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sabato 8 giugno 2013

GRILLO SEMBRA APRIRE ALLA PROSPETTIVA DELL’ANTIPARLAMENTO: AIUTIAMOLO A SPALANCARE..., di Roberto Massari


Per anni in comunicati, documenti e libri di compagni e compagne di Utopia Rossa si è potuta leggere la seguente sintesi di una nostra argomentazione molto più ampia e ricca in riferimenti storico-sociologici: «La degenerazione del sistema parlamentare italiano è arrivato a toccare il fondo in termini storici e il processo è ormai irreversibile».


Il nostro giudizio sui partiti che ancora cercano di trarre vantaggi da questa crisi si può facilmente immaginare (sono i famigerati Forchettoni rossi, verdi, bianchi e neri, senza dimenticare anche le Forchettone con o senza colore aggiunto). Mentre l’analisi dei livelli di degenerazione di altri sistemi parlamentari, se è inequivocabile per Paesi a capitalismo avanzato, come gli Usa, la Francia, la Spagna, è tutta da definire caso per caso quando si riferisce a Paesi di «nuova democrazia parlamentare» (il mondo della dipendenza dall’imperialismo) o di dittature ex staliniane con assenza totale di democrazia parlamentare (in Cina e non solo).
Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com
Ebbene, in testi più o meno recenti, abbiamo spesso sottolineato che la divergenza teorica più evidente con le posizioni del M5S (e quindi di Grillo) rispetto alla dinamica politico-parlamentare italiana è che essi, pur denunciando in termini inequivocabili la degenerazione del sistema parlamentare, lo considerano pur sempre riformabile e in tale inane compito sono impegnati con lodevolissima coerenza. Di qui il loro accanimento elettorale (e un po’ elettoralistico), la loro battaglia per condizionare dall’interno le commissioni parlamentari, il tentativo di dare il buon esempio (peraltro assolutamente ignorato) con la rinuncia a privilegi e finanziamenti statali che un meccanismo iniquo di leggi garantisce ai partiti in quanto partiti, e ai loro esponenti forchettonici in quanto persone moralmente corrotte e intellettualmente squalificate.
Ebbene, ora leggiamo un post di Grillo contenente frasi come le seguenti, che potremmo aver scritto anche noi di Utopia rossa (ovviamente con altro stile), ma che non si erano mai sentite nella lunga storia della ex estrema sinistra italiana (né in Lotta Continua, né in Democrazia proletaria, né in Rifondazione di ieri e di oggi, né in Sel, Pdci, gruppettologia varia, né sul Manifesto, né nel cosiddetto sindacalismo di base, né per bocca degli intellettuali che facevano riferimento al movimento no-global finché ha fatto loro comodo farlo). Eccone alcune:

«Il Parlamento ha ancora un senso? Va riformato, abolito? Una cosa è certa, oggi non serve praticamente a nulla. Il Parlamento, luogo centrale della nostra democrazia, è stato spossessato dal suo ruolo di voce dei cittadini. Emette sussurri, rantoli, gemiti come un corpo in agonia che sono raccolti da volenterosi giornalisti per il gossip quotidiano».
«Il Parlamento è sovrano in materia legislativa secondo l'articolo 76 della Costituzione... Fare leggi è il suo compito, ma le leggi, al suo posto, le fa il Governo sotto forma di decreti a pioggia, quasi sempre approvati in aula... Camera e Senato, sono diventati un luogo di nominati che approvano le leggi del Governo».
«A che serve questo Parlamento? A cosa servono le elezioni? Il Parlamento è incostituzionale in quanto il Porcellum è incostituzionale e ora pretende di cambiare la Costituzione su dettatura del pdl e del pdmenoelle? Follia. Il Parlamento potrebbe chiudere domani, nessuno se accorgerebbe. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica. O lo seppelliamo o lo rifondiamo. La scatola di tonno è vuota. Ripeto: la scatola di tonno è vuota».

Quel «lo seppelliamo o lo rifondiamo» è chiaramente una domanda retorica, che Grillo rivolge a se stesso dopo aver metaforicamente promesso in campagna elettorale che bisognava andare ad aprire il Parlamento come una scatola. Con tutto ciò che ha detto nel brano soprariportato (e che ripete da vari giorni in prima persona – non parliamo dei militanti che a volte si collocano alla sua destra, ma a volte anche alla sua sinistra scavalcandolo sul terreno dell’antiparlamentarismo), si capisce che la prospettiva di riformarlo è diventata irrealistica anche per la direzione nazionale del M5S.
Si conferma così la facile profezia formulata anche di recente da Michele Nobile (nell’articolo di commento alle ultime elezioni amministrative parziali), che ben presto il M5S avrebbe dovuto fare i conti con la realtà dell’irriformabilità delle istituzioni pseudorappresentative italiane. Michele stava pensando a dei mesi. E invece qui stiamo ormai parlando di giorni. Segno che anche noi di UR, pur diffondendo da tempo analisi impietose del sistema parlamentare italiano, stiamo sottovalutando non tanto i livelli della crisi (quelli li fotografiamo da tempo con precisione analitica come nessun altro in Italia), quanto i ritmi della degenerazione: quelli ci sfuggono, forse anche perché, essendoci tirati fuori da qualsiasi corresponsabilità col meccanismo elettorale italiano, non abbiamo il polso della situazione.
I parlamentari grillini, precipitati improvvisamente in quelle sabbie mobili che l’istituzione parlamentare rappresenta per l’onestà politica e la coerenza programmatica, il ritmo della degenerazione lo sentono eccome. Forse non lo avevano visto nella nascita di ben due governi extraparlamentari o nell’incostituzionalità delle intromissioni del Presidente Napolitano o nel furto del sistema proporzionale avvenuto anni addietro per iniziativa fondamentale dell’ex Pci. Lo sentono però concretamente nella prassi parlamentare quotidiana (illegale e corrotta fino ai minimi termini), nei decreti legge ad usum antigrillinum e da lingua  biforcuta di Letta, nel connubio operativo (inciucio) a tutti i livelli tra il classico berlusconismo imprenditoriale e il classico antiberlusconismo di professione partitica (do you remember l’uso elettoralistico del mito «anti-Berlusconi» da parte di Pds-Pd-Manifesto-Rifondazione-Di Pietro- Vendola? ora è tutto dimenticato all’insegna del nuovo mito antigrillino e di un presunto e pretestuoso antipopulismo) e lo trovano esaltato nella campagna diffamatoria e menzognera contro di loro nella quale si sono consociati tutti i quotidiani - Manifesto compreso e Fatto quotidiano escluso.
L’unica soluzione percorribile realisticamente in Italia, Utopia rossa l’ha da tempo riassunta nella prospettiva dell’Antiparlamento dei movimenti, contrapposto al Parlamento-letamaio dei partiti (tutti i partiti, tutti uniti dagli interessi materiali della casta, più che dal loro tradizionale elettoralismo e ovviamente filocapitalismo). È in questo quadro politico che facciamo campagna per l’astensionismo attivo da molti anni a questa parte, in un Paese dove l’astensione di massa  sta arrivando ormai alla metà degli aventi diritto al voto – cioè al primo posto nell’ambito delle correnti politiche di opinione pro o contro il sistema parlamentare.
Il movimento di Grillo – per la sua stessa natura genetica (cioè per come è nato e cresciuto), per il modo spettacolare e pulito in cui ha trionfato alle elezioni politiche, ma anche per l’assenza totale al proprio interno (almeno finora...) di canali di elaborazione teorico-politica – non può certo arrivare a formulare la prospettiva dell’Antiparlamento, con la chiarezza analitica e la forza intellettuale che essa richiede. Il M5S è un movimento essenzialmente pragmatico, ma coerentissimo (finora) nella prassi, per cui è solo in grado di trarre le sue lezioni dalla verifica quotidiana (oggi nelle istituzioni, domani chissà). Il suo portavoce nazionale sta dando dimostrazioni di coerenza assoluta a sua volta, in una misura che non si vedeva più nel Parlamento italiano da prima dell’avvento del fascismo. Ora Grillo comincia a dimostrare tale coerenza anche nella valutazione delle possibilità che il Parlamento offre per una campagna di bonifica delle istituzioni e contro la corruzione dei partiti. E sembra aver già tirato le prime somme di tale verifica a pochi mesi dall’entrata in Parlamento, ricavandone il bilancio lucido e veritiero sopra riportato.
Mi permetto quindi una profezia: se Grillo resterà coerente con i propri princìpi radicalmente riformatori (come lo è stato finora), se non si lascerà scoraggiare dalla fuga dei «Forchettini rossi» dai suoi due gruppi parlamentari (ora ai primi passi ma destinata a crescere di fronte all’attrazione finanziaria del mettersi in proprio all’interno del gruppo misto) e se veramente vorrà dare una prospettiva politica al M5S che non sia il semplice miraggio di crescere da una campagna elettorale all’altra, dovrà necessariamente scontrarsi formalmente con il Parlamento quale esso è oggi, con i Governi ad hoc che verranno costituiti (come questo) per frenare la sua crescita, senza dimenticare nuove forme di strategia della tensione che sono certamente già allo studio nel laboratorio dei poteri forti. Tutto ciò lo porterà inevitabilmente a cercare un sostegno politico fuori del Parlamento, fuori dalle alleanze (come del resto già fa) con partiti e partitini che invece continueranno a pensare solo a come guadagnare più voti. Dovrà cercarlo nel mondo della vita reale, cioè nel mondo di chi lavora o vorrebbe lavorare, di chi studia e vede frustrate le proprie ambizioni culturali e/o professionali, di chi sogna un mondo migliore, di chi sfugge ai tentacoli della società spettacolare di massa, di chi si accontenterebbe di salvare anche solo il mondo della natura dalle zanne della logica capitalistica. Ci riferiamo al mondo dei movimenti «realmente esistenti» o che presto nasceranno, che nessuno di noi potrà far nascere, ma che potremmo aiutare a far crescere indipendenti - dentro e fuori - dalle logiche parlamentari ed elettorali. Insomma, il mondo dell’Antiparlamento dei movimenti, contrapposto alla forma storicamente degenerata del sistema parlamentare.
Fino a pochi giorni fa l’illusione di Grillo e del M5S era di poter ridare dignità democratico-borghese a delle istituzioni che l’avevano avuta per qualche secolo, che l’avevano perduta col fascismo, ma che non sono mai più riuscite a riconquistarla nonostante i tentativi generosi compiuti dalle masse lavoratrici nel dopoguerra. Il sistema dei partiti variamente filocapitalistici (dal Pci alla Dc, passando per la sinistra rosso-forchettonica) ha vanificato questi tentativi, ha distrutto ogni speranza nella mobilitazione dal basso, ha collaborato a trasportare l’intero carrrozzone paraistituzionale all’interno dell’era postdemocratica, come è minuziosamente ricostruito nell’ultimo libro di Michele Nobile: un libro prezioso che il sistema dei media - a loro volta postdemocratici - sta tentando di non far leggere ai diretti interessati. Tra questi possiamo finalmente includere anche Beppe Grillo e i militanti più consapevoli del M5S, ai quali vengono rivolte queste mie riflessioni a caldo e un po’ a ruota libera.

Roberto Massari