(Tsunami, di Simone Del Pizzol) |
Le cifre parlano
in modo chiaro. Le due coalizioni che hanno ottenuto maggiori consensi e si
sono contese il premio di maggioranza non hanno raggiunto neppure il 30% alla
Camera, e lo hanno superato di poco al Senato. Ma attenzione, si tratta del 30%
dei votanti, non degli aventi diritto. Chi ha rifiutato il voto è stato,
invece, il 25% degli aventi diritto. A questa cifra vanno aggiunti – e pochi lo
hanno sottolineato - il 3,50% delle schede nulle e bianche. Molto spesso,
infatti, votare scheda bianca o annullare il voto costituisce un’altra modalità
(più calda rispetto al non-voto) per manifestare la propria sfiducia nei
partiti e nella rappresentanza politica. Insomma, se c’è una maggioranza in
Italia è quella che non vuole neppure sentir parlare delle elezioni, perché le
ha boicottate chiaramente. Ora, se consideriamo le precedenti elezioni, questo
è un ribaltamento radicale dei rapporti tra la forza astensionista e la forza
governativa (governativa almeno sulla carta, grazie solo all’incredibile premio
di maggioranza ottenuto alla Camera). Nella consultazione elettorale del 2008
la vittoria era arrivata con un centro-destra capace di raccogliere quasi il 47%
degli elettori votanti e una partecipazione al voto superiore all’80%: chi si
asteneva era quindi ancora minoritario rispetto alla volontà popolare generale.
Oggi è vero il contrario. E se a questo aggiungiamo l’altra novità assoluta,
ossia la comparsa sulla scena politica di un movimento che raccoglie il 25% dei
consensi e ha come prima parola d’ordine quella di liquidare la classe
politica, possiamo ben capire che siamo ad una svolta che non è più possibile trattare
con faciloneria e snobismo. Chiediamoci perché è accaduto tutto questo.
L’analisi che propongo è spregiudicata, lontana da ogni ideologismo,
politicismo, moralismo e per questo a mio avviso è in grado di spiegare quello
che le vecchie segreterie di partito non riescono a spiegare neppure oggi, dopo
la sonorissima bastonata ricevuta.
I partiti vanno considerati come
portatori di una sensibilità, prima ancora che di un’ideologia, prima ancora
che di un interesse. I poveri analisti che continuano a dire che Berlusconi è
votato dagli imprenditori e le sinistre sono votate dagli indigenti sono ancora
lontanissimi dal comprendere ciò che sta accadendo da decine di anni. Dovrebbe
essere scontato che Berlusconi è votato da decenni trasversalmente (da
imprenditori e operai), e lo stesso è valso ieri per Grillo e il Movimento 5
Stelle. Conta più l’essere in contatto con la sensibilità della gente, che non
l’ideologia e gli interessi. Chi sarà più vicino alla sensibilità degli
elettori, prenderà più voti. D’altra parte, se i politici devono essere i
nostri rappresentanti, è giusto anche che sia così. Ora, bisogna partire da una
considerazione: la sensibilità cambia a seconda delle epoche ed è trasformata
innanzitutto dall’ambiente in cui viviamo. E
questo ambiente è plasmato essenzialmente dalla tecnologia di cui ci
circondiamo, creata da noi, ma che poi ci ri-condiziona.
Ora, solo se teniamo conto di questo
possiamo capire perché a perdere clamorosamente sono non a caso i partiti più
obsoleti, quelli che sono restati più lontani dalle nuove sensibilità.
Innanzitutto il PD, con Bersani e Vendola. Costoro parlano un linguaggio
stantio, da vecchi burocrati, che vorrebbero sembrare seri e invece sono
soltanto tristi, tristi perché ormai lontanissimi dalla viva realtà
contemporanea. Il tracollo di Ingroia si spiega allo stesso modo. E insuccesso
simile è quello capitato a Monti, altro burocrate old style, il più freddo di
tutti, il più apatico, colui che in fin dei conti sembra soltanto l’esecutore
di una condanna a morte. Non a caso alleato con altri rappresentanti del vecchio
mondo politico: Casini e Fini. Tutti questi partiti e questi uomini politici si
possono definire gli ultimi rappresentanti della classe politica
pre-televisiva, o per meglio dire tipografica e pre-elettronica. Sono uomini
che hanno voluto fermare il tempo, fermare il mondo e la vita. Che invece
scorre sempre rapida e in questi ultimi decenni rapidissima. Non a caso il vero
nemico per costoro è Berlusconi con le sue televisioni. Anzi, costoro sono
nemici in generale della televisione e di tutti i nuovi media. Per loro la
verità è solo nei libri (quelli che hanno letto loro, si intende) e al massimo
nei giornali (sempre e solo quelli che leggono loro). E veniamo a proprio a Berlusconi,
che, attenzione, non è uno dei vincitori di queste elezioni (ha perso milioni e
milioni di voti ovunque), è semplicemente uno dei sopravvissuti. Ma sembra
comunque più in forma dei precedenti. E per quale motivo? Perché è
semplicemente già un passo avanti nella sensibilità rispetto a tutti quelli
citati precedentemente. Berlusconi rappresenta (ha rappresentano, a dire il
vero) la fase della telecrazia, del telepopulismo, stravincente negli anni Ottanta
e Novanta, ma oggi anch’essa in agonia. Sia chiaro:
non esiste nessun “berlusconismo” se non nelle menti tipografiche già citate,
perché la telecrazia è un fenomeno mondiale che ha le sue motivazioni nelle
tecnologie dell’informazione, non nel genio diabolico e perfido di un singolo.
Chi ancora pretende che Bersani sconfigga Berlusconi pretende che la gente dopo
aver provato un’automobile preferisca tornare a usare un carretto. Ci sarà
sempre qualche nostalgico, ma la maggioranza non tornerà al carretto e non
vorrà neppure più l’automobile, vorrà un elicottero! E oggi hanno trovato
l’elicottero. Uscendo dalla metafora, milioni di invidiui stanno abbandonando
anche Berlusconi, ossia la telecrazia, per abbracciare il nuovo paradigma che
percepiscono più vicino al loro sentire: la rete, rappresentata da Grillo e del
Movimento 5 stelle. Il Movimento 5 stelle è il superamento della vecchia
politica, di Bersani e Berlusconi insieme. E qui il discorso si fa complesso.
Perché se è vero che Grillo è un passo avanti a Berlusconi e due avanti a
Bersani, Grillo rappresenta ancora una fase di passaggio. Di qui i tanti motivi
di scetticismo nei suoi confronti. Grillo è l’espressione dell’inevitabile
stress che caratterizza l’epocale transizione da un’organizzazione sociale
verticistica (tipografica o televisiva, in questo caso poco cambia) ad una
reticolare e orizzontale. Grillo, così, ha al suo interno residui del vecchio
populismo telecratico (e lì sembra Berlusconi), residui del giustizialismo e
statalismo tipografico (e lì va d'accordo con Bersani o Ingroia o Travaglio),
ma al tempo stesso è portatore di una nuova istanza, quella della rete, della
postdemocrazia digitale che indiscutibilmente è il paradigma emergente. Ecco
quindi le sue ambiguità: Grillo ha fondato un movimento accentratissimo e
leaderistico come quelli del Novecento, parla da uomo di spettacolo e fa
battute a ripetizione come Berlusconi, fa proclami sulla scuola pubblica nello
stile dei partiti pre-televisivi, poi però il movimento che a lui si aggrega è
reticolare, avvolgente, viralissimo, positivamente oltre-democratico e
digitale. E allora abbiamo sì una rete dal basso, ma è una rete monolitica
ancora, non ancora consapevole che il futuro non è nella rete unica di cittadini accorpati attorno a
un leader di riferimento, ma è nelle reti,
quelle di cui è già pieno il web, tribù costituite da individui che condividono
interessi, passioni, progetti, utopie. Molti di voi lettori (e anch’io) fannno
parte già di diverse di queste nuove reti e questo stesso articolo sarà inviato
a diverse reti e poi condiviso, con la speranza di contribuire a un dibattito e
dialogo aperto, che possa crescere e allargarsi. E io come altri, nuovi
abitanti della postdemocrazia reticolare, non vogliamo un leader, non vogliamo
regole e norme precostituite, ma vogliamo costruire il presente e il futuro
cooperando pariteticamente. Non ci saranno leader vecchio stampo nel futuro che
si prepara, come non ci sarà un sapere precostituito e comunicato da
un’istituzione pubblica centralista. Ma stiamo andando già molti passi
avanti.
Dati su schede nulle e
bianche
SENATO
Schede bianche 369.301 1,16 % Schede nulle 762.669 2,40 % Schede contestate e non assegnate 1.835 0,00 % CAMERA
Schede bianche 395.286 1,12 % Schede nulle 871.781 2,47 % Schede contestate e non assegnate 1.951 0,00 %
Ora non resta che cogliere al meglio il momento. Cogliere la novità del duplice virus astensionismo + Movimento 5 Stelle. Provare a motivare astensionisti e stellati a diventare più attivi possibili nel processo di radicale rinnovamento di tutte le istituzioni. M5S insedierà in Parlamento una rappresentanza che sarà giovanissima rispetto alle precedenti, e finalmente non saranno dei mestieranti della politica. Certo, ci sarà molta inesperienza, ma non è preferibile questa pulita inesperienza a chi ha vestito per decenni i panni del professionista della politica riducendoci in queste condizioni disperate? Io credo che a questo punto i cadaveri della vecchia politica vadano lasciati senza alcuna pietà al loro destino. Il Movimento 5 Stelle se non commetterà errori avrà la maggioranza alle prossime elezioni, ci è andata vicinissimo già questa volta. Il segnale mandato all’Europa da chi si è astenuto e chi ha votato stellato è chiarissimo: questa Europa dominata da burocrati della finanza in Italia la vogliono ormai in pochi. L’Italia sembra quindi davvero tornata avanguardia nella sensibilità contemporanea. Le avanguardie nascono sempre da coloro che colgono per primi questi mutamenti nella sensibilità del loro tempo, fu così nei primi decenni del Novecento, fu così sul finire degli anni Sessanta. E, altra caratteristica fondamentale, quelle furono sempre avanguardie internazionali. Ora ciò che accade con gli astensionisti e M5S è forse più confuso, meno consapevole e radicale all'apparenza, ma anche questo è un segno dei tempi che sono mutati. Speriamo che questa non sia solo una fiammata. Starà a noi che crediamo nel rinnovamento cavalcare ora la radicalizzazione emergente. L’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare e snobbare quanto sta accadendo in nome di meticolosi settarismi e presuntuosissime pignolerie professorali.
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