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venerdì 9 dicembre 2016

CONFRONTO (SCHEMATICO) TRA FIDEL E IL CHE, di Roberto Massari

Subito dopo la morte di Fidel sono apparsi commentari di ogni genere, per lo più di persone che non si sono mai occupate seriamente di Cuba e del castrismo, e quindi non sanno di cosa stanno parlando (un fenomeno ormai molto diffuso e incoraggiato dall'uso sconsiderato di Internet). Nei casi migliori si è trattato di risposte emotive, nei casi peggiori di necrologi volutamente diffamatori o, al contrario, ingenuamente apologetici.
Personalmente seguo «da vicino» la vicenda di Fidel Castro da quando iniziai a far politica rivoluzionaria mezzo secolo fa (a novembre del 1966) e soprattutto dal mio primo lungo soggiorno a Cuba (6 mesi nel 1968). Posso considerarmi uno strenuo ammiratore di Fidel fino ad agosto del 1968, quando assistetti all'Avana al discorso di appoggio all'invasione della Cecoslovacchia che mi fece cambiare radicalmente parere. Da allora posso essere annoverato tra i critici di Fidel «da sinistra», pur restando un grande amico della Rivoluzione cubana (tra gli Italiani impegnati a difendere Cuba forse il più antico ancora vivente). Una posizione certamente non facile negli ambienti della devozione filocastrista cieca, ma che non mi ha mai creato problemi nei miei rapporti con i compagni cubani… a Cuba.
Devo però aggiungere un dettaglio importante, e cioè che per mia fortuna nella mia visione del castrismo sono stati sempre presenti l'esempio e le teorizzazioni del Che, su cui invece non ho mai cambiato fondamentalmente idea. Prova ne siano i miei libri e il film documentario a lui dedicato, il tempo e le energie che metto ancora a disposizione della Fondazione Guevara internazionale.
Il testo che segue non è certo frutto di una reazione emotiva. Fu scritto cinque anni fa, in forma di schema, come appunti personali per la relazione che tenni al 13º incontro annuale della Fondazione Guevara (Alessandria, 8 ottobre 2011), anche se poi è stato pubblicato nella forma attuale nel Quaderno della Fondazione n. 9/2014, pp. 122-3. In realtà anche la mia relazione ebbe la forma di uno schema e quindi schematica, nel senso pieno del termine, è anche la sintesi che qui presento per chi è interessato a riflettere sulle caratteristiche di questo grande personaggio storico, ma anche a guardare in faccia la realtà di cosa è diventata la Rivoluzione cubana.
Il fatto di proporlo come confronto tra Castro e Guevara mi servì (e spero serva ancora) a storicizzare la personalità di Fidel: nessuno è perfetto o malvagio in assoluto, e il confronto con Guevara serve a stabilire se all'interno della Rivoluzione cubana sia esistita o no una possibile alternativa per lo meno teorica al castrismo. [r.m.]

© Roberto Salas
Formazione giovanile

Castro
Famiglia di proprietari terrieri.
Leader studentesco fin dagli inizi.
Studi universitari in Diritto.
Letture varie, senza criteri precisi.
Cultura fondamentalmente cubana, in primo luogo Martí.
Scarsa esperienza fuori di Cuba (eccezione importante: il Bogotazo in Colombia).
Formazione politica tutta interna all'Università.
Matrimonio borghese classico.

Guevara
Famiglia mediamente agiata.
Viaggiatore instancabile.
Studi universitari in Medicina.
Tendenza allo studio sistematico di qualsiasi argomento o materia.
Passione per l'archeologia.
Lettura di molta narrativa e letteratura straniera.
Esperienze in Bolivia, Perù (lebbrosari), Colombia, Guatemala, Messico.
Prima moglie peruviana (marxista, economista e antistalinista).

Atteggiamento verso la politica

Castro
Caudillo, ambizioso, non disposto a dividere il potere con nessuno.
Disinvolto nel cambiare linee politiche.
Incurante dei programmi, ma molto attento alle alleanze e agli schieramenti.
Etica personale fondata sul principio che il fine giustifica i mezzi.

Guevara
Schivo, modesto, a disagio nel potere.
Scarsa o niente diplomazia. Rigido sugli orientamenti politici.
Incurante delle alleanze, convinto di poter fidare su se stesso: gli altri capiranno…
Forte carica etica personale e politica. Contrario al principio del fine che giustifica i mezzi.

Orientamento ideologico

Castro
Eclettico, mai assimilato il marxismo.
Disinteressato allo scontro ideologico.
Totalitario in senso ideologico e politico (totalitarismo personale e d'apparato).
Divenuto (dapprima segretamente) filosovietico e staliniano (nella sostanza) - di Stalin ha criticato soprattutto e solo la gestione militare della Seconda guerra mondiale.
Ammiratore a tutt'oggi di Brežnev e della dittatura sovietica.
Favorevole all'invasione della Cecoslovacchia.
Ostile a Gorbačëv e ai movimenti democratici nei Paesi dell'Est.
Culto del partito centralizzato e gerarchico (concezione militaristica del partito).
Primo responsabile dello scioglimento del Movimento 26 di Luglio.
Totalmente all'oscuro della produzione teorica comunista di sinistra, consiliare, trotskista, anarchica, lussemburghiana e altre correnti radicali moderne.
Non ha mai nominato Trotsky, se non una volta (1967) per dire che ignorava che fosse stato ucciso da Stalin.
Scarsa preparazione in economia e marxismo contemporaneo.
Ignora la problematica dell'alienazione.

Guevara
Marxista ortodosso agli inizi, alla fine eretico e antisovietico.
Rigoroso e combattivo nello scontro ideologico.
Innamorato della democrazia dal basso, ma incapace di teorizzarla.
Inizialmente filosovietico, poi critico della burocrazia, dell'Urss e di Lenin.
Attratto dal pensiero di Trotsky negli ultimi anni di vita, aveva cominciato a leggerlo dopo la Rivoluzione, ma con interesse crescente.
Eccessiva semplificazione della lotta politica in termini guerriglieristici.
Avverso alla forma-partito: non ha mai fatto parte di un partito vero e proprio.
Incurante della fine del M 26-7.
Sostanzialmente all'oscuro della produzione teorica comunista di sinistra, consiliare, anarchica, lussemburghiana, ma curiosità per il marxismo non ortodosso a lui contemporaneo.
Fortemente motivato nella lotta all'alienazione.

Guerriglia sulla Sierra

Castro
Fidel è lo stratega completo.
Grande concordanza tattico-militare con Guevara.
Prudente, non si espone nei combattimenti.
Più aperto di Guevara nella polemica Sierra-llano.

Guevara
Guevara è il perfetto esecutore della strategia di Fidel.
Grande concordanza tattico-militare con Castro.
Spericolato, si espone eccessivamente.
Molto settario verso il llano nella polemica Sierra-llano.

Riforma agraria

Castro
Tendenzialmente moderato, inconsapevole di cosa implicasse una Riforma agraria radicale a Cuba.

Guevara
Radicale nella Riforma agraria e nella collettivizzazione agricola.

Industrializzazione

Castro
Assente dal Gran debate económico.
Poco interessato all'industrializzazione.
Responsabile unico del ritorno alla monoproduzione (canna da zucchero) in regime di monodipendenza (dall'Urss e dal Comecon).
Privo di un progetto economico per Cuba.
Responsabile per la crescita abnorme della finta occupazione a Cuba.
Colto impreparato dal crollo dell'Urss.

Guevara
Principale interprete del Gran debate económico.
Fautore di un'industrializzazione intermedia.
Affascinato dalle tecniche della pianificazione.
Critico del modello sovietico. Nemico di ogni apertura alle leggi del mercato.
Miscela di utopismo e realismo economico.
Aveva previsto con 25 anni d'anticipo la crisi dell'Urss.

Burocrazia e classe operaia

Castro
Ha favorito la crescita della burocrazia a Cuba, nel Partito e nelle Forze armate.
Avverso al sindacalismo e alla democrazia operaia.
Approccio interclassista nei problemi del lavoro. Non ha mai usato criteri marxisti nelle analisi politiche. Parla sempre in termini di popoli, Stati o capi di stato, gruppi militari e/o partiti. Gli è estranea l'analisi di classe e non pecca certo di operaismo.

Guevara
Ha combattuto la burocrazia sul nascere, ma ha perso.
Antisindacalista (rispetto al sindacalismo tradizionale), ma di fatto operaista.
Ha passato gran parte della vita a Cuba in fabbriche e luoghi di produzione.
Molto confuso sul rapporto tra centralismo produttivo, democrazia aziendale e autogestione.
Lievi sfumature di operaismo in alcuni discorsi come ministro dell'Industria.

Borghesia nazionale

Castro
Grandi oscillazioni che l'hanno portato dalla 2a Dichiarazione dell'Avana fino ad appoggiare alcune dittature militari latinoamericane. Ovviamente non ha mai capito cosa sia la teoria della rivoluzione permanente.

Guevara
Posizione in genere corretta di totale sfiducia nei confronti delle cosiddette «borghesie nazionali», con sfumature di radicalismo originale. Pur non teorizzandola, ha seguito sempre empiricamente la teoria della rivoluzione permanente per i principali Paesi latinoamericani.

Internazionalismo

Castro
Nazionalista cubano. Interessato fondamentalmente ad alleanze e diplomazia fra Stati.
Agli interessi nazionali di Cuba ha sempre sacrificato tutto: movimenti di massa, guerriglie, ideologie, linee politiche ecc.
Adepto della teoria della rivoluzione in un paese solo e a suo agio nella dipendenza dall'Urss.

Guevara
Cosmopolita argentino e dapprima antiperonista. Poi internazionalista alla grande.
In realtà anche terzomondista; non ha mai compreso le potenzialità di lotta dei lavoratori negli Usa e in Europa, ma non è vero che sia stato un contadinista.

Cultura

Castro
Non l'ha mai considerata un valore in sé, ma è stato sempre interessato a servirsene. Ha teorizzato la subalternità della cultura alla politica. Col discorso agli intellettuali del 30 giugno 1961 ha posto limiti politici alla libertà di espressione degli artisti cubani.
Dopo l'affaire «Padilla» (1968) ruppe con gran parte della cultura occidentale (intellettuali e istituzioni). Strappo mai ricucito.
Non ha mai scritto articoli o libri (con l'eccezione della dichiarazione davanti ai giudici) e non ha mai tenuto una corrispondenza significativa. Di lui restano solo interviste, discorsi e raccolte di memorie scritte da altri.

Guevara
Affamato di cultura, favorevole alla libertà artistica. Attaccò duramente il realismo socialista come «arte dei funzionari». Non riuscì mai a realizzarsi sul piano culturale, nonostante le velleità di scrittore e filosofo.
Scrittore appassionato in tutti i sensi, nella sua breve vita ha prodotto articoli (di vario genere), libri, introduzioni, diari ed epistolari molto significativi.
Ormai è divenuto icona di ogni genere artistico (ma soprattutto della grafica, di poeti e cantautori).

Sul piano umano

Castro
Mente ogni volta che lo ritiene necessario (cioè spesso).
Accettazione sostanziale del culto della propria personalità.
Maschilista programmatico e per vocazione.
Padre (dicono) di decine e decine di figli.
Dà l'impressione di non aver mai capito il Che sotto il profilo umano e politico.

Guevara
Totale sincerità in persona. Antidiplomatico.
Grande modestia e rifiuto del culto della propria personalità.
Maschilista casuale e discontinuo.
Padre di 5 figli + un figlio naturale (con 3 madri diverse).
Devozione personale per Fidel, fatta di amore e irritazione (in determinati momenti).

A questo punto la relazione richiama una serie di episodi a dimostrazione del rapporto contraddittorio che vi è stato fra i due. Questa parte verrà sviluppata più ampiamente nel prossimo Quaderno (n. 11) in cui vi sarà un Dossier speciale su Fidel Castro e Guevara.

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