Victor Serge a Orenburg, 20 marzo 1936 |
C'è un Victor Serge anarchico che, reduce dal carcere e dall'internamento, raggiunge il movimento rivoluzionario nella Russia del 1919, divenendo il Serge «bolscevico» che nell'estate del 1920 scrive un panegirico molto poco libertario del processo ivi in corso:
«Chi dice rivoluzione dice violenza. Ogni violenza è dittatoriale. Ogni violenza impone una volontà che spezza le resistenze… Ammetto di non concepire che si possa essere rivoluzionari (se non in modo puramente individualistico) senza riconoscere la necessità della dittatura del proletariato… Pena la morte, pena cioè l'essere immediatamente messi a morte dalla vittoria di una dittatura reazionaria, bisognerà che i rivoluzionari instaurino subito la dittatura».
E c'è un Victor Serge - sfuggito eccezionalmente allo sterminio dei vecchi bolscevichi, dopo un triennio d'internamento siberiano (Orenburg negli Urali), esule in Messico e conquistato ormai all'idea che sia indispensabile una sintesi rivoluzionaria di pensiero marxista e libertario - che scrive nell'estate del 1947, a pochi mesi dalla morte:
Massari editore, 2011 |
«Il totalitarismo, così come si è instaurato in Urss, nel Terzo Reich e debolmente abbozzato nell'Italia fascista e altrove, è un regime caratterizzato dallo sfruttamento dispotico del lavoro, dalla collettivizzazione della produzione, dal monopolio burocratico e poliziesco (meglio sarebbe dire terroristico) del potere, dal pensiero asservito, dal mito del capo-simbolo…
In questo senso, la rivoluzione proletaria non è più, ai miei occhi, il nostro fine; la rivoluzione che intendiamo servire non può essere che socialista, nel senso umanistico del temine, e più esattamente socialisteggiante, democraticamente, libertariamente compiuta».
In mezzo ci sono le grandi vicende del Novecento (burrascoso dopoguerra, Rivoluzione russa, ascesa dello stalinismo, tentativi insurrezionali in vari Paesi, fronti popolari, guerra civile in Spagna, patto Hitler-Stalin, Seconda guerra mondiale, spartizione del mondo in due blocchi, sconfitta storica del movimento operaio organizzato) vissute in prima persona da un grande scrittore belga-russo, naturalizzato… apolide.
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