Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra Il mio corpo ti scalderà e Roma città aperta. Dottore in niente, giornalista, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su temi della diversità, della libertà, dell'emarginazione, dell'amore dell’uomo per l’uomo e per la difesa del Pianeta Azzurro come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale neo-situazionista.
Questo pamphlet ereticale (ateologico, agnostico, libertario) è scritto secondo i dettati (orali) della lingua argot di François Rabelais, François Villon, Louis-Ferdinad Céline… di Lazarillo de Tormes, Jules Bonnot, il boia di Londra… di Capo Giuseppe (della tribù dei Nasi Forati), del dinamitardo di tutte le morali (Friedrich W. Nietzsche) e delle pétroleuses della Comune… di sconosciuti cavalieri erranti dell’Utopia che fecero l’impresa, di folli bruciati dall’amour fou, di coraggiosi poeti di strada che hanno sparato prima di strisciare… e, più ancora, si richiama alla gioia dei bambini con i piedi scalzi nel sole e la pioggia sulla faccia che hanno continuato a tirare i sassi alle stelle... è un pastiche irriverente che intreccia motti di spirito, paradossi, bestemmie propri al calembour, al witz ebraico, alla lingua non scritta dei gitani… che — come gli indiani d’America — consideravano a ragione che la verità non va mai detta che nella propria lingua, poiché in quella del nemico regna la menzogna.
I. SULLA FOTOGRAFIA DELLA RIVOLTA
La fotografia autentica è fatta dello stesso dolore o della stessa bellezza di cui sono fatti i sogni... e non importa scomodare Shakespeare per comprendere che la grazia della fotografia è disincarnata nell'immaginazione libertaria... dove la verità della fotografia cessa di essere principio, cessa anche di essere fine... la fotografia della rivolta è sempre legata al desiderio di bellezza e di grazia che si contrappongono alla stupidità partitocratica/mercantile contemporanea... la fotografia che non si affranca all'uomo che soffre (o a quello in rivolta) non vale nulla. Soltanto la fotografia autentica ha diritto alla bellezza... si tratta di rifiutare la cultura dell’ostaggio e aderire al negativo che la spezza... l’arte senza museo è nella strada... lì si trova il divenire della conoscenza e solo un’estetica sovversiva trasfigura il vero nella poesia o nella derisione dell’arte. Il pane degli ultimi è amaro, come la violenza dei padroni che violentano i popoli impoveriti e la falsità delle chiese monoteiste che sono complici di tutti i genocidi della storia.
€ 16.-