La letteratura latinoamericana e mondiale piange Eduardo Galeano. Il grande scrittore uruguaiano si è spento a Montevideo, all'età di 74 anni. Da una settimana era ricoverato in ospedale, in fase terminale di un cancro ai polmoni contro il quale lottava da anni.
Tra le sue opere più celebri ricordiamo: Memoria del fuoco (1982-1986), La conquista che non scoprì l'America (1991), Splendori e miserie del gioco del calcio (1995), Un incerto stato di grazia (con fotografie di Sebastião Salgado e testi di Fred Ritchin, 2002), Specchi (2008). Ma soprattutto Le vene aperte dell'America Latina (1971), requisitoria contro lo sfruttamento coloniale e postcoloniale del continente sudamericano, opera divenuta caposaldo della sinistra negli anni Settanta e Ottanta.
Tengo nello zainetto che mi porto sempre appresso un piccolo scritto di Galeano dal titolo «El derecho al delirio» [«Il diritto al delirio»], apparso nel 1998 in Patas arriba. La escuela del mundo al revés [trad. italiana: A testa in giù. La scuola del mondo alla rovescia, Sperling & Kupfer, Milano 1999].
Con quell'ultimo paragrafo del suo libro lo scrittore latinoamericano dava il benvenuto al Terzo millennio; similmente, proporlo su questo blog mi sembra il miglior modo di ricordarlo.
A.M.
IL DIRITTO AL DELIRIO, di Eduardo Galeano
Sta ormai per nascere il nuovo millennio. Ma non è da prendere troppo sul serio: in fin dei conti, l'anno 2001 dei cristiani è l'anno 1379 dei musulmani, il 5114 dei maya e il 5762 degli ebrei. Il nuovo millennio nasce un primo gennaio grazie a un capriccio dei senatori dell'impero romano che, un bel giorno, decisero di rompere la tradizione che ordinava di celebrare l'anno nuovo all'inizio della primavera. E il conto degli anni dell'era cristiana proviene da un altro capriccio: un bel giorno, il papa di Roma decise di metter una data alla nascita di Gesù, anche se non si sa quando nacque.
Il tempo si burla dei limiti che gli inventiamo per berci la favola secondo cui lui ci obbedisce; eppure il mondo intero celebra e teme questa frontiera.
Un invito a volare
Un millennio se ne va, un millennio viene, l'occasione è propizia perché gli oratori dalle parole infuocate perorino sul destino dell'umanità e perché i portavoce dell'ira divina annuncino la fine del mondo e l'esplosione generale, mentre il tempo continua, zitto zitto, il suo cammino lungo l'eternità e il mistero.
Diciamoci la verità, non c'è chi sappia resistere: in una data così, per quanto possa essere arbitraria, chiunque prova la tentazione di domandarsi come sarà il tempo che verrà. E vai a sapere come sarà. Abbiamo un'unica certezza: nel Ventunesimo secolo, se saremo ancora qui, tutti noi saremo gente del secolo scorso e, peggio ancora, saremo gente dello scorso millennio.
Anche se non possiamo indovinare il tempo che verrà, abbiamo almeno il diritto di immaginare come vorremmo che fosse.
Nel 1948 e nel 1976 le Nazioni Unite proclamarono estese liste di diritti umani; però l'immensa maggioranza dell'umanità ha solo il diritto di vedere, udire e tacere. Che cosa ne dite di cominciare a esercitare il mai proclamato diritto di sognare? Che cosa ne dite di delirare un po', per un attimo? Andiamo a fissare gli occhi più in là dell'infamia, per indovinare un altro mondo possibile:
l'aria sarà priva di qualunque veleno che non sia prodotto dalle paure umane e dalle umane passioni;
per le strade le automobili saranno calpestate dai cani;
la gente non sarà guidata dalla macchina, né programmata dal computer, né comprata dal supermercato, né guardata dal televisore;
il televisore smetterà di essere il membro più importante della famiglia e sarà trattato come il ferro da stiro o la lavatrice;
la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare;
si aggiungerà ai codici penali il delitto della stupidità, commesso da chi vive per avere o per guadagnare, invece di vivere semplicemente per vivere, come l'uccello canta senza sapere di cantare o come il bambino gioca senza sapere di giocare;
in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che si rifiutino di fare il servizio militare, bensì quelli che vogliano farlo;
gli economisti non chiameranno livello di vita il livello di consumo, né chiameranno qualità della vita la quantità delle cose;
i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere bollite vive;
gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi;
i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse;
si smetterà di credere che la solennità sia una virtù, e nessuno prenderà sul serio nessuno che non sia capace di prendersi in giro;
la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e né per decesso, né per fortuna la canaglia diventerà un virtuoso signore;
nessuno sarà considerato un eroe o uno stupido se farà ciò che ritiene giusto, invece di fare quello che più gli conviene;
il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà, e l'industria bellica non potrà far altro che dichiarare bancarotta;
il nutrimento non sarà una merce, né la comunicazione un affare, perché il nutrimento e la comunicazione sono diritti umani;
nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà di indigestione;
i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno più bambini di strada;
i bambini ricchi non saranno trattati come denaro, perché non ci saranno più bambini ricchi;
l'istruzione non sarà privilegio di coloro che possano pagarla;
la polizia non sarà la maledizione di coloro che non possano comprarla;
la giustizia e la libertà, sorelle siamesi condannate a vivere separate, si riuniranno, ben appiccicate, schiena contro schiena;
una donna, nera, sarà il presidente del Brasile e un'altra donna, nera, sarà il presidente degli Stati Uniti d'America. Una donna indigena governerà il Guatemala e un'altra il Perù;
in Argentina, le matte di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, perché loro si rifiutarono di dimenticare ai tempi dell'amnesia obbligatoria;
la Santa Madre Chiesa correggerà alcuni errori delle tavole di Mosè, e il sesto comandamento ordinerà di celebrare il corpo;
la Chiesa, inoltre, detterà un altro comandamento, di cui il Signore si era dimenticato: «Amerai la natura di cui fai parte»;
saranno rimboschiti tutti i deserti del mondo e i deserti dell'anima;
i disperati saranno aspettati e i perduti saranno ritrovati, perché loro sono quelli che si disperarono per il troppo aspettare e quelli che si persero per il troppo cercare;
saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che abbiano volontà di giustizia e volontà di bellezza, ovunque siano nati e in qualunque tempo abbiano vissuto, senza che contino nemmeno un po' le frontiere dello spazio o del tempo;
la perfezione continuerà a essere l'annoiato privilegio degli dei; ma in questo mondo maldestro e fottuto, ogni notte sarà vissuta come se fosse l'ultima, e ogni giorno sarà vissuto come se fosse il primo.
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