Sono
stato sempre convinto che per determinare un vero cambiamento sostanziale nella
linea politica della Cgil vi fosse bisogno di una lotta politica al suo interno
basata su princìpi saldi di contrapposizione alla burocrazia sindacale e alla
logica imperante degli apparati. Una lotta organizzata di compagni e compagne,
lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati che, oltre a contestare la linea
politica concertativa della Cgil - proponendo un'alternativa politica fondata
sul conflitto sociale in difesa dei diritti e del salario - contestasse anche
la struttura burocratica e centralistica dell'organizzazione.
Per
questo ho sempre appoggiato le aree critiche al suo interno come: Essere Sindacato, Alternativa Sindacale, Lavoro
e Società, La Rete 28 Aprile e La
Cgil che Vogliamo, impegnandomi a costruirle a partire dalla mia categoria
di appartenenza: la Filcams-Cgil, all’interno della quale ho svolto per anni e
continuo a svolgere il ruolo di delegato sindacale.
Avendo
constatato sulla mia pelle in tutti questi anni che la direzione nazionale
della Cgil non aveva nessuna intenzione politica vera di cambiare la sua
struttura burocratica e le logiche di apparato, nell'ultimo congresso ho
sperato veramente che con la nascita della Rete 28 Aprile si potesse invertire
la rotta. Per questo ho collaborato alla costruzione di un'area programmatica
fondata sulla centralità e il protagonismo di tutti quei delegati, lavoratrici
e lavoratori, che durante questi anni di crisi economica hanno lottato contro
le politiche di austerity e in difesa del proprio posto di lavoro.
Questo
cambiamento, da me più volte auspicato, purtroppo non si è determinato neanche
con la Rete 28 Aprile. La quale, all’ultimo congresso, ha invece preferito
naufragare dentro la logica dello scontro burocratico tra apparati, come era
accaduto con le altre esperienze passate, piuttosto che proporre un’alternativa
reale di metodi e contenuti. Senza tale alternativa, tutto il resto delle
cosiddette “dinamiche” o battaglie congressuali non serve ai lavoratori. Le aree programmatiche non possono sorgere
prima dell'inizio dei congressi, rispondendo a logiche di schieramento politico
e di carriera nell’apparato, e poi morire subito dopo la votazione e l’elezione
delle cariche, dimostrando così di essere inutili per un sostegno reale alle
lotte dei lavoratori.
Se
le aree programmatiche non sentono l'esigenza di stare a capo delle lotte, di
appoggiare fino in fondo i lavoratori andando anche contro l'apparato e le sue
logiche assurde, sono solamente escrescenze burocratiche (termine utilizzato
dallo stesso Giorgio Cremaschi in un seminario di alcuni anni fa a Parma).
L’esperienza ormai di molti anni ha dimostrato che queste convergenze politiche
(temporanee e finalizzate alla distribuzione delle cariche) non riusciranno mai
a cambiare il corso delle cose nella Cgil, meno che mai all'interno del Paese.
Ciò che cambierà lo stato di cose presenti, nel momento del risveglio della classe
lavoratrice – su scala europea e quindi non solo italiana - sarà solo ed
esclusivamente la rabbia dei lavoratori organizzati a partire dalla loro
collocazione produttiva e con totale indipendenza dagli apparati burocratici
(sindacali e partitici).
Lascio
la Rete 28 Aprile nel momento in cui questa si ricostituisce proprio in
funzione del prossimo congresso della Cgil. Un fatto che dimostra ancora una
volta che si sta rincorrendo pedissequamente la solita logica tutta interna
allo scontro di apparato, fatta di documenti e mozioni, al di fuori delle lotte
e finalizzata alla prospettiva di strappare qualche carica o posto di
funzionario in più.
In
questo mio allontanamento non ci sono motivi di carattere personale; anzi, da
questo punto di vista, la mia stima verso la maggioranza dei compagni e delle
compagne che hanno dato vita insieme a me alla Rete 28 Aprile rimane intatta e
ampiamente confermata.
Il
mio è un dissenso di ordine etico e politico. Politico per i problemi sopra
accennati. Ed etico perché credo fermamente nel punto numero uno dei 6 punti di
principio su cui si regge l'associazione internazionale Utopia Rossa di cui
faccio parte dalla fondazione: e cioè il punto che pone l'etica al centro
dell’azione politica, facendone il principio cardine della propria esistenza ma
anche di qualsiasi progetto di trasformazione radicale dell’esistente. Avendo
assistito in questi anni all’interno della Rete 28 aprile alle manovre
politiche e ai comportamenti miranti a conquistare fondamentalmente posti
nell’apparato sindacale, sono costretto a dire basta, sottraendomi anche
personalmente alla logica del fine che giustifica i mezzi.
Anche
se le nostre strade si dividono, spero che si possano rincontrare sul crinale
del conflitto sociale e delle lotte dei lavoratori, nelle vertenze sindacali
contro la protervia e l'arroganza imperante dei padroni. Come spero che
contrasteremo insieme il prossimo governo del grande capitale che uscirà
vittorioso dalla competizione elettorale, indipendentemente dal suo colore
politico di destra, di centro, di centrosinistra o di aspiranti Forchettoni
rossi (ai quali la Rete 28 Aprile ha sempre guardato in maniera privilegiata).
Vorrei
anche augurarmi di ritrovare molti di voi nel conflitto frontale con l’apparato
burocratico della Cgil, ma temo che ciò difficilmente potrà avverarsi
nell’immediato.
Con
immutata stima ed affetto, vi porgo un saluto rivoluzionario.
Andrea
Furlan
(RSA
Filcams-Cgil, Direttivo di Roma Nord)
Febbraio 2013
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