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sabato 30 marzo 2013

GLI SCACCHI NELLA GUERRA FREDDA: L'ERRORE DEL SECOLO, di Mongo (Riccardo Vinciguerra)

Estate 1972
I mass media martellano duro, ne avevano di argomenti quell’estate, c’era solo l’imbarazzo della scelta. La guerra fredda. La corsa allo spazio. Le elezioni statunitensi che incombono ed il presidente  Nixon che ha lasciato tutti a bocca aperta scegliendo Agnew Spiro come candidata alla vicepresidenza. Il Cile che scivola nell’anarchia, sponsorizzata dagli Stati Uniti, mentre il governo eletto democraticamente del socialista Salvador Allende ha ormai i giorni contati (nel 1973 ci sarà il primo e più tragico degli 11 settembre della storia). 


In Uganda, ‘l‘ultimo re di Scozia’, Idi Amin espelle dal paese più di 50.000 cittadini asiatici che secondo lui sabotavano il paese, ma come poi scopriranno sulla propria pelle gli ugandesi, gli asiatici erano il fulcro economico del paese.
Nell’Irlanda del Nord si susseguono numerosi scontri sanguinosi, esecuzioni paramilitari e parecchi attentati dinamitardi.
Billie Jean King vince la finale del  singolare femminile a Wimbledon, mentre tra gli uomini Stan Smith sconfigge Nastase.
Eddy Merckx fa suo il Tour de France per la quarta volta, in primavera aveva già vinto il suo quinto giro d’Italia ed in autunno farà suo anche il record dell’ora.
A Monaco si disputano le olimpiadi più ricordate dalla storia, come si possono dimenticare le sette medaglie d’oro di Mark Spitz e, soprattutto, l’uccisione di alcuni membri della squadra israeliana per mano del gruppo terrorista palestinese ‘Settembre Nero’.
E' in corso il processo per il furto dei celebri e segretissimi ‘Pentagon Papers’, 7.000 pagine sul coinvolgimento americano nel Vietnam.
Le rivelazioni di ‘Gola profonda’ fatte ai giornalisti Woodward e Bernstein inchiodano alle proprie pesanti responsabilità gli uomini di Nixon nello scandalo Watergate.
Il Vietnam…
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Già, il Vietnam;  con Nixon che ordina il bombardamento della Cambogia con i B-52, anche con lo scopo di far credere ai nordvietnamiti un probabile impiego di bombe nucleari lanciate da quei  bombardieri.  Lo fa solo perché non vuole/può calarsi le braghe davanti a tutti a Ginevra, dove Kissinger sta trattando per la resa, ma vuole che sia proprio il nemico comunista a supplicare la pace. Si parlò di “pace   a portata di mano”, con un accordo per finire la guerra e queste notizie confortanti contribuirono alla schiacciante vittoria elettorale di Nixon nelle elezioni presidenziali di novembre. In dicembre, gli Stati Uniti iniziano a bombardare nuovamente il Vietnam del Nord, con i famosi Raid di Natale. La cosa buffa è che l’anno successivo, dopo il ritiro statunitense dalla guerra, verrà assegnato il premio Nobel per la pace a Kissinger. 
In Islanda, a Reykjavik, si disputa la finale del campionato del mondo di scacchi tra lo sfidante statunitense Bobby Fischer ed il detentore russo Boris Spasskij.
Non sto qui a farla lunga sui preparativi della finale di Reykjavik, le numerose ventilate minacce di ritiro dell’uno o dell’altro contendente e sulle varie polemiche intercorse durante il match: spie, sedie computerizzate, telecamere rumorose, pubblico fastidioso, spuntini drogati, ecc.. Voglio soffermare la vostra attenzione solo sulla prima partita.
Clima da guerra fredda pesante. Orologio in moto. Spasskij, sorteggiato come bianco per la prima partita, muove: 1. d4, ….; e… Ehi, ma dov’è Fischer?
Sei minuti dopo l’orario previsto per l’inizio della partita, Fischer fa il suo ingresso nel salone. Il campionato finalmente ha inizio.
Spasskij gioca cautamente, le prime due ore di gioco passano senza alcun brivido, arrivando dopo 11 mosse al cambio delle donne e poi in successione al cambio di tutti gli altri pezzi. Sulla scacchiera restano solo i due re, 6 pedoni per parte ed i due alfieri che si muovono sulle case scure, uno per ogni giocatore.
Spassky - Fischer
Molti giocatori arrivati a questo punto di assoluto equilibrio si sarebbero accordati per la spartizione del punto. Fischer aveva tutto il tempo che voleva per le proprie mosse e sull’orologio era in vantaggio su Spasskij, ma alla 29esima prende in mano il proprio alfiere e con un unico gesto toglie il pedone avversario da h2 sostituendolo con l’alfiere che aveva già in mano, scrivendo giustamente sul proprio mossiario: 29. …, Axh2;
Spassky - Fischer. 29. .., Axh2;

Spasskij – Fischer.     29. .., Axh2;   L’errore del secolo
Una mossa inspiegabile. Fischer pare essere caduto nel più banale dei tranelli; nessuno riesce a credere ai propri occhi, “Fischer che compie un errore del genere, da principiante… E’ impossibile!”.
Spasskij gioca 30. g3, …; bloccando irrimediabilmente l’alfiere avversario per poi catturarlo tranquillamente alcune mosse dopo.
Spassky - Fischer. Ormai la frittata è fatta.

Spasskij – Fischer. Ormai la frittata è fatta.
La 29esima mossa di Fischer verrà poi definita come l’errore del secolo.
Ma perché Fischer volle giocare a tutti i costi quella mossa? Lui odiava perdere e gli seccava molto anche il dover solo pareggiare una partita. Forse Fischer volle fare apposta quest’errore per creare uno squilibrio sulla scacchiera e così riuscire con un gioco preciso ad ottenere il punto intero. Invece lo squilibrio di materiale, accompagnato dalla massima precisione di gioco da parte del sovietico e da qualche mossa non proprio perfetta dell’americano fecero si che la mossa numero 29 del nero diventasse un incubo nelle notti successive di Fischer.
La partita durò ancora altre 16 mosse, poi Fischer giunto nella posizione riportata qui sotto abbandonò le ostilità.
Spassky - Fischer 1 - 0

Spasskij – Fischer 1 – 0
Anni dopo, aiutati da potenti software, si è visto che Fischer non aveva tutti i torti nel voler sacrificare il proprio alfiere al fine di creare delle debolezze nella struttura pedonale avversaria; lui voleva vincere ed una successiva mossa imprecisa dell’avversario gli avrebbe, magari, spianato la strada verso la vittoria.
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Fonte: SoloScacchi. Gli appassionati di scacchi possono seguire l'intera partita su http://soloscacchi.altervista.org/?p=32951
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