa l'autorizzazione alla prescrizione di farmaci stimolanti a minori fu approvata negli anni '50 e da qualche anno viene tolta la patria potestà ai genitori che si oppongono alla somministrazione degli psicofarmaci. La sofferenza psichica e il disagio relazionale è parte della storia di ogni individuo e il benessere psicofisico non dipende dalle capacità cognitive, ma si basa sulla qualità delle relazioni e del contesto sociale.
Vi sono esperienze di scuole e luoghi educativi dove l'approccio ai bambini non si basa sulla meritocrazia, sulla classificazione, su certificazioni o schedature della personalità, ma sulla capacità di relazione con i coetanei e con gli adulti; ogni persona si arricchisce nella relazione e cresce nel rapportarsi alla diversità, riuscendo così ad esprimere le proprie inclinazioni e sensibilità. Seguendo questa impostazione non interessa più sapere o tentare di capire se ci si trova di fronte a comportamenti iperattivi, a persone in situazione di handicap o a normodotati. Ci si misura sul confronto di personalità nel tentativo di "tirar fuori" le capacità critiche affinché ogni persona, adulta o non, possa soddisfare le proprie inclinazioni, esprimere letteralmente le proprie potenzialità, arricchirsi culturalmente e, nel rispetto degli altri, acquisire una tranquillità interiore.
Oggi la psichiatria ufficiale vuole a tutti i costi provare che ogni comportamento individuale può avere una base genetica: se la propensione al gioco d'azzardo, all'infedeltà coniugale, alla promiscuità sessuale, alla depressione, all'aggressività o alla criminalità, fossero iscritte nel Dna, si potrebbe modificare o correggere quella specifica molecola malata. Tutto perciò diventa organico e l'ambiente, l'educazione, le relazioni e la vita stessa e il contesto sociale non conterebbero più niente.
Al di la del business che circonda tali ricerche, arrivare a sostenere che gli individui sono e fanno tutto ciò che è scritto e preordinato dal loro Dna significherebbe annullare la capacità e la possibilità di ogni libertà di scelta. In fin dei conti questo è l'obbiettivo di ogni potere, di ogni sistema più o meno totalitario.
Negli Usa, uno tra i primi paesi ad adottare e sperimentare le cure psichiatriche nei bambini in età scolare e prescolare (dai due anni in poi!) il risultato è stato anche di associare a tali cure molti disturbi collaterali gravissimi fino al suicidio e la morte. Il progetto assurdo e omicida di controllo sociale sta arrivando anche a questo limite estremo: farci diventare macchine negandoci libertà e autodeterminazione.
Il nazismo, lo stalinismo e altre forme di dittatura hanno sperimentato le cure più odiose e crudeli per poter manipolare la mente o "normalizzare" la dissidenza al regime, ma oggi nelle realtà ritenute democratiche e liberali, le forze di controllo sociale sono così subdole e capillari (e soprattutto non conosciute dalle masse) che ci troviamo di fronte ad uno scenario molto più distruttivo per la libertà individuale e collettiva del genere umano. Forse l'educazione, da sola, non riuscirà a formare l'uomo nuovo che potrà cambiare il mondo, ma insieme ad una più profonda e accurata informazione e a nuove relazioni umane basate sulla complicità, la solidarietà e il desiderio di fondare una società basata sulla libertà e l'autogoverno, un giorno un nuovo tipo di rivoluzione sovvertirà l'esistente e l'esistito.

(Questa riflessione si inserisce nella serie da me dedicata alla pedagogia libertaria ed è ricavata liberamente dalla lettura del libro di Chiara Gazzola, Divieto d'infanzia. Psichiatria, controllo, profitto, BFS Editore, Pisa 2008 [a.g.])

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com