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venerdì 25 novembre 2011

L’OPPOSIZIONE SOCIALE NELL’ERA DI INTERNET: “Militanti” da desktop e Intellettuali pubblici, di James Petras

(Intervento inviato al “Simposio sulla ri-pubblicizzazione”
Ankara, 9-10 dicembre 2011)
Introduzione
Il rapporto della tecnologia informatica (TI) e più specificamente di Internet, con la politica è una questione centrale in relazione ai movimenti sociali attuali. Come per molti progressi scientifici precedenti, le innovazioni dell'informatica hanno una doppia funzione: da un lato, accelerano il flusso globale di capitali, in special modo quelli finanziari, e favoriscono la “globalizzazione” imperialistica. Dall’altro, Internet serve anche a mettere a disposizione fonti di analisi critiche alternative così come una facilità di comunicazione per l'attivazione di movimenti popolari.
L'industria dell'informatica ha creato una nuova classe di miliardari, dalla Silicon Valley in California a Bangalore in India. Essi hanno avuto un ruolo centrale nell'espansione del colonialismo economico grazie al loro controllo monopolistico, in diversi ambiti, dei flussi dell’informazione e dell'intrattenimento.
Per parafrasare Marx, “Internet è diventata l'oppio dei popoli”. Giovani e vecchi, lavoratori e disoccupati amano passare ore a farsi catturare, in modo passivo, da spettacoli, pornografia, videogiochi, consumismo online e anche notizie, isolati dagli altri cittadini e colleghi di lavoro. In molti casi, la sovrabbondanza di notizie su Internet l'ha saturata, assorbendo tempo ed energie e distraendo gli “spettatori” dal riflettere e agire. Così come poche e distorte notizie che provengono dai mass media sviano la consapevolezza delle persone, troppi messaggi in Internet possono bloccare le azioni dei cittadini.
Internet, volutamente o no, ha “privatizzato” la vita politica. Molte persone che diversamente sarebbero state dei potenziali attivisti, hanno cominciato a credere che far circolare proclami fra altri individui sia un atto politico, dimenticando che solo l'azione pubblica, che comprende il confronto tra avversari in spazi pubblici, nei centri delle città e in provincia, è la base delle trasformazioni politiche.


Informatica e capitale finanziario
Ricordiamoci che l'impeto originario per la crescita della TI è arrivato dalle richieste delle grandi istituzioni finanziarie, banche di investimento e speculatori di Borsa che cercavano di muovere miliardi di dollari ed euro con il tocco di un dito da un Paese a un altro, da un'azienda a un'altra, da un bene a un altro.
La tecnologia di Internet è stata la forza motrice della crescita della globalizzazione al servizio del capitale finanziario. In una certa misura ha giocato un ruolo determinante nel far precipitare le due crisi finanziarie globali del decennio scorso (2011-2002, 2008-2009). La bolla negli stock azionari del 2001 è stato il risultato della promozione a fini speculativi di aziende di software sopravvalutate, scollegate dall’“economia reale”. Il crollo finanziario globale del 2008-2009 e la sua attuale continuazione, è stato indotto dall’abbinamento computerizzato di truffe finanziarie e mutui immobiliari non sufficientemente coperti. Le “virtù” di Internet, la sua rapida diffusione delle informazioni nel contesto del capitalismo speculativo si sono rivelati un contributo determinante nelle peggiori crisi capitalistiche dalla Grande Depressione degli anni Trenta.

La democratizzazione di Internet
Internet è diventata accessibile alle masse come mercato per le imprese commerciali e in seguito si è esteso ad altri usi sociali e politici. Soprattutto, è diventata un mezzo per informare il grande pubblico dello sfruttamento e saccheggio di Paesi e popoli da parte delle banche multinazionali. Internet ha svelato le bugie che accompagnano le guerre imperialistiche degli Usa e della Ue nel Medio Oriente e nell'Asia meridionale.
Internet è diventata un terreno conteso, una nuova forma di lotta di classe, che coinvolge i movimenti di liberazione nazionale e per la democrazia.
I maggiori movimenti e leader, dai combattenti armati sulle montagne dell'Afghanistan agli attivisti per la democrazia in Egitto, ai movimenti studenteschi in Cile, compreso il movimento per l’edilizia dei poveri in Turchia, fanno affidamento su Internet per far conoscere al mondo le loro lotte, i loro programmi, le repressioni effettuate dagli Stati e le vittorie popolari. Internet collega le lotte dei popoli al di là dei confini nazionali – è un'arma chiave nel creare un nuovo internazionalismo per contrastare la globalizzazione capitalistica e le guerre imperialistiche.
Per parafrasare Lenin, potremmo affermare che il socialismo del ventunesimo secolo si può riassumere nell’equazione: “I soviet più Internet = socialismo partecipativo”.

Internet e la politica di classe
Dobbiamo ricordare che le tecniche di informazione computerizzata non sono “neutrali” - il loro impatto politico dipende dai loro utenti e controllori, che determinano al servizio di chi e di quali interessi di classe esse saranno. Più in generale, Internet deve essere contestualizzata nei termini del suo inserimento negli spazi pubblici.
Internet è servita per mobilitare migliaia di lavoratori in Cina e contadini in India contro società sfruttatrici e aziende immobiliari. Ma la guerra aerea computerizzata è diventata l'arma con cui la Nato ha scelto di bombardare e distruggere la Libia indipendente. I droni degli Stati Uniti che hanno lanciato i missili per uccidere i civili in Pakistan e Yemen erano pilotati dall'“intelligenza” dei computer. Il nascondiglio dei guerriglieri colombiani e i mortali bombardamenti aerei sono computerizzaie. In altre parole, la tecnologia della TI ha un duplice uso: per la liberazione dei popoli o per la controrivoluzione imperiale.

Neoliberismo e spazio pubblico
La discussione sullo “spazio pubblico” ha spesso dato per scontato che “pubblico” significhi un maggiore intervento dello Stato nell’interesse del benessere generale; un più forte controllo del capitalismo e una maggiore protezione dell'ambiente. In altri termini, gli attori “pubblici” benefattori sono contrapposti alle predatrici forze del mercato.
Nel contesto dell'aumento dell'ideologia e delle politiche neoliberistiche, molti scrittori progressisti discutono sul “declino della sfera pubblica”. Questo argomento sorvola sul fatto che la “sfera pubblica” ha aumentato il suo ruolo nella società, nell’economia e in politica al servizio del capitale, in special modo di quello finanziario e degli investitori stranieri. La “sfera pubblica”, specificamente lo Stato è molto più invadente come forza repressiva nella società, specialmente quando le politiche neoliberistiche aumentano le disuguaglianze. A causa dell’intensificazione e dell’approfondirsi delle crisi finanziarie, la sfera pubblica (lo Stato) ha assunto un ruolo massiccio nel salvataggio delle banche a rischio di bancarotta.
A causa dei deficit pubblici su larga scala provocati dall’evasione fiscale da parte della classe capitalistica, dalle spese per le guerre coloniali e dai sussidi pubblici alle grandi aziende, la sfera pubblica (lo Stato) impone programmi di “austerità” su basi di classe, con il taglio della spesa sociale e l’attacco ai dipendenti pubblici, i pensionati, gli stipendi e i salari dei lavoratori del privato.
La sfera pubblica ha ridotto il suo ruolo nel settore produttivo dell’economia. Tuttavia, il settore delle spese militari è aumentato, con l’ampliarsi delle guerre coloniali e imperiali.
La questione fondamentale che sottende tutte le discussioni sulla sfera pubblica e l’opposizione sociale non è il suo declino o la sua crescita, ma piuttosto quali interessi di classe definiscono il ruolo della sfera pubblica. Sotto il neoliberismo, la sfera pubblica è diretta dall’uso del patrimonio pubblico per finanziare i fallimenti delle banche, le spese militari e una politica di maggior intervento delle polizie statali. Una sfera pubblica diretta dall’“opposizione sociale” (operai, agricoltori, professionisti, impiegati) amplierebbe lo spazio dell’attività della sfera pubblica con attenzione alla salute, all’istruzione, alle pensioni, all’ambiente e al lavoro.
Il concetto di sfera pubblica è una medaglia a due facce (come Giano bifronte): una guarda verso il capitale finanziario e le spese militari; l’altra, l’opposizione sociale/dei lavoratori. Il ruolo di Internet è ugualmente soggetto a questo dualismo: da una parte, Internet facilita i movimenti di capitali su larga scala e il rapido intervento militare imperiale; dall’altra mette a disposizione un veloce flusso d’informazione per mobilitare l’opposizione sociale. La questione fondamentale è: quale tipo di informazione è trasmessa a quale attore politico e per quali interessi sociali?

Internet e l’opposizione sociale: la minaccia della repressione di Stato
Per l’opposizione sociale Internet è innanzitutto una fonte vitale d’informazione critica alternativa per educare e mobilitare il “pubblico” – specialmente nell’ambito degli opinion-leaders progressisti, i professionisti, i sindacalisti e i dirigenti dei contadini, i militanti e gli attivisti. Internet è l’alternativa ai mass media capitalistici ed alla loro propaganda, è una sorgente di notizie ed informazioni che trasmette proclami e informa gli attivisti dei siti riguardo alle azioni pubbliche. Visto il crescente ruolo di Internet come strumento di opposizione sociale, esso è soggetto a sorveglianza da parte dell’apparato repressivo dello Stato di polizia. Per esempio, negli Usa più di 800mila funzionari sono impiegati nell’agenzia di polizia Homeland Security [Sicurezza nazionale] il cui scopo è spiare miliardi di email, fax, telefonate effettuate da milioni di cittadini statunitensi. Quanto sia effettivo il controllo di tonnellate di informazioni giornaliere è un altro discorso.
Il fatto è che Internet non è una “libera e sicura fonte di informazioni, dibattito e discussione”. In effetti mano a mano che Internet diviene più efficace nel mobilitare i movimenti sociali opposti allo stato coloniale e imperiale, aumenta la probabilità di interventi dello Stato di polizia con il pretesto di “combattere il terrorismo”.

Internet e le lotte attuali: è rivoluzionaria?
È importante riconoscere l’apporto di Internet nel dare il via a certi movimenti sociali così come nel relativizzarne il significato complessivo.
Internet ha giocato un ruolo vitale nel pubblicizzare e nel mobilitare “proteste spontanee” come gli indignados (i manifestanti indignati), per lo più giovani disoccupati non affiliati a partiti in Spagna, e i manifestanti coinvolti negli Usa nel movimento Occupy Wall Street. In altri casi, per esempio negli scioperi generali in Italia, Portogallo, Grecia e altrove, le confederazioni sindacali hanno giocato un ruolo centrale mentre Internet ha avuto un ruolo secondario.
In Paesi altamente repressivi come Egitto, Tunisia e Cina, Internet ha avuto un ruolo importante nel pubblicizzare le azioni pubbliche e nell’organizzare proteste di massa. Internet, tuttavia, non ha generato alcuna rivoluzione effettiva – può informare, fornire aree di dibattito e mobilitare, ma non può fornire leadership e organizzazione in grado di condurre azioni politiche né tantomeno strategie per conquistare il potere statale. L’illusione diffusa da alcuni guru di Internet, cioè che l’azione informatica sostituirebbe il bisogno di un partito politico disciplinato, si è dimostrata falsa: Internet può facilitare i movimenti ma solo un’opposizione sociale organizzata può fornire la direzione tattica e strategica che conduca il movimento contro la repressione di Stato e verso lotte di esito positivo.
In altre parole, Internet non è un “fine in se stesso” – la posizione autocompiaciuta degli ideologi di Internet che annunciano una nuova “rivoluzionaria” era dell’informazione trascura il fatto che la Nato, Israele e i loro alleati e clienti stanno utilizzando Internet per seminare virus atti a disgregare le economie, a sabotare i programmi di difesa e a promuovere sollevazioni etno-religiose. Israele ha inviato virus distruttivi per ostacolare il programma nucleare pacifico dell’Iran; Usa, Francia e Turchia hanno istigato un’opposizione sociale a loro favorevole in Libia e in Siria. Insomma, Internet è diventata il nuovo terreno della lotta di classe e anti-imperialistica. Internet è un mezzo e non un fine, è parte di una sfera pubblica il cui scopo e risultato sono determinati dalla più ampia struttura di classe in cui è integrata.

Considerazioni conclusive: “Militanti da desktop” e Intellettuali pubblici
L’opposizione sociale è definita dall’azione pubblica: la presenza di collettività nelle assemblee politiche, coloro che intervengono negli incontri pubblici, gli attivisti che marciano nelle pubbliche piazze, i militanti sindacali che affrontano i datori di lavoro, le persone povere che chiedono case e servizi pubblici alle pubbliche autorità…
Prendere la parola in un’assemblea militante, formulare idee e programmi, proporre obiettivi e strategie attraverso l’azione politica definisce il ruolo dell’intellettuale pubblico. Stare seduti a una scrivania in ufficio, in splendido isolamento, lanciando cinque proclami al minuto definisce il cosiddetto “militante da desktop”. È una forma di pseudomilitanza che isola la parola dall’azione. La “militanza” da desktop è un atto d’inazione verbale, di “attivismo” inconseguente, una fittizia rivoluzione della mente.
Lo scambio di comunicazioni su Internet diviene un atto politico quando viene coinvolto in movimenti sociali pubblici che sfidano il potere. Per l’intellettuale pubblico ciò implica necessariamente dei rischi: aggressioni poliziesche in luoghi pubblici e rappresaglie economiche nella sfera privata. Gli “attivisti” da desktop non rischiano nulla e realizzano poco.
L’intellettuale pubblico collega il malcontento privato dei singoli all’attivismo sociale della collettività. Il critico accademico giunge sul luogo dell’azione, parla poi torna al suo ufficio universitario.
L’intellettuale pubblico parla e realizza un impegno politico educativo a lungo termine, con l’opposizione sociale, sia nell’àmbito pubblico via Internet sia negli incontri quotidiani faccia a faccia.


(traduzione di Nicoletta Bernardi)

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