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sabato 18 giugno 2011

EDUCARE ALLA LIBERTÀ (I), di Alessandro Gigli


EDUCARE ALLA LIBERTÀ: CONCETTI BASE

“Si lavora sull’educazione per preparare la rivoluzione…”.

Comincio da questo concetto, espresso in una riga del libro Lessico minimo di pedagogia libertaria (Eleuthera Editore), perché mi sembra in linea con il pensiero libertario e rivoluzionario di Utopia rossa.
Com’è possibile pensare oggi a una rivoluzione? Secondo me, cominciando col riformare radicalmente l’educazione famigliare e quella scolastica. Perché? Perché solo così potranno nascere nuovi genitori e nuovi figli adatti a concepire e lottare per una società libertaria, giusta e a misura di un nuovo tipo di essere umano: collaborativo, solidale, che mira alla critica e alla dissoluzione di ogni dominio e autorità intesi come rapporto gerarchico e di subordinazione tra individui, non solo tra governati e governanti e tra classi sociali diverse, ma in ogni situazione, dunque anche nella relazione pedagogica.

Attività di musica e movimento - Spazio Be.Bi. Il Sottomarino Giallo
(Roma) - Foto: Enzo Valls
La pedagogia libertaria ha di mira il mutamento sociale e l’instaurazione di una società non coercitiva (non un modello unico, beninteso perché anzi vive di differenze) e si propone di realizzarla attraverso una strategia che parte dal quotidiano di ciascuno, qui ed ora.
Paul Goodman affermava che non può esserci una storia dell’anarchismo che definisca “anarchico” uno stato di cose divenuto permanente: è un continuo misurarsi con una nuova situazione, una vigilanza continua per garantire che le libertà passate non vadano perdute, che non si trasformino nel loro opposto, proprio come la libertà d’impresa si è prodotta nella schiavitù del salario; l’autonomia del potere giudiziario nel monopolio dei tribunali dei poliziotti e degli avvocati, e l’autonomia didattica negli apparati scolastici.
Bisogna poi dire con chiarezza che la libertà non s’insegna: si può mostrare nei fatti, nel riferimento ai valori che ci guidano, ma non può mai ridursi a un mero fatto dell’educazione.
L’educazione libertaria va intesa (Kropotkin) come un processo in cui si deve sacrificare progressivamente l’autorità a vantaggio della libertà, dalla dipendenza totale del bambino all’autonomia dell’adulto, dall’educazione all’autoeducazione, per diventare ciò che si è.
Come diceva Tolstoj, l’educazione non è più l’azione coercitiva, unilaterale esercitata da un individuo su di un altro, la tendenza di una persona a plasmarne un’altra a sua immagine, ma una relazione tra persone in un contesto determinato, volta a perseguire lo sviluppo delle potenzialità del bambino.
Il ruolo dell’educazione, per Sebastien Faure, è quello di portare al massimo sviluppo tutte le facoltà del bambino: fisiche, intellettuali, morali. Il dovere dell’educatore è di favorire la piena fioritura di questo insieme di energie e attitudini che si trovano in ciascuno.
A cosa si oppone l’educazione libertaria? Alla cosiddetta pedagogia nera. Faccio l’elenco di alcuni princìpi a cui si ispira questo tipo di (dis)educazione:

1- Gli adulti sono padroni dei bambini che da loro dipendono
2- Gli adulti decidono cosa è giusto e cosa è ingiusto
3- I bambini sono responsabili della collera degli adulti
4- I genitori vanno sempre difesi
5- I sentimenti impetuosi dei bambini rappresentano un pericolo per il loro padrone
6- I genitori meritano rispetto a priori
7- L’obbedienza fortifica
8- La tenerezza è dannosa
9- La severità e la freddezza costituiscono una buona preparazione per la vita

In questo modo il bambino impara presto che si deve ammaestrare e poi negare tutto ciò che gli viene dall’interno, i desideri, i bisogni profondi, i sentimenti, in cambio dell’assenso degli adulti.
Ma laddove i bisogni profondi vengono negati, frustrati, il sentimento d’impotenza, intollerabile, produce un bisogno di dominio, di farsi strada attraverso la distruzione, la vendetta, poiché l’odio che cova sotto le ceneri fumanti del loro distrutto, è inestinguibile.
Le violenze subite nei processi educativi vengono automaticamente trasportate nell’essere genitori e nell’essere insegnanti.
Dobbiamo mettere in crisi tutto questo e non riprodurre gli errori del passato e purtroppo del presente.