Più uno
lavora, meno guadagna; meno produce, più ha benefici. Dunque il merito non è
considerato.
Solo gli
audaci s’impadroniscono del potere e poi si affrettano a rendere legali le
proprie rapine.
Dalla cima
al fondo della scala sociale tutto è solo furfanteria da una parte e
imbecillità dall’altra...
Il diritto
di vivere non si mendica, si prende”.
Alexandre
Marius Jacob
Ouverture
I
La
resistenza — quella vera —... intendiamo quella nata dal rifiuto individuale
dell’autoritarismo, dell’oppressione, della violenza e non dall’obbedienza alla
politica della partitocrazia, che è un attentato all’abdicazione dello spirito
libertario degli uomini del no!... rigetta l’esercizio del servilismo
istituzionale e ritiene che la soppressione dei partiti costituirebbe un bene
comune di inevitabile bellezza democratica. La democrazia che non si usa
marcisce. Il potere della maggioranza si fonda sulla delazione, il delitto e la
menzogna. La democrazia è partecipativa, consiliare, diretta o non è nulla...
il popolo conta solo il giorno delle elezioni poi è preda di carogne, di
saprofiti, di giannizzeri che fanno professione di vessare gli ultimi, gli
esclusi, chi non ha voce né volto... il governo migliore è quello che governa
meno (Jefferson), meglio, che non governa affatto (Thoreau). Occorre rifiutare
in modo radicale la partecipazione al giogo della politica che impedisce di
apportare cambiamenti significativi alla cosa pubblica... rigettare tutte le
forme d’imbavagliamento della tecnocrazia e buttare tutte le cristologie del
funzionariato istituzionale nella
pattumiera della storia (compreso il trono dei papi). “Una democrazia che
adopera contro l’opposizione le medesime armi dei regimi assoluti è fatalmente
destina a trasformarsi nel suo contrario” (Ernesto Rossi). L’illusoria
sovranità del popolo è una forca e restituire a ciascuno ciò che gli è dovuto,
vuol dire ingiuriare l’autorità e la sua falsa gloria. Opporsi all’ordine
stabilito e buttare fuori i mercanti dal tempio, diceva lo scemo del villaggio
finito in manicomio. “Osare la speranza” (Don Andrea Gallo) dunque, significa
insorgere contro l’autoritarismo di ogni governo e riconoscere l’equità e il
bene comune[1].
II
Della
democrazia abbiamo conosciuto solo la strega, mai la fata. Ogni partito porta
in sé una visione totalitaria dell’esistenza ed è per questo che la libertà
dell’individuo non può che sbocciare (come un fiore di campo) dalla
soppressione dei partiti politici. Soltanto il bene comune è un fine. Le
dottrine dei partiti, delle chiese, delle banche... sono una merce
collettiva... “i partiti sono organismi
pubblicamente, ufficialmente costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime
il senso della verità e della giustizia... Quando in un Paese esistono i
partiti, ne risulta prima o poi uno stato delle cose tale che diventa
impossibile intervenire efficacemente negli affari pubblici senza entrare a far
parte di un partito e stare al gioco” (Simone Weil, 1950), e per questo vanno
aboliti.
III
Il
bene pubblico poggia sulla giustizia e sulla verità... l’istituzione dei
partiti costituisce un male senza mezze misure. I politici sono nocivi per
principio... sono i veri boia della libertà... determinano lo svolgersi della
vita quotidiana, influenzano le persone alla soggezione e quando non si
genuflettono le opprimono... “non è certo che sia possibile rimediare a questa
lebbra, che ci sta uccidendo, senza cominciare dalla soppressione dei partiti
politici” (Simone Weil). Nella storia dell’uomo, la realizzazione di ogni
progresso, l’abbattimento di ogni ingiustizia sono stati possibili perché le
persone hanno agito come cittadini liberi e non come servi della politica...
non hanno tenuto le mani in tasca, si sono organizzate, hanno dissentito e
lottato (con tutti i mezzi necessari) per un mondo più giusto e più umano. Li
hanno chiamato sognatori... certo, ma sono stati i sognatori che hanno
modificato la storia umana... e hanno usato l’accoglienza, la fraternità, la
gentilezza, anche, per abbattere i muri che li confinavano nella miseria... “il
futuro è un’infinita successione di presenti, e vivere ora come pensiamo che
gli esseri umani dovrebbero vivere, sfidando tutto ciò che c’è di male intorno
a noi, è già in sé una meravigliosa vittoria” (Howard Zinn). La libertà non si
concede, ci si prende!
IV
Il
finanziamento privato della politica è il cancro della democrazia. La
soppressione dei partiti politici non è solo una necessità, è una piacevole
urgenza e i mezzi per cancellarli dalla vita comunitaria, sono tutti buoni! Le
rivolte contro le disuguaglianze sociali che esplodono ai quattro venti della
terra stanno modificando questa e le future generazioni... il racconto
collettivo muta con le pratiche del dissenso e il movimento delle occupazioni
si allarga dalle strade alle fabbriche, dai luoghi di lavoro alla dimensione
familiare, dalle case agli edifici pubblici... l’indignazione sale e smaschera
le menzogne e le galere di un’economia organizzata per decenni a beneficio dei
ricchi soltanto... azioni di disobbedienza civile si fanno serrate e attraverso
la tecnologia on-line fanno a meno dell’informazione del consenso o negata dei
grandi organi d’informazione assoldati dai gruppi finanziari... la repressione
poliziesca è impegnata a spegnere i fuochi eversivi ma i movimenti continuano a
crescere e rispondono — colpo su colpo — agli aguzzini di sempre.
V
La
distribuzione della ricchezza è nelle mani di una minoranza banditi che vestono
Armani ed ha permesso una concertazione/connivenza del potere politico con
affari criminali, influenzando l’intera sfera sociale al servilismo. Circa un
secolo fa venne chiesto a un “grande” politico e finanziere americano (Mark
Hanna), che cosa fosse importante per la politica. Rispose: “La prima cosa è il
denaro, la seconda è il denaro e la terza l’ho dimenticata”. Per cui, sì, “la
ricchezza concentrata cercherà chiaramente di utilizzare il potere e le risorse
economiche a propria disposizione per prendere, per quanto è possibile, il
controllo del sistema politico, e gestirlo secondo il proprio tornaconto ecc.
Sarebbe un miracolo se non lo facesse. I cittadini devono trovare modi per
lottare contro tutto questo” (Noam Chomsky). Riappropriarsi della politica
dunque è una lotta aperta... si può
agire nelle strade, nelle scuole, nelle fabbriche, con l’informazione liberata
e altri strumenti di aggregazione sociale... ogni tipo di resistenza è
possibile e, come in passato, può produrre dei risultati e nuove stagioni di
bellezza e di gioia planetaria, come è avvenuto nel Maggio 1968. Si tratta di
cominciare dai palazzi nell’ora del tè, per passare poi a fermare i pubblici
orologi. Dichiarare — a viso scoperto — che l’ora della ricreazione è finita.
VI
A
ritroso. Alexandre Marius Jacob, un ladro, sovversivo, anarchico della belle
époque, sopravvissuto venti anni nel bagno penale della Guyana francese, dopo una condanna
all’ergastolo per omicidio e oltre centocinquanta furti commessi ai danni (non
solo) dell’alta borghesia francese (che si è dato la morte nel 1954 in un paesino
francese), ha lasciato scritto: “Preferisco essere un ladro che un derubato.
Anch’io condanno il fatto che un uomo s’impadronisca con la violenza o
l’astuzia del frutto del lavoro altrui. Ed è proprio per questo che ho fatto la
guerra ai ricchi, ladri che rubano ai poveri. È stata questa la mia
rivoluzione”. Di là di ogni ragione, più
o meno condivisa, questo uomo di fervida fantasia e non comune coraggio ha
sfidato l’apparato politico del suo tempo... aveva compreso che “quelli che
producono tutto non hanno niente e chi produce niente ha tutto” (Alexandre
Marius Jacob). Era passato alla propaganda dei fatti e dichiarato guerra ai
ricchi e ai loro beni. Jacob ci ha lasciato in sorte queste parole: “La lotta
contro il potere cesserà soltanto quando gli uomini metteranno in comune le
loro gioie e le loro pene, il loro lavoro e la loro ricchezza, quando tutto
apparterrà a tutti” (Alexandre Marius Jacob). E ora sia lode a uomini e donne
che sono passati dalla resistenza alla rivolta sociale in nome del diritto
naturale all’esistenza e la conquista di
una società di liberi e di uguali.
Piombino,
dal vicolo dei gatti in amore, 16 volte ottobre 2012
[1] Questo
scritto è un lavoro aperto... sarà aggiornato a “gatto selvaggio”, secondo delle situazioni politiche,
culturali, eversive dei movimenti delle occupazioni contro l’1% di saprofiti
della politica e della finanza che attentano alla libertà di pensiero e affamano interi popoli.
Si affranca a quanti chiedono — con tutti i mezzi utili — la soppressione dei
partiti ed altri animali da cortile che albergano nei centri di potere... in
attesa di essere affogati da petali di fiori... e in ogni caso, nessun rimorso.
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