(20 marzo 2011)
L’Occidente è intervenuto nei cieli di Libia, su stimolo pressante del governo francese di Sarkozy e con l’accordo della Lega Araba. Il solitario riconoscimento francese al Consiglio rivoluzionario libico aveva già fatto capire che una svolta Parigi l’avrebbe comunque impressa. Sulla scena internazionale la Francia ha giocato formalmente un attivo ruolo da protagonista. Su di esso e su altri fatti c’è spazio per alcune considerazioni di fondo. Il segretariato generale dell’Onu come al solito è andato a rimorchio; l’Unione Europea ancora una volta ha dimostrato la sua inconsistenza in politica estera (e magari si trattasse solo di quella) e il governo italiano ha mantenuto salda una tradizione ormai più che secolare. Dai baciamano all’amico libico si è passati al tentennamento, poi al voltafaccia e infine alla messa a disposizione di basi e aerei agli alleati occidentali. Ancora una volta quello italiano si è rivelato un imperialismo straccione e vigliacco; perché gli imperialisti veri (e non gli aspiranti tali) oltre ad avere sulla coscienza tonnellate di “pelo”, normalmente pensano al perseguimento dei propri interessi, in modo più o meno efficace. Come la Francia, a cui dei diritti umani della popolazione libica importa meno che niente, mentre ha tutto l’evidente interesse a prenotarsi con il “numero 1” per proficue concessioni petrolifere da parte del governo provvisorio anti-Gheddafi, che ora alla Francia deve moltissimo. Oltre che ad avere un amico in loco che possa svolgere l’azione di controllo di migrazioni africane verso l’Europa. Inoltre ha dimostrato di essere ancora in grado di svolgere una funzione politico-militare da media potenza regionale.
Scena del film La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo |
Essendo ormai chiaro che i ribelli libici da soli non ce l’avrebbero fatta, chi scrive aveva già espresso [http://utopiarossa.blogspot.com/2011/03/mondo-arabo-in-rivolta-iv-di-pier.html] la propria preferenza per il rapido invio a essi di massicci armamenti da parte del mondo arabo (e non certo degli imperialismi che si affacciano sul Mediterraneo) in modo da compensare il gap in favore delle milizie di Gheddafi. Si tratta, ovviamente di una posizione personale, peraltro difficilissima da realizzare in termini pratici. Invece le potenze occidentali hanno puntato all’instaurazione di una no fly zone. La concretizzazione di questa scelta, fatta propria dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, implica veri e propri atti di guerra. In buona sostanza, in caso di violazione del divieto si tratta di distruggere impianti radar, postazioni antiaeree, aeroporti militari. E la protezione delle popolazioni attaccate dagli uomini di Gheddafi implica attacchi dal cielo alle truppe di terra.
Il problema è cosa succederà in seguito, sui piani militare e politico. Se i ribelli libici non verranno messi in grado di riprendere la loro offensiva autonoma verso Tripoli si andrà di fatto alla spartizione della Libia in due zone, facendo del provvisorio il definitivo. E poi? Innanzi tutto una situazione del genere avrebbe immediati esiti neocolonialisti, facendo dell’Occidente l’indispensabile protettore (e dominus) della Cirenaica, restando Gheddafi dittatore della parte occidentale. E ci sarebbe anche da chiedersi per quanto tempo il mondo arabo lo sopporterebbe.
Infine va introdotta una considerazione di tipo giuridico, per quello che vale, anche se si ritiene che politicamente qualcosa valga. Ancora una volta l’Onu ha violato il suo stesso Statuto (la prima volta fu in occasione della guerra di Bush-padre contro l’Iraq). Questo Statuto, infatti, prevedendo che in caso di minacce alla pace l’Onu possa decidere un proprio intervento militare, stabisce però che il comando delle truppe all’uopo messe a disposizione da Stati membri debba dipendere dal Consiglio di Sicurezza. Dov’è tutto questo?