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giovedì 14 febbraio 2013

LASCIO LA RETE 28 APRILE DOPO AVER TANTO LOTTATO PER COSTRUIRLA, di Andrea Furlan

Sono stato sempre convinto che per determinare un vero cambiamento sostanziale nella linea politica della Cgil vi fosse bisogno di una lotta politica al suo interno basata su princìpi saldi di contrapposizione alla burocrazia sindacale e alla logica imperante degli apparati. Una lotta organizzata di compagni e compagne, lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati che, oltre a contestare la linea politica concertativa della Cgil - proponendo un'alternativa politica fondata sul conflitto sociale in difesa dei diritti e del salario - contestasse anche la struttura burocratica e centralistica dell'organizzazione.

Per questo ho sempre appoggiato le aree critiche al suo interno come: Essere Sindacato, Alternativa Sindacale, Lavoro e Società, La Rete 28 Aprile e La Cgil che Vogliamo, impegnandomi a costruirle a partire dalla mia categoria di appartenenza: la Filcams-Cgil, all’interno della quale ho svolto per anni e continuo a svolgere il ruolo di delegato sindacale.
Avendo constatato sulla mia pelle in tutti questi anni che la direzione nazionale della Cgil non aveva nessuna intenzione politica vera di cambiare la sua struttura burocratica e le logiche di apparato, nell'ultimo congresso ho sperato veramente che con la nascita della Rete 28 Aprile si potesse invertire la rotta. Per questo ho collaborato alla costruzione di un'area programmatica fondata sulla centralità e il protagonismo di tutti quei delegati, lavoratrici e lavoratori, che durante questi anni di crisi economica hanno lottato contro le politiche di austerity e in difesa del proprio posto di lavoro.
Questo cambiamento, da me più volte auspicato, purtroppo non si è determinato neanche con la Rete 28 Aprile. La quale, all’ultimo congresso, ha invece preferito naufragare dentro la logica dello scontro burocratico tra apparati, come era accaduto con le altre esperienze passate, piuttosto che proporre un’alternativa reale di metodi e contenuti. Senza tale alternativa, tutto il resto delle cosiddette “dinamiche” o battaglie congressuali non serve ai lavoratori.  Le aree programmatiche non possono sorgere prima dell'inizio dei congressi, rispondendo a logiche di schieramento politico e di carriera nell’apparato, e poi morire subito dopo la votazione e l’elezione delle cariche, dimostrando così di essere inutili per un sostegno reale alle lotte dei lavoratori.
Se le aree programmatiche non sentono l'esigenza di stare a capo delle lotte, di appoggiare fino in fondo i lavoratori andando anche contro l'apparato e le sue logiche assurde, sono solamente escrescenze burocratiche (termine utilizzato dallo stesso Giorgio Cremaschi in un seminario di alcuni anni fa a Parma). L’esperienza ormai di molti anni ha dimostrato che queste convergenze politiche (temporanee e finalizzate alla distribuzione delle cariche) non riusciranno mai a cambiare il corso delle cose nella Cgil, meno che mai all'interno del Paese. Ciò che cambierà lo stato di cose presenti, nel momento del risveglio della classe lavoratrice – su scala europea e quindi non solo italiana - sarà solo ed esclusivamente la rabbia dei lavoratori organizzati a partire dalla loro collocazione produttiva e con totale indipendenza dagli apparati burocratici (sindacali e partitici).
Lascio la Rete 28 Aprile nel momento in cui questa si ricostituisce proprio in funzione del prossimo congresso della Cgil. Un fatto che dimostra ancora una volta che si sta rincorrendo pedissequamente la solita logica tutta interna allo scontro di apparato, fatta di documenti e mozioni, al di fuori delle lotte e finalizzata alla prospettiva di strappare qualche carica o posto di funzionario in più.
In questo mio allontanamento non ci sono motivi di carattere personale; anzi, da questo punto di vista, la mia stima verso la maggioranza dei compagni e delle compagne che hanno dato vita insieme a me alla Rete 28 Aprile rimane intatta e ampiamente confermata.
Il mio è un dissenso di ordine etico e politico. Politico per i problemi sopra accennati. Ed etico perché credo fermamente nel punto numero uno dei 6 punti di principio su cui si regge l'associazione internazionale Utopia Rossa di cui faccio parte dalla fondazione: e cioè il punto che pone l'etica al centro dell’azione politica, facendone il principio cardine della propria esistenza ma anche di qualsiasi progetto di trasformazione radicale dell’esistente. Avendo assistito in questi anni all’interno della Rete 28 aprile alle manovre politiche e ai comportamenti miranti a conquistare fondamentalmente posti nell’apparato sindacale, sono costretto a dire basta, sottraendomi anche personalmente alla logica del fine che giustifica i mezzi.
Anche se le nostre strade si dividono, spero che si possano rincontrare sul crinale del conflitto sociale e delle lotte dei lavoratori, nelle vertenze sindacali contro la protervia e l'arroganza imperante dei padroni. Come spero che contrasteremo insieme il prossimo governo del grande capitale che uscirà vittorioso dalla competizione elettorale, indipendentemente dal suo colore politico di destra, di centro, di centrosinistra o di aspiranti Forchettoni rossi (ai quali la Rete 28 Aprile ha sempre guardato in maniera privilegiata).
Vorrei anche augurarmi di ritrovare molti di voi nel conflitto frontale con l’apparato burocratico della Cgil, ma temo che ciò difficilmente potrà avverarsi nell’immediato.
Con immutata stima ed affetto, vi porgo un saluto rivoluzionario.
Andrea Furlan
(RSA Filcams-Cgil, Direttivo di Roma Nord)
Febbraio 2013

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