Sono folle di te, amore,/ che vieni a rintracciare/ nei miei trascorsi/ questi giocattoli rotti delle mie parole./
Ti faccio dono di tutto/ se vuoi,/ tanto io sono solo una fanciulla/ piena di poesia/ e coperta di lacrime salate,/
io voglio solo addormentarmi/ sulla ripa del cielo stellato/ e diventare un dolce vento/ di canti d’amore per te.
(Alda Merini, Sono folle di te, amore)
Ti faccio dono di tutto/ se vuoi,/ tanto io sono solo una fanciulla/ piena di poesia/ e coperta di lacrime salate,/
io voglio solo addormentarmi/ sulla ripa del cielo stellato/ e diventare un dolce vento/ di canti d’amore per te.
(Alda Merini, Sono folle di te, amore)
I. ELOGIO DELL’OMOSESSUALITÀ
Ouverture: tutti gli esseri umani nascono liberi e diversi, è l’ipocrisia della società (maschilista) che li riduce a schiavi di morali repressive… tutti gli esseri umani nascono liberi in dignità e diritti e sono la chiesa e lo stato che reprimono ogni forma di libertà sessuale… tutti gli esseri umani nascono liberi in amore, e non c’è peccato né impudore nell’impazzire d’amore per una persona dello stesso sesso… l’importante è amare senza chiedere perché e all’amore che ami devi il rispetto degli angeli ribelli… in amore, come per la libertà, tutto è permesso!
Si è e si resta stupidi finché non sputiamo contro le codificazioni delle convenzioni e le museruole delle diversità… si tratta di lavorare al rifiuto della rassegnazione e ai cedimenti dell’indifferenza… ciascuno è l’amore che vive… i limiti come i maestri esistono per essere violati… in amore (eterosessuale, omosessuale, lesbico) non c’è da dimostrare nulla a nessuno… ciascuno ha una propria identità e un proprio valore… prendere coscienza di questi concetti elementari significa superare tutti gli ostacoli, le devianze, le mitologie dell’ordinario… rovesciare la quotidianità e aprirsi ad una vita radicalmente nuova. L’oscenità più oscena è reprimere i propri istinti, emozioni, fragilità… oscurare la propria sessualità… non importa chi ami, quale sesso abbia, ama come senti, nei modi che vuoi… l’amore è un colpo di dadi buttato contro l’amoralità e l’ingiustizia dei valori dominanti.
Elogio dell’omosessualità: l’amore non è mai innocente!… Ti puoi dimenticare con chi hai riso, ma non ti dimenticherai mai con chi hai pianto in amore là dove finisce il mare e comincia il cielo! Amare significa crescere con i propri disagi. Si tratta di coltivare la consapevolezza della nostra unicità e della possibilità di esprimere, rinnovandola ad ogni nuova (o la medesima) situazione d’amore, la bellezza ereticale dell’amore.
Il film di Lisa Cholodenko I ragazzi stanno bene è una commedia anomala rispetto a ciò che corre sul filo del perbenismo e della benevolenza d’accatto del cinema più circuitato (specie italiano)… «Per me - dice la regista - è soprattutto la dimensione emotiva e psicologica dei personaggi a essere importante. Il fatto che a essere protagonista di questa storia sia una coppia omosessuale non è l’aspetto principale. La cosa più importante è che si tratta di una famiglia che incontra delle difficoltà di comprensione, ma che alla fine riesce a risolvere i conflitti grazie al profondo rapporto che lega tutti i componenti». Tutto vero. La famiglia non ortodossa (la vita quotidiana di due lesbiche, un figlio e una figlia avuti per mezzo dell’inseminazione artificiale) che la Cholodenko butta sullo schermo fa riflettere - e molto - su quanta stupidità circola nella rigidità dei costumi imposti dalla visione omofobica che impera nella civiltà dello spettacolo (per non dire nei regimi comunisti o nei paesi arabi).
I ragazzi stanno bene nasce dall’esperienza vissuta di Lisa Cholodenko e della sua compagna, Wendy Melvoin (ex chitarrista di Prince e del duo Wendy & Lisa, autrice di colonne sonore per il cinema e per la televisione). «Ero appena rientrata a Los Angeles da New York - racconta la Cholodenko - e volevo avere un bambino. Ero innamorata di Wendy e sapevamo che eravamo entrambe ormai sulla soglia dei quarant’anni. Abbiamo discusso sul fatto di utilizzare una banca del seme o chiedere aiuto ad un amico. Alla fine, mia madre mi disse che era meglio un donatore di sperma». Ciascuno è simile al pane che mangia e all’amore che sogna. La diversità è l’apertura e l’interrogazione dell’essere e della storia. Godere della propria sessualità significa insorgere contro secoli di convenzioni. «La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi» (Pier Paolo Pasolini). Quando il desiderio insorge dalla sua insolenza di esistere fra liberi e uguali, i totem e i tabù del mondo crollano e ciascuno diviene ciò che è veramente.
Il film (molto premiato) della Cholodenko è il ritratto di una famiglia che deve fare i conti con la crescita dei figli… con le abitudini, le incomprensioni, le cadute che s’insinuano in ogni rapporto… i problemi dei genitori dello stesso sesso (negli Stati Uniti sono una realtà consistente) non sono celati, semmai approfonditi, e aiutano a comprendere le difficoltà esistenziali e sociali alle quali vanno incontro… in qualche modo toccano, con delicatezza, le difficoltà dell’adozione da parte delle coppie gay che investe, giustamente, il coacervo delle istituzioni - anche le più immobili - con le richieste di liberazione dell’amore (non solo filiale) che vengono da ogni parte della terra.
II. I RAGAZZI STANNO BENE
De I ragazzi stanno bene: Nic (Annette Bening) e Jules (Julianne Moore) sono una coppia lesbica sui cinquant’anni… Nic fa il medico, Jules si occupa della casa e di giardinaggio, con una certa inquietudine… si amano molto, vivono una vita serena e crescono in amore i figli (Joni e Laser) concepiti per mezzo dell’inseminazione artificiale… Joni e il fratello scoprono che il loro padre biologico è Paul (Mark Ruffalo), che gestisce un ristorante biologico alla periferia di Los Angeles… Paul entra con irruenza nella famiglia, fa l’amore con Jules e mette in crisi la coppia… ma è lui a perdere la partita. Nic e Jules superano la frattura, accompagnano la figlia al college e tornano alla vita di sempre, forse. A prima vista il film è una semplice commedia, garbata e con qualche venatura malinconica sull’amore lesbico, non sempre compreso, anzi sovente denigrato o respinto da molta parte della critica italiana, prona ai comandamenti della chiesa e della falsa tolleranza della società tutta… l’ordine costituito non si mette in discussione… la domesticazione delle genti passa dal grande imbroglio della famiglia, del lavoro, della chiesa e dello stato… ciò che non è conforme alle regole va represso… i mezzi sono tutti buoni… i campi di concentramento, la galera o l’ospedale psichiatrico sono sempre attivi per i “diversi” (nei paesi più “civilizzati” gli strumenti di costrizione sono più variegati, ma non meno feroci), ma nessuno potrà mai sconfiggere la bellezza e l’amore che ogni forma di diversità rovescia nel cuore - sovente arido - dell’intera umanità.
I toni del film della Cholodenko sono delicati, descritti fuori dalla retorica con la quale il cinema (maschile) ha spesso trattato le tematiche dell’amore lesbico… a molti critici e spettatori la famiglia de I ragazzi stanno bene risulta atipica, e certo lo è, ma è un errore leggerla così… è un gruppo famigliare come un altro, dove regnano l’amore, l’ordinarietà, la forza di ricominciare… la “normalità eterosessuale” non c’entra, nemmeno quando Jules prova attrazione e l’orgasmo con Paul… i figli alla lunga non sentono il bisogno di una famiglia diversa e l’amore che corre in ogni anfratto del racconto profuma di autentica verità. L’autobiografia è evidente e la Cholodenko (che firma la sceneggiatura del film insieme a Stuart Blumberg) non teme di essere incompresa… l’intenzione poetica/comunicazionale della regista è quella di mostrare che una famiglia con partner del medesimo sesso può essere considerata alla stessa maniera di una famiglia per così dire “tradizionale”… la venuta di Paul all’interno della coppia è un segno di turbolenza transitoria, tuttavia è l’amore fra le due donne (e la complicità dei figli) che segna l’intera vicenda. Alla fine di ogni fine, i figli di ogni situazione amorosa/famigliare che funziona stanno tutti bene.
I ragazzi stanno bene figura dunque la vita quotidiana di due mamme lesbiche, i figli adolescenti e la scoperta del padre biologico, all’oscuro di ogni cosa fino a quando viene contattato dai figli ed entra a far parte della loro quotidianità. Inseminazione artificiale, omosessualità, superamento legislativo dell’adozione, rilettura dei rapporti affettivi sono affrontati dalla Cholodenko con notevole grazia etica ed estetica… la trattazione de I ragazzi stanno bene è sincera e le linee educative sono le stesse di qualsiasi situazione famigliare… in questo senso il film è una metafora universale della possibilità di amare e di essere amati (e non tollerati) all’interno della società nella quale ci troviamo a vivere.
Nic e Jules si danno il bacio prima di dormire, fanno l’amore guardando un film pornografico (di uomini gay), anche… il loro rapporto funziona come una qualsiasi coppia in amore… Nic lavora come medico di guardia, Jules sta a casa e bada ai figli… Nic sostiene economicamente la famiglia, Jules l’avvolge di tenerezze mai scontate… non vediamo nel film quello che altri vi hanno visto… e cioè che le donne hanno consumato la loro intimità fisica ed è cresciuta fra loro l’insoddisfazione e l’insofferenza (o che il loro matrimonio è sulla riva della solitudine)… ci appare piuttosto il contrario… l’amore tra loro è forte, pieno di ansie, insicurezze - anche - ma la partenza di Joni per l’università le troverà ancora insieme ad affrontare il nuovo che avanza, forse per sempre.
L’attorialità di Annette Bening, Julianne Moore e Mark Ruffalo è di grande pregio… Ruffalo interpreta bene la forza maschile, con naturale sensualità, quanto l’incapacità di comprendere che l’amore è un’altra cosa… la Moore affascina per la capacità di far parlare il corpo e quando fa l’amore con Paul mostra altre sfaccettature del piacere sessuale… ma è la Bening che si appropria della scena con sfumature e sguardi che ci fanno entrare all’interno di un mondo particolare e anche sconosciuto. Forse ci sono fratture di montaggio (Jeffrey M. Werner), la fotografia (Igor Jadue-Lillo) è piuttosto convenzionale (un po’ televisiva) e la musica (Carter Burwell, Nathan Larson e Craig Wedren) troppo distesa su molte sequenze… anche la regia della Cholodenko non ha impennate particolari… tuttavia i dialoghi intelligenti, divertenti, e la passione tematica che permea l’intero film, lasciano negli occhi l’intimità di un amore lesbico di rara bellezza emozionale. I due ragazzi (Mia Wasikowska e Josh Hutcherson) affiancano bene le loro straordinarie madri e in un gioco di specchi per niente scontato sono loro, la loro innocenza e la loro sensibilità generazionale che consolidano il film nella gioia e nell’orgoglio dell’omosessualità… soltanto le persone che amiamo possono farci felici o soffrire con la stessa smisurata “indecenza” o passionalità con cui le amiamo.
I ragazzi stanno bene va oltre la commedia “leggera” dalla quale parte… la struttura narrativa evita il comune senso (imposto) del pudore… l’omogenitorialità della quale tratta il film non è un fatto sensazionalistico né una provocazione che genera scandalo… è una visione eversiva della presenza e dell’autorevolezza dell’omosessualità all’interno dell’edificio sociale… un film che contrasta la paura di vivere subordinata ai pregiudizi e ai fallimenti della condizione eterosessuale come unica (e falsa) situazione amorosa… i margini della sofferenza sono divelti e la famiglia lesbica di Nic, Jules, Joni e Laser - per amore, solo per amore - è testimone di un viatico esistenziale che è passione, sensualità, gioco… ma anche dignità, rivendicazione, giustizia… poetica della diversità che si oppone ad ogni forma di autoritarismo, dispotismo, intolleranza… e si schiude nell’incontro, nella folgorazione di momenti vissuti alla deriva del cuore… il reciproco riconoscimento, una comune avventura che divengono eco di progetti e promesse di felicità. Gli uomini e le donne sono fatti per amare ed essere amati, e non per essere compresi.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 22 volte marzo 2011
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