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domenica 20 marzo 2022

Ucraina 8: IL DISARMO NUCLEARE UNILATERALE DELL’UCRAINA

(Memorandum di Budapest del 1994) 

 

di Michele Nobile


Nel 1994, per la prima volta nella storia, abbiamo assistito al disarmo nucleare unilaterale di uno Stato, primo passo per la realizzazione del sogno per il quale lo scrittore Carlo Cassola si batté negli anni ’70 e fino alla morte, vale a dire il disarmo nucleare unilaterale di tutti i Paesi del mondo. Ebbene, questo primo esempio di disarmo nucleare unilaterale ce l’ha dato l’Ucraina indipendente. Quella stessa Ucraina che la propaganda putiniana ha definito «nazista», sfiorando il ridicolo: si può immaginare un paese nazista che si libera del proprio arsenale nucleare?

E che dire del fatto che questa accusa viene da un folle capo di stato che ha osato minacciare il ricorso alla rappresaglia atomica se qualcuno gli avesse sbarrato la strada dell’invasione? 

Eppure, col massacro in corso della popolazione civile, Putin ha affermato di voler «denazificare» l’Ucraina. Il 24 febbraio 2022 ha detto addirittura che i «neonazisti ucraini» «sono arrivati al punto di aspirare ad acquisire armi nucleari. Non permetteremo che ciò accada». 

La cosa curiosa è che quelli che Putin definisce «nazisti», una trentina d’anni fa erano la terza potenza nucleare del mondo. Essi cedettero alla Russia l’arsenale nucleare di cui erano in possesso e per questo la Russia si impegnò solennemente a non usare mai le armi contro l’Ucraina. Questo, in breve, è quanto dice il Memorandum di Budapest sottoscritto il 5 dicembre 1994 da Ucraina, Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna (cui si aggiunsero Cina e Francia). Memorandum successivamente violato dalla Russia con l’annessione della Crimea e con la «guerra ibrida» promossa nel Donbass a partire dal 2014 e ormai letteralmente stracciato dall’aggressione aperta nel 2022. 

Questo fatto ha un terribile significato di portata mondiale. Se uno Stato che dispone di un arsenale nucleare viola un documento come il Memorandum di Budapest incoraggia il resto del mondo a fare altrettanto, incluso a dotarsi di armi nucleari o a potenziare quelle che già possiede. È come se dicesse che le assicurazioni di non aggressione date in cambio della denuclearizzazione non valgono nulla. 

A dire il vero, per come vanno le cose del mondo, non ci sarebbe da sorprendersi. Ma nei fatti si tratta di un atto barbarico che spinge il mondo verso rischi crescenti di olocausto nucleare. È però anche la conferma che i movimenti pacifisti e antimperialisti devono porre il disarmo nucleare unilaterale in cima alle loro rivendicazioni, per allontanare da ciascun Paese le armi di distruzione di massa.


A seconda delle fonti le cifre possono variare nei dettagli, ma l’ordine di grandezza delle armi nucleari in Ucraina all’inizio degli anni Novanta era questo: 176 missili balistici intercontinentali, ciascuno capace di portare 10 testate nucleari, 42 bombardieri nucleari, mine nucleari, per un totale di circa 1.900 testate strategiche e oltre 2.000 tattiche. Alcuni dicono che gli ucraini avessero tolto a Mosca la possibilità di usare i codici di lancio, altri ancora che ne avessero infine acquisito anche il pieno controllo. 

Gli Stati Uniti fecero pressione perché questo ricco arsenale per la distruzione di massa venisse smantellato, finanziando l’operazione. La Duma russa aveva subordinato l’entrata in vigore del Trattato di riduzione delle armi strategiche (Start) alla denuclearizzazione dell’Ucraina. Nel 1992 tutte le testate tattiche presenti in Ucraina erano state trasferite e smontate in Russia, ma il governo ucraino era restio a cedere quelle strategiche, perché riteneva che i finanziamenti statunitensi non fossero equamente ripartiti tra i due Paesi e anche perché in Russia crescevano le pretese nazionaliste su territori ucraini. 

Due anni dopo, il 5 dicembre 1994, venne firmato il Memorandum di Budapest da Leonid Kuchma in qualità di presidente dell’Ucraina, da Boris Eltsin come presidente della Federazione Russa, da William Clinton come presidente degli Stati Uniti e da John Mayor per il Regno Unito. A questi si aggiunsero gli altri due Stati che ai sensi del Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp) restano dotati di tali armi: Francia e Cina. 

In cambio del trasferimento alla Russia delle armi nucleari in possesso dell’Ucraina e dell’adesione di quest’ultima al Tnp, le potenze firmatarie si obbligarono: 

«1. (...) A rispettare l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina e gli attuali confini dell’Ucraina». 

«2. (...) Ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dell’Ucraina, e che nessuna delle loro armi sarà mai usata contro l’Ucraina eccetto che per autodifesa o altrimenti in accordo con la Carta delle Nazioni Unite». 

«3. (...) Ad astenersi dall’esercitare la coercizione economica con l’intento di subordinare ai propri interessi l’esercizio da parte dell’Ucraina dei diritti inerenti alla sua sovranità e quindi assicurarsi vantaggi di qualsiasi tipo». 

Nel quarto punto i firmatari si impegnavano a convocare il Consiglio di sicurezza dell’Onu nel caso l’Ucraina fosse «vittima di un atto d’aggressione od oggetto di una minaccia d’aggressione in cui sono usate armi nucleari» e nel quinto a non utilizzare armi nucleari nei confronti di uno Stato non-nucleare, eccetto che in caso d’attacco di tale Stato in alleanza con uno Stato nucleare1

Il Memorandum di Budapest venne confermato il 4 dicembre 2009 con la Dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Federazione Russa a proposito della scadenza del Trattato di riduzione delle armi strategiche (Start I):  

«L’adempimento da parte di questi Stati [Bielorussia, Kazakistan, Ucraina (ndr)] dei loro obblighi ai sensi del Protocollo al Trattato Start del 23 maggio 1992 (Protocollo di Lisbona) e la loro adesione al Tnp come Stati non dotati di armi nucleari, hanno rafforzato la loro sicurezza, che si è riflessa, tra l’altro, nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994. Al riguardo, gli Stati Uniti d’America e la Federazione Russa confermano che le assicurazioni contenute nei Memorandum di Budapest rimarranno in vigore dopo il 4 dicembre 2009»2.   

Nel 2018 la delegazione ucraina presso le Nazioni Unite ricordò che l’Ucraina aveva rinunciato alle sue armi nucleari basandosi sulle assicurazioni del Memorandum di Budapest, la cui validità «diviene ancor più vitale in un’era di crescenti minacce di proliferazione nucleare e di sforzi per calmare le preoccupazioni di sicurezza di Stati che aspirano a un deterrente nucleare». 

È da notarsi che gli statunitensi fecero molta attenzione alla scelta delle parole per il Memorandum: all’Ucraina concedevano security assurancesma non guarantees. Le «assicurazioni» in questione sono essenzialmente obbligazioni a non-fare, mentre le «garanzie» possono esser viste come un più stringente impegno a difendere il Paese, come pare pretendesse dagli Usa il Presidente ucraino. Dopo l’inizio della «guerra ibrida» russa in Donbass, la differenza fu sottolineata dalla richiesta del presidente Porošenko, che per l’Ucraina chiese garanzie maggiori di quelle del Memorandum, fino all’aiuto militare in caso di minaccia all’integrità territoriale.

Il punto è importante perché evidenzia la non disponibilità reale - che è cosa diversa dalle promesse vaghe - degli Stati Uniti e della NATO a trattare la difesa dell’Ucraina come se questa fosse parte dell’alleanza atlantica. A maggior ragione, ciò esclude il sostegno a fantasiose minacce dell’Ucraina all’integrità territoriale della Russia. 

L’annessione della Crimea e il sostegno, diretto e indiretto, alla secessione delle province di Donetsk e Lugansk da parte della Russia sono evidenti violazioni del primo e del secondo punto del Memorandum: di «rispettare l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina e gli attuali confini dell’Ucraina» e di «astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dell’Ucraina», eccetto che per autodifesa o con l’autorizzazione delle Nazioni Unite. 

Il terzo punto del Memorandum si può dire violato dall’interruzione delle forniture di gas all’Ucraina - e ad altri Paesi europei - messe in atto dalla Russia, ad esempio nel 2006, chiaramente in relazione alla «rivoluzione arancione» che contestò i risultati delle elezioni presidenziali favorevoli a Viktor Janukovič, l’esponente dell’oligarchia del Donbass apertamente sostenuto da Putin e dai media russi; e di nuovo nel 2009. 

Un’ultima osservazione. Nel 2014 Putin affermò che il presidente Janukovič era vittima di un colpo di Stato organizzato dalle potenze occidentali e che, per questo motivo, anche il Memorandum di Budapest non era più valido. In realtà Janukovič, era capo del Partito delle Regioni, filorusso, ed esponente dell’oligarchia economica del Donbass, che allora era la più potente dell’Ucraina. Un fatto che, tra l’altro e per quanto male fosse trattata la questione dell’uso ufficiale della lingua russa, poco si concilia con la propaganda putiniana circa l’emarginazione e la persecuzione dei cittadini ucraini russofoni, visto che Janukovič negli anni precedenti era stato anche Primo ministro e Presidente dal 2010. 

Come è noto, all’ultimo momento, invece di firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea, Janukovič preferì un prestito russo di 15 miliardi di dollari. Questo scatenò la protesta popolare - costata almeno un centinaio di morti - che prima di tutto ebbe un carattere antioligarchico e di reazione a quel che fu percepito come un atto volto proprio a rafforzare l’oligarchia ucraina più ricca e arrogante. Per chi protestava, «Europa» significava democrazia e fine della cleptocrazia. Miraggio illusorio, quanto si vuole, ma rimane pur sempre tutto il contrario del fascismo, benché i gruppi di estrema destra fossero i più organizzati per affrontare le forze repressive del governo. 

Tornando al Memorandum, il punto è che è un assurdo giuridico dichiarare non valido un documento di accordo internazionale, che contiene precise assicurazioni, a causa del cambio di governo di un altro Stato parte, legale o meno che sia il cambio di governo secondo le norme interne di quello Stato. I trattati e gli accordi internazionali si fanno tra Stati, non tra governi: ed essi rimangono in vigore anche per decenni, indipendentemente dall’orientamento politico dei governi che si succedono nel tempo. Anche un governo nato da una rivoluzione sarebbe vincolato in teoria da trattati e accordi internazionali, almeno fino a quando non li denuncia o recede da essi, secondo le formule adottate dalla Convenzione sul diritto dei trattati(Vienna 1969):  «solo in applicazione delle disposizioni del trattato o della presente Convenzione» e con notifica dell’intenzione di denunciare o di recedere «almeno 12 mesi prima» (artt. 42 e 56). A mia conoscenza, il Memorandum di Budapest non è stato denunciato da nessuno e dovrebbe essere a tutt’oggi in vigore per gli Stati che lo firmarono: Ucraina, Russia e Stati Uniti (con l’assenso di Cina, Francia e Regno Unito). 

E invece il Memorandum è stato stracciato unilateralmente dalla Federazione Russa. Non per legittima autodifesa, ma per i motivi dichiarati dallo stesso Putin: la volontà d’imporre all’Ucraina un governo gradito al regime russo, per sottomettere l’Ucraina al progetto imperiale di Putin, negandole qualsiasi diritto all’autodeterminazione secondo una tradizione ormai secolare. 

 

Note

1   Budapest Memorandums on Security Assurances, 1994, https://treaties.un.org/doc/Publication/UNTS/Volume%203007/Part/volume-3007-I-52241.pdf

2   «Joint statement by the US and the Russian Federation regarding the expiration of the Treaty on the Reduction and Limitation of Strategic Offensive Arms», Bureau of Public Affairs, Office of the Spokesman, US Department of State, Washington DC, 4 Dec. 2009, http://www.state.gov/r/pa/prs/ps/2009/dec/133204.htm, corsivo mio.


Le puntate precedenti sull’Ucraina in questo blog:

Ucraina 7: L’ALLEANZA NAZISOVIETICA E L’HITLEROCOMUNISMO, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-7-lalleanza-nazisovietica-e.html 

Ucraina 6LE CIFRE DEL GENOCIDIO IN UCRAINA, di Robert Conquest

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-6-le-cifre-del-genocidio-in.html

Ucraina 5: MACHNO E LA MACHNOVŠČINA, di Daniel Guérin

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-5-machno-e-la-machnovscina.html

Ucraina 4: FERMIAMO LA GUERRA, FUORI LE TRUPPE RUSSE DALL’UCRAINA, della Confederazione COBAS

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-4-fermiamo-la-guerra-fuori-le.html

Ucraina 3: CON LA RESISTENZA UCRAINA, CONTRO L’AGGRESSIONE IMPERIALE DI PUTIN, di Michele Nobile 

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-3con-la-resistenza-ucraina.html

Ucraina 2: Il DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE SECONDO LENIN, di Roberto Massari

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-2-il-diritto.html

Ucraina 1. IL GENOCIDIO DIMENTICATO, di Ettore Cinnella

http://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-1-il-genocidio-dimenticato.html

 

 


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