Per anni in
comunicati, documenti e libri di compagni e compagne di Utopia Rossa si è
potuta leggere la seguente sintesi di una nostra argomentazione molto più ampia
e ricca in riferimenti storico-sociologici: «La degenerazione del sistema
parlamentare italiano è arrivato a toccare il fondo in termini storici e il
processo è ormai irreversibile».
Il nostro giudizio sui partiti che ancora cercano di trarre vantaggi da questa crisi si può facilmente immaginare (sono i famigerati Forchettoni rossi, verdi, bianchi e neri, senza dimenticare anche le Forchettone con o senza colore aggiunto). Mentre l’analisi dei livelli di degenerazione di altri sistemi parlamentari, se è inequivocabile per Paesi a capitalismo avanzato, come gli Usa, la Francia, la Spagna, è tutta da definire caso per caso quando si riferisce a Paesi di «nuova democrazia parlamentare» (il mondo della dipendenza dall’imperialismo) o di dittature ex staliniane con assenza totale di democrazia parlamentare (in Cina e non solo).
Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com
Ebbene, in
testi più o meno recenti, abbiamo spesso sottolineato che la divergenza teorica
più evidente con le posizioni del M5S (e quindi di Grillo) rispetto alla
dinamica politico-parlamentare italiana è che essi, pur denunciando in termini
inequivocabili la degenerazione del sistema parlamentare, lo considerano pur
sempre riformabile e in tale inane compito sono impegnati con lodevolissima
coerenza. Di qui il loro accanimento elettorale (e un po’ elettoralistico), la
loro battaglia per condizionare dall’interno le commissioni parlamentari, il
tentativo di dare il buon esempio (peraltro assolutamente ignorato) con la
rinuncia a privilegi e finanziamenti statali che un meccanismo iniquo di leggi
garantisce ai partiti in quanto partiti, e ai loro esponenti forchettonici in
quanto persone moralmente corrotte e intellettualmente squalificate.
Ebbene, ora
leggiamo un post di Grillo contenente frasi come le seguenti, che potremmo aver
scritto anche noi di Utopia rossa (ovviamente con altro stile), ma che non si
erano mai sentite nella lunga storia della ex estrema sinistra italiana (né in
Lotta Continua, né in Democrazia proletaria, né in Rifondazione di ieri e di oggi,
né in Sel, Pdci, gruppettologia varia, né sul Manifesto, né nel cosiddetto
sindacalismo di base, né per bocca degli intellettuali che facevano riferimento
al movimento no-global finché ha fatto loro comodo farlo). Eccone alcune:
«Il Parlamento ha ancora
un senso? Va riformato, abolito? Una cosa è certa, oggi non serve praticamente
a nulla. Il Parlamento, luogo centrale della nostra democrazia, è stato
spossessato dal suo ruolo di voce dei cittadini. Emette sussurri, rantoli,
gemiti come un corpo in agonia che sono raccolti da volenterosi giornalisti per
il gossip quotidiano».
«Il Parlamento è sovrano in materia legislativa
secondo l'articolo 76 della Costituzione... Fare leggi è il suo compito, ma le
leggi, al suo posto, le fa il Governo sotto forma di decreti a pioggia, quasi
sempre approvati in aula... Camera e Senato, sono diventati un luogo di
nominati che approvano le leggi del Governo».
«A che serve questo Parlamento? A cosa servono le
elezioni? Il Parlamento è incostituzionale in quanto il Porcellum è
incostituzionale e ora pretende di cambiare la Costituzione su dettatura del
pdl e del pdmenoelle? Follia. Il Parlamento potrebbe chiudere domani, nessuno
se accorgerebbe. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba
maleodorante della Seconda Repubblica. O lo seppelliamo o lo
rifondiamo. La scatola di tonno è vuota. Ripeto: la scatola di tonno è vuota».
Quel «lo
seppelliamo o lo rifondiamo» è chiaramente una domanda retorica, che Grillo
rivolge a se stesso dopo aver metaforicamente promesso in campagna elettorale
che bisognava andare ad aprire il Parlamento come una scatola. Con tutto ciò
che ha detto nel brano soprariportato (e che ripete da vari giorni in prima
persona – non parliamo dei militanti che a volte si collocano alla sua destra,
ma a volte anche alla sua sinistra scavalcandolo sul terreno
dell’antiparlamentarismo), si capisce che la prospettiva di riformarlo è
diventata irrealistica anche per la direzione nazionale del M5S.
Si conferma
così la facile profezia formulata anche di recente da Michele Nobile
(nell’articolo di commento alle ultime elezioni amministrative parziali), che
ben presto il M5S avrebbe dovuto fare i conti con la realtà
dell’irriformabilità delle istituzioni pseudorappresentative italiane. Michele
stava pensando a dei mesi. E invece qui stiamo ormai parlando di giorni. Segno
che anche noi di UR, pur diffondendo da tempo analisi impietose del sistema
parlamentare italiano, stiamo sottovalutando non tanto i livelli della crisi
(quelli li fotografiamo da tempo con precisione analitica come nessun altro in
Italia), quanto i ritmi della degenerazione: quelli ci sfuggono, forse anche
perché, essendoci tirati fuori da qualsiasi corresponsabilità col meccanismo
elettorale italiano, non abbiamo il polso della situazione.
I parlamentari
grillini, precipitati improvvisamente in quelle sabbie mobili che l’istituzione
parlamentare rappresenta per l’onestà politica e la coerenza programmatica, il
ritmo della degenerazione lo sentono eccome. Forse non lo avevano visto nella
nascita di ben due governi extraparlamentari o nell’incostituzionalità delle
intromissioni del Presidente Napolitano o nel furto del sistema proporzionale
avvenuto anni addietro per iniziativa fondamentale dell’ex Pci. Lo sentono però
concretamente nella prassi parlamentare quotidiana (illegale e corrotta fino ai
minimi termini), nei decreti legge ad usum antigrillinum e da lingua biforcuta di Letta, nel connubio
operativo (inciucio) a tutti i livelli tra il classico berlusconismo
imprenditoriale e il classico antiberlusconismo di professione partitica (do
you remember l’uso elettoralistico del mito «anti-Berlusconi» da parte di
Pds-Pd-Manifesto-Rifondazione-Di Pietro- Vendola? ora è tutto dimenticato
all’insegna del nuovo mito antigrillino e di un presunto e pretestuoso
antipopulismo) e lo trovano esaltato nella campagna diffamatoria e menzognera
contro di loro nella quale si sono consociati tutti i quotidiani - Manifesto compreso e Fatto quotidiano escluso.
L’unica
soluzione percorribile realisticamente in Italia, Utopia rossa l’ha da tempo
riassunta nella prospettiva dell’Antiparlamento dei movimenti, contrapposto al Parlamento-letamaio dei partiti (tutti i partiti, tutti
uniti dagli interessi materiali della casta, più che dal loro tradizionale
elettoralismo e ovviamente filocapitalismo). È in questo quadro politico che
facciamo campagna per l’astensionismo attivo da molti anni a questa parte, in un Paese dove l’astensione di massa sta arrivando ormai alla metà degli
aventi diritto al voto – cioè al primo posto nell’ambito delle correnti
politiche di opinione pro o contro il sistema parlamentare.
Il movimento di
Grillo – per la sua stessa natura genetica (cioè per come è nato e cresciuto),
per il modo spettacolare e pulito in cui ha trionfato alle elezioni politiche, ma
anche per l’assenza totale al proprio interno (almeno finora...) di canali di
elaborazione teorico-politica – non può certo arrivare a formulare la
prospettiva dell’Antiparlamento, con la chiarezza analitica e la forza
intellettuale che essa richiede. Il M5S è un movimento essenzialmente pragmatico, ma coerentissimo (finora) nella prassi, per cui è solo in grado di trarre
le sue lezioni dalla verifica quotidiana (oggi nelle istituzioni, domani
chissà). Il suo portavoce nazionale sta dando dimostrazioni di coerenza
assoluta a sua volta, in una misura che non si vedeva più nel Parlamento
italiano da prima dell’avvento del fascismo. Ora Grillo comincia a dimostrare
tale coerenza anche nella valutazione delle possibilità che il Parlamento offre
per una campagna di bonifica delle istituzioni e contro la corruzione dei
partiti. E sembra aver già tirato le prime somme di tale verifica a pochi mesi
dall’entrata in Parlamento, ricavandone il bilancio lucido e veritiero sopra
riportato.
Mi permetto
quindi una profezia: se Grillo resterà coerente con i propri princìpi
radicalmente riformatori (come lo è stato finora), se non si lascerà
scoraggiare dalla fuga dei «Forchettini rossi» dai suoi due gruppi parlamentari
(ora ai primi passi ma destinata a crescere di fronte all’attrazione
finanziaria del mettersi in proprio all’interno del gruppo misto) e se
veramente vorrà dare una prospettiva politica al M5S che non sia il semplice
miraggio di crescere da una campagna elettorale all’altra, dovrà
necessariamente scontrarsi formalmente con il Parlamento quale esso è oggi, con
i Governi ad hoc che verranno costituiti (come questo) per frenare la sua
crescita, senza dimenticare nuove forme di strategia della tensione che sono
certamente già allo studio nel laboratorio dei poteri forti. Tutto ciò lo
porterà inevitabilmente a cercare un sostegno politico fuori del Parlamento,
fuori dalle alleanze (come del resto già fa) con partiti e partitini che invece
continueranno a pensare solo a come guadagnare più voti. Dovrà cercarlo nel mondo
della vita reale, cioè nel mondo di chi lavora o vorrebbe lavorare, di chi
studia e vede frustrate le proprie ambizioni culturali e/o professionali, di
chi sogna un mondo migliore, di chi sfugge ai tentacoli della società
spettacolare di massa, di chi si accontenterebbe di salvare anche solo il mondo
della natura dalle zanne della logica capitalistica. Ci riferiamo al mondo dei
movimenti «realmente esistenti» o che presto nasceranno, che nessuno di noi
potrà far nascere, ma che potremmo aiutare a far crescere indipendenti - dentro e
fuori - dalle logiche parlamentari ed elettorali. Insomma, il mondo
dell’Antiparlamento dei movimenti, contrapposto alla forma storicamente
degenerata del sistema parlamentare.
Fino a pochi
giorni fa l’illusione di Grillo e del M5S era di poter ridare dignità
democratico-borghese a delle istituzioni che l’avevano avuta per qualche
secolo, che l’avevano perduta col fascismo, ma che non sono mai più riuscite a
riconquistarla nonostante i tentativi generosi compiuti dalle masse lavoratrici
nel dopoguerra. Il sistema dei partiti variamente filocapitalistici (dal Pci
alla Dc, passando per la sinistra rosso-forchettonica) ha vanificato questi
tentativi, ha distrutto ogni speranza nella mobilitazione dal basso, ha
collaborato a trasportare l’intero carrrozzone paraistituzionale all’interno
dell’era postdemocratica, come è minuziosamente
ricostruito nell’ultimo libro di Michele Nobile: un libro prezioso che il
sistema dei media - a loro volta postdemocratici - sta tentando di non far
leggere ai diretti interessati. Tra questi possiamo finalmente includere anche
Beppe Grillo e i militanti più consapevoli del M5S, ai quali vengono rivolte
queste mie riflessioni a caldo e un po’ a ruota libera.