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lunedì 16 gennaio 2017

INDIVISIBILI (Edoardo De Angelis, 2016), di Pino Bertelli

Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza,
e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta.
(E.M. Cioran)

Ci si può immaginare un politico, un prete o un intellettuale che non abbiano un'anima di assassini? Nel cinema poi (specie quello italiano) lo sterminio delle idee passa da un film all'altro ed è riprovevole che produttori, registi, attori, tecnici, critici e spettatori non siano processati per eccesso di stupidità. Bisognerebbe essere fuori di testa come un angelo o come un idiota per credere alla mediocrità, alla banalità, alla superficialità di quanto scorre sugli schermi nostrani… ognuno si aggrappa come può alla cattiva stella del mercato e così anche i registi più accreditati dalla critica ossequiosa al padronato di destra e di sinistra (premiati perfino con l'Oscar dal baraccone hollywoodiano) continuano a sfornare prodotti di illuminante bruttezza etica ed estetica… il cinema è altrove. Finché vi sarà il potere dell'odio, della violenza o della domesticazione sociale ancora in piedi, il compito dell'artista del disinganno non sarà finito (rubata a Cioran)! La poesia (anche del cinema) è il vero delitto d'indiscrezione ed è il primo strumento per dissotterrare tutte le vergogne del potere e passare alla sua liquidazione.
Indivisibili è il terzo film di Edoardo De Angelis, autore talentuoso e visionario di Mozzarella stories (2011) e Perez (2014)… attraverso un piccola storia del napoletano riesce a costruire un autentico ritratto antropologico di un pezzo d'Italia e, forse, dell'Italia tutta… il bisogno di credere a una fede, un partito o alla criminalità organizzata dispensa dal disgusto e dall'indignazione e invita alla rassegnazione della vita quotidiana! Al culmine del successo o dell'insuccesso, occorre ricordare che non c'è niente di meglio che tacciare d'imbecillità i teatranti dell'ordine costituito, così per perdere l'abitudine a sputare controvento. Solo i pesci morti vanno con la corrente.
Il film di De Angelis è un piccolo gioiello di ironia e una radiografia di un popolo dalla cultura millenaria che con fatica cerca di cancellare la soggezione atavica alla paura e alla servitù nella quale versa. Indivisibili racconta la storia di Viola e Dasy, due sorelle siamesi che cantano ai matrimoni, alle feste di quartiere, per qualche camorrista, e sono la principale fonte di guadagno per l'intera famiglia… padre, madre e due gay che si occupano della comunicazione (scenografie, fotografie, manifesti, CD). Quando scoprono che possono separarsi e vivere una vita "normale" (specie una delle due)… capiscono che sono tenute prigioniere nella loro condizione di freaks e cercano aiuti (prima uno squallido prete affarista, poi un lugubre impresario depravato) per uscire dalla loro situazione di sfruttamento… il lieto fine mette tutto a posto (forse un po' troppo facilmente) e le ragazze potranno incamminarsi verso l'innocenza del divenire.
A ritroso. - La storia di Viola e Dasy ha un poco a che fare con le sorelle Violet e Daisy Hilton apparse nel film geniale di Tod Browning, Freaks (1932). Daisy e Violet erano gemelle - pygopagus - unite a fianchi e glutei. Condividevano la circolazione sanguigna e risultavano fuse nel bacino, ma non condividevano organi… suonavano il sassofono, il piano e il violino, cantavano, ballavano e si esibivano in spettacoli di vaudeville o nei grandi circhi. Daisy e Violet erano nate a Brighton, in Inghilterra, nel 1908. Non seppero mai chi era il padre; la madre, una cameriera ventenne (Kate Shinner), le vendette alla sua datrice di lavoro, Mary Hilton, che sin da bambine le usò per un ritorno economico. Alla morte della Hilton (1915) Daisy e Violet divennero di proprietà della figlia Edith Hilton e del marito Meyer Meyers… ex venditore di palloncini… le ragazze erano tenute in schiavitù mentale e fisica. Nel 1931 Daisy e Violet (allora ventitreenni) fecero causa ai coniugi Meyers e la vinsero con un risarcimento di 100.000 dollari. Rifiutarono sempre di fare l'operazione che poteva dividerle… investirono tutti i loro soldi nel film Chained for Life (1951), diretto da Harry L. Fraser, ma fu un insuccesso clamoroso. L'agente delle sorelle siamesi (Terry Turner) cercò un rilancio mediatico e organizzò uno show a Dallas per il matrimonio di Violet con il musicista omosessuale Jim Moore (durato 10 anni e mai consumato)… finiti la notorietà e i soldi (l'ultima apparizione pubblica risale al 1961), Daisy e Violet furono assunte come commesse in una drogheria di Charlotte (Nord Carolina) e morirono di influenza cinese nel 1969. Furono sepolte in una sola cassa. Nel 2012 Leslie Zemeckis ha girato il docu-film Bonded and Bound by Flesh: The Story of Daisy and Violet Hilton, che ha raccolto numerosi riconoscimenti in varie rassegne del cinema documentario (Idyllwild International Festival of Cinema, Hollywood Film Festival, Louisiana International Film Festival). La diversità, come l'amore, è un'illusione o un'esistenza che riscatta tutte le altre.
Come si è detto Daisy e Violet parteciparono all'indimenticabile film di Browning (Freaks)… interpretato da veri "fenomeni da baraccone" e alcuni attori di pregio (Wallace Ford, il nano Harry Earles, eccezionale)… e dietro l'architettura di una storia di violenza e d'amore, il regista si affranca al diritto di avere diritti degli ultimi, degli esclusi, degli offesi. Freaks sconvolse le tavole comandamentali della fabbrica dei sogni… venne rinnegato, boicottato, censurato, manomesso dai magnati di Hollywood e vietato in qualche città americana (Cleveland), nella Germania nazista, nel Regno Unito, nell'Italia fascista e bandito da ogni festival del cinema (è stato trasmesso alla televisione italiana solo nel 1983, preceduto da un'introduzione straordinaria di Enrico Ghezzi). A Browning furono chiuse le porte di Hollywood, riesce comunque a fare qualche film con piccole produzioni… dopo Miracles for Sale (1939) si autoemargina dalle scene e viene operato per un cancro alla gola… fu trovato morto nella sua casa il 6 ottobre 1962. Browning lascia alla storia del cinema e a quella dell'umanità almeno tre capolavori: Lo sconosciuto, 1927 (con l'immortale Lon Chaney), Dracula, 1930 (con l'indimenticabile Bela Lugosi), e Freaks, oggi considerato uno dei più grandi cult movie di sempre -. Sia lode ora a uomini di fama.
Indivisibili, dicevamo, racconta di Viola (Marianna Fontana) e Dasy (Angela Fontana), gemelle siamesi che si esibiscono come cantanti a feste e matrimoni nel territorio violato dalla camorra di Castel Volturno… il padre (Massimiliano Rossi) è autore delle canzoni e agente-carceriere delle figlie (spende tutti i soldi nel gioco)… la madre (Antonia Truppo) è sempre fuori di testa per abuso di marijuana… il prete del quartiere (Gianfranco Gallo) è uno oscuro personaggio che predica superstizioni e raggira i disperati del luogo… quando un medico (Peppe Servillo) si offre di operare le gemelle per dividerle, Viola e Dasy (forse un po' troppo ingenuamente) vanno alla ricerca dei soldi necessari per la clinica svizzera… il prete le respinge e allora si rivolgono a un sedicente produttore discografico (Gaetano Bruno), interessato più alla loro "sessualità diversa" che alla loro musica… vanno sulla sua barca… c'è un festino in corso… le ragazze chiedono un prestito di 20.000 euro e l'uomo vuole abusare di una delle due… le ragazze non ci stanno… riescono a prendere i soldi e si buttano in mare… le trovano sulla riva ancora vive… i soldi sparsi sull'acqua sono raccolti dai migranti (come un miracolo divino)… le vestono da Madonne e vengono adorate come sante da una processione di disadattati… Viola e Dasy saranno comunque divise, riusciranno ad amarsi come prima, ma da persone "normali".
Il film di De Angelis mescola melodramma, musical e commedia sociale… le citazioni felliniane sono cospicue (ma anche i buoni, brutti e cattivi della periferia romana di Ettore Scola emergono con grazia)… tuttavia non è male, perché il regista riesce a conferire all'universo napoletano che ben conosce quel senso estetico/straccione o realismo magico, proprio alla commedia dell'arte o alle canzoni dei trovatori… l'atmosfera pagana che attraversa Indivisibili è identitaria di un popolo di saperi secolari che sopravvivono nei riti e nelle feste popolari. C'è da dire che a volte il pittoresco del film supera la storia trattata e a pezzi si rifugia nella prolissità del kitsch, invece che incendiarsi nello stupore di vivere.
La sceneggiatura di De Angelis, Nicola Guaglianone e Barbara Petronio conferisce a Indivisibili quell'asciuttezza e quella surrealtà al contempo, necessari a far comprendere che la fierezza e la ricerca della felicità non possono essere repressi né dalla famiglia, né dalla società… lo scenario del litorale campano, immerso in una ordinarietà di fame, miseria e delinquenza diffusa, qui viene figurato con disinvoltura, senza mai entrare troppo nello specifico di una dolente realtà. Marianna e Angela Fontana (all'esordio sul grande schermo) esprimono una notevole freschezza attoriale (anche una certa acerba sensualità) e insieme alla forza visiva di Antonia Truppo e Massimiliano Rossi conferiscono al film quel timbro veridico non proprio avvezzo o conosciuto nel panorama anemico del cinema italiano. La fotografia di Ferran Paredes Rubio è giocata su toni scuri… bella, mai televisiva… insieme alle musiche e canzoni di Enzo Avitabile incastona la storia di Viola e Dasy nella complicità indistruttibile di un sogno che diventa vero. Il montaggio di Chiara Griziotti è secco, mai scontato… riesce a sottolineare e amplificare le notevoli inquadrature (e movimenti di macchina) di De Angelis… Indivisibili insomma è un coagulo di grandi emozioni, sentimenti, passioni, verità sovente celate per compiacenza della politica, del malaffare o del mercato e, come sappiamo, le grandi verità si dicono sulla soglia della poesia in rivolta.
Va detto. Il cinema del Sud, mai troppo sostenuto dalla critica velinara, contiene spesso un fascino da fine del mondo e nulla eguaglia l'oblio che si porta dietro o dentro… la menzogna che incarna o disvela lo rende protagonista dell'intera storia italiana… nella musica, nella fotografia, nella letteratura, nel teatro, nel cinema, nella parola orale dei "cafoni" del Sud c'è un patrimonio inesauribile di bellezza e dignità e come tutti gli inclassificabili della terra, lo spaventamento del diritto di avere diritti che si portano addosso infrange regole e dogmi e partecipa alla decadenza spettacolare di un Paese in delirio… non si abita una nazione impunemente, si vive una lingua! Le religioni, le ideologie, il crimine legalizzato sono opera di ciarlatani che trionfano in qualsiasi campo della politica, della chiesa, del mercato… solo gli eresiarchi di ogni tempo non dimenticano di essere maledetti dalla storia e i suoi miti e non cessano di lavorare alle fondamenta degli incurabili per distruggerli. Buona visione.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 28 volte dicembre 2016

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