por Horacio Tarcus
[Quiero sumarme a este recuerdo de Miguel Ángel García. Lo conocí en los años 1970, cuando vivía en Milán y se publicó la primera edición de mi Peronismo y el movimiento obrero (Jaca Book 1975). El mismo año Mazzotta publicó su Argentina. De la Independencia al peronismo actual. Fue Miguel quien se puso en contacto conmigo y me dijo que teníamos una interpretación común del fenómeno peronista: un hecho de poca significación para la Italia de entonces (donde todavía circulaba la vieja calumnia estalinista de que el peronismo era un movimiento fascista), pero importante para la Argentina y para las nuevas fuerzas políticas que allí estaban naciendo. Nos mantuvimos en contacto durante algunos años.
Con cada muerte de estos camaradas que tanto contribuyeron a una visión moderna del proceso revolucionario, todos nos quedamos un poco más solos. Sólo el futuro podrá decirnos si semillas como las que dejó Miguel Ángel todavía pueden dar frutos (r.m.).]
Miguel Ángel García (Buenos Aires, 1/5/1939 - 14/10/2023) murió a los 84 años. Fiel a su estilo de vida plebeyo, no contaba con una obra social prepaga, de modo que pasó los últimos días de su vida internado en un hospital público de la Ciudad de Buenos Aires. Cada vez que la enfermera se descuidaba, se desataba de la cama y se sentaba a esperar plácidamente en la silla de las visitas, como si el internado fuera otro.
HASTA SIEMPRE PER MIGUEL ÁNGEL GARCÍA
di Horacio Tarcus
[Mi associo a questo ricordo di Miguel Ángel García. Lo conobbi negli anni ’70, quando viveva a Milano e uscì la prima edizione del mio Peronismo e movimento operaio (Jaca Book, 1975). Lo stesso anno Mazzotta pubblicò il suo Argentina. Dall’Indipendenza al peronismo d’oggi. Fu Miguel a contattarmi e per dirmi che avevamo una comune interpretazione del fenomeno peronista: un fatto poco significativo per l’Italia di allora (dove ancora girava la vecchia calunnia stalinista che il peronismo fosse un movimento fascista), ma importante per l’Argentina e per le nuove forze politiche che lì stavano nascendo. Restammo in contatto per alcuni anni.
Ad ogni morte di questi compagni che tanto hanno contribuito a una visione moderna del processo rivoluzionario, restiamo tutti un po’ più soli. Solo il futuro potrà dirci se semi, come quelli lasciati da Miguel Ángel, possono ancora dare dei frutti (r.m.).]
Miguel Ángel García (Buenos Aires, 1/5/1939 - 14/10/2023) è morto all’età di 84 anni. Fedele al suo stile di vita plebeo, non aveva un’assicurazione sanitaria prepagata, così ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita ricoverato nell’Hospital de Clínicas della città di Buenos Aires. Ogni volta che l’infermiera era disattenta, si alzava dal letto e si sedeva ad aspettare placidamente sulla sedia dei visitatori, come se il paziente fosse un’altra persona.
Con la morte di Alejandro Dabat nel marzo dello scorso anno, uno dei suoi contemporanei, si sono persi gli ultimi due mentori di una corrente di pensiero politico ormai dimenticata, la cosiddetta “sinistra socialista”.
La “sinistra socialista” era un arcipelago di piccoli gruppi di classe nati alla fine degli anni Sessanta a Cordoba, Rosario e Buenos Aires che non rientravano in nessuna delle forze politiche della sinistra rivoluzionaria del loro tempo. Il loro programma era tanto lucido quanto politicamente irrealistico. Contrariamente alle correnti leniniste e peroniste dell’epoca, egli riteneva che l’Argentina non fosse affatto una “semi-colonia” dell’imperialismo americano, ma un Paese con un notevole sviluppo sociale, industriale e urbano. Il suo proletariato avanzato e organizzato, maturato lungo il percorso dal Cordobazo ai nascenti sindacati con coscienza di classe, non aveva davanti a sé i compiti della “rivoluzione democratico-borghese”, ma quelli del socialismo. Un socialismo che, in questo programma, non assomigliava a nessuno dei regimi comunisti esistenti, ma proclamava la democrazia operaia e l’autogestione come principi organizzativi.
I nomi dei gruppi che hanno dato vita a questo programma si perdono tra le tante sigle politiche dei primi anni Settanta: Tendencia Comunista, Grupo Revolución Socialista, Línea de Acción Popular, Línea de Izquierda Revolucionaria, Democracia Obrera Revolucionaria, Qué hacer, Fuerza Obrera Comunista, Socialismo Revolucionario, Manifiesto Obrero, Orientación Socialista….
Anche i loro mentori sono stati dimenticati. A parte Ismael Viñas (più spesso citato come direttore della rivista Contorno insieme al fratello David), nessuno ricorda i nomi di Luis “El Colorado” Guzmán, Vasco Olarticoechea, Tato Révora, Pablo Bustos, Helios Prieto o Miguel Ángel García. I tentativi di creare un’organizzazione unitaria fallirono nel ritmo vertiginoso della prima metà degli anni Settanta. Desiderosi di uscire dall’interpretazione sociale e di impegnarsi nell’azione politica, molti dei loro membri finirono per aderire a organizzazioni già esistenti, come il Partido revolucionario de los trabajadores o Poder Obrero. Altri sono andati in esilio precoce o si sono autoesiliati, come nel caso di Miguel Ángel García.
Miguel aveva iniziato presto la vita politica. Lasciò la casa paterna, probabilmente incoraggiato dal ricordo del nonno galiziano, panettiere anarchico a Buenos Aires nel 1900. Studia economia all’Università Nazionale di La Plata e milita nell’organizzazione trotzkista Política Obrera, da cui esce per dissidenza politica nel 1969. Nel 1971, con lo pseudonimo di Antonio Morel, lancia la rivista Qué hacer (Buenos Aires, 1971-1972), una delle espressioni della “sinistra socialista”, mentre fa parte della redazione del quotidiano La Opinión come giornalista economico. Sono gli anni dei viaggi a Córdoba e Rosario, della rete di relazioni con gli altri gruppi del socialismo di classe, dell’immancabile viaggio nel Cile dell’Unidad Popular. In una delle riunioni politiche plenarie di Córdoba conobbe Susana Bonaldi, studentessa di lettere, che sarebbe diventata la sua compagna di vita.
Falliti i tentativi di articolazione politica, Miguel cominciò a vedere nel blocco dell’esperienza cilena e nel frustrato sbarco di Perón all’aeroporto di Ezeiza la chiusura di un ciclo di autonomia proletaria aperto nel 1969, nonché la messa in scena di una sanguinosa guerra civile che si avvicinava. Così, senza un piano premeditato e contro l’entusiasmo generale, Miguel si imbarcò per l’Italia con la sua compagna Susana nel settembre 1973. La notizia del golpe di Pinochet, ricevuta in alto mare, confermò la rotta intrapresa alla ricerca di nuovi orizzonti sociali e politici.
Durante il lungo soggiorno italiano, Miguel dirige a Roma la rivista indipendente Debate (1977-1982), che si definisce alla ricerca di “una risposta marxista alla crisi del populismo latinoamericano” e di “una voce internazionalista nel dibattito marxista europeo”. Ha vissuto per un semestre in Messico, dove ha diretto il Boletín de Información obrera (1982-1983), pubblicato contemporaneamente in italiano.
A Roma e a Bologna ha partecipato attivamente all’organizzazione di una rete di esuli latinoamericani: il CAFA (Comitato Antifascista Argentino), poi diventato CAFRA (Comitato Antifascista e contro la Repressione in Argentina). Nel 1976 è stato il motore della creazione del CESIM (Centro de Estudios Marxistas). Anni dopo, è stato uno dei fondatori della Cooperativa d'Informazione Internazionale sui Movimenti Operai. Negli anni ’90 ha partecipato alla creazione di un’associazione Italia-America Latina denominata RED (Rete Associativa Italia-America Latina e Caraibi) e alla fondazione della Cooperativa Metoikos, finalizzata a collaborare all’integrazione dei migranti provenienti da diversi Paesi in Italia. Si è trattato di un’esperienza interculturale notevole, che ha raggiunto l’adesione di 21 nazionalità. È stato docente di immigrazione e questioni latinoamericane presso l’Università di Bologna.
Legato negli anni Ottanta e Novanta al Club socialista di Buenos Aires, ha contribuito al suo organo, La Ciudad Futura. Ha scritto per diverse riviste, come Inchiesta (Bologna), Temporali (Bologna), Cambio (Messico), ecc.
Nel 2010 è tornato con Susana in Argentina, dove ha creato diversi siti web (come “Tabaco”, “Barrio” e “Argentango”) e ha lanciato una serie di romanzi a puntate in cui i suoi personaggi provengono dal mondo dell’esilio e della migrazione (El Loco Panda; Hernán Ferrini; Los trabajos del Gato Arnulfo). È l’autore di uno dei primi racconti ipertestuali: “Linea di confine”. Questi testi si possono ancora leggere nei suoi blog: https://garciacosas.blogspot.com/ e http://garciacuentos.blogspot.com.
È autore dei libri: Argentina. Dall’Indipendenza al peronismo d’oggi, Milano, Mazzotta, 1975; Peronismo. Desarrollo económico y lucha de clases en la Argentina, Barcelona, Mario Acosta, 1980; El nacimiento de América, Mexico, Extemporáneos, 1983; Gli argentini in Italia: Una comunità di emigranti nella terra degli avi, Bologna, Edizioni Synergon, 1992.
Il suo archivio è conservato presso il CeDInCI. Ai suoi amici mancheranno le sue analisi politiche, il suo senso dell’umorismo, la sua generosità, la tavola sempre imbandita ogni primo maggio.